Sono partite le indagini, per le quali ci vorrà tempo. E il tempo aiuta anche a calmare e far ragionare chi alla notizia del bombardamento ha aperto la bottiglia di champagne. Immaginare scenari apocalittici comprensivi di guerre globali è non solo prematuro, ma stupido
Alla fine sembra essere successo quello che in molti temevano e forse qualcuno sperava. Un paio di missili sono caduti in Polonia, Paese dell’Unione Europea e della NATO. Questo, per il momento, è l’unico dato certo, per il resto si sta ancora indagando.
Le ipotesi al vaglio sono, infatti, più di una. La prima è che siano missili della Federazione russa arrivati fuori bersaglio in territorio polacco per cause ancora da accertare. La seconda è che siano pezzi e rottami di missili russi precipitati su un granaio polacco dopo che la controaerea ucraina li aveva abbattuti. C’è anche chi inizia a pensare che siano missili ucraini -quasi identici a quelli della Federazione russa- caduti per sbaglio in Polonia, o magari non così per sbaglio, e da ultimo che sia un atto deliberato, pianificato e voluto da parte di Mosca per provocare un Paese NATO. Insomma, a meno di 24 ore dall’accaduto non si sa molto; di certo non abbastanza per scatenare non dico una guerra, ma neppure un’azione di rappresaglia.
Per ora i fatti raccontano che i missili hanno ucciso due persone a Przewodow, un villaggio di 530 abitanti a sette chilometri in linea d’aria dal confine ucraino. Unici elementi di rilievo, una grande statua di San Giuseppe sulla strada per Byalistok e una chiesetta moderna dedicata alla Beata Alberta su quella per Setniki. Un po’ poco per definirlo obiettivo militare. Oppure può anche bastare, dipende da come la si guarda.
Non sorprende, infatti, la gran voglia della Polonia, e con essa anche dei Paesi baltici, di chiudere i conti con l’ingombrante vicino russo e se hai davvero voglia di alzare il polverone anche Przewodow e la sua statua di San Giuseppe vanno bene. C’è però da vedere cosa ne pensano gli alleati e i membri dell’Unione europea.
Per il momento il governo polacco sta valutando se richiedere l’adempimento di quanto riportato dall’articolo 4 del Trattato nord atlantico che cito testualmente: «Le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata».
Nulla di strano o avventato, verrebbe da dire, dal momento che i due morti ci sono stati davvero. Peraltro la percezione di una minaccia è cosa molto soggettiva, e nulla può impedire ai polacchi di sentirsi direttamente minacciati nella loro integrità territoriale o sicurezza.
Allora perché si sta ancora valutando se invocare l’articolo 4? Perché tirarlo in ballo potrebbe concretamente preludere all’invocare il successivo articolo, il quinto, che riporto anch’esso integralmente: «Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall’art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale. Ogni attacco armato di questo genere e tutte le misure prese in conseguenza di esso saranno immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza. Queste misure termineranno allorché il Consiglio di Sicurezza avrà preso le misure necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionali». In altri termini, la possibile guerra tra NATO e Federazione russa.
Ed è qui che i dettagli fanno la differenza.
Intanto non si hanno prove definitive che il missile sia davvero appartenente alle forze armate russe. Si devono recuperare i rottami, analizzarli, trovare marchi identificativi…insomma ci vuole tempo. In secondo luogo, sempre ammesso che alla fine risulti uno dei missili di Putin, c’è da valutare la volontarietà o la tragica casualità dell’evento, cosa questa ancor più difficile da giudicare. Se poi si trascura l’ipotesi che si tratti degli effetti della contraerea ucraina, si corre il rischio di esporsi a una brutta figura accusando Mosca di qualcosa eventualmente prodotta dal suo avversario.
In tutto questo il tempo scorre. Per fortuna, verrebbe da aggiungere, visto che il tempo aiuta non solo ad indagare e scoprire la verità, ma anche a calmare e far ragionare chi alla notizia del bombardamento ha aperto la bottiglia di champagne messa in fresco per l’occasione.
Per rimanere ai fatti, l’agenda di oggi, 16 novembre, prevede a Bruxelles una riunione straordinaria del Consiglio Nord Atlantico, principale organo decisionale politico della NATO, il cui compito è supervisionare il processo politico e militare relativo alle questioni di sicurezza che interessano l’intera Alleanza. Ne fanno parte in modo permanente gli ambasciatori di tutti i Paesi NATO (per l’Italia l’ambasciatore Francesco Maria Talò). Il Consiglio si riunisce anche a livello di Ministri degli Affari Esteri e di Ministri della Difesa almeno due volte l’anno. Quando si tratta di esaminare questioni particolarmente importanti, o i momenti determinanti nell’evoluzione della politica di sicurezza degli alleati, il Consiglio si riunisce anche a livello di Capi di Stato e di Governo, ma al momento non siamo a questo punto.
Successivamente alla riunione del Consiglio è stata indetta la riunione del comitato militare, organo di supporto alle decisioni in sede NATO. Insomma, si è messo in moto il meccanismo di risposta NATO a questa improvvisa crisi.
Questi per ora i fatti. Immaginare scenari apocalittici comprensivi di guerre globali è non solo prematuro, ma stupido. Attendiamo fiduciosi l’evolversi degli eventi che auspichiamo con fondata speranza essere positivi.
Per ora di concreto c’è solo che ieri è stata la giornata di più intensi bombardamenti sull’Ucraina dall’inizio della guerra. Cosa sarà vedremo.