Si è fatto un po’ di chiacchiericcio negli ultimi giorni sulla ‘Legge Spazio’. A scatenare la bagarre, le esternazioni di Andrea Stroppa sugli emendamenti posti dall’opposizione alla Camera dei Deputati. Non sarebbero stati graditi al suo datore di lavoro Elon Musk, per cui l’Italia potrebbe essere messa in punizione e i suoi rappresentanti non avranno più l’opportunità di invitare i super esperti a consigliare pubblicamente quello che può essere il meglio del nostro Paese. E così domani, nonostante i diktat dei padroni del cielo, il decreto fa lo stesso la sua discesa alla Camera alta del Parlamento sovrano.

Cosa abbia turbato Musk, che tra un taglio e l’altro di personale alle agenzie governative statunitensi, per mandato de suo protetto Donald Trump, ha trovato anche il tempo di occuparsi della provincia italiana è facilmente intuibile.

Secondo quanto emendato dal deputato del Partito Democratico Andrea Casu, inizialmente bocciato, si è fatto presente al governo che il servizio di connessione di dati protetti deve essere promosso unicamente da una compagnia con sede nell’Unione Europea. A salvaguardia di quanto viene trasmesso evitanto interferenze e intromissioni fuori controllo.

Il Presidente del comitato interparlamentare di Space Economy Andrea Mascaretti invece ha recepito la variante comprendendo che Roma deve avere la proprietà e il controllo esclusivo della crittografia e delle componenti software e hardware utilizzate da parte del committente del servizio.

C’è poi un’altra cosa che ha infastidito Stroppa e per questo ci auguriamo che la Premier intervenga con il suo amico Elon per rappacificarsi senza alcun rancore. E cioè, la  necessità che si pone in Italia di diversificare le forniture dei satelliti in bassa latenza da utilizzare e salvaguardare la sicurezza nazionale, con un adeguato ritorno per il sistema industriale del Paese.

Beh, certo questo ultimo punto potrebbe mettere in crisi la produzione di SpaceX, ma siamo certi che alla fine, tra dazi e gabelle, l’economia degli Stati Uniti possa comunque uscire salva.
Costi quel che costi all’Italia!

Da parte nostra attendiamo cosa accadrà domani in aula e non ci importa chi siano i firmatari e chi i denigratori. Siamo tutti nella più grande aspettativa di questo parto della montagna!