Andrebbero meditate le parole di Mattarella sulla pace e l’Ucraina e la guerra, parole soppesate e in parte, a mio modesto parere, non condivisibili, come ho scritto più volte, ma in grandissima parte forti e chiare: il contrario dei partiti e, tacciamo, del Governo. Ma su ciò un’altra volta.
Perché tra urla e strilli scomposti e dichiarazioni stentoree della reduce da Bruxelles a pasticciare con le atomiche, è stata publicata la Ordinanza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite, cioè il consesso più alto ed esperto possibile della nostra giurisprudenza, sul risarcimento del danno ai naufraghi tenuti a bordo di una nave italiana per dieci giorni, senza motivo.
Beninteso, e lo dico subito ma lo ho detto spesso, i magistrati dovrebbero tacere, tacere sempre, mordersi la lingua, incontrarsi e mormorare tra di loro, come i frati trappisti, ‘è passata un’altra ora della nostra vota’, ma evitare con cura, dichiarazioni, interviste, colloqui, dibattiti specie in TV. Dovrebbero parlare solo con le proprie sentenze: parole sprecate. Salvo appunto, casi eccezionalissimi, come questo, in cui la Prima Presidente della Corte di Cassazione, cioè il massimo del massimo possibile, reagisce a varie critiche offensive (della Magistratura) con un comunicato, per fortuna, secco e brevissimo: «Le decisioni della Corte di Cassazione, al pari di quelle degli altri giudici, possono essere oggetto di critica. Sono invece inaccettabili gli insulti che mettono in discussione la divisione dei poteri su cui si fonda lo Stato di diritto». Sorvolo sulla parola ‘inaccettabili’, che non significa nulla: che fai non accetti, e come fai? Putin fa la guerra “è inaccettabile” … che fai lo squalifichi? Ogni volta che la sento dire mio viene in mente la famosa commedia di De Filippo, ‘Non ti pago’, dove Stella, la figlia di Ferdinando, fidanzata di Mario Bertolini dice al padre al culmine di una violenta discussione: «in galera ci andrai tu, perché Mario ti denunzia e fa bene» e il padre risponde: «non accetto la denunzia. Stai zitta, fallo per la Madonna. statevi tutti zitti. venite dietro a me, andiamo a vedere nelle altre stanze. se trovate il biglietto e non me lo consegnate vi uccido tutti»!
Il «Signor Presidente del Consiglio on. le Giorgia Meloni», infatti, aveva appena finito di urlare: «Per effetto di questa decisione, il Governo dovrà risarcire – con i soldi dei cittadini italiani onesti che pagano le tasse – persone che hanno tentato di entrare in Italia illegalmente, ovvero violando la legge dello Stato italiano». Orbene, al di là del fatto che la citazione dei cittadini che pagano le tasse è infelice, posta subito dopo che Matteo Salvini ha proposto l’ennesima cancellazione di cartelle fiscali parlando di ‘Pace in Ucraina e pace fiscale’ (relazione, lo ammetterete, un po’ azzardata) sta in fatto che quelle non erano persone che avevano tentato di entrare illegalmente in Italia, ma naufraghi e che il problema del risarcimento non si pone e non si sarebbe mai posto, se, legittimamente come spiega la Cassazione, quei naufraghi, fossero stati fatti scendere subito dalla nave e assistiti, come prescrivono le norme italiane, i trattati internazionali sottoscritti e ratificati, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, Le Convenzioni delle Nazioni Unite sui diritti dell’uomo, la Convenzione europea sui diritti dell’uomo e le norme UE in materia di diritti dell’uomo.
La Corte non dice nulla di ciò di cui è accusata. Si limita a dire che, posto che una persona sia “in possesso” (sotto la tutela) dello Stato italiano, va trattata nel pieno rispetto dei suoi diritti come essere umano: assistito, asciugato, nutrito, messo, a dormire in un letto e poi … se si vuole, cacciato via. Sul punto la Corte è chiarissima e scioglie un equivoco troppo spesso evocato dalla politica. Ogni Stato, e quindi anche l’Italia, è liberissimo (nei limiti del diritto internazionale vigente e la Corte lo ripete varie volte!) di fare la politica di migrazione che crede, ma non può maltrattare la gente. Nemmeno per ‘fare vedere’ a tutti che se vieni in Italia sei trattato male e quindi … non ci venire.
In molte pagine, scritte con pazienza certosina, la Corte spiega bene più che esaustivamente la differenza fondamentale che c’è tra le scelte politiche insindacabili del Governo e il modo in cui il Governo stesso le mette in pratica trattando malamente le persone che siano in sua custodia. Qualunque sia la politica del Governo, le persone vanno trattate nel rispetto pieno dei loro diritti fondamentali. Per dirla banalmente, non si può picchiarne uno per fare capire a cento. La politica del Governo è ‘libera’, lo ripete spesso la Corte, ma il modo in cui quella politica viene realizzata, non può trascurare i diritti dell’uomo dei singoli, di quelle persone specificamente.
Per usare le parole testuali della Corte: «L’azione del Governo, ancorché motivata da ragioni politiche, non può mai ritenersi sottratta al sindacato giurisdizionale quando si ponga al di fuori dei limiti che la Costituzione e la legge gli impongono, soprattutto quando siano in gioco i diritti fondamentali dei cittadini (o stranieri), costituzionalmente tutelati». E, a pag. 21, la Ordinanza aggiunge quella che a me pare la frase chiave, importantissima (e che forse ha fatto saltare i nervi al Governo): «in capo agli Stati residua, infatti, un margine di “discrezionalità tecnica” solo ai fini dell’individuazione del punto di sbarco più opportuno, tenuto conto del numero dei migranti da assistere, del sesso, delle loro condizioni psicofisiche nonché in considerazione della necessità di garantire una struttura di accoglienza e cure mediche adeguate; ferma restando la doverosità dell’indicazione del luogo sicuro in cui concludere l’evento SAR dichiarato, ritardi nella designazione dello stesso potrebbero pertanto essere giustificati (solo) alla luce della necessità di individuarne uno adeguato alle esigenze che, caso per caso, si presentano».
Non occorre essere un grande giurista per capire la evidente implicazione di quella frase, con riferimento alle cosiddette navi della ONG, che vengono mandate deliberatamente a spasso per il Mediterraneo … così, pensa il Governo, i migranti imparano che è meglio non cercare di venire in Italia!
L’Ordinanza della Corte di Cassazione, dunque, cancella la sentenza della Corte di Appello di Roma e le rimanda la intera questione del risarcimento.
E qui, potrebbe sorgere un altro non marginale problema. L’Ordinanza, infatti, si diffonde a lungo sul concetto di atto politico e di responsabilità della PA per errore o per dolo … non lo dice esplicitamente l’Ordinanza, ma non mi stupirei se la Corte d’Appello di Roma non valutasse la responsabilità per il risarcimento del danno, piuttosto che in capo alla PA, come teme la Meloni, in capo a chi quell’atto abbia deciso.