E dunque, il festival annuale – per me una sorta di ‘condanna’ al silenzio televisivo e più in generale mediatico – comincia, tra affermazioni trionfanti e lacrime tenerissime … ma con due punti chiari, fermi, definitivi, stentorei: 1. Niente monologhi; 2. Niente trucchi nel voto, di cui era stato accusato l’anno passato un certo Geolier (se ne capisco bene il nome) che non ho la più pallida idea di chi sia, che faccia, e perché lo faccia. So solo che è un tizio, vestito in maniera improbabile, e che porta con sé, raffinato, un mitra tutto d’oro.
Certo, quel mitra ha un significato pisco-socio-eco–comu-protestatario assolutamente trasparente e chiarissimo, a tutti salvo a me, ma certo è che a causa della sua (di Geolier) capacità di farsi votare in massa, si deve la decisione eroica di … cambiare il regolamento: il problema è semplice e complicato al tempo stesso: la gente deve votare e in massa, ma non deve votare per uno solo o per lo più per uno. Chiaro, no? Se no quello vince, o magari non vince, ma rischia di vincere … cioè non si vota “per” fare vincere uno, si vota, poi chi vince è un’altra cosa.
E infatti il nuovo regolamento, una cosa sterminata, incomprensibile credo perfino a Nordio benché scritto in apparente italiano, è stato buttato lì sul tavolo, a muso duro, per dire “ora non ci fregate più e quindi non vi diciamo la classifica, ma ammucchiamo tutti i classificati a caso … e voglio vedere come fate a favorire i vostri amici”, tiè! Uno dice, potrebbe dire (sotto-voce, al custode di casa non più di tanto) ma allora che ci fate votare a fare! Suvvia: e perché, alle politiche?
Forse i presentatori di questa complicata genialità non si sono resi ben conto di una cosa fondamentale: se si fa tutta questa manfrina, vuol dire che il ‘pericolo’ di inquinamenti è reale, nel senso che appare reale e si deve fare qualcosa per dare a vedere che si impedisce … Scusate, si impedisce cosa, quale inquinamento, che succede, ma specialmente, perché e chi lo decide che si tratti di ‘inquinamento’, lo stesso che decide che le informazioni provenienti dalla Russia sono ‘disinformazioni’?
‘Sono solo canzonette’ … altro che! sono vite che si possono bruciare o lanciare verso le stelle: in tre minuti di canzonetta una intera vita, sia pure di un giovinastro o vecchiaccio tutto discinto, dipinto, stranamente “pettinato” a caso … io scrivo in italiano, dove il maschile è onnicomprensivo, sia chiaro. Ma in realtà, sono interessi milionari o più che milionari, sono soldi, tanti soldi, ma proprio tanti. E dove ci sono soldi, ci sono interessi; e dove ci sono interessi, si fa di tutto per farli valere: senza esclusione di colpi. Il nuovo regolamento sarà una magia, ma se ci credete buon per voi. Ma poi, chissenefrega.
L’altro aspetto quello veramente importante, asciugate le lacrime, è stato esposto con chiarezza, anzi con fermezza e un vago intento ‘risparmioso’ (chi sa di che): niente monologhi. Ohhh, bene, finalmente uno che parla chiaro dice le cose che vuole e come stanno: qui si canta, non si parla. Hai visto mai che qualcuno, come in passato, si lasci sfuggire una parola a favore o contro il Governo, il potere, la situazione sociale, il «Signor Presidente del Consiglio dei Ministri on.le Giorgia Meloni»: mai!
Eccola qui spiattellata chiara chiara, senza mezzi termini, la realtà di oggi: quella generale, non solo delle canzonette. Chi abbia seguito in questi lunghissimi anni (settanta se ho capito bene) questa ‘kermesse’, come dicono quelli che ‘sanno’ le lingue, ha visto, ha sentito in qualche caso, raro e prudente, sussurrato sui giornali con sospetto e timore, ha sentito o creduto di sentire allusioni varie, discrete, ma talvolta comprensibili talaltra no o ‘scoperta’ dopo. E chi non ricorda «Vola colomba», «papaveri e papere»! Oppure, più di recente gridato ai quattro venti, lo ‘stop’ al tipo che dopo la canzone si lascia sfuggire una parola in difesa di quei poveri disgraziati di migranti, ai quali egli stesso, magari, appartiene, o l’altro che allude al «genere», per carità.
Beh, ora basta eh: che credete che siamo in Russia, dove si allude contro il potere, sussurrando piano piano, ammiccando, facendo dire altrove … non scherziamo: qui non si dice e basta. Ma solo per risparmiare tempo: la nostra è una democrazia del risparmio, dove ogni bambino (pochini in verità) ha un papà e una mammà … che hanno da fare. Ma sia chiaro: siamo ‘antifascisti’ eh, chi dice il contrario; cosa c’è di male nell’antifascismo ‘roba di tanti anni fa, non occorre nemmeno sottolinearlo, è evidente, siamo tutti antifascisti’! questa è la piccola novità: che c’è di male nell’antifascismo!
Il festival della faccia di … abbronzato! Non perché sia ‘colpa’ sua, lui mica ha ricevuto ordini e nemmeno suggerimenti: fa tutto da sé. come Zatterin, ve lo ricordate?, no dovreste essere vecchi come me …, che parlava della chiusura della case chiuse (non è uno scioglilingua) senza mai pronunciare, appunto, ‘casa chiusa’, o men che mai, ‘bordello’, ‘casino’, ecc. Si chiamava «autocensura» … allora. E oggi?
È impressionante che discorsi così si facciano in pubblico ormai, senza vergogna come la cosa più normale del mondo, ma anche, devo dire, più chiara e trasparente: perché certe cose si dicono allo scopo di farle sentire bene, di farle introitare agli altri, alla gente, a far circolare la voce. Oggi, rispetto al passato, il meccanismo è cambiato profondamente. Allora, per fare ‘arrivare’ un messaggio bisognava, sì, essere cauti, ma ci voleva tempo, delicatezza e vasellina, vasellina in quantità, perché il messaggio doveva arrivare sotto la corteccia cerebrale e non doveva essere gridato in modo smaccato, doveva ‘arrivare’, sotto traccia. Oggi no, non più: oggi, i messaggi, spesso ordini tassativi, ti arrivano direttamente in faccia.
Del resto molto spesso la storia è una parabola: sale, sale, sale … e poi scende, scende, scende. Sia le canzonette che le idee.
E, perchè no, gli assegni o meglio i bonifici: oggi si usano molto questi ultimi, specie versati su conti correnti in Tagikistan, in Thailandia, alle isole Vergini, alle Cayman (scusate la casuale allusione), eccetera. magari non per le canzonette … ma intanto l’assegno, pardon il bonifico, è partito: l’importante è quello, qualcuno può recuperarlo o girarlo, qualcun altro no, non quello, intendo. Ma che volete, il mondo è fatto così: gira, come girano i soldi. È vero, girano ma non proprio in tondo, non si può avere tutto: l’importante è che girino.
Intanto il prezzo del pane è salito a quasi 4 euro al chilo … mangeremo brioches!