Se l’Europa, invece di urlare, piagnucolare dire che qualcosa è «inaccettabile», la cosa più stupida da dire, facesse, invece, politica, politica vera, senza volere (forse) Trump le ha fornito una occasione d’oro.
Cerchiamo di ragionare, senza preclusioni, realisticamente, ma anche senza pregiudizi sugli eventuali ‘nemici’.
Lo dice, mi pare, molto lucidamente Marcello Pera, che invita ad un «bagno nella realtà». Mi permetto di aggiungere solo che si tratta anche di giocare la partita per quello che è divenuta: una partita a poker, nella quale, però, l’Europa una volta tanto ha un asso in mano, ma dove, se perde, scompare. Sgomberando il campo anche dalle frasi fatte sulla «sicurezza dell’Europa» e della necessità che siano gli USA a darla. “Finalmente”, gli USA pare non vogliano più: facciamocene una ragione.
Ieri e in altre occasioni, nel mio piccolo, avevo alluso alla non trascurabile (anzi per certi versi superiore) capacità tecnologica dell’Europa, se e quando lavori assieme e concordemente verso un fine tecnologico e, va detto brutalmente, cinicamente realistico. Ma, con quell’asso in più che ha l’Europa: il rispetto delle regole dello stato di diritto e quindi quello dei diritti fondamentali dell’uomo e, perché no, dei popoli. Certo, oggi non molto di moda, specie in Italia, ma … lo dice anche Marcello Pera!
Sulle capacità tecnologiche europee, non mi pronuncio: rinvio ad un bellissimo articolo di Enrico Ferrone dove spiega chiaramente la cosa più importante di tutte: la proposta di Musk di usare la sua rete satellitare per le comunicazioni, è una polpetta avvelenata, perché non si acquistano i satelliti, ma l’accesso ai satelliti e, per il loro tramite, a internet, cioè alla vita, ma la chiave resta a lui … ne sa qualcosa l’Ucraina! Una cosa che non sembra poter entrare nella testa dei nostri attuali governanti, tutti presi dalla loro arroganza e faciloneria, assorbiti da fantasie ‘pontieristiche’, fisiche e non, al limite del ridicolo. I satelliti li sappiamo fare e lanciare anche noi, se ci rimbocchiamo le maniche e anche il progetto ‘Cosmo’ è tutt’altro che da buttare. Magari ci metteremo qualche anno in più, ma i risultati saranno nostri, cioè saranno indipendenti dalle giravolte umorali del potente di turno: oggi ‘Trusk’ (se mi si permette l’ironia) domani Modi o Xi o magari Lula. Si deve però cominciare, e cominciare subito.
Parlavo di poker e di assi. In qualche modo Trump ci ha dato una carta che possiamo giocare, con freddezza e un minimo di azzardo: l’allusione pesantissima alla deportazione di milioni di palestinesi, ripetuta oggi con la massima violenza, e la volgarità brutale (ma benvenuta, secondo me) con la quale Vance (il vice-‘Trusk’) ha detto che non vuole l’Europa, e, quanto a questo nemmeno l’Ucraina, al tavolo delle trattative con Mosca. Non parlavo di armistizio, ieri? Ecco la prova!
Due occasioni d’oro, da non perdere. Certo dure da ingoiare da persone come il «Signor Presidente del Consiglio dei Ministri on.le Giorgia Meloni» o il paladino di Trusk, Rutte, ma deglutibili. Del resto, non sono stati i maestri nostrani della Realpolitik, e i relativi politicanti, che ci hanno didascalicamente ‘insegnato’ che la ragion di stato prevale su tutto e quindi Almasri deve poter continuare a torturare e ricattare con i nostri finanziamenti?
La prima, l’Ucraina. Coraggio, non facciamo gli ingenui: noi siamo stati e siamo sostenitori a spada, di latta, tratta dell’Ucraina per paura (perché siamo pavidi e non perché fosse fondata) e per servilismo. Ci siamo fatti convincere che senza ‘l’ombrello’ statunitense, noi saremmo còlti e cucinati dalla Russia in quattro e quattr’otto. Ma chi lo ha detto, e perché mai la Russia si dovrebbe mettere a combattere una guerra sterminata per ‘conquistare’ un territorio che non le serve? Le terre rare sono in Ucraina e se le prende Trump! Se Putin, come credo, riuscirà a chiudere un accordo con Trump (ma ci vorrà oltre un anno, forse due) avrà ben altro da fare e ben altro da spendere per recuperare il tempo e il denaro … e i morti spesi e subiti: lo sapete che si tratta di circa un milione di morti tra le due parti?
Quel tempo potrebbe largamente servire a noi europei per attrezzarci, per allestire una forza armata coordinata e credibile abbastanza da dissuadere da un’inutile o sanguinosissimo tentativo di occupare l’Europa. Ma, specialmente, ci permetterebbe di sviluppare autonomamente la nostra tecnologia e le nostre ricerche. Specie ora che in USA l’aria è sempre meno respirabile e, probabilmente, molti studiosi e specialisti potrebbero essere indotti a … tornare in Europa … a cominciare da Ilaria Capua, sì in una istituzione statunitense, ma in Italia, dove per ora l’aria è più tersa.
Il che, ovviamente, presuppone adottare un atteggiamento molto meno entusiastico (peraltro sostanzialmente a parole) verso l’Ucraina. Marcello Pera teme che sarebbe uno sforzo etico, un perdere la faccia … suvvia di che parliamo. I nostri politicanti (di politici non ne vedo) sono capacissimi di farlo, senza grande sofferenza. Certo, si dovrebbe rinunciare alla sciocchezza sesquipedale della «pace giusta» e del rispetto dei confini che non essendo ben definibili allora lo sono ancora meno oggi: bisognava pensarci prima, invece di dare del ‘filo-Putin’ a chi azzardava un dubbio o anche solo una cautela. Ma se siamo abbastanza realisti da non fare una piega rispetto alla politica violenta e razzista di Trump, e rispetto ai massacri Almasri che sono massacri tutti nostri (!), volete che non siamo in grado di dire all’Ucraina «abbiamo fatto ciò che potevamo, ora vi aiutiamo a ricostruire, ma non potete pretendere di più». Sarebbe un atto di realismo, che almeno ci permetterebbe di agire in difesa dei diritti fondamentali degli ucraini – oggi assai compressi – e dell’Ucraina che, allo stato dei fatti e viste le dichiarazioni sprezzanti di Trump e Vance, rischia di essere, questa volta sì, schiacciata definitivamente.
In altre parole, potremmo per amore o per forza, ‘accettare’ la sconfitta militare, ma difendere i diritti almeno di una buona parte della popolazione ucraina. E smettere di sprecare soldi in armi tecnologicamente poco avanzate.
Dall’altra parte, come dicevo, potremmo finalmente muoverci sul serio a difesa dei palestinesi che rischiano di scomparire come popolo. Se ci muovessimo sul serio, uniti, se ‘mostrassimo’ le -magari poche ma non trascurabili- armi che abbaiamo per difendere con equilibrio la Palestina, almeno compenseremmo la figuraccia in Ucraina. Sulla base di una considerazione forse di nuovo cinica, ma verosimile: voi pensate che di fronte a prese di posizione serie e fattive dell’intera Europa, Trump e Netanyahu andrebbero avanti sulla strada del massacro della popolazione palestinese? Suvvia, anche solo provarci (e i rischi sarebbero minimi) ne varrebbe la pena. Tanto più che, a lasciarli fare, in pochi anni i sette milioni di palestinesi non ci saranno più!
Sempre che in Europa, però, si respiri un’aria migliore di quella che si respira oggi e un’aria di collaborazione. E comprendo bene quanto ciò sia difficile. Ma forse si può ancora sperare che un minimo di senso di responsabilità prevalga sulle ripicche personalistiche o sui vaneggiamenti, o minacce, di regime. Ma per farlo accadere davvero, solo a noi cittadini tocca fare capire ai nostri governi che ne abbiamo abbastanza di dipendere dagli altri; ne abbiamo abbastanza di vassallaggio (statunitense, non putiniano) e vogliamo andare avanti da soli, ma uniti: non è quello che ci vuole imporre Trusk? Beh, anticipiamolo. Al poker si chiama bluff … non siamo capaci nemmeno di tenere un bluff, specie quando senza bluff siamo irrimediabilmente avanti sulla strada del declino e della povertà?