Visita di Stato del Presidente francese Emmanuel Macron a Washington. Ottimo rapporto tra i due presidenti. Macron partner di riferimento dell’America in Europa. Punti di disaccordo costruttivi su guerra e pace in Ucraina, Russia post-guerra, energia, mantenendo l’unità transatlantica

«Stiamo dando il benvenuto ad alcuni amici venuti in città», si legge accanto alla foto che ritrae il Presidente USA Joe Biden a tavola assieme al Presidente di Francia Emmanuel Macron, e, all’altro lato del tavolo, la premiere dame Brigitte e la first lady Jill. Foto e testo in un tweet del Presidente Biden di qualche ora fa, al termine di una cena informale in un ristorante italiano a Georgetown, Washington. Cena con la quale si è conclusa la prima giornata della visita di Stato di Macron negli Stati Uniti.
Sembra un’era geologica fa, e invece è trascorso solo poco più di un anno, da quando (settembre 2021) Macron ha richiamato per consultazioni i suoi ambasciatori a Washington e Canberra dopo la vicenda AUKUS (l’accordo segreto Stati Uniti, Regno Unito, Australia ha mandato in fumo un contratto francese per un sottomarino da 66 miliardi di dollari) che ha fatto sprofondare le relazioni USA-Francia al punto più basso degli ultimi decenni.
Una visita sulla quale si è concentrata molta attenzione da parte americana, ripetutamente si è sottolineato che questa è la prima visita di Stato dell’Amministrazione Biden, e Macron si è impegnato in ‘grandeur’, portandosi al seguito una nutrita e sfarzosa delegazione composta da ministri, uomini d’affari, scrittori, perfino astronauti, un pilota collaudatore, un ballerino.
E il tweet di benvenuto di Biden descrive bene il clima che in questi mesi si è consolidato tra i due Presidenti: un ottimo rapporto personale, molto schietto, di reciproco rispetto, nel contesto del quale i due appaiono come due vecchi amici.

In questo 2022, gli sforzi congiunti innescati dall’invasione russa dell’Ucraina hanno avvicinato ancora di più i due presidenti, portandoli a lavorare fianco a fianco.
Al centro dei colloqui di questi giorni (Macron è arrivato a Washington martedì e ripartirà venerdì):guerra in Ucraina, crescente influenza di Pechino nella regione indo-pacifica, il dossier nucleare iraniano, altre questioni legate alla difesa, e poi l’economia europea sconvolta dall’invasione russa dell’Ucraina, in particolare per quanto riguarda l’energia. I due presidenti si confronteranno anche sulle discussioni avviate sulla scia dell’affaire AUKUS, volte a intensificare la cooperazione in materia di spazio, cyberspazio ed energia, onde porre le basi perchè incidenti simili non si ripetano in futuro.
In una conferenza stampa tenutasi lunedì, il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Kirby, sottolineando la «lunga storia condivisa dei due Paesi come alleati», ha affermato: «Se guardi cosa sta succedendo in Ucraina, cosa sta succedendo nell’Indo-Pacifico e le tensioni con la Cina, la Francia è davvero al centro di tutte queste cose». E ha aggiunto: «Il Presidente Macron è stato un leader dinamico all’interno del G-7, in particolare in Europa». Biden «ha ritenuto che questo fosse esattamente il Paese giusto e più appropriato con cui iniziare per le visite di Stato».

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«Una visita di Stato è il più alto livello possibile di impegno tra due Paesi», ha affermato Philippe Etienne, ambasciatore di Francia negli Stati Uniti, nel corso di una intervista esclusiva rilasciata a ‘Foreign Policy‘. «Questo sottolineerà la profondità del partenariato tra Francia e Stati Uniti come i ‘più vecchi alleati’. Ma sarà anche l’occasione per rivedere insieme, al più alto livello, le tante sfide che i nostri due Paesi stanno affrontando in questo momento».

Secondo ‘CNN‘, i funzionari statunitensi e francesi «non si aspettano che la visita produca risultati importanti, ma entrambe le parti la vedono come un’opportunità per i due Paesi di approfondire la loro partnership su una serie di sfide globali».
Per Macron, che da tempo cerca di ritagliarsi il ruolo di leader de facto dell’Europa, la visita, il fatto di essere stato scelto per la prima visita di Stato accolta da Biden, è un successo non da poco. Un risultato, questo, quasi scontato dopo l’uscita di scena di Angela Merkel, di Mario Draghi e dopo i disordini politici che hanno ferito e messo momentaneamente fuori gioco il Regno Unito, lasciandolo sbiadito sul fondo, e una Germania, che sarà pure prima economia in Europa, ma che politicamente, con la guida di Olaf Scholz, lascia molto a desiderare. «Per molti aspetti la Franciaèbalzata in testa alla fila ed è diventata il partner di riferimento dell’America quando si tratta di promuovere la cooperazione transatlantica», ha dichiarato, a ‘CNN‘, Charles Kupchan, membro del Council on Foreign Relations ed ex direttore senior per gli affari europei presso il Consiglio di sicurezza nazionale. «E penso che sia in parte dovuto allo stesso Macron, che si appoggia al ruolo dell’Europa nel mondo e che, rispetto alla maggior parte degli altri leader europei, è piuttosto attivo e piuttosto ambizioso».

Philippe Etienne, nell’intervista a ‘Foreign Policy‘, precisa alcuni di questi temi al centro del confronto Biden-Macron. A partire da sanzioni e annoso capitolo energia: «dovremo discutere i diversi aspetti delle nostre politiche: sanzioni, attuazione delle sanzioni, energia –anche, ovviamente, adattare il nostro sostegno alla stessa Ucraina», dal coordinamento degli sforzi per fornire l’esercito ucraino, al continuare a ‘punire’ la Russia e mitigare le ricadute economiche ed energetiche sull’Occidente, sottolineano i funzionari della Casa Bianca.
Non è un segreto che, non di rado, Biden e Macron sono sembrati offrire visioni contrastanti di un’eventuale fine del conflitto in Ucraina.
Parigi aveva chiesto il dialogo con la Russia per porre fine alla guerra fin dalla primavera, con Macron che ostinatamente si è speso nel dialogo con Vladimir Putin, mentre Biden ha per lo più ribadito la posizione di Kiev secondo cui un accordo sarà possibile solo se la Russia si ritirerà da tutto il territorio ucraino, insomma, una pace frutto della capitolazione russa, il che è molto lontano dal pensiero di Macron, il quale punta invece, non solo a non umiliare la Russia, ma a ‘tutelarla’ per riportarla, fosse pure a lungo termine, all’interno della comunità internazionale, in particolare nella relazione con l’Unione Europea. E questa visita avviene in un momento in cui in Europa sono aumentate le richieste di negoziati con la Russia, e l’attivismo diplomatico è cresciuto, coinvolgendo anche pubblicamente il Vaticano.
Macron non ha avuto timore di ritagliarsi il proprio spazio sulla scena globale, sottolineanogli osservatori americani, «anche perseguire e mantenere comunicazioni back-channel con il Presidente russo Vladimir Putin e, a volte, essere pubblicamente in disaccordo con Biden». E’ successo più di una volta. Per esempio, è stato in disaccordo con la decisione di Biden di definire i crimini di guerra russi in Ucraina un genocidio, e quando Biden ha sollevato il rischio di un ‘Armageddon’ nucleare, Macron ha esortato alla prudenza, a evitare l’escalation di parole.

In merito alla questione energia: «Vogliamo lavorare insieme agli Stati Uniti, sia al governo che al settore privato, per vedere come possiamo affrontare questo problema in modo compatibile con gli interessi di tutti. Siamo grati che gli Stati Uniti forniscano GNL all’Europa, ma ci sono problemi sul prezzo. Quindi vedi che si tratta di una serie di domande che sono politicamente sensibili. Sono economicamente molto significativi. Sono tecnicamente complessi. E dobbiamo affrontare seriamente queste questioni con gli Stati Uniti in modo da rimanere uniti. Ci sono alcune persone, soprattutto a Mosca, che vogliono vederci divisi. Vogliamo restare uniti».

Eurasia decodifica chiaramente il ‘diplomatichese’ di Etienne. L’Europa, fortemente dipendente dall’energia, «sta sopportando il peso maggiore degli sforzi occidentali per abbandonare le esportazioni di energia russe, gli Stati Uniti hanno di fatto beneficiato del flusso energetico globale». Ovvero: il peso maggiore del blocco ai prodotti energetici russi lo sta sopportando l’Europa, e in particolare i Paesi più energivori; gli Stati Uniti, all’opposto, stanno guadagnando da questa crisi. Nella prima metà del 2022, gli Stati Uniti hanno superato il Qatar e l’Australia diventando il primo esportatore di gas naturale liquefatto, in gran parte dovuto al fatto che l’UE e il Regno Unito hanno aumentato le loro importazioni di GNL per compensare la diminuzione delle forniture dai gasdotti russi.
«Con l’UE che soffre, Macron ha invitato l’Amministrazione Biden a fare pressioni sulle compagnie del gas statunitensi affinché abbassino i prezzi. La Casa Bianca, da parte sua, afferma che le sue opzioni sono limitate, osservando che l’aumento dei prezzi del GNL è in gran parte il risultato degli sforzi della Federal Reserve statunitense per affrontare l’inflazione, che ha reso le esportazioni statunitensi più costose per tutti. In realtà, c’è poco che l’Amministrazione Biden possa fare: l’elevata domanda globale di GNL sta spingendo verso l’alto i prezzi, anche a livello nazionale». Tuttavia, Macron ha accusato la Casa Bianca di un doppio standardin materia di politica energetica e commerciale.

Circa il piano di stimoli dell’Amministrazione Biden che ha irritato l’Europa, l’Inflation Reduction Act, l’ambasciatore precisa che «È un problema a livello europeo. Non è un problema francese. Gli Stati Uniti non devono fraintendere. In Europa, siamo felici che gli Stati Uniti si stiano muovendo verso l’attuazione dei propri obiettivi climatici. Ma in questo nuovo atto è incorporato un numero di crediti d’imposta che sono discriminatori. Riteniamo che nell’UE siano incompatibili con le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio e discriminatorie nei confronti degli europei, vostri alleati».
Gli osservatori americani sottolineano, come fa Jeremy Diamond, corrispondente ‘CNN‘ dalla Casa Bianca, che forse questo è «il più grande punto di tensione» tra Francia e Stati Uniti in questi dialoghi. Sono «gli oltre miliardi di dollari in sussidi per i veicoli elettrici inclusi nell’Inflation Reduction Act, che si applica solo a quelli prodotti in Nord America» che creano malumori. Macron ha definito la misura protezionista, una misura che discrimina l’industria automobilistica europea. Il Presidente francese sta usando la sua visita a Washington per criticare aspramente alcuni aspetti della legge sul clima firmata dal Presidente Biden come un pessimo affare per l’Europa, sottolinea ‘AP‘. «Macron ha chiarito che lui e altri leader europei rimangono profondamente preoccupati per gli incentivi» che favoriscono la tecnologia climatica di fabbricazione americana, compresi, appunto, i veicoli elettrici. Macron, riferisce ‘AP‘, ieri, in un incontro con i legislatori, ha criticato l’Inflation Reduction Act, affermando che mentre «gli sforzi dell’Amministrazione Biden per frenare il cambiamento climatico dovrebbero essere applauditi,i sussidi sarebbero un’enorme battuta d’arresto per le aziende europee».
«Le scelte che sono state fatte… sono scelte che frammenteranno l’Occidente», ha detto Macron. Ha aggiunto che la legislazione «crea tali differenze tra gli Stati Uniti d’America e l’Europa che tutti coloro che lavorano in molte aziende (negli Stati Uniti), penseranno solo: ‘Non facciamo più investimenti dall’altra parte del l’Atlantico’».
Il Presidente francese ha chiesto ‘scappatoie’ di sussidi per l’UE simili a quelle concesse a Messico e Canada, e i funzionari francesi hanno fatto sapere che Macron intende sollevare la questione negli incontri con Biden. «L’Amministrazione Biden ha costituito un gruppo di lavoro con l’Unione Europea per affrontare la questione, ma il testo della legge limita la capacità di azione dell’Amministrazione». Clayton Allen, esperto statunitense di Eurasia Group, afferma che le concessioni sul modello Messico e Canada sono un sogno irrealizzabile. «Non c’è spazio per estendere le stesse eccezioni concesse al Messico e al Canada senza una nuova legislazione», afferma Allen, sottolineando, per altro, che Biden, da parte sua, «non ha un vero margine di manovra sulle disposizioni della stessa IRA».
Macron, da parte sua, sta chiedendo all’Europa di approvare un pacchetto di sussidi per salvaguardare le industrie chiave. Insomma, qui si profila lo scontro. Tuttavia, sottolinea Allen, sia Macron che Biden vorranno evitare una situazione di stallo commerciale transatlantico che potrebbe aggravare la crisi finanziaria globale. Piuttosto, Macron cercherà di capire come gli Stati Uniti potrebbero rispondere alle reciproche misure protezionistiche.

Etienne anticipa che i due presidenti parleranno anche della prossima conferenza di Parigi. «I presidenti francese e ucraino hanno deciso di ospitare a Parigi, il 13 dicembre, una conferenza dei donatori internazionali. Gli Stati Uniti vi parteciperanno. Vogliamo raggiungere molti Paesi affinché partecipino a questa conferenza dei donatori per sostenere la resilienza ucraina durante questo inverno, in particolare le infrastrutture civili, l’elettricità, l’acqua e i sistemi igienico-sanitari che sono stati presi di mira dai bombardamenti russi». La conferenza di Parigi sarà incentrata sugli aspetti di resilienza, «ma dobbiamo affrontare contemporaneamente l’evoluzione delle esigenze militari».
L’ambasciatore affronta anche il tema dei negoziati volti a porre fine alla guerra. «Non dobbiamo mai dimenticare chi viene attaccato e chi sta attaccando. Quindi, ovviamente, gli ucraini devono decidere quando sono pronti a negoziare. L’Ucraina avrà bisogno di alcune garanzie di sicurezza. Gli ucraini dicono molto spesso che la guerra non è iniziata nel 2022 ma nel 2014. Quindi, prima dobbiamo decidere chi può fornire garanzie di sicurezza. Quindi vogliamo coinvolgere l’intera comunità globale.Cina ma anche altre grandi Nazioni emergenti, Nazioni africane. Perché non è solo un problema europeo. Sono sicuro che questa dimensione globale sarà discussa durante la visita di Stato».
L’ambasciatore Philippe Etienne dribbla sul punto critico. Jeremy Diamond afferma: «Con l’avvicinarsi di un inverno difficile, gli appelli in Europa affinché l’Ucraina si muova verso i negoziati hanno iniziato a farsi più forti e stanno emergendo preoccupazioni sul preservare l’unità occidentale mentre la guerra si trascina». Macron c’è da ritenere se ne farà portavoce nei dialoghi a quattrocchi e Biden non potrà non confrontarsi con il fatto che gli appelli all’unità transatlantica stanno iniziando a non trovare più l’entusiasmo della primavera.

E circa la Cina, Macron andrà in visita a Pechino all’inizio del prossimo anno. C’è dunque da ritenere, sostengono gli esperti, che la politica degli Stati Uniti e dell’Europa nell’Indo-Pacifico e nei confronti della Cina in particolare, sarà un capitolo molto importante nel dialogo di questi giorni dei due presidenti. «I due presidenti vorranno confrontarsi su questo», ha detto un alto funzionario dell’Amministrazione Biden a ‘CNN‘. «Le nostre opinioni sulla Cina non sono identiche,ma penso che ci sia un forte convincimento chedovremmo parlare da una posizione comune alla Cina».

Entrambe le parti, sottolinea Jeremy Diamond, sanno di avere nell’altro un partner fondamentalmente impegnato nell’alleanza,nonostante le differenze «tattiche e stilistiche». «Gli elementi irritanti nella relazione sono completamente sopraffatti dalla partnership e dalla solidarietà», ha affermato Kupchan. «Penso che con Biden, i francesi sappiano di avere un atlantista. E hanno qualcuno che ha una partnership transatlantica nel suo DNA».
Da qui la convinzione che, discorsi duri di europei, e francesi in primis, a parte, quando questa sera si concluderà la sfarzosa prima cena di Stato della presidenza Biden in onore di Macron, «le preferenze politiche saranno di mantenere l’unità transatlantica sulla guerra in Ucraina ed evitare uno scontro commerciale con gli Stati Uniti», come afferma Mujtaba Rahman, amministratore delegato per l’Europa di Eurasia Group.