Le relazioni tra gli Stati Uniti e l’Unione europea (UE) sono state a lungo definite sia dalla cooperazione che dalla tensione che riflettono i loro principi democratici condivisi, ma spesso con priorità contrastanti.
La rielezione di Donald Trump nel 2024 ha portato un nuovo livello di complessità a questa dinamica. La precedente presidenza di Trump dal 2016 al 2020 ha mostrato un approccio transazionale e spesso combattivo alle relazioni internazionali lasciando un’eredità di questioni transatlantiche irrisolte. Con il suo ritorno alla Casa Bianca, le relazioni tra gli Stati Uniti e l’UE affrontano sfide intensificate in settori come la politica climatica della sicurezza commerciale e il multilateralismo. Questo articolo sostiene che Trump 2.0 esacerba le tensioni esistenti presentando opportunità limitate per la ricalibrazione.
Le relazioni commerciali rimangono uno degli aspetti più controversi delle relazioni UE-USA sotto la guida di Trump. La preferenza di Trump per gli accordi bilaterali rispetto ai quadri multilaterali continua a scontrarsi con l’approccio di contrattazione collettiva dell’UE. La sua precedente imposizione di tariffe sull’acciaio, alluminio europeo e sulle importazioni ha creato una base per le controversie commerciali in corso. Le tensioni persistono soprattutto sull’Inflation Reduction Act che fornisce sussidi a favore dei veicoli elettrici prodotti negli Stati Uniti.
L’UE ha condannato questa politica protezionistica citando i suoi effetti negativi sui produttori europei. Secondo i dati provenienti dall’Europa, le esportazioni della Commissione europea verso gli Stati Uniti sono diminuite del 15% nel 2024 rispetto all’anno precedente, evidenziando la tensione economica. Nonostante questi problemi, ci sono aree in cui la cooperazione rimane possibile, come il commercio digitale e le normative che contrastano l’influenza della Cina sugli standard tecnologici. Tuttavia, la sfiducia reciproca complica il progresso in queste aree.
La sicurezza continua ad essere un elemento fondamentale delle relazioni UE-USA. Le ripetute richieste di Trump agli alleati della NATO di soddisfare l’obiettivo di spesa per la difesa del PIL del 5% hanno teso i legami transatlantici. Nel 2024 questa retorica persiste in particolare poiché l’aggressione in corso della Russia mantiene in primo piano le preoccupazioni per la sicurezza dell’Europa sull’Ucraina. Mentre paesi come la Polonia e gli stati baltici hanno aumentato la loro spesa per la difesa, i principali attori come la Germania rimangono al di sotto dell’obiettivo che alimenta la frustrazione degli Stati Uniti. L’approccio imprevedibile di Trump alle alleanze internazionali ha anche accelerato la spinta dell’UE per l’autonomia strategica. Iniziative come il Fondo europeo di difesa mirano a ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti, ma rischiano anche di frammentare la coesione della NATO. Questo delicato atto di bilanciamento sottolinea la fragilità della sicurezza del quadro transatlantico sotto la guida di Trump.
La politica climatica è un altro importante punto di divergenza. Il ritiro iniziale di Trump dall’accordo di Parigi e il suo rollback delle normative ambientali durante il suo primo mandato hanno profondamente sconvolto i leader dell’UE. Anche se la ricongiunzione di Biden all’accordo ha fatto passi significativi nell’azione per il clima, la presidenza di Trump segnala un ritorno allo scetticismo climatico. La sua amministrazione dà la priorità alla produzione interna di energia, compresi i combustibili fossili, in netto contrasto con il Green Deal dell’UE con obiettivi di neutralità climatica entro il 2050. I dati dell’Agenzia internazionale per l’energia mostrano che le emissioni di carbonio degli Stati Uniti sono aumentate del 6% nel 2024, mentre l’UE ha raggiunto un calo del 3%. Questa collaborazione sulla disparità ostacola i vertici globali sul clima in cui l’allineamento tra Stati Uniti e UE è essenziale per stabilire standard a livello internazionale. La comune mancanza di politiche ambientali sul campo mette ulteriormente a dura prova il partenariato transatlantico.
Il ritorno al potere di Trump pone anche sfide all’ordine multilaterale, una pietra angolare della politica estera dell’UE. Lo scetticismo della sua amministrazione nei confronti di istituzioni internazionali come l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e le Nazioni Unite mina il sistema basato su regole che l’UE sostiene. In Trump ha rinnovato le sue critiche alla risoluzione dei meccanismi di controversia dell’OMC, sollevando dubbi sulla sua efficacia. Nel frattempo, l’UE continua a sostenere quadri multilaterali più forti, spesso in contrasto con l’uilateratismo degli Stati Uniti. Questa divergenza coordinata complica le risposte alle crisi globali, tra cui l’instabilità finanziaria pandemica, la geopolitica e i conflitti. Gli sforzi dell’UE per rafforzare il multilateralismo sono ulteriormente ostacolati da un approccio alla diplomazia che dà priorità ai guadagni a breve termine rispetto alla stabilità a lungo termine.
Nonostante queste sfide, ci sono aree in cui la collaborazione tra gli Stati Uniti e l’UE rimane possibile. Entrambe le parti condividono le preoccupazioni per la crescente influenza economica e geopolitica della Cina. Iniziative come il Consiglio per la tecnologia e l’allineamento del commercio USA-UE affronteranno sfide condivise, tra cui il furto di proprietà intellettuale e la sicurezza della catena di approvvigionamento. Inoltre, entrambe le parti sostengono valori democratici che possono servire come base per un dialogo per i diritti umani e la governance. Tuttavia, l’approccio spesso unilaterale e imprevedibile di Trump mina rendendo la fiducia più difficile costruire partnership durature anche in aree di interesse reciproco.
In conclusione, Trump 2.0 inaugura un’era di maggiore complessità nelle relazioni UE-USA. Controversie commerciali, strategie di sicurezza divergenti, politiche climatiche contrastanti e sfide al multilateralismo sottolineano le fratture nell’alleanza transatlantica. Mentre esistono opportunità di cooperazione strategica, in particolare nel contrastare l’influenza della Cina, sono oscurate da disaccordi profondamente radicati su questioni chiave. L’UE affronta la doppia sfida di gestire la sua partnership con un’amministrazione statunitense imprevedibile mentre avanza la sua autonomia globale. In definitiva, il futuro delle relazioni UE-USA sotto Trump 2.0 dipenderà dalla volontà di entrambe le parti di coniugare le loro differenze costruttive trovando un delicato equilibrio tra conflitto e collaborazione in un mondo sempre più multipolare.