Make America Great Again (Rendiamo l’America di nuovo grande), lo slogan del 47° Presidente degli Stati Uniti tinteggia un Donald Trump determinato a portare lo spazio come una delle punte della sua amministrazione. E per passare alla storia, l’uomo con un patrimonio di ‘appena’ sette miliardi di dollari ha pensato di rivolgersi a chi di dollari ne ha 430 miliardi. Elon Musk, proprio lui, che ha sborsato oltre 250 milioni per una campagna elettorale plateale, bizzarra e discutibile ma che ha subito imposto Jared Isaacman, un suo uomo per amministrare la NASA e dar corso così ad un nuovo indirizzo della space economy, la nuova frontiera agognata da imprenditori, militari, affaristi e traffichini di tutte le taglie. Una fetta di torta è per tutti. A cominciare dagli immobiliaristi e ai fornitori di carburante per poi passare ai costruttori, ai produttori di terminali e così via, fino ai biografi e ai pennivendoli imbrattacarte. Basta stare nel giro giusto e indubbiamente l’avvio è propizio, a giudicare dalle presenze dei facoltosi extra ricchi alla sua cerimonia e dai portafogli assai voluminosi nelle tasche di quasi tutti gli ospiti. Ma qual è concretamente la strategia di Musk per accrescere ancor più il patrimonio di questi signori?
Gli interessi dell’uomo più ricco del mondo sono noti. SpaceX è una sua creatura. Aprì la star-up nel 2002 per fecondare un business nel campo spaziale, spiegando a tutti la sua intenzione di trasferire un po’ di popolazione della Terra sul pianeta Marte per salvarla dal futuro. Un affare non da poco che fu preso sottogamba e deriso da tutti: dalle grandi imprese americane e dai decrepiti burocrati europei che videro in un trentenne sia pur arricchito tutte le fantasie di un adolescente viziato. Invece Musk faceva sul serio. Aveva raggranellato un mucchio di soldi con le mappe stradali trapiantate in rete e poi con il trasferimento di denaro on line e a inizio secolo, a trent’anni era pronto ad iniziare una nuova strada.
Il primo passo fu di impiantarsi in California, nella zona più promettente della ricerca tecnologica mondiale, per iniziare ad accaparrarsi i migliori talenti nel campo e accomunarli in uno spirito di entusiasmo e iniziativa senza precedenti. Il suo guardare Marte come un obiettivo sognato da tutti ma mai raggiunto da nessun essere umano non lo abbandona. Non più la Luna, dunque, dove lo stesso Trump pensava ad una replica della grande trovata di John Fitzgerald Kennedy. E così nelle sue notti insonni pensò a come arrivarci, si rivolse a trafficanti e spie internazionali per acquistare un lanciatore russo in grado di soddisfare le sue ambizioni ma il tipo di merce non è facilmente piazzabile, non come un lotto di automobili usate a basso prezzo. I due viaggi con Michael Griffin -che nel 2005 sarebbe diventato amministratore della NASA- non portarono a risultati di nessun tipo. «Niet», gli dissero oltre la cortina e lui per tutta risposta si ingegnò a costruirseli in casa. Niente male. Musk è figlio del proprietario di una miniera di diamanti in Sudafrica e non gli è mai mancato un tradizionale senso degli affari di famiglia, per cui investì tutto quanto aveva guadagnato dalle sue aziende precedenti nel vecchio capannone in un sobborgo di Los Angeles con il proposito di integrare in un unico sito l’intero processo di costruzione dei suoi manufatti e partì con una dozzina di dipendenti, tra cui il suo socio Tom Mueller, un geniale ingegnere che alla fine del 2001 aveva sviluppato un motore a propellente liquido nel suo garage.
Il primo passo importante fu la proposta di un vettore economico per rifornire la Stazione Spaziale Internazionale: per far questo, Elon Musk iniziò un’attenta azione di recruiting nelle università più prestigiose del Paese dove il terreno è fertile e le risorse perseguire il suo scopo per non gli mancarono certo.I suoi amici della NASA si lasciarono convincere dai progetti del sudafricano e l’ente gli diede un appalto per 1,6 miliardi; l’impresa ormai aveva decuplicato il personale, ma i primi quattro tentativi furono un disastro. Non si arrese, convinto che solo gli errori possono dare la soluzione a problemi inesplorati ma nessun massaggio di acquisizione della conoscenza fu indolore. Lui che veniva da un Paese abituato a sfruttare la manodopera senza nessun controllo non si faceva scrupoli nel licenziare i tecnici che non lo seguivano incondizionatamente. E così, sei anni dopo la fondazione di SpaceX, il suo razzo fu il primo elemento di un’impresa privata a raggiungere con successo l’orbita terrestre bassa. Da quel momento, il gruppo si galvanizzò. E il resto è storia.
Il recupero del primo stadio dei suoi razzi ha abbattuto i costi di lancio e l’Occidente oggi è in fila con lui per mettere in orbita i propri satelliti. L’Europa è rimasta a guardare senza comprendere che i lanciatori d’oltre oceano stanno modificando radicalmente il mondo ed il suo spazio. E purtroppo sembra ancora che UE non si sia risvegliata del tutto! Oggi SpaceX non è noto quanti miliardi di dollari possa valere, perché la sua connotazione di società privata non quotata in borsa nega informazioni precise in merito. In questo modo, i finanziamenti provengono dai suoi proprietari, da commesse o da operazioni di venture capital verso gruppi di investimento esterni o già presenti nella società in modo del tutto familistico. Il suo fatturato, secondo alcuni report, dovrebbe oscillare tra 1,6 e due miliardi di dollari e la sua valutazione può aver superato cento miliardi, più del triplo di quella del 2020 e oltre otto volte quella del 2014.Ma il potere del suo titolare è cresciuto non soltanto per il valore dell’azienda quanto per l’impalcatura che Musk ha creato con i suoi prodotti. Perché la costellazione di Starlink, che da maggio 2019 con 60 satelliti ha iniziato a erogare internet a bassa latenza ha trasformato le telecomunicazioni rendendole fruibili oltre ogni barriera architettonica, politica e naturale. Il piano di circa 12.000 esemplari o forse 30.000 si sta attuando con sistematica efficienza, lanciati dai suoi Falcon, che sono diventati praticamente un monopolio mondiale e stanno esaurendo con una pericolosa indifferenza un’intera fascia orbitale, senza che una regolamentazione o un minimo di buon senso gli abbia impedito questo scempio, che un giorno il nostro pianeta pagherà a caro prezzo. Questa occupazione gli ha dato la forza negoziale di dialogare con i capi della Terra, superando i vincoli istituzionali e facendo lui stesso politica con i politici. È parte del pensiero di Elon Musk: vuol salvare il mondo, ma a suo modo arbitrario e senza preoccuparsi di essere ostacolato da nessuno.Una personalità fortissima, indubbiamente, ma anche profondamente volubile su cui si sono fatte molte congetture, che onestamente non ci interessano. Noi ne vediamo solo i pericoli!
Il suo sogno resta quello di trasportare milioni di persone su Marte. A far che cosa, nessuno lo ha capito: per adattare il pianeta rosso alle condizioni di sopravvivenza di donne e uomini della Terra occorre un lasso di tempo di circa 100.000 anni. Proprio così. La metà della vita dell’Homo Sapiens. Al momento, per quanto si millanti, mancano le condizioni e non ci sono i mezzi adatti a un trasporto massivo; non sono stati resi noti i modi di sostentamento degli astronauti per un viaggio che dura non meno di sei, sette mesi, della permanenza sul quarto corpo del sistema solare dove le temperature sono assai diverse e l’atmosfera irrespirabile. Ma è la sua ossessione, che ha trasmesso al Presidente facendogli cambiare idea sulla necessità, prima di compiere un passo così devastante di far precedere significativi approcci sulla Luna. Il che potrebbe creare gravissime complicazioni ai partner del programma Artemis reclutati dalla NASA, tra cui c’è l’Agenzia Spaziale Europea e di conseguenza le industrie italiane. Ma, come dicevamo, l’instabilità è una sua caratteristica. Appena Musk acquistò la piattaforma Twitter, Trump fu una delle sue prime vittime: perché fu sospeso in seguito all’attacco al Congresso del 6 gennaio 2021. E invece nel 2024 c’è stata una forte virata, blindando la sua posizione come uomo chiave dell’embrione di establishment americano che si stava costituendo. Quindi, nessuno stupore se a metà del guado dovesse invertire la rotta.
Questa, dunque, la deriva di un uomo discusso, adulato dai potenti che hanno sorriso quando ha levato il braccio al cielo imitando il saluto imposto da Adolf Hitler alla sua folla in delirio; per questo la scrittrice italo-ghanese Djarah Kan si è domandata a nome di tutti coloro che odiano la violenza come «l’umanità può tollerare che un miliardario possa sputare in mondovisione su secoli di marce e battaglie ferocissime per la conquista di diritti sociali e civili?». Proseguendo poi: «E tutto questo per cosa? Per la promessa di quattro macchine volanti, internet nel cervello e la colonizzazione di Marte?». Musk non è sicuramente un fenomeno da baraccone e i risultati che lo hanno reso il magnate più abbiente sono ineccepibili. Il solo aver riportato gli Stati Uniti ad un ruolo di autonomia -nel 2020- nel poter utilizzare dopo nove lunghissimi anni un veicolo proprio per raggiungere la Stazione l’avamposto orbitante liberandosi dalla dipendenza dei mezzi del Cremlino lo ha reso unico. Preoccupano sicuramente i suoi accordi con il Pentagono per la fornitura di servizi e apparecchiature particolarmente sensibili. Qui il discorso è complesso e meriterebbe una particolare attenzione, ma probabilmente i super generali avranno preso le loro precauzioni.
Non crediamo ad una sua fede politica come viene a volte sdoganato da alcune frange di estremisti conservatori perché siamo convinti che i business men hanno un unico obiettivo, che è quello di arricchirsi usando e non facendosi usare dalla politica. Abbiamo, tuttavia, molti dubbi sulla sua moralità. E di quelli che lo assecondano.I suoi principi di abbattere i costi attraverso un’elevata integrazione verticale con l’obiettivo di creare in proprio asset di tecnologia altamente competitiva hanno affascinato molti analisti finanziari, ma sono inapplicabili in Europa dove si vivono e si soffrono più incroci politici e sociali. Non c’è da fare illazioni a meno di non voler rinnegare la storia di un continente vecchio oltre duemila anni dove le economie di scala per abbattere i costi devono convivere con welfare e rivendicazioni che sono un valore, non una vergogna. Dovrebbero averlo ben presente quei governanti che hanno più pratica di slogan che di vita dei popoli. Ha detto giusto il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, il 6 gennaio scorso davanti agli ambasciatori riuniti all’Eliseo, quando ha descritto il ‘disordine del mondo’ dichiarando che: «Chi applica le regole del passato sarà divorato». Le allusioni erano scontate! Il futuro del mondo è gravido di incertezze: che lo spazio possa fornire una risposta alle più insistenti criticità è sicuramente possibile, ma escludiamo al momento che possa rappresentare una via di fuga dalla realtà quotidiana del nostro pianeta Terra.È impossibile prevedere quali saranno nel prossimo futuro i rapporti con un Presidente che, al momento, gli è molto utile per l’espansione dei suoi affari, ma che potrebbe essergli di intralcio se il suo alter ego si spoglierà della veste interventista di cui si è ammantato per ammaliare una popolazione ormai disadattata alla vita sociale e proverà a dare una conduzione politica alla nazione che amministra. E in quel caso, l’unica frase che ci sovviene in chiusura la prendiamo da Tito Livio che riferì l’espressione di Brenno, capo dei Galli Sènoni, una volta occupata Roma nel IV secolo: «Guai ai vinti!».