«Il capo del Governo di salvezza siriano che guida Idlib, Mohammed al-Bashir, sarà incaricato di formare un nuovo governo siriano per gestire il periodo di transizione». A renderlo noto è stata l’emittente ‘al-Jazeera, che ha fatto sapere che la nomina sarebbe arrivata dopo un incontro tra il leader di Hayat Tahrir al-Shams (HTS) noto con il nome di battaglia Abu Mohammad Al-Jolani (che ora è tornato ad usare il nome anagrafico di Ahmed al-Shara), e il Primo Ministro del regime di Bashar al-Assad, Muhammad al-Jalali.

In un breve discorso alla televisione di Stato, Mohammed al-Bashir, preferito da al-Jolani sia all’esiliato ex Premier siriano Riad Hijab sia all’attuale Primo Ministro Muhammad Jalali, ha confermato che guiderà il governo ad interim fino al prossimo primo marzo: «Oggi abbiamo tenuto una riunione di governo a cui hanno partecipato una squadra del Governo di salvezza, che stava lavorando a Idlib e nelle sue vicinanze, e il governo del regime detronizzato. L’incontro aveva come tema principale il trasferimento dei fascicoli e delle istituzioni per la tutela del governo». Dietro di lui, sottolinea Reuters, nel video si potevano vedere due bandiere: la bandiera verde, nera e bianca con tre stelle rosse sventolata dagli oppositori di Assad durante la guerra civile, e una bandiera bianca con il giuramento di fede islamico scritto in nero, solitamente sventolata in Siria dai combattenti islamici sunniti.

Formalmente sarebbe stata la Direzione delle operazioni militari, organo del gruppo jihadista HTS, ad attribuirgli l’incarico di formare un governo di transizione con un mandato “per sbrigare gli affari correnti” che durerà fino al 1 marzo prossimo. “Il nuovo governo inizierà a lavorare immediatamente dopo la sua formazione“, ha assicurato HTS.

Il primo premier del dopo Assad ha convocato i vecchi ministri del dittatore e il mandato del suo leader massimo, Al Jolani, è chiaro: “Garantire i servizi”, “non fare a meno dell’esperienza di chi ha governato finora”, “ricostruire e includere”.

Un altro segnale importante di questa transizione apparentemente tranquilla è l’assenza di rappresaglie nei confronti delle migliaia di funzionari legati al vecchio regime, in particolare delle forze armate: i vertici di HTS avrebbero concesso l’amnistia a tutto il personale militare che in questi anni ha prestato servizio per Assad garantendo la loro incolumità.

Ciò è stato favorito anche e soprattutto dalla decisione dei comandanti dell’esercito di non opporsi all’avanzata delle milizie che sono entrate a Damasco praticamente senza sparare un colpo ed evitando un bagno di sangue. Nella giornata di sabato circa cinquemila tra soldati semplici e ufficiali avevano cercato rifugio terrorizzati nel vicino Iraq, ora potranno tornare in patria senza temere vendette.

Ma chi è al-Bashir? Nato nel 1983 nel governatorato di Idlib, è di sicuro una figura poco nota nella maggior parte della Siria: la sua visibilità politica non va oltre la provincia di Idlib, la piccola regione prevalentemente rurale del nord-ovest del Paese dove i ribelli hanno creato un’amministrazione durante la guerra civile siriana e che lui ha guidato. Alla fine di novembre del 2024, dopo che i ribelli hanno lanciato l’offensiva nel nord-ovest della Siria, al-Bashir, durante una conferenza stampa, ha dichiarato che l’azione era stata condotta per rispondere agli attacchi delle truppe governative siriane contro i civili.

Le poche notizie disponibili sul conto di al-Bashir provengono dal sito del cosiddetto ‘Governo di salvezza’, secondo cui sarebbe nato nel 1983 nella provincia di Idlib. Nel 2007, si sarebbe laureato in ingegneria elettrica ed elettronica presso il Dipartimento di Comunicazione dell’Università di Aleppo. Nel 2011 sarebbe diventato dirigente di un impianto della Syrian Gas Company. Dieci anni dopo, nel 2021, avrebbe conseguito una seconda laurea, in Sharia e Giurisprudenza presso l’Università di Idlib oltre che un attestato in Public Administration.

Tra il 2022 e il 2023, sarebbe stato Ministro dello Sviluppo e degli Affari umanitari nel gabinetto di Ali Abdulrahman Keda, quarto primo ministro del Governo di salvezza della rivoluzione a Idlib, governo dell’opposizione siriana formato nel novembre 2017 da Hayʼat Tahrir al-Sham (HTS) durante la guerra civile siriana – della rivoluzione a Idlib, dal 2019 al 2024.

Nel gennaio 2024, il Consiglio della Shura (l’organo che rappresenta i vari segmenti della popolazione della regione e che elegge il primo ministro) del Governo di salvezza avrebbe votato per eleggere al-Bashir come Primo Ministro.

La sua piattaforma elettorale si è concentrata sull’e-government e sull’automazione governativa. La sua amministrazione, anche grazie al sostegno economico della Turchia, ha abbassato le tasse immobiliari, è riuscito a far sì che fossero erogati tutti i servizi (energia, acqua, internet,…), ha allentato le norme urbanistiche, ha avviato consultazioni per l’espansione del piano regolatore della città di Idlib. Inoltre, non si sarebbero registrate repressioni contro le minoranze.

«Il primo obiettivo è ristabilire la sicurezza e la stabilità in tutte le città della Siria», ha dichiarato Al Bashir, dopo la rapida offensiva dei ribelli di Hayat Tahrir al Sham (HTS) che ha portato alla caduta del regime degli Assad, scappati in Russia. Il nuovo governo di transizione, ha fatto sapere un portavoce dell’HTS, non imporrà il velo delle donne, né introdurrà alcuna forma di limitazione alle libertà individuali: «In tutti questi anni di amministrazione a Idlib e nelle altre zone liberate non abbiamo mai imposto il velo a nessuno, né ai musulmani né ai curdi, né ai drusi, né ai cristiani. Perché dovremmo cominciare a imporre adesso limiti alle libertà individuali?», ha commentato un portavoce del gruppo islamista.

Secondo l’Unicef, intanto, sarebbero almeno 80 i bambini che sono stati uccisi o feriti nelle ultime due settimane. “Le condizioni umanitarie all’interno del Paese sono terribili. Con milioni di bambini e famiglie che affrontano privazioni estreme. – ha detto Catherine Russell, direttrice esecutiva dell’Unicef – Più di un decennio di guerra ha causato danni enormi alle infrastrutture critiche, spostamenti su larga scala. E un accesso fortemente limitato ai servizi essenziali. Tra cui acqua potabile, servizi igienici, protezione, istruzione, salute e nutrizione”.

Secondo l’organizzazione internazionale Human Rights Watch, la caduta del governo di Bashar al-Assad offre ai siriani un’opportunità senza precedenti di tracciare un nuovo futuro basato sulla giustizia, la responsabilità e il rispetto dei diritti umani. “Chiunque emerga come nuova leadership della Siriaha spiegato Lama Fakih, direttore per il Medio Oriente di Hrw – dovrebbe rompere completamente e con determinazione con la repressione e l’impunità del passato e stabilire un sistema che rispetti i diritti umani e la dignità di tutti i siriani, indipendentemente dal background o dalle opinioni politiche. Dovrebbe agire rapidamente per preservare e proteggere le prove dei crimini e degli abusi da parte del precedente governo e garantire una giustizia equa e imparziale in futuro”.

Mosca ha dato per la prima volta conferma, alla Nbc, dell’asilo concesso al presidente siriano Bashar al Assad, che è stato trasportato «nel modo più sicuro possibile», ha fatto sapere il vice ministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov. «È al sicuro, e dimostra che la Russia agisce come richiesto in una situazione così straordinaria», ha detto.

Tra i pochi punti saldi, l’appoggio della Turchia di Erdogan: “Ci aspettiamo che gli attori internazionali, soprattutto le Nazioni Unite, diano una mano al popolo siriano e sostengano la creazione di un’amministrazione inclusiva”. Lo ha affermato il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan: “In Siria è iniziata una nuova era, ora è necessario concentrarsi sul futuro”, ha aggiunto il ministro. “La Turchia, che ha teso la mano ai suoi fratelli siriani in tempi difficili, sarà con loro in questa nuova pagina che è stata aperta a Damasco”.

L’Unione Europea “non ha attualmente contatti con Hayat Tahrir al-Sham (Hts)”, ha messo in chiaro il portavoce Ue per gli Affari Esteri, Anouar el Anouni, durante il briefing con la stampa a Bruxelles. Hts è infatti considerata un’organizzazione terrorista e, come tale, sottoposta a sanzioni nell’Ue. Ma ora che “assumerà maggiori responsabilità” nel Paese, “valuteremo le loro azioni, non solo le loro parole”, ha aggiunto el Anouni.

Dal canto suo, il Regno Unito fa sapere che deciderà “molto rapidamente” se rimuovere l’Hits dalla lista di organizzazioni terroristiche. “Se la situazione si stabilizza, ci sarà una decisione da prendere su come affrontare qualsiasi nuovo regime sia in atto lì”, ha fatto sapere il ministro per le Relazioni intergovernative, Pat McFadden. “Penso che dovrebbe essere una decisione relativamente rapida, quindi è qualcosa che dovrà essere considerato abbastanza rapidamente, data la velocità della situazione sul campo”. Il capo di Hts, al-Jolani, secondo il ministro britannico “sta dicendo alcune  cose giuste sulla protezione delle minoranze, sul rispetto dei diritti umani. Vedremo nei giorni a venire”.