I referendum sul diritto all’aborto, con battaglie Stato per Stato, stanno sostituendo il dibattito nazionale. Il ruolo cruciale della legge statale dopo che la sentenza Dobbs della Corte Suprema ha restituito la questione dell’accesso all’aborto al ‘popolo’ e agli Stati
Le elezioni di Midterm 2022 hanno rappresentato un appuntamento cruciale non solo per la politica degli Stati e per l’Amministrazione Biden, bensì anche per il tema, oramai caldo da mesi negli Stati Uniti, dell’aborto. Quella dello scorso 8 novembre, infatti, è stata la prima grande elezione da quando la Corte Suprema ha annullato Roe v. Wade per tanto, ha visto il diritto all’aborto in ballottaggio in un numero record di Stati. California, Michigan, Vermont, Kentucky, Montana hanno chiesto ai loro cittadini di esprimersi sul tema in una varietà di referendum.
I referendum sul diritto all’aborto, con battaglie Stato per Stato, stanno sostituendo il dibattito nazionale, commenta Rachel Rebouche, Professore di diritto alla Temple University, tra i principali studiosi americani di diritto della salute riproduttiva e diritto di famiglia. Il fatto che un corposo numero di Stati abbia ridato la parola ai cittadini, e lo stesso «esito delle iniziative,sottolinea il ruolo cruciale della legge statale dopo che la sentenza Dobbs della Corte Suprema ha restituito la questione dell’accesso all’aborto al ‘popolo‘ e agli Stati», affermano Linda C. McClain, Professore di diritto all’Università di Boston, esperta di diritto di famiglia, genere e diritto e teoria legale femminista, la collega, sempre dell’Università di Boston, Edward R. Utley, Professore di Diritto Sanitario presso la School of Public Health e Professore di Diritto presso la School of Law. E, aggiungono le due docenti, l’aborto è entrato anche nelle sfide tra candidati nelle principali elezioni statali e federali, dove è diventato tema al centro dei programmi e della campagna elettorale.
La centralità del tema, il dibattito non è esclusivamente frutto del fatto che la Corte Suprema ha annullato la protezione costituzionale al diritto di abortire in Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization, nel giugno 2022, e però la decisione ha provocato questa serie importante di referendum a livello statale.
Diciotto Stati, dall’Alaska e dall’Arizona al Wyoming e Washington, consentono agli elettori di modificare direttamente una Costituzione statale attraverso misure di voto. I referendum hanno mostrato il potere del voto diretto dei cittadini nel determinare la legge sull’aborto a livello statale.
Con il loro voto dell’8 novembre, «gli elettori hanno aggiunto la protezione al diritto di abortire alle costituzioni in California, Vermont e Michigan.Agli elettori del Kentucky è stata posta una versione inversa di questa domanda: se la Costituzione dello Stato dovrebbe vietare gli aborti. Hanno detto di no», spiega Rachel Rebouche. «Il voto del Kentucky è simile a al referendum sull’aborto dell’agosto 2022 che si è tenuto in Kansas. Il 59% delle persone in Kansas -uno Stato con una storia di politiche e attivismo anti-aborto- ha votato per mantenere la protezione costituzionale statale ai diritti all’aborto».
I «risultati del referendum in luoghi spesso considerati Stati rossi o viola, come Michigan, Kentucky e Kansas», afferma Rebouche, «dimostrano quanto siano varie e complesse le credenze e le opinioni sull’aborto negli Stati Uniti. Le misure elettorali, forse a breve termine, possono fornire un modo per proteggere o ripristinare la possibilità di abortire negli Stati in cui la politica tende a distorcere i conservatori. In poche parole, non tutti i conservatori vogliono vietare l’aborto».
La legge sull’aborto è sempre più un mosaico Stato per Stato, sulle coste orientali e occidentali l’aborto è tutelato e le donne possono abortire, in alcune parti del sud e del Midwest non lo possono fare, non nei loro Stati d’origine, in nessun momento della gravidanza. «Seguendo Dobbs, 17 Stati hanno vietato l’aborto prima della vitalità, il punto in cui un feto può vivere fuori dall’utero, in genere intorno alle 23 o 24 settimane di gravidanza. Tredici di questi Stati, come l’Alabama e il Wisconsin, ora vietano l’aborto fin dai primi momenti della gravidanza», prosegue spiegare Rebouche. «Prima di Dobbs, 15 Stati avevano statuti o disposizioni costituzionali che proteggevano i diritti di aborto su base statale. Queste garanzie assicurano che l’aborto rimanga legale nello Stato, indipendentemente da ciò che decide la Corte Suprema».
Negli ultimi mesi, poi, sei Stati hanno approvato le cosiddette ‘leggi scudo‘, che cercano di proteggere gli operatori sanitari dalla responsabilità di fornire aborti legali ai residenti fuori dallo Stato. «Le leggi sullo scudo non sono solo misure profilattiche. Come ho scritto con i coautori David Cohen e Greer Donley, il panorama legale emergente sarà punteggiato da politiche statali contrastanti sull’aborto, in particolare perché gli Stati cercano di imporre le loro scelte politiche il più ampiamente possibile, anche oltre i confini statali. Un disegno di legge del Missouri introdotto nella primavera del 2022 proponeva di fare proprio questo dando ai privati cittadini il diritto di citare in giudizio chiunque aiuti un residente del Missouri ad abortire, indipendentemente da dove si verifica l’aborto.
Qualsiasi Stato che cerchi di applicare le proprie leggi al di fuori dei confini statali può incontrare problemi costituzionali: la Costituzione degli Stati Uniti garantisce il diritto di viaggiare e proibisce agli Stati di gravare sul commercio interstatale, ad esempio, il che potrebbe rivelarsi un ostacolo legale all’applicazione delle leggi con effetti extraterritoriali. Ma questi argomenti sono in gran parte non testati o sottosviluppati.
La legislazione che gli Stati approvano dopo Dobbs ovviamente riflette le differenze di opinione sull’aborto stesso. Ma in alcuni luoghi in cui l’aborto è stato vietato o limitato, i legislatori anti-aborto potrebbero non riflettere le convinzioni dei loro elettori. Lo rivelano i recenti referendum».
Un sondaggio del settembre 2022 ha dimostrato che il65% degli americani intervistati ritiene che la scomparsa di Roe sia una «grande perdita di diritti». «Questo risultato è in linea con i sondaggi che mostrano che, in una varietà di Stati conservatori, la maggioranza degli elettori desidera che alcuni o la maggior parte degli aborti rimangano legali», dice Rebouche.
Gli exit poll hanno rilevato che il 60% degli elettori a livello nazionale -in aumento del 9% dal 2020- ritiene che l’aborto dovrebbe essere legale in tutti o nella maggior parte dei casi.
La maggioranza -il 60%– degli elettori ha espresso rabbianei confronti della Corte Suprema per la sentenza Dobbs e ha indicato di fidarsi del Partito Democratico più del Partito Repubblicano sulla questione con un margine dal 52% al 42%. Questi sentimenti si sono manifestati nei risultati elettorali.
«In Kentucky, il voto per mantenere aperta la possibilità di una tutela statale del diritto all’aborto può inviare lo stesso messaggio di questi sondaggi. Le iniziative elettorali potrebbero anche prevalere sulla volontà dei politici anti-aborto», dice ancora Rachel Rebouche. «Prendiamo l’esempio del Michigan. Il referendum approvato nelle elezioni di medio termine estende la protezione costituzionale per l’aborto nello Stato, ribaltando la legge ora ingiunta che vieta l’aborto nello Stato -una legge in vigore dal 1931».
E non solo i referendum sono stati lo spazio in cui gli americani si sono espressi sul tema aborto. Indirettamente lo hanno fatto anche nel voto per eleggere legislatori e amministratori. Annotano Linda C. McClain e Edward R. Utley: «In Pennsylvania, il democratico Josh Shapiro, il procuratore generale dello Stato, ha vinto la corsa per il governatore sul repubblicano Doug Mastriano, e il democratico John Fetterman ha sconfitto Mehmet Oz per il seggio disponibile al Senato degli Stati Uniti. L’accesso alle cure per l’aborto e la protezione del diritto all’aborto sono stati i temi chiave della campagna di Shapiro, mentre Mastriano ha sottolineato le questioni della guerra culturale. I commenti e gli exit poll suggeriscono che l’abortofosse una questione motivante tra gli elettori della Pennsylvania, in particolare gli elettori più giovani. A New York, dove la governatrice Kathy Hochul ha sconfitto lo sfidante repubblicano Lee Zeldin, l’incumbent democratico si è definita “la ragione per cui l’aborto è protetto a New York” e ha sottolineato l’“immenso” potere di un governatore diinfluenzare i diritti all’aborto». E ancora: «nel New Hampshire, la democratica Maggie Hassan ha mantenuto il suo seggio al Senato contro uno sfidante repubblicano, Don Bolduc, che ha definito la sentenza Dobbs un motivo per ‘rallegrarsi‘. E il 35% degli elettori del New Hampshire ha affermato che l’aborto era il loro problema principale, dietro solo all’inflazione al 36%».
Secondo le due studiose di Boston, è probabile che i referendum sull’aborto continuino presentarsi nelle elezioni presidenziali del 2024, mentre improbabile, anche visti i risultati non solo dei referendum ma anche del voto per Camera e Senato, che i progetti di legge federali che proteggono o limitano l’accesso all’aborto diventino leggi, «dato che la Corte Suprema ha indicato che gli Stati dovrebbero decidere le proprie leggi. Ciò significa che le leggi statali rimangono in prima linea e le elezioni di medio termine sono state solo un momento di ‘mantenimento della linea‘».
Si sottolinea infine che se le elezioni di metà mandato hanno ampliato il diritto all’assistenza in caso di aborto, «l’elevata variabilità delle leggi statali farà sì che i conflitti continuino sia tra gli Stati, sia tra gli Stati e il governo federale». E questo è forse il problema principale che deriva dall’aver delegato agli Stati la gestione del problema aborto. Linda C. McClain e Edward R. Utley ritengono anche che la «confusione tra pazienti e operatori probabilmente continuerà, dato l’elevato grado di variabilità delle leggi statali, che limiterà l’accesso alle cure e aumenterà i rischi in alcuni Stati».
E guardando al 2024 come prossima tappa per ulteriori referendum in fatto di aborto, Rachel Rebouche avverte: «La fede nelle misure elettorali è una proposta rischiosa e costosa. Costoso perché, come dimostra il voto del Kansas, gruppi che sostengono parti opposte della questione hanno speso milioni per convincere gli elettori delle loro posizioni. Rischioso perché le restrizioni di voto e il gerrymandering possono diluire il potere dei voti delle persone in alcuni luoghi.
Ma i voti in Kansas, Kentucky e Michigan potrebbero mostrare la capacità dei sostenitori del diritto all’aborto di organizzare i loro finanziamenti e messaggi per togliere le domande sull’aborto ai legislatori statali e metterle nella casella del voto».