E dunque: «pace giusta e duratura» in Ucraina.
Il solito Mantra, meglio, la solita giaculatoria, che non significa nulla, ma che ci fa sentire tutti più buoni.
Pace giusta non significa nulla. L’unica pace che esiste nasce dalla trattativa e … dalla affermazione, conferma dunque, dei principî giuridici sui quali, soli, una pace duratura può essere fatta.
Trattativa, come ovvio tra interessi diversi, attuali e per il futuro. È normale, stavo per dire naturale.
Ma fondata su principî giuridici, cioè sulla legalità, che, duole doverlo ripetere ancora una volta è l’unica tutta, ma proprio tutta, da accertare. Dove la parola «accertare» va intesa in senso tecnico e dunque perfino da un organismo ‘terzo’ e indipendente, che, appunto, accerti i torti e le ragioni, sulla base – e questo è il punto importantissimo – del diritto.
Poi vi potranno anche essere delle forze armate di separazione, europee o non. Posto che non servirebbero a nulla oltre a spendere soldi, sarebbe infinitamente meglio che fossero europee per consolidare l’dea di una indipendenza tra USA e Europa, come dice di volere Trump.
Ed è qui che torna in gioco, anzi viene in prima linea l’Europa … non per nulla, come per Tajani, subito avversata da Giorgia Meloni!
Perché l’Europa è importante e perché la Meloni la avversa? Sul secondo punto non mi pronuncio, è solo questione di ‘fissazioni’ incomprensibili e dannose. Ma sul primo no.
Non per nulla, prima Macron e poi Starmer, ‘convocano’ riunioni di alcuni, badate bene, alcuni stati europei per discutere. Non, credetemi della forza di interposizione, ma, appunto, della pace e dell’eventuale riarmo europeo o, se preferite, ‘difesa’ europea.
Perché non solo si tratta di riunire le forze maggiori in Europa, ma si tratta di decidere se, come e quali, principî giuridici difendere e portare avanti in una trattativa in cui, come ovvio, l’Europa avrà un ruolo e anche fondamentale, vedrete.
Due giorni fa, non per nulla alla Assemblea generale delle Nazioni Unite e al Consiglio di Sicurezza si sono divisi su un punto fondamentale: accusare o meno la Russia di aggressione.
Una questione giuridica, non politica, tutta da discutere. Sì, tutta da discutere e come premessa. Perché se si parte dal punto di vista che la Russia è aggressore, si parte con la Russia imputata e quindi non disposta a trattare, specie se la Russia sentisse quella accusa come … ‘ingiusta’. Ma lo stesso varrebbe per chiunque altro. E alla fine la ‘pace’ sarebbe imposta dagli USA, a prescindere dalle responsabilità: della Russia e degli USA. Cioè, detto crudamente, Trump è cinico, ma abile, perché sgombera il campo dall’ipotesi di voler accusare la Russia di aggressione, anche -diciamocelo chiaramente- perché gli USA quanto ad aggressioni non sono secondi a nessuno e hanno il problema di non fare parlare di Israele.
Il tema vero, dunque, sarà quello e, quindi l’altro (sottinteso, ma sempre evidente) che ruota intorno al principio di autodeterminazione dei popoli – di nuovo, Israele. Perché, benché nessuno ne parli, le province, le regioni – spesso sprezzantemente dichiarate «autoproclamate», come se fosse un torto – erano da anni, da molti anni, da ben prima non solo del 2022, ma anche degli accordi di Minsk (2014), sottoposte ad una repressione violenta, una vera e propria guerra da quella parte di Ucraina che non ne voleva né l’autonomia interna (e la lingua russa) né l’indipendenza.
Questo tema è cruciale insieme all’altro, iniziato già prima, addirittura nel 1994, della convinzione russa di essere sottoposti ad una sorta di aggressione, da parte della NATO a causa della sciagurata decisione di ‘avanzare’ la ‘linea difensiva’ della NATO verso est, fino ad arrivare ai confini della Russia.
Saranno questi i punti cruciali della trattativa. E qui, credo, l’interesse degli USA e quelli dell’Europa divergono pesantemente. Gli USA non hanno interesse a concludere rapidamente un accordo, perché più la situazione è in sospeso, tanto più la Russia è ‘immobilizzata’ e, specialmente l’Europa può essere indotta ad un ‘riarmo da acquisto’. cioè a rafforzarsi militarmente in fretta comprando armi USA. L’Europa, a sua volta, ha l’interesse opposto: da un lato, a concludere presto la situazione e quindi magari poter ricominciare a comprare gas a basso costo dalla Russia (che ha già ‘offerto’ le proprie terre rare), dall’altro a ridurre i costi di una ricostruzione dell’Ucraina, magari ritardandone anche l’ingresso in Europa, ma specialmente di condurre un riarmo progressivo ed europeo.
Lo scrivo per assurdo e contro voglia, ma in questa situazione la posizione ambigua e filo-trumpiana del nostro Governo, potrebbe, in Europa, portare ad una attenuazione delle posizioni anti russe e quindi favorire i negoziati. Ho scritto «per assurdo» perché dubito molto che vi sia questa coscienza nel Governo.
Certo, potrebbe, dovrebbe, averlo la sinistra. Ma quale, quella del «Presidente del coniglio» e delle «bollette» invece di «borsette»?