Facile, con tutto ciò che accade ogni secondo minuto, immaginare cose un po’ fantascientifiche. Ma talvolta sono utili. Confesso che ci sono momenti in cui mi sento in difficoltà a scegliere di cosa parlare, come quell’asino che con troppi mucchi di fieno, muore di fame.

Provo a mettere in fila, magari disordinata e poi analizzare alcuni fatti, ma fatti concreti.

Primo: Mario Draghi, persona sicuramente di grande valore certamente di destra, forse realmente liberale, che di fatto è la ‘guida a distanza’ di questo Governo sulle scelte economiche di fondo, evidentemente condiviso da molti a destra come a sinistra, propone alla UE un piano di rilancio economico che parte dal ‘riarmo’, diciamo così, dell’Europa e che oggi ribadisce, ma con una aggiunta, riferita ad una Europa unita come indispensabile per farlo – con attacco di itterizia della signora Meloni, immagino –: dunque riarmo significa, sì armi, ma ad alta tecnologia e quindi sviluppo scientifico, non semplici acquisti – e qui l’itterizia verrebbe a Trusk. Secondo: la ‘cavaliera’ Marina Berlusconi ha dato una intervista ‘di fuoco’, spiazzando Antonio Tajani e il Governo, con riferimento al troppo amore per Donald Trump, anzi con riferimento al pericolo che rappresenta ‘Trusk’ per l’Europa (e per il mondo, aggiungo io) specialmente per l’economia e più specificamente per la concorrenza nel caso specifico la sua, sempre una Berlusconi è, ma insomma … . Terzo: Emmanuel Macron è stato il solo con Olaf Scholz e, appunto, Draghi ad andare in Ucraina a suo tempo nel 2022, sì ad offrire aiuto, ma anche a cercare uno spiraglio di pace, silurato dal portavoce USA Johnson e garantendo tra l’altro l’ingresso dell’Ucraina nella UE. Quarto, duole ricordarlo, sia Draghi che Macron hanno cambiato profondamente registro (e la stampa ricorda solo quello) sostenendo l’Ucraina «fino alla vittoria»: una sciocchezza rozza e colossale, specie con la parola ‘vittoria’.  Quinto: la Francia di Macron e la Germania oggi di Scholz sono unite da un patto di stretta cooperazione, al quale hanno cercato di aggiungere l’Italia, di Draghi appunto, col trattato del Quirinale (già discusso e preparato prima di Draghi, ma portato a termine da lui e da Mattarella con decisione) e in quel trattato sono esplicite le intenzioni in materia di politica estera comune e di armamento comune: anzi, di sovranità europea. Sesto: la ‘mossa’ dell’oligarca Crosetto – l’acquisto di Iron-Dome a go-go – è una sorta di ammiccamento un po’ servile a Trump, per svelenire ‘l’affronto’ di proporsi davvero come alternativi agli USA nella difesa dell’Ucraina, ma stanno ancora ridendo tutti, compresi quelli che hanno ‘creduto’ (si fa per dire) di dargli soldi per ‘salvare’ giornalisti.

Ma io insisto, Trump è il peggio del peggio, piace da morire ai peggiori fascisti, ma non è scemo. Sa benissimo che lasciare l’Ucraina all’Europa, gli farà risparmiare un sacco di soldi e gli permetterà, specialmente, di dislocare basi militari e soldati altrove, in vista della guerra di nervi che intende iniziare con la Cina. Ma certo sa altrettanto bene, che nelle trattative, sia pure con calma, dell’Europa non potrà fare a meno, specie se vuole lasciarle l’Ucraina sulle spalle. E un ritiro non potrà che essere graduale. Ma il primo passo (anzi già due) è fatto: Putin non è più Belzebù in persona, corna e coda inclusa, ma è un ‘avversario’ con cui si deve trattare. Proprio nello spirito di cui parla Mattarella, su cui torno fra un istante.

Ora il punto non è quello di difendere o meno l’Ucraina, alla quale, si dice, abbiamo promesso mari e monti, ma di avere una sufficiente credibilità militare e politica da opporsi ad eventuali (e allo stato dei fatti molto improbabili) ulteriori pretese annessionistiche della Russia. Più di tanto non possiamo, inutile parlarne; ma questo tanto possiamo ad un prezzo preciso: armarsi un po’ di più partendo dal coordinamento vero di ciò che abbiamo (altro che i 27 eserciti della Kallas!), ma con la conseguenza per cui a quel punto potremo dichiararci e sentirci ‘liberi’ dalla necessità di protezione altrui, ma anche liberi di trattare con chi ci pare e, specialmente, con chi ci conviene. In un sistema multipolare ci sono vari ‘grandi’ e se uno impone dazi, si cerca l’accordo con un altro. In un sistema multi o unipolare, i ‘piccoli’ affogano. In un sistema unipolare c’è solo uno … nella storia non è mai successo: nemmeno a Roma!

Il punto centrale è tutto qui e, sbaglierò forse, è completamente fuori della comprensione non dico del nostro Governo che non ha la minima idea di cosa fare (Draghi incluso, che dice «non so che fare, ma fate qualcosa»!…roba da chiodi, come si dice) ma anche della stragrande maggioranza degli altri governi europei. Ma sarebbe venuto il momento di capire che il problema non è l’Ucraina, ma l’Europa, noi!

E di trarne le conseguenze: unificazione a tappe forzate dell’Europa ‘buona’ per così dire sia sul piano militare che economico. Sul primo, senza esagerare negli entusiasmi draghiani: non abbiamo progetti imperiali, ma solo di difesa vera, seria e credibile e quindi altissima tecnologia. Sul piano economico in assoluta libertà: commerciamo con tutti, se e dove ci conviene e se gli USA ci impongono dazi salati, beh, meglio così, avremo la motivazione per commerciare con altri, senza servilismi. In questo senso, spiace dirlo, il discorso ‘auto-correttivo’ di Sergio Mattarella è molto riduttivo (calmi o meno la Zacharova, non è questo il punto). In un mondo multipolare non ci sono amici più amici. Cioè si dice alla Russia che ha sbagliato, ma lo si dice anche agli USA e alla Cina, purché, beninteso, noi si sia uno dei poli, magari più piccolo, ma uno di essi.

Quanto al riferire l’indipendenza ucraina al Memorandum di Budapest del 1997, Mattarella mi perdonerà, equivale a dire ciò che dice la Russia: l’Ucraina non esiste … al massimo sta nascendo adesso. Anzi, colgo l’occasione della precisazione (apparsa solo alle 15.00 circa del 19.2.2025) in cui Mattarella dice, giustamente che «Questa posizione è sempre stata accompagnata dall’auspicio che la Russia torni nel rispetto dei principî del diritto internazionale e della dignità e sovranità di ogni Stato». Bene, ma appunto la Russia aveva rivendicato, ripetutamente e ripetutamente ignorata, numerose violazioni del diritto internazionale nei propri confronti (ad esempio a Monaco nel 2007). Aggiungo, con riferimento a quanto scritto da me, che è buona norma diplomatica, nel ricordare gli errori altrui, non ricordare solo quelli di alcuni: un po’ di sano ecumenismo non guasta!  

Ma, dicevo, ‘Europa buona’. E questo è un altro punto fondamentale. Macron, affrettatamente, anche goffamente ha fatto uno strano incontro tutto politico, però, tutto di allusioni. C’è un’Europa delle origini, quella di Roma dal 1957, con in più la Spagna e il Portogallo che hanno saputo entrarci bene e la Danimarca, estrema propaggine nord (con la Groenlanfia!), che ha saputo finora unirsi, capirsi, collaborare; dove si parla un linguaggio comune, che può fare subito un passo più avanti verso una unione stretta … sovrana: nel linguaggio (volutamente?) rozzo di Draghi, una Europa-stato. L’Europa sovrana di cui ho spesso parlato, e di cui si parla esplicitamente nel trattato del Quirinale, voluto con forza da Mattarella, Draghi, Macron e del trattato di Aquisgrana, che ne è il predecessore parallelo.

È lì, con loro, che si può cominciare a costruire, ma subito, subito dopo le elezioni tedesche, un soggetto politico internazionale, libero in prospettiva sia dalla Russia che dagli USA e, magari, anche dalla Cina. Ma soggetto autonomo. Il resto verrà … ‘l’intendence suivra’, diceva De Gaulle. Per intendere, sia la burocrazia europea, aggirabile con gli strumenti del trattato come la ‘cooperazione rafforzata’ (guarda un po’, titolo del trattato del Quirinale!) sia quella parte di Europa, lontana dall’idea di una Europa unita, ma affascinata dall’idea di una Europa che paga … che non c’è più! E che comunque non possiamo permetterci più.

Soggetto autonomo e quindi capace di fare valere, anche solo per testimonianza, almeno le proprie parole d’ordine tradizionali, a cominciare dal massacro della Palestina, per esempio.

Due ostacoli o perplessità … sempre che i responsabili europei abbiano realmente la voglia e gli attributi di farlo: la Gran Bretagna, sì armata fino ai denti, ma storicamente inaffidabile per l’Europa, anzi, inaffidabile tout court vedi il pasticcio della Palestina. L’Italia, presa dalle manìe pontieristiche al livello del noto gioco di costruzioni per i bambini, di un Governo dilaniato, minaccioso e minacciato attraverso e con i servizi segreti, infatuato delle promesse autoritarie di ‘Trusk’ (che in USA non saranno nemmeno iniziate, vedrete), immerso in una politica economica immobilistica (l’unica che possa gestire a distanza Draghi) sempre più in nero, oltre che nera.

Di Giancarlo Guarino

Giancarlo Guarino è Professore ordinario, fuori ruolo, di Diritto Internazionale presso la Facoltà di Economia dell’Università di Napoli Federico II. Autore di varie pubblicazioni scientifiche, specialmente in tema di autodeterminazione dei popoli, diritto penale internazionale, Palestina e Siria, estradizione e migrazioni. Collabora saltuariamente ad alcuni organi di stampa. È Presidente della Fondazione Arangio-Ruiz per il diritto internazionale, che, tra l’altro, distribuisce borse di studio per dottorati di ricerca e assegni di ricerca nelle Università italiane e straniere. Non ha mai avuto incarichi pubblico/politici, salvo quelli universitari.