Un esempio di azioni sociali implementate, ma valutate con un modello (metodo SROI-Social Return on Investment) che ci permette di passare dalla narrazione prevalentemente descrittiva ad una ‘messa a terra’ reale delle scelte strategiche, ad una verifica continua dei risultati ottenuti durante il processo e ad una efficacia conseguente. Non parole, ma fatti

Coesione sociale agìta a favore degli ex detenuti, assistenza sociale mirata, politiche di reinserimento lavorativo e professionalizzazione, formazione permanente e così via sono una narrazione importante, ma spesso a bassa produttività di risultato (non valutato) ed a bassa efficienza riguardo allo scopo di reinserire nel lavoro gli ex detenuti e diminuire la recidiva criminale.In verità, si cerca di anticipare la professionalizzazione dei detenuti tramite azioni in carcere (poche) inerenti il prison labor, che, comunque, sembra comprovare, con numerose evidenze empiriche, la maggiore efficacia delle misure alternative alla detenzione ordinaria e dell’inserimento in programmi formativi e professionalizzanti. Determinando anche un abbattimento nel tasso di recidiva criminale post detenzione.

Tutto questo con significativi benefici non solo in ottica ‘micro’ (in termini, cioè, di un più probabile e rapido reintegro del soggetto nel tessuto socio-economico), ma anche sistemica (grazie ad una riduzione del tasso di criminalità espresso sul territorio e, conseguentemente, dei costi sostenuti dalle Pubbliche Amministrazioni e dalla collettività intera nella prevenzione e correzione del fenomeno).

Tra i risultati più incoraggianti, è possibile citare quelli attestati dallo studio condotto da D. Steward, dal quale si evince come i soggetti inseriti in programmi educativi o di formazione professionale presentino oltre un quarto di probabilità in meno di reiterare crimini a seguito della scarcerazione.

In Italia, altrettanto promettenti, si sono dimostrati i risultati conseguiti attraverso il progetto di reinserimento socio-lavorativo, messo in atto in occasione dell’indulto attuato nel 2006: anche se gli effetti dello stesso sono stati riassorbiti in brevissimo tempo, è significativo che solo il 2,8% dei 2.158 soggetti coinvolti in tale intervento rieducativo, è tornato in carcere per un reato commesso a seguito dell’indulto.

Anche laddove, invece, il tasso di recidiva dei soggetti ammessi alle misure alternative si attestava su un più realistico 19%, il beneficio ottenuto rispetto all’espletamento della pena in detenzione ordinaria, è stato assolutamente apprezzabile.

Il suggerimento fu di attivare  interventi normativi che si  muovano in tale direzione, specie se si considera che, un’alta percentuale della popolazione carceraria (>45%) presente non ha avuto accesso a tali misure.

L’analisi economica degli effetti del prison labor (lavoro in prigione) non esita, tuttavia, a porne in evidenza anche gli aspetti più critici e controversi, esprimibili in termini di:

scarsa produttività del lavoro carcerario: il basso livello di istruzione e qualificazione professionale che caratterizza in media la popolazione carceraria ne fa una forza lavoro di fatto poco attrattiva;

effetti distorsivi sul mercato del lavoro ordinario: pur a fronte di una scarsa capacitàproduttiva, le agevolazioni statali concesse per l’assunzione di soggetti svantaggiati, possono generare un effetto displacement (spiazzamento) rispetto al mercato del lavoro ordinario.

Il principio enunciato dall’art.27 della Costituzione Italiana è spesso ed in parte disatteso e cioè ‘Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del detenuto’.

C’è comunque un rimedio: la recidiva criminale si riduce con il metodo della valutazione dell’impatto sociale degli investimenti.

In queste pagine, si è spesso parlato dell’impatto sociale e, ad una prima vista, poteva sembrare un esercitazione accademica e teorica.

Tutto questo non è vero perché ci sono ormai una serie di esempi, peraltro anche in tempi non sospetti rispetto alla moda culturale odierna, che ci dicono quanto l’impatto sociale sia utile per potere capire l’efficacia di certe scelte operative.

Già nell’Aprile 2003 la non profit inglese Tomorrow’s People lanciò nel Regno Unito un programma sociale, denominato ‘Getting Out To Work (GOTW) che avrebbe incrementato di un terzo l’occupazione degli ex detenuti, riducendo la deprivazione di tipo sociale per i giovani con precedenti di tipo penale.

Il contesto è stato la zona Merseyside (quartieri Knowsley, Liverpool, St.Helens, Sefton e Wirral) in Inghilterra dove si era registrato un tasso di disoccupazione molto elevato (2,7% in più della media nazionale).

Interessante è che per poter svolgere questo progetto, si è coinvolto sia il settore pubblico sia il settore privato nonché il volontariato in quella logica di filiera che ha permesso di aumentare la massa critica di efficienza e di efficacia e dare una veridicità e una fiducia rispetto ad alcuni modelli e metodi di collaborazione.

Si è creata una partnership a livello sia locale che regionale e ci si è rivolti ad ex detenuti di età compresa tra i 16-24 anni (oggi si direbbe la generazione Z) disoccupati e in cerca di occupazione che dovevano essere comunque residenti nei quartieri indicati.

‘Getting Out To Work (GOTW)’ era gestito da Tomorrow’s People che è un’organizzazione non profit inglese che da supporto ad adulti e giovani svantaggiati nella ricerca di occupazione sostenibile.

L’investimento fu di 51.600 sterline e il finanziamento è avvenuto da parte di Diageo Great Britain e da European Social Fund (ESF).

Quindi si è incaricato la New Economics Foundatio (NEF) di condurre una valutazione indipendente.

Nota a margine: questo un elemento è da sottolineare perché il monitoraggio dell’efficacia si è affidato una non profit che ha una terzietà credibile ed affidabile.

Dopo un anno il programma “Getting Out To Work (GOTW)”, è stato in grado di coinvolgere e sostenere110 giovani e l’impatto del progetto è stato valutato rispetto ad alcuni obiettivi:

1- supporto di 163 giovani nei primi due anni;

2- garantire ad almeno 12 giovani un’occupazione di minimo un anno;

3- ridurre il tasso di recidiva criminale sia a livello locale che nazionale.

Il primo obiettivo dei giovani coinvolti è stato ampiamente superato perchè 19 giovani hanno ottenuto un’occupazione sostenibile.Inoltre questo programma ha ridotto drasticamente il tasso di recidiva criminale del 15-20% rispetto alla media nazionale.

I giovani sono stati oggetto di attenzione organizzativa e di progetto ed cisono stati alcuni concreti benefici:1-incremento del reddito annuale 2-benefici per lo stato perché si sono  ridotte le spese destinate a disoccupati;3- benefici per la società grazie alla riduzione del tasso di recidiva con una conseguente riduzione dei costi legati alla criminalità.

Inoltre utilizzando alcune  proxy finanziarie è stato monetizzato il risultato e proiettato su un orizzonte temporale di 3 anni fino a raggiungere questo tipo di conclusione: per 1 sterlina investita e spesa per il programma si  è stati in grado di creare 10.5 sterline di valore sociale in termini di riduzione dei costi legati a :1-riduzione dei costi del welfare state;2-incremento dei contributi fiscali ;3- riduzione delle spese sostenute dalla società. Tutto questo è avvenuto tramite azioni sociali implementate, ma valutate con un modello (metodo SROI-Social Return on Investment) che ci permette di passare dalla narrazione prevalentemente descrittiva ad una ‘messa a terra’ reale delle scelte strategiche, ad una verifica continua dei risultati ottenuti durante il processo e ad una efficacia conseguente. Non parole, ma fatti.

Di Giorgio Fiorentini

Senior professor in Bocconi con la quale collabora, a vario titolo, dal 1981. Attuale posizione in Bocconi e SDA Bocconi nel Dipartimento di Analisi istituzionale e management pubblico (DAIMAP) e nell’Istituto di Pubblica Amministrazione e Sanità (IPAS); CERGAS (Centro di ricerca sull’assistenza sanitaria e sociale). Ideatore e direttore “Master in management delle imprese sociali” (23 ed)-Bocconi. Responsabile progetto:”Dai un senso al profitto”(XIV ed). Attuale posizione altre Università • Dal 2021 Codirettore scientifico e direttore MASTER IN MANAGEMENT delle IMPRESE SOCIALI e PREVIDENZA-LUM(Libera università Mediterranea)-Casamassima(BA) • Fino al 2015 Codirettore del MASTER in ETICA D’AZIENDA (MEGA)-in collaborazione con l’Istituto Marcianum-Patriarcato di Venezia-Venezia(7^ edizioni). Membro del Consiglio Direttivo LILT(Lega Italiana Lotta Tumori)MILANO e BRIANZA,vice presidente SOTTOVOCE-ass.volontari IEO-MONZINO,consigliere CdA Fondazione Salvatore Maugeri Group-Pavia;Volunteer association advisor,Ideatore e presidente PREMIO IMPATTO-Salone CSR e INNOVAZIONE SOCIALE-Koinetica e Univ.Bocconi,;Membro ETHICS COMMITEE di Lombardi Group sa;LOINGsa-Bellinzona. LIBRI:G.Fiorentini-TUTTE LE IMPRESE DEVONO ESSERE SOCIALI-Profitto e Impatto Sociale-FrancoAngeli 2021; G.Fiorentini, V.Saturni,E.Ricciuti-La VIS di AVIS-la valutazione socio economica delle donazioni del sangue-FrancoAngeli ed .-2016;Fiorentini G-M. Campedelli -La dote ed la Rete-una policy e un modello per le non autosufficienze-Fondazione Easy Care-Reggio Emilia;CD-ROM-2016;G.Fiorentini-G.Sapelli-G.Vittadini:Imprenditore: Risorsa o problema-BUR Saggi-Mi-2014;G.Fiorentini-V.Saturni-AVIS in the Italian transfusion System-FrancoAngeli –ed.Mi-2013; G.Fiorentini-V.Saturni ‘AVIS nel sistema trasfusionale italiano’; FrancoAngeli ed.-Mi 2013;G.Fiorentini-F.Calò-Impresa sociale &Innovazione Sociale –Franco Angeli ed.-mi-2013; D.Dal Maso-G.Fiorentini(a cura di)-Creare valore a lungo termine-Egea-2013