La Corte Suprema del Regno Unito ha stabilito all’unanimità che il governo scozzese non può indire un referendum sull’indipendenza senza il permesso di Westminster. Il verdetto espone uno scontro tra la legge costituzionale del Regno Unito e il mandato democratico ottenuto dalle forze politiche scozzesi
Ieri, la Corte Suprema del Regno Unito ha stabilito all’unanimità che il governo scozzese non può indire un referendum sull’indipendenza senza il permesso di Westminster. La sentenza recita tra il resto che «il Parlamento scozzese non ha il potere di legiferare per un referendum sull’indipendenza scozzese». Non è la pietra tombale sui piani della Primo Ministro Nicola Sturgeon di ottenere alla Scozia la sovranità, ma certo è un duro colpo.
Sturgeon aveva chiesto alla Corte di pronunciarsi sulla possibilità che il Parlamento scozzese abbia il potere di organizzare un secondo referendum senza il consenso del governo del Regno Unito -il primo, quello del 2014, il consenso lo aveva ottenuto, e l’indipendenza aveva perso con uno scarto di circa 10 punti percentuali, 55 contro 45. La risposta negativa stoppa i programmi indipendentisti della premier, che si era detta convinta di avere il mandato per un nuovo referendum dopo che i partiti indipendentisti, incluso il suo Scottish National Party (SNP), avevano ottenuto la maggioranza dei seggi nelle elezioni scozzesi del 2021.
Sturgeon ha commentato di essere ‘delusa’ dalla sentenza, affermando che comunque rispetta il giudizio della Corte, e che «una legge che non consente alla Scozia di scegliere il proprio futuro senza il consenso di Westminster espone come mito qualsiasi nozione del Regno Unito come partnership volontaria e sostiene Indy».
Si attendono ora le prossime mosse di partiti e governo, tenendo presente, però, che Sturgeon ovviamente aveva ben tenuto in considerazione l’eventualità di una sentenza come quella pronunciata ieri, e aveva detto di avere un ‘piano B’. Se un«referendum legale e costituzionale» non è possibile,le prossime elezioni generali britanniche -previste per il 2024- diventerebbero un ‘referendum de facto‘ sull’indipendenza, secondo quel programma di ripiego, perchè «la Scozia deve avere un modo per esprimere la propria opinione». Il che vorrebbe dire che la campagna elettorale SNP si concentrerebbe sull’unica questione dell’indipendenza e tratterebbe una vittoria di oltre il 50% dei voti nei seggi scozzesi come se fosse un voto ‘Sì‘ in un ipotetico referendum. Non è chiaro al momento quel che ne seguirebbe. Posto che l’auspicio di fondo è che «Westminster alla fine cederebbe sotto il peso del suo mandato democratico». Ma questo appunto è solo un auspicio.
Michael Gordon, docente di Diritto costituzionale all’Università di Liverpool, spiega il quadro giuridico. «Il governo scozzese e il parlamento scozzese ottengono i loro poteri dallo Scotland Actdel 1998. Nel decidere le due principali questioni legali sollevate in questo caso, la Corte Suprema del Regno Unito era tenuta a determinare se i poteri estesi al parlamento scozzese, ai sensi di questo atto,includessero un potere di legiferare per tenere un voto di questo tipo. Non stava prendendo in considerazione questioni più ampie relative allo svolgimento di un potenziale referendum sull’indipendenza». In particolare, la Corte suprema doveva decidere se legiferare per tale referendum rientrasse nella competenza legale del parlamento scozzese o se si trattasse di un argomento ‘riservato’ al parlamento britannico di Westminster.
La corte si è pronunciata, così, su due questioni principali. In primo luogo, se il governo scozzese avesse utilizzato il giusto processo quando ha deferito questa questione legale alla Corte Suprema. Qui la risposta della Corte è stata positiva.
La seconda questione era sostanziale: «se il parlamento scozzese abbia il potere legale di emanare leggi per indire un referendum sull’indipendenza». La Corte Suprema ha ritenuto che la legislazione che prevede un referendum sull’indipendenza scozzese«riguarderebbe due questioni che sono riservate al parlamento del Regno Unito ai sensi dello Scotland Act. Questi sono ‘l’Unione dei Regni di Inghilterra e Scozia’ e ‘il Parlamento del Regno Unito’. Poiché la questione riguarda queste due questioni, il parlamento scozzese non ha il potere legale (o la ‘competenza’) per emanare leggi su questo argomento».
Questi vincoli, spiega il giurista Gordon, sono insiti nello Scotland Act, e significano che «le misure che mettono in discussione l’integrità del Regno Unito saranno riservate alle istituzioni britanniche».
La legislazione proposta dalla Scozia, che autorizza un referendum sull’indipendenza, «che potrebbe innescare la fine dell’unione e porre fine alla sovranità del parlamento del Regno Unito sulla Scozia», «ha più di un legame allentato o consequenziale con l’unione» e con «la sovranità del parlamento (del Regno Unito). Rientrerebbe quindi nei poteri legalmente riservati al parlamento del Regno Unito, non al parlamento scozzese».
La Corte Suprema, facendo chiarezza su come è arrivata alle sue conclusioni, ha sottolineato che occorre considerare «l’effetto in tutte le circostanze» del referendum, e questo si estendeva «al di là degli effetti meramente legali».
Gordon precisa che l’argomento secondo cui un secondo referendum sarebbe stato solo consultivo non è stato convincente. «Anche se tale voto non producesse un risultato legalmente vincolante,equivarrebbe comunque a un‘importante evento politico‘ con ‘importanti conseguenze politiche‘». Il risultato avrebbe, per usare le parole della Corte, «l’autorità, in una costituzione e in una cultura politica fondate sulla democrazia, di un’espressione democratica del punto di vista dell’elettorato scozzese». Il risultato di un referendum di questo tipo avrebbe «legittimità» per «il suo carattere ufficiale e formale». Sarebbe quindi molto più di un esercizio puramente astratto o consultivo e non potrebbe essere legalmente consentito su questa base.
Il giudizio della Corte Suprema è stato unanime e rapido, sottolinea Michael Gordon, e per il suo spessore e dettaglio, «espone anche uno scontro tra la legge costituzionale del Regno Unito e il mandato democratico ottenuto dallo Scottish National Party per indire un’ulteriore votazione sull’indipendenza scozzese. Questo scontro non è opera della Corte Suprema, ma è una caratteristica centrale degli accordi di devoluzione legale del Regno Unito. Ora che le opzioni legali sono chiare,il modo in cui verrà gestito lo scontro sarà una sfida importante per la legittimità dell’ordine costituzionale del Regno Unito».