Le cose che dicono Donald Trump e i suoi manutengoli vari, anche attraverso una organizzazione di destra estrema della quale fa parte anche Giorgia Meloni, sono da prendere sul serio, anche se c’è molta propaganda. Ma, di nuovo, vanno considerate come un opportunità: l’ultima, però.

Trump può imporre la pace all’Ucraina e può mettere Volodymir Zelensky in condizioni di dimettersi, se non altro perché non è lo stinco di santo che si auto-definisce e, finita la guerra, votare è normale, anche se i partiti in Ucraina sono un po’ evanescenti, quando non in galera. La forza di un accordo con la Russia è nell’ordine delle cose e ci si arriverà. Il tutto con una trattativa che, nonostante le urla di Trump, sarà lunga e faticosa.

L’idea di escludere Zelensky dalla trattativa mi sembra solo un modo per indebolire il Presidente ucraino, ma è inevitabile che partecipi. L’Europa, in quanto tale, lo ripeto ancora, ha una opportunità: portare nella trattativa, fare passare anche se necessario urlando un po’, principî veri e sani di diritto internazionale e diritti dell’uomo. Il che presuppone però due cose: essere uniti, almeno in un gruppo deciso e ristretto, e fare valere le proprie ragioni con calma e fermezza, tenendosi ben distinti sia dagli USA che dalla Russia. E quindi evitare frasi insulse tipo ‘pace giusta’ o ‘vittoria’.

Se poi Trump volesse rinunciare all’art. 5 NATO, cioè alla NATO in sé … ben venga! Aumenterebbe la legittimazione europea a intervenire nella trattativa, sull’unica cosa su cui può e può pesare. L’etica del diritto e dei diritti, perché sulla situazione di fatto, sul rapporto di forze e sulle capacità di azione armata, non può che restare estranea, benché impegnata autonomamente.

In altre parole, come ho cercato di dire nei giorni scorsi per quanto attiene all’Ucraina, il problema non è di sapere se si potesse o si possa ‘vincere’ la Russia, ma se e fino a che punto la Russia, l’Ucraina, gli USA, l’Europa, ecc., abbiano giuridicamente ragione o una parte di ragioni. Nonostante Trump e Putin e nonostante Zelensky. Ma, una volta tanto e seriamente, pensando davvero agli interessi non di singoli Stati (in realtà staterelli) europei, ma agli interessi dell’Europa: certo, la nostra Meloni non collaborerà o sarà molto riluttante e capricciosa, ma sarebbe anche ora di dirle chiaro che gli interessi ‘suoi’ e del ‘suo’ partito e dei ‘suoi’ manutengoli, non possono e non debbono prevalere sugli interessi collettivi di una Europa unita e dell’intera Italia.

Il problema è, infatti, che Trump c’è, che lo si voglia o no, e con lui c’è anche Musk: una coppia minacciosa. Non perché vogliano metterci in pericolo in maniera particolare, ma semplicemente perché l’uno per ragioni politiche, l’altro per ragioni economiche, entrambi per ragioni di potere vogliono dividere l’Europa, in modo da eliminare dalla scena mondiale un possibile concorrente, sia economico (e, checché se ne dica, il peso economico dell’Europa è tutt’altro che trascurabile) sia politico, dove l’Europa parrebbe contare molto poco, e certamente nulla o quasi nulla conteranno i singoli Stati, a cominciare dalla stessa Germania, tutti infinitesimali rispetto al potere economico-politico di USA e Cina, ma anche di Russia e India e Brasile, i cosiddetti BRICS. Che, per quel poco che conta il mio parere, sono quelli ai quali è affidato il nostro domani forse molto meno nero di quanto si voglia pensare.

È assolutamente evidente dunque, che l’Europa, per poter contare, deve diventare, per usare l’impropria e brutta espressione di Mario Draghi ‘come’ o decisamente ‘un’ solo Stato – è qui che si deve sperare nel senso di responsabilità della Meloni … lo so speranza modesta –: cioè deve unire le forze sparpagliate e spesso replicate dei vari Stati che la compongono, per raggiungere un livello di competitività adeguato alla sfida che attende noi stessi e i nostri figli e nipoti. Naturalmente, sì naturalmente, anche sul piano militare per essere credibili di fronte a possibili velleità non tanto di invasione, quanto economiche e quindi politiche. Premesso, peraltro, che quella della Russia che vuole invadere l’Europa è una favola per mandare i bimbi a letto senza cena, il rafforzamento militare va inteso come uno strumento di sviluppo scientifico e tecnologico, cioè come uno strumento di progresso, che, in realtà, prescinde dalla potenza di fuoco, ma ne usa il raggiungimento per lo sviluppo del nostro futuro. Del resto qualcosa del genere fa Musk in USA, aiutato da Trump, che sempre più mi appare diretto in qualche modo da Musk.

Ma, beninteso, quando si parla di ‘Europa sovrana’ (espressione che provoca un travaso di bile alle destre europee e non, ma che traduce in linguaggio preciso le allusioni di Draghi) si intende quella culturalmente più coesa, più abituata a collaborare, a cooperare e quindi, allo stato degli atti, una decina o poco più di stati sui 27 che compongono l’attuale Europa. Gli altri, temo, sono ‘l’intendence’ che ‘suivra’, come diceva De Gaulle.

Sorvoliamo sulle ironie di certa destra sull’incontro promosso da Emmanuel Macron: gli attacchi sono puro autolesionismo e incapacità di comprendere che i nazionalismi sono roba dell’ottocento e roba sanguinosa. Sorvoliamo anche sui ‘pacifismi’ più o meno d’accatto o da anime belle alla ricerca di voti facili, specie se utilizzano le strampalerie di Trump come prove di ‘pacifismo’!  Sorvoliamo sul silenzio imbarazzante della ‘sinistra’, che ormai non va oltre un paio di occhiali a fermare i capelli. Sorvoliamo su tutto, ma sta in fatto che Lunedì Macron sarà da Trump, ad elezioni tedesche concluse, e Giovedì la von der Leyen: certo non per sbocconcellare insieme un toast, anche se la nostra Presidente del Consiglio pare piaccia molto alle destre più o meno estreme dell’intero mondo e le ha incontrate qualche giorno prima non fortunatamente per operare … perfino Bardellà, il delfino della Le Pen, si è rifiutato a quella orgia di saluti fascisti, mentre la Meloni è incoronata da X.

Sorvoliamo su tutto ciò, ma non sul fatto importante che oggi (‘Politico Europe) il probabile futuro cancelliere della Germania, Friedrich Merz, dice chiaro e tondo, ma proprio chiarissimo, che l’ombrello nucleare francese e inglese gli basta sulla base di una affermazione chiarissima: «Dobbiamo prepararci per l’eventualità che Trump non voglia più garantire la mutua difesa della NATO»: questione vitale e urgente. Alla quale poi aggiunge secco: «That is why, in my view, it is crucial that Europeans make the greatest possible efforts to ensure that we are at least capable of defending the European continent on our own», ma poi, ancora ppreciso a proposito dellaofferta’ di copertura nucleare da parte della Francia e della Gran Bretagna, spiega: «We need to have discussions with both the British and the French — the two European nuclear powers — about whether nuclear sharing, or at least nuclear security from the U.K. and France, could also apply to us». Un tedesco che dice di fidarsi di francesi e inglesi non si trova tutti i giorni! Sugli inglesi sarei più cauto, ma la strada è giusta. Che poi, sempre su ‘Politico’, oggi il pettegolezzo giornalistico discorra del desiderio di Merz di prendere il controllo dell’Europa al posto della von der Leyen è del tutto irrilevante: litighino pure tra di loro, ma … insieme.

In altre parole brevissime e solo per concludere, ora non c’è più tempo da perdere, e il nostro Governo non ha più scelta: restare fuori da un progetto del genere, che ci ha visto, nonostanti gli odii e i dispetti, convocati direttamente e in modo pressante, equivale a trasferirsi insieme ad Ungheria e Slovacchia e qualche altro rimasuglio, un po’ più a sud del Sahel … dove certamente fa sempre caldo, ma forse anche troppo quando i sandwich di Trusk saranno finiti!

Di Giancarlo Guarino

Giancarlo Guarino è Professore ordinario, fuori ruolo, di Diritto Internazionale presso la Facoltà di Economia dell’Università di Napoli Federico II. Autore di varie pubblicazioni scientifiche, specialmente in tema di autodeterminazione dei popoli, diritto penale internazionale, Palestina e Siria, estradizione e migrazioni. Collabora saltuariamente ad alcuni organi di stampa. È Presidente della Fondazione Arangio-Ruiz per il diritto internazionale, che, tra l’altro, distribuisce borse di studio per dottorati di ricerca e assegni di ricerca nelle Università italiane e straniere. Non ha mai avuto incarichi pubblico/politici, salvo quelli universitari.