Mi perdonerà l’ottimo Michele Serra, se inizio queste righe con le sue chiare, benché dolenti, parole di vero realismo e di vera umanità: «Il tema della ‘difesa comune’ e dunque di un esercito comune, che nemmeno il più distratto degli europei può ignorare senza sembrare sconnesso dalla realtà delle cose, è invece, o meriterebbe di essere, un tema del tutto nuovo, che riguarda un’Europa giovane e ancora inedita, e richiederebbe dunque uno sforzo di intelligenza, di coraggio e di fantasia, specie ora che il Grande Protettore, l’America, sta rifacendo i suoi conti politici ed economici».

Esattamente così, anche se non pare che il nostro «Signor Presidente del Consiglio on. le Giorgia Meloni» se ne renda conto, visto che nemmeno va in Parlamento prima di partecipare ad un Consiglio Europeo, che cambierà l’UE, se non la distruggerà.

Esattamente così, dicevo, lamerica come piace a molti chiamarla (mi perdonerete la lettera minuscola, ormai!) sta rifacendosi i conti e, al di là delle chiacchiere sulla sua ‘salvifica’ influenza sull’Europa e sul mondo e al di là anche della sua ‘provvidenziale’ democrazia, ma al di là anche dei suoi pistoloni che prima sparano e poi dicono mani in alto, ma che se si risponde al fuoco spesso si ritirano, al di là di tutto ciò noi europei e, specialmente noi italiani, dobbiamo finalmente uscire da quella riunione di condominio permanente composta da suocere invadenti e chiassose e decidere di crescere e di prendercene la responsabilità.

L’idea comica, se non fosse tragica, di difendere l’Ucraina contro la Russia anche senza ‘l’America’, non è una stupidaggine, anche se piace a Zelensky: è un discorso da bar dello sport dopo la partita … “ah se quello avesse attaccato lì, e quell’altro avesse marcato là”. La partita ormai è stata giocata, non si cambia nulla e non si può ripetere. Si deve giocare la prossima. E possibilmente parteciparvi!

Tanto più che ci riguarda direttamente e su temi concreti concretissimi, ma da affrontare tenendo conto della realtà, e, quindi, tenendo i piedi per terra.

Ragioniamo, per favore.

La Russia è il nostro nemico? Facciamo finta che sia così, facendo così contenti i vari giornalistoni con e senza bretelle e i politicanti di varia natura e le loro «narrazioni» come amano definirle. Le «narrazioni» sono favole, balle, non la realtà.

Sappiamo tutti perfettamente, se appena ragioniamo, che la Russia non è così, non ora almeno. Così come tutti sappiamo che il suo cosiddetto atteggiamento aggressivo, oltre che storicamente atavico nella mentalità dell’Europa occidentale, è largamente esagerato. A Mosca e a San Pietroburgo si parlava francese quando Napoleone distrattamente invadeva la Russia e lo si parlava ancora quando taluni paesi europei aiutavano la ‘parte bianca’ dopo la rivoluzione di Ottobre, e continuavano a parlarlo quando l’esercito tedesco e quello italiano invasero la Russia, che poi seppe reagire, sempre in tutti e tre i casi. Yalta non fu voluta solo da Stalin, anzi.

Smettiamola di fare gli innocentini e continuare a parlare di noi, noi europei e americani, come del popolo civile e democratico che si oppone all’«impero del male». Usciamo da questi stereotipi stupidi e vecchi, guardiamo all’oggi, ma specialmente al futuro. Nessun problema, nessun conflitto si risolve accusandosi a vicenda di avere sparato per primi … c’è sempre un prima del prima. Abbiamo sotto gli occhi la tragedia devastante (che ci lascia indifferenti quando non partecipi per la parte oppressore) della Palestina, dove questa è la ‘logica’. 

Ai problemi bisogna trovare una soluzione politica, che tenga conto del diritto, ma non per usarne una parte come una clava contro l’avversario, ma come lo strumento per ‘sistemare’ e ‘risarcire’ torti e diritti, alla luce di quelli fondamentali che sono quelli umani Torti e diritti, tutti e di tutti. 

In altre parole, le suocere schiamazzanti devono comprendere che devono trovare un modo per unirsi, al di là delle invidie di ciascuna verso l’altra, contro un presunto o temuto aggressore, ma specialmente, questo è il punto, PER costruire un mondo migliore. Altrimenti. sono destinate a scomparire, anzi ad essere soppresse.

Bisogna uscire una volta e per tutte dalla solita diatriba su chi è più cattivo, e costruire il futuro insieme. Va bene, la Russia ci fa paura, prepariamoci a difendercene, ma intanto parliamoci. Cerchiamo accordi, motivi di interesse comune, punti di vista comuni. E non mi dite che non ce ne sono da una parte e dall’altra: ce ne sono a bizeffe! Se anche fosse solo il gas … hai detto niente!

Ma la condizione è di uscire dal condominio e mettersi a lavorare insieme, per fare una cosa che solo insieme si può fare senza primedonne in campo, sia Macron con la sua ‘offerta’ di ombrello nucleare, sia la Meloni con i suoi svicolamenti, sia la Gran Bretagna che cerca di restare in gioco comunque. Bisogna mostrarsi forti abbastanza da non indurre altri ad attaccarci, avendo così e recuperando l’autorevolezza necessaria per fare valere la nostra civiltà, i nostri diritti fondamentali, in una parola il nostro stato di diritto.

Purtroppo in Europa, non mancano le suocere e gli egoismi, così come non mancano le aspirazioni a trasformare gli stati di diritto in stati autocratici, cioè a birilli isolati, piccoli, stupidi e irrilevanti.

Altri, con tutti i loro limiti, anche di arroganza e di voglia di ‘comandare’, sembrano interessati a superare le divisioni e cercare attraverso una unione, difficile ma indispensabile, a costituire una entità sufficientemente forte da essere credibile e sufficientemente coesa da saper affermare la propria civiltà. Quelli sono coloro ai quali guardare, in una per usare una espressione che suscita in molti una sorta di reazione di rigetto in una Europa, o almeno una parte di Europa, sovrana e quindi indipendente finalmente sia dagli USA che dalla Russia e dalla Cina.

Ho molti dubbi che il nostro Governo e il nostro ceto politico siano in grado di capire se non di praticare tutto ciò. È però chiaro al di là di ogni possibile dubbio, che solo con una politica comune, di riarmo comune, di azione comune e, quindi, non di riarmo ecc. di ciascuno, sia possibile guardare al futuro con un minimo sindacale di serenità.

Di Giancarlo Guarino

Giancarlo Guarino è Professore ordinario, fuori ruolo, di Diritto Internazionale presso la Facoltà di Economia dell’Università di Napoli Federico II. Autore di varie pubblicazioni scientifiche, specialmente in tema di autodeterminazione dei popoli, diritto penale internazionale, Palestina e Siria, estradizione e migrazioni. Collabora saltuariamente ad alcuni organi di stampa. È Presidente della Fondazione Arangio-Ruiz per il diritto internazionale, che, tra l’altro, distribuisce borse di studio per dottorati di ricerca e assegni di ricerca nelle Università italiane e straniere. Non ha mai avuto incarichi pubblico/politici, salvo quelli universitari.