Se la politica, specie quella internazionale, si facesse col sistema di chi urla di più, e magari di chi minaccia di più, saremmo ad un momento di massima efficienza di questo metodo. Che però, appare sempre di più un metodo da rotocalco: colpi bassi, pettegolezzi, insulti, allusioni. Insomma frastuono.
Il più rumoroso di tutti è Donald Trump, che ne dice di tutti i colori, ne dice di molto lontane dalla realtà, lascia trasparire alcune verità poste e vissute in modo rozzo e violento, anche per nasconderne altre.
Vorrei venire al sodo e quindi lascio correre la corruttela degli ucraini, nota da sempre; lascio correre la mancata elezione di Zelensky, ovvia data la situazione, ma meno ovvio che le opposizioni siano zittite o in galera e così via; lascio anche correre i motivi della guerra, se voluta o meno dalla Russia, dall’Ucraina o dagli USA, ne ho già parlato a lungo. Cerchiamo di parlare di politica internazionale vera.
Ciò che più colpisce, pure nel quadro di un linguaggio da caserma che gli è proprio ed è proprio dei suoi collaboratori, è l’esagerazione dura e violenta nelle parole e negli argomenti: specie quest’ultimo relativo alle spese favolose sostenute dagli USA, tra l’altro molto di più rispetto all’Europa.
Il messaggio, specie quest’ultimo su Truth (che già dal nome è tutto un programma) sembra rivolto più all’interno che a Zelensky o alla stessa Russia. Trump, insomma, dopo che per tre anni Biden e gli europei hanno parlato di ‘guerra santa’, di ‘vittoria certa’, di ‘guerra fino alla vittoria’ (magari, finale) a mollare così di botto deve dare una giustificazione non solo economica, ma anche politica.
Anche e anzi specialmente, perché, come ho detto chiaramente, questa azione è la constatazione di una sorta di sconfitta, non facilissima da digerire per gli USA. Come nel caso del Vietnam e in altri casi analoghi, la giustificazione fu cercata nella impossibilità di combattere fino in fondo la guerra per l’opposizione interna e per i costi, qui si mette l’accento sui costi, dove la rozzezza da commerciante di ‘Trusk’ si è già largamente misurata.
E quindi non è pensabile che vi siano ripensamenti, anche perché da buon affarista, sa che dalla fine della guerra può solo guadagnarci sia in termini di ricostruzione dell’Ucraina, sia in termini di ulteriori vendite di armi all’Europa (vedi la prontezza con cui Crosetto lo ha capito, proponendo acquisti miliardari domattina … quanto a pieghevolezza non siamo secondi a nessuno) sia, infine, in termini di politica globale. Nella quale potrebbe, sì, essere incluso un indebolimento del rapporto Russia-Cina (al quale crederei poco), ma potrebbe essere inclusa una apertura maggiore con i Paesi del Medio Oriente, naturalmente a spese dei palestinesi.
È evidente, se mi è permesso ipotizzare ancora, che in un quadro del genere, l’Europa non ha posto alcuno … a meno che non si unisca davvero e in fretta, almeno in parte. Il vertice parigino di Emmanuel Macron potrebbe essere un segnale in questo senso, specie se letto assieme al contemporaneo discorso di Draghi, e la ‘precipitosa’ visita dello stesso Macron e della von der Leyen a Washington potrebbero essere un primo passo per ‘addolcire’ la separazione voluta da ‘Trusk’, per renderla consensuale e … guadagnarci tutti. Certo sempre che non si intrufoli, come pare possibile, la Meloni, che indebolirebbe molto tutto il quadro.
Una Europa unita si può fare e anche in fretta se lo si vuole e perfino ‘costringendo’ la Meloni a starci (una parvenza di Parlamento c’è ancora in questo Paese, non siamo al 1925, ma al 2025 … e la Berlusconi è apparsa molto nervosa), ma ad una condizione imprescindibile, credo: senza Europa dell’EST, senza Paesi Baltici e Finlandia. Non voglio dire che dovrebbero non fare parte dell’Europa, ma di quella ‘ristretta’ e unita, solo un po’ alla volta.
Quanto al merito della ‘soluzione’, premesso che la cosa più importante è un cessate il fuoco più rapido che sia possibile, saranno le trattative, come dopo tutte le guerre del mondo dal 2000 avanti Cristo, e le capacità relative di negoziare a portare le cose a posto. La ‘pace giusta’ è una cosa da politicanti che non esiste in natura e meno che mai nel diritto internazionale.
Ci sono però, e questa potrebbe essere la carta da giocare da parte di una Europa che la smetta di abbaiare a vuoto, ma si ricordi che esiste il diritto, che esiste in particolare il diritto internazionale e che l’unica cosa della quale siamo (saremmo, purtroppo ormai) primi al mondo sono i diritti fondamentali.
E i principî e le norme in causa sono molti. Il divieto di interferenza negli affari interni di uno Stato, il rispetto dei confini legittimi, il divieto di uso della forza salva la legittima difesa, il principio di autodeterminazione dei popoli, e poi tutte le norme in materia di diritto umanitario e di diritti dell’uomo. Non dico che, allo stato attuale delle cose, l’Europa possa vantarsi di avere preteso, rispettato e fatto rispettare quelle norme e molte altre, ma potrebbe, magari liberandosi da molti pregiudizi, giocare un ruolo ‘moderatore’. Diversamente no. E, se proprio vi dovesse interessare il mio parere, non escluderei che Trump e anche Musk non vogliano ‘troppa’ Europa fra i piedi, visto lo schieramento pervicace da essa assunto e solo un po’, ma troppo poco, attenuato dal recente discorso di Mattarella.
Ma, c’è un ma … e mi si permetta di concludere così, duramente, queste righe.
Ma, dico, al di là degli insulti e delle parole grevi di Trump e delle iniziative disgustose di Musk, gli USA si stanno affannando per fare scomparire la parola «aggressione» sia dal documento in discussione alle Nazioni Unite sia da quello in discussione al cosiddetto G7. Sono ammattiti, o cosa?
No. Forse, ma lo dico da tre anni e non sono molti a condividere il mio parere!, meglio non approfondire la questione «aggressione», termine tecnico ben chiaro, perché a discutere un po’ potrebbero emergere altre ipotesi, legittime e perfino ragionevoli. Pensate, lo dico da internazionalista, che ne verrebbe fuori se vi fosse un dibattito in merito alla Corte internazionale di Giustizia!
Sorvolo, ma vi assicuro che faccio un grosso sforzo, sulle parole opportunistiche a dir poco di ‘Giuseppi’, ma non posso sottrarmi all’obbligo di supplicare la segretaria con occhiali sui capelli e una certa Picierno (che ignoro chi sia, ma vivrò tranquillo lo stesso!) a riflettere un po’, un po’ tanto, più a fondo sulla vicenda, magari consultandosi con il «Signor Presidente del Consiglio dei Ministri on.le Giorgia Meloni», ormai completamente fuori di controllo di sé stessa!