Una nuova esplosione di sentimenti anticoloniali sta attraversando da tempo le ex colonie francesi. Parigi accusa il governo del Mali di essere “alleato dei mercenari russi di Wagner”, ma è una scusa. Quello degli africani è un sentimento di sconfessione della politica francese, ma Parigi non capisce

 

 

Il 21 novembre 2022, il Primo Ministro ad interim del Mali, il colonnello Abdoulaye Maïga, ha pubblicato una dichiarazione sui social media in cui affermava che il Mali ha deciso di «vietare, con effetto immediato, tutte le attività svolte dalle ONG che operano in Mali con finanziamenti o supporto materiale o tecnico da Francia». Pochi giorni prima di questa dichiarazione, il governo francese ha tagliato l’assistenza ufficiale allo sviluppo (APS) al Mali perché riteneva che il governo del Mali fosse«alleato dei mercenari russi di Wagner». Il colonnello Maïga ha risposto, dicendo che si tratta di «accuse fantasiose» e di un «sotterfugio inteso a ingannare e manipolare l’opinione pubblica nazionale e internazionale».
«I soldati Wagner sono in Mali, ma non sono loro la causa della spaccatura tra Parigi e Bamako. Il temperamento anticoloniale precede l’ingresso di Wagner, che la Francia usa come scusa per coprire la sua umiliazione», affermaVijay Prashad, uno storico e giornalista indiano, capo corrispondente di ‘Globetrotter‘, nonché direttore di Tricontinental Institute for Social Research, e senior fellow presso il Chongyang Institute for Financial Studies, Renmin University of China.
E questi fatti sono solo gli ultimi di una lunga serie di cronache che vedono coinvolta la Francia in posizione critica e insieme ‘imbarazzante’ in Africa.

Le tensioni tra Francia e Mali sono aumentate nel corso del 2022. L’ex potenza coloniale è tornatain Mali con un intervento militare nel 2013 per combattere l’ascesa dell’insurrezione islamista nella metà settentrionale del Mali; nel maggio 2022, il governo militare del Mali ha espulso le truppe francesi, spiega Vijay Prashad. «Quella decisione di maggio è arrivata dopo diversi mesi di accuse tra Parigi e Bamako che rispecchiavano l’aumento delsentimento antifrancese nella regione africana del Sahel».

«Una nuova esplosione di sentimenti anticoloniali ha attraversato le ex colonie francesi, dove i dibattiti sono ora incentrati sulla rottura con la stretta mortale della Francia sulle loro economie e la fine dell’intervento militare delle truppe francesi».
Dal 2019, i Paesi che fanno parte dell’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale edella Comunità economica e monetaria dell’Africa centrale «si stanno lentamente ritirando dal controllo francese sulle loro economie (ad esempio, nel 2020, i francesi hanno annunciatoufficialmente che per l’Africa occidentale, porrebbe fine all’obbligo per i Paesi di depositare metà delle loro riserve valutarie presso il Tesoro francese attraverso il vecchio strumento coloniale del franco CFA). Secondo una storia che circolava in Africa occidentale e nel Sahel -avvalorata da un’e-mail inviata da un ‘consigliere non ufficiale’ all’ex segretario di Stato americano Hillary Clinton- uno dei motivi per cui l’allora Presidente francese Nicolas Sarkozy voleva rovesciare il libico Muammar Gheddafi nel 2011 era perché il leader libico aveva proposto una nuova moneta africana al posto del franco CFA».

La Francia nega che il motivo di questa tensione con il Mali sia dovuto al nuovo clima anticoloniale. «Il governo francese afferma che è interamente dovuto all’intimità del Mali con la Russia».
L’esercito del Mali ha stabilito legami sempre più stretti con il governo e l’esercito russo. Il Ministro della Difesa del Mali, il colonnello Sadio Camara, e il capo di stato maggiore dell’aeronautica, il generale Alou Boï Diarra, sono considerati ‘gli architetti’ di un accordo stipulato tra l’esercito maliano e il gruppo Wagner, nel 2021, per portare diverse centinaia di mercenari in Mali come parte del campagna contro i gruppi jihadisti. Ma per quanto questo possa un elemento non gradito all’Eliseo, questa sarebbe soltanto la così detta ‘foglia di fico’, secondo la lettura di Vijay Prashad.

Nella regione si sono succeduti, negli ultimi due anni, una serie di colpi di Stato nella regione. Dal colpo di Stato in Mali, nell’agosto 2020, al colpo di Stato in Burkina Faso nel settembre 2022. «I colpi di Stato nella regione, compreso il colpo di Stato in Guinea, nel settembre 2021 come gli altri due colpi di Stato in Mali (agosto 2020 e maggio 2021 ), e un altro colpo di Stato in Burkina Faso (gennaio 2022 ), sono stati guidati in gran parte dal sentimento antifrancese nel Sahel. Nel maggio 2022, i leader militari del Mali hanno espulso le basi militari francesi istituite nel 2014. Proteste contro i francesi in Marocco e Algeria hanno solo aggiunto peso al sentimento antifrancese che si sta diffondendo nel continente africano, con il Presidente francese Emmanuel Macron inondato di insulti mentre cercava di camminare per le strade di Orano in Algeria nell’agosto 2022», spiega lo storico.

«La situazione nelle ex colonie francesi (Burkina Faso, Ciad, Costa d’Avorio, Niger e Mali) è diversa da quella del Nord Africa», ha spiegato allo storico il politico Abdallah El Harif, del partito marxista La Voie Democratique. «I cattivi rapporti tra il regime in Marocco e la Francia sono dovuti al fatto che il regime marocchino ha sviluppato importanti relazioni economiche, politiche e di sicurezza con i regimi dell’Africa occidentale a spese dei francesi», ha affermato. Riguardo in particolare alle ex colonie francesi lungo il Sahel, El Harif ha affermato che «molte insurrezioni popolari hanno avuto luogo contro la continua presenza coloniale francese in questi Paesi. Con il Marocco che prende le distanze dalla Francia, Parigi è irritata dai suoi crescenti legami con gli Stati Uniti, mentre nella regione del Sahel la gente vuole espellere la Francia dalla propria vita».

Una lettura, questa, del sentimento antifrancese, che avanza anche ‘Le Journal de l’Afrique‘, definendoloessere, «in realtà, solo un sentimento di sconfessione della politica francese».

«Sessant’anni dopo l’indipendenza, è un certoneocolonialismofrancese a esasperare gli africani. Il politico senegalese Dialo Diop ricorda alla ‘Bbc‘ il “rapporto malsano e incestuoso che lega lo Stato francese agli Stati delle sue ex colonie”».
«Per il filosofo maliano Issa N’Diaye, citato anche dai media britannici, è Françafrique a preoccupare. Vede questa politica “come una sorta di tutela che non dice il suo nome e che consiste nel far prevalere gli interessi della Francia, gli interessi delle imprese francesi, delle multinazionali francesi su quelli delle popolazioni africane”. Tuttavia, prosegue l’ex Ministro, i leader africani non riescono a liberarsi della Françafrique».Sono, all’improvviso, i giovani africani a opporsi.«I giovani attuali che sono sui social network, che hanno una grande apertura al mondo, che vedono cosa succede altrove, aspirano a orizzonti diversi dalla Françafrique. È abbastanza normale che un giovane voglia rivisitare le relazioni tra Francia e Africa», dice Issa Ndiaye.

La «Francia sta diventando sempre più impopolare. C’è però una testardaggine da parte dei funzionari francesi, ma soprattutto un’incapacità da parte loro di capire che gli equilibri di potere stanno cambiando». Nonostante questo sentimento contrario alla politica francese in Africa, Parigi persiste. «Da Mitterrand a Macron, la Francia ha sempre fatto, in fondo, lo stesso discorso». E se Emmanuel Macron ha da tempo evocato il suo desiderio di una ‘rottura’ con Françafrique, in azione, è ben lungi dall’essere così», registra ‘Le Journal de l’Afrique‘ confrontandosi con diversi studiosi del tema.

La monarchia marocchina ha reagito con calma ai colpi di Stato nel Sahel, «non volendo associarsi al tipo di sentimento antifrancese della regione. Tale associazione richiamerebbe l’attenzione sulle strette relazioni del Marocco con gli Stati Uniti», afferma Vijay Prashad. «Questa relazione USA-Marocco ha fornito alla monarchia dei dividendi: equipaggiamento militare dagli Stati Uniti e permesso al Marocco di continuare la sua occupazione del Sahara occidentale, compresa l’estrazione dei preziosi fosfati della regione (in cambio dell’apertura dei legami del Marocco con Israele)». Il Marocco ha sviluppato enormemente le sue relazioni militari con gli Stati Uniti. E la Francia è stata messa da parte da queste ‘manovre’, che hanno infastidito Parigi.

Vijay Prashad richiama le considerazioni, condotte in un articolo su ‘Le Monde‘, nel dicembre 2021, da Rahmane Idrissa, ricercatore senior presso il Centro di studi africani dell’Università di Leida. Il quale ha indicato tre ragioni per l’aumento del sentimento antifrancese nel Sahel. «In primo luogo, la Francia, ha detto, “sta pagando il conto nel Sahel per mezzo secolo di interventi militari nell’Africa sub-sahariana”, compresa la protezione francese dei regimi “generalmente odiosi per la popolazione”. In secondo luogo, il fallimento della guerra contro i jihadisti ha disilluso l’opinione pubblica sull’utilità del progetto francese. Terzo, e questa è la chiave, ha sostenuto Idrissa, che l’incapacità dei governanti militari nella regione “di mobilitare la popolazione contro un nemico (jihadista)”, contro il quale non hanno una vera strategia, ha portato a rivolgere questa rabbia verso i francesi»