“I droni kamikaze iraniani rappresentano un problema significativo finché gli ucraini non troveranno un modo efficace per contrastarli. L’impatto del loro impiego dipende dalla qualità dell’intelligence militare russa per individuare gli obiettivi adatti. Per questo motivo, non avranno un grande impatto sulla guerra”. Intervista a Dominica Kunertova (Swiss Federal Institute of Technology Zurich)

 

Pochi giorni fa, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nel corso di un’intervista rilasciata all’emittente televisiva canadese CTV, ha rivolto un duro j’accuse nei confronti dell’Iran, reo di aver preso “soldi sporchi di sangue dalla Russia per aver fornito droni kamikaze utilizzati in attacchi mortali contro Kiev”. “Non mi fido della leadership iraniana”, ha aggiunto Zelensky, “hanno negato pubblicamente dicendo di non aver venduto nulla ma noi vediamo centinaia di attacchi nella capitale, contro le infrastrutture civili, le scuole, nelle vicinanze dell’università. L’Iran fornisce droni che hanno ucciso ucraini e continuano a uccidere. Non si tratta di uno o cinque. Non è un incidente. Sono centinaia”.

Nelle ore successive, riferendosi ai droni iraniani, l’ambasciatore di Teheran all’Onu, Amir Said Iravani, aveva poi replicato che “l’Iran respinge inequivocabilmente queste accuse infondate e non dimostrate” mentre il Ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian ribatteva:”Abbiamo chiesto alle autorità ucraine di fornire prove riguardo al presunto uso di droni iraniani nella guerra in Ucraina” da parte della Russia.

Anche il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg in un punto stampa con il Primo Ministro della Svezia Ulf Kristersson, era intervenuto con una dichiarazione sulla vicenda dei droni kamikaze: “Monitoriamo quello che sta facendo l’Iran, chiediamo di non fornire alla Russia droni o missili perchè sarebbe in violazione della risoluzione Onu”. Lo stesso Segretario dell’Alleanza Atlantica, pochi giorni dopo, è stato più puntuto affermando che, pur senza entrare “nei dettagli delle informazioni presentate dalla nostra intelligence, ma quello che posso dire è che tutte le indicazioni sono che l’Iran sta fornendo questi droni alla Russia”.

: «Small molecules rallentano artrite reumatoide»
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L’intelligence americana, citata dal New York Times, ha rivelato che la teocrazia ha schierato istruttori della Guardia della rivoluzione in una base in Crimeaper aiutare l’Armata a risolvere problemi tecnici nell’uso dei velivoli senza pilota. Già durante l’estate il Consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ne aveva annunciato l’acquisto da parte di Mosca. Inizialmente i russi avevano inviato personale in Iran per l’addestramento ma, sotto la spinta delle necessità, è stato deciso di effettuare il training direttamente nella penisola occupata, anche se lontano dal fronte. E chissà che non ve ne siano in Bielorussia, dove è stata segnalata la presenza di droni. il capo delle Comunicazioni strategiche del Consiglio di Sicurezza nazionale, John Kirby, ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno le prove della presenza di istruttori iraniani in Crimea, la penisola meridionale ucraina occupata e annessa dalla Russia nel 2014. Secondo la Casa Bianca, questi iraniani controllano gli attacchi dei droni russi alle infrastrutture e ai civili ucraini, e il New York Times ha corrobarato queste dichiarazioni con informazioni raccolte anche sul campo.

Questa settimana, ha fatto seguito un duro colloquio telefonico tra i ministri degli Esteri di Ucraina e Iran, Dmytro Kuleba e Hossein Amir Abdollahian. Teheran, per la verità, non ha mai ammesso ufficialmente di fornire sostegno militare a Mosca, ma è stata la Guida Suprema Ali Khamenei a rivendicare con orgoglio l’efficacia dei mezzi venduti alla Russia, scrivendo sui social che ‘sono il frutto dell’élite iraniana e portano onore alla nazione’. È stata l’agenzia ‘Reuters’, il 6 ottobre, a rendere note le confidenze di alcuni funzionari iraniani secondo cui sarebbe stata siglata un’intesa per fornire ancora all’armatarussa droni con testata esplosiva maggiore e missili in grado di colpire target a 300-700 chilometri (Fateh 110 e Zolfaghar).

Ma cosa sono questi droni? La Repubblica Islamica, nel corso degli ultimi anni, è riuscita a mettere insieme un importante arsenale di droni, di ogni dimensione e raggio d’azione, spesso e volentieri rubacchiando dai modelli stranieri.

Al momento, Teheran ha già spedito al Cremlino centinaia di velivoli ricognitori Mohajer-6 e soprattutto di Shahed 136(che la Russia chiama Geran-2) che volano a 185 chilometri orari e hanno un raggio d’azione attorno ai 1.800 chilometri. Sono lanciabili da camion, con testate esplosive da 36 chilogrammi che deflagrano all’impatto e — soprattutto se utilizzati a sciame, cioè in grande numero — restano una minaccia concreta per le infrastrutture, le aree urbane, i depositi e le centrali elettriche.

Dopo mesi di guerra, Mosca ha usato migliaia di missili e, a fronte di riserve molto ridotte, vuole conservarne una parte per il futuro, e, quindi, quale alternativa migliore ed economica che ricorrere ai droni kamikaze iraniani per non interrompere la propria campagna di terrore, effettuando attacchi contro infrastrutture civili e strategiche.

Il successo degli Shahed è legato in particolare alle esperienze fatte dagli iraniani in passato nelle azioni contro bersagli in Arabia Saudita e lungo le rotte del petrolio, raid sferrati usando come punti di partenza Iraq e Yemen.

Anche se non piuttosto basici e rumorosi, aumentano la loro efficacia se impiegati con una tecnica «a sciame», cioè con un alto numero di pezzi che mettono in difficoltà le difese ucraine. Kiev usa i caccia così come missili portatili per abbatterli, ma lo scudo lo si vuole rafforzare coni NASAMS inviati dalla NATO. Gli effetti possono essere pesanti, il costo per abbatterli — 223 da metà settembre, dicono ucraini — è sproporzionato rispetto al prezzo del drone stesso (20-50 mila dollari a seconda del tipo), un conto al quale si aggiungono le distruzioni per milioni di dollari. Sono le «armi della vendetta», ha spiegato nei giorni scorsi l’esperto Tiger Roloway.

Come ha fatto notare il Segretario di Stato americano Antony Blinken, il loro uso è un sintomo della “disperazione” di Mosca: “Stiamo vedendo questi droni. Che cosa stanno facendo? Attaccano i civili. Attaccano le infrastrutture critiche come le centrali elettriche, gli ospedali, le cose di cui la gente ha bisogno nella vita quotidiana. Anche se non sono obiettivi militari e non modificheranno l’esito del conflitto”. Come ha sottolineato la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, tutto questo ha congelato. almeno per ora, i colloqui ripresi a fine settembre.

 

Quella tra Mosca e Teheran “è una partnership di convenienza”, osserva sul NewYork Times Karim Sadjadpour, secondo cui le due autocrazie, entrambe soggette a sanzioni occidentali, condividono “la visione degli Stati Uniti come il loro grande nemico e una minaccia alla loro presa sul potere”, visto che entrambi stanno attraversando una fase di profonda crisi economica (e non solo).

Ecco che Nachman Shai, ministro del governo di Yair Lapid in Israele, ha dichiarato che l’assistenza militare dell’Iran alla Russia rimuove ogni dubbio su come Israele dovrebbe schierarsi, mettendo fine alla linea neutralista: “È giunto il momento che anche l’Ucraina riceva aiuti militari, proprio come forniscono gli Stati Uniti e i paesi della Nato”. Gli ha risposto l’ex presidente e ora vice capo del Consiglio di sicurezza russo, Dimitri Medvedev, secondo cui una mossa così “sconsiderata” distruggerebbe ogni relazione con Tel Aviv. Per l’Iran, afferma Ali Vaez, direttore del progetto Iran per l’International Crisis Group, la guerra in Ucraina fornisce una straordinaria quanto insperata vetrina ad uso interno. L’utilizzo russo dei suoi droni dà infatti al governo la possibilità di mostrare agli iraniani – compresi coloro che da settimane protestano per le strade – che “non è in una posizione di debolezza, non è isolato e non è stato intimidito da pressioni e minacce esterne”.

Zelensky aveva inizialmente criticato Israele definendolo ‘complice’ nella vendita di droni iraniani a Mosca, affermando che questa vendita non sarebbe avvenuta «se Israele non avesse scelto di restare neutralenel conflitto». Il Presidente ucraino, infatti, sperava, di contro, la fornitura di apparati di difesa, quali gli Iron Dome. Lo Stato Ebraico, invece, aveva inizialmente opposto resistenza limitandosi a rivelare dettagli tecnici e intelligence su come arginare la «pioggia» di droni di quello che è lo storico rivale in Medio Oriente. Questo perché, come noto, Gerusalemme intendeva preservare l’intesa raggiunta con Mosca in Siria che le ha consentito, nonostante la contraerea russa, di compiere centinaia di strikes su siti iraniani e Hezbollah nel quadrante siriano nonostante la tutela del Cremlino nei confronti di Assad e dei suoi alleati sciiti. Dmitri Medvedev ha subito minacciato ritorsioni nei rapporti se Israele dovesse alla fine spedire armamenti all’Ucraina

Dopo la dichiarazioneda parte di un funzionario ucraino al New York Timessul fatto che Israele avrebbe fornito a Kiev «informazioni di intelligence utili per colpire i droni iraniani» usati daMosca, il Presidente Volodymyr Zelenskyha confermato «l’inizio di una cooperazione» proprio con lo stato di Israele, caratterizzata da un «trend positivo», relativo allo scambio di informazioni tra i due Paesi su circa 400 droniutilizzati da Mosca nel Paese in guerra. Anche le elezioni politiche del primo novembre potrebbero cambiare gli schieramenti in gioco: se dovesse tornare Benjamin Netanyahu, che ha un saldo rapporto personale con Vladimir Putin, sarebbe più probabile il ritorno a una relazione più stretta con Mosca

Negli stessi giorni, il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha ricevuto mercoledì 26 ottobre l’omologo israeliano, Isaac Herzog, alla Casa Bianca. Herzog avrebbe portato le prove dell’utilizzo di droni iraniani in Ucraina, tra le quali, le foto di droni esplosivi preparati per il lancio in un’esercitazione militare in Iran nel dicembre del 2021, comparate alle immagini dello stesso drone, abbattuto durante i combattimenti in Ucraina. «Nonostante le negazioni e i tentativi di Teherandi oscurare le origini iraniane dei droni aggiungendo insegne russe, le foto mostrano che gli stabilizzatori dei droni sono identici nella loro struttura, dimensioni e numerazione», aveva spiegato l’ufficio stampa del governo israeliano.

Nelle stesse ore, almeno 3 militari governativi siriani sono rimasti feriti nei raid aerei israeliani compiuti contro obiettivi governativi e iraniani attorno a Damasco. Sono stati presi di mira l’aeroporto di Dimas, usato dagli Hezbollah filo-iraniani, e quello militare governativo di Kiswe, a sud della capitale. Tra i target anche le fabbriche di droni Sahed-136, le cui parte assembrate  vengono prodotte in Iran e poi spedite segretamente a Dimas, nel sud della Siria.

L’agenzia di stampa Tasnim, collegata al Corpo dei Guardiani della Rivoluzione, ha reso nota l’uccisione del colonnello dei Pasdaran Mehdi Molashahi e il miliziano Basij Javad Kikha a Naster Square, Zahedan, nei giorni scorsi. Secondo l’agenzia, i due stavano tornando a casa dopo aver terminato il loro orario di lavoro, quando un’auto ha aperto il fuoco uccidendoli. Gli autori dell’assassinio sono scappati.

“Se ci verrà dimostrato che i droni iraniani vengono utilizzati nella guerra in Ucraina contro le persone, non dovremo rimanere indifferenti”, ha dichiarato il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, in seguito alle accuse contro Teheran sulle forniture. Gran Bretagna, Francia e Germania hanno chiesto venerdì un’indagine delle Nazioni Unite sulle accuse alla Russia di aver usato droni di origine iraniana per attaccare l’Ucraina, violando una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

L’Unione europea ha approvato sanzioni contro tre alti funzionari militari iraniani e un produttore di droni di Teheran: “Sanzioni contro l’Iran in tempi record! Dopo 3 giorni di colloqui, gli ambasciatori dell’Ue hanno concordato misure contro le entità che forniscono droni iraniani che hanno colpito l’Ucraina. La procedura scritta è terminata, le sanzioni entrano in vigore questo pomeriggio alla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale”, ha annunciato su Twitter la presidenza ceca del Consiglio dell’Ue, aggiungendo che “gli Stati dell’Ue hanno deciso di congelare i beni di tre persone e una entitá responsabile delle consegne di droni. L’Ue è inoltre pronta a estendere le sanzioni ad altre 4 entitá iraniane che giá figuravano in un precedente elenco di sanzioni”. In particolare, sono stati congelati i beni e il divieto di viaggio a Mohammad Hossein Bagheri, capo di stato maggiore delle forze armate iraniane e figura militare di alto livello in Iran e ha anche preso di mira il generale di brigata Saeed Aghajani, a capo del comando sui droni della forza aerospaziale d’èlite delle guardie rivoluzionarie iraniane, e Hojjatollah Qoreishi, che si ritiene abbia collaborato con la Russia alle consegne dei droni. Le sanzioni hanno colpito anche Shahed Aviation Industries. I Paesi membri hanno anche concordato di imporre il più ampio pacchetto di sanzioni per la violazione dei diritti umani contro l’Iran in quasi un decennio a causa della repressione delle proteste da parte del regime.

Pochi giorni fa, il Ministero degli Esteri iraniano ha annunciato i nomi di individui e istituzioni dell’Unione europea designati per essere sanzionati in risposta alle misure di Bruxelles contro Teheran per la fornitura di droni iraniani alla Russia, utilizzati in Ucraina, e dopo la repressione delle proteste per Mahsa Amini, la 22enne curda morta dopo essere stata arrestata dalla polizia morale perché non portava il velo in modo corretto. “L’Iran impone sanzioni in risposta al sostegno dell’Unione europea (Ue) ai gruppi terroristi anti iraniani e alle sue provocazioni su violenza e terrorismo che hanno portato alle rivolte in Iran”- si legge nella dichiarazione del ministero degli Esteri, come riporta Irna – Teheran respinge e condanna fermamente anche le sanzioni illegali dell’Ue del 17 ottobre contro persone e istituzioni iraniane, come chiara interferenza negli affari interni dell’Iran”.

Al netto di tutti questi elementi, cosa cambia sul terreno di guerra? I droni iraniani sono il ‘game changer’ del conflitto? Lo abbiamo chiesto a Dominica Kunertova, Senior Researcher del Center for Security Studies, ETH Zurich, Swiss Federal Institute of Technology Zurich.

 

 

Dottoressa Kunertova, sono le caratteristiche tecniche dei droni ‘kamikaze’, delle cosiddette ‘munizioni vaganti’ Shaded-136? Perché utilizzano la ‘tattica di sciamatura’?

Questa capacità inequivocabilmente offensiva dei droni, nota come munizione vagante, è diversa dai droni armati, che trasportano munizioni che poi rilasciano sui bersagli. Kamikaze, o suicidio, i droni ottengono effetti cinetici attraverso l’autodistruzione mentre esplodono all’impatto, diventando essi stessi un missile. A differenza dei tradizionali droni di dimensioni e peso simili, una munizione vagante non è recuperabile al termine della missione. Poiché questi droni sono molto più economici dei missili standard o dei droni armati anche più grandi, la Russia può permettersi di inviarne un gran numero contemporaneamente usando rudimentali tattiche di sciame per cercare di sopraffare le difese aeree ucraine. Questi “sciami” sono però diversi da quelli abilitati dall’intelligenza artificiale, che si basano su un alto grado di autonomia e sono quindi immuni al jamming.

Dove sono stati già usati in passato gli Shaded-136?

Secondo quanto riferito, il drone è stato utilizzato dagli Houthi nella guerra civile yemenita nel 2020. Un tipo simile di questo droni suicidi è stato utilizzato per attaccare i giacimenti petroliferi in Arabia Saudita o colpire le petroliere in mare.

L’esercito ucraino dice che fanno parecchio rumore, «come quello di una motosega o di uno scooter». È vero? Questo succede perché, a causa delle sanzioni, usano un motore cinese MD550 derivato dal Limbach L550E tedesco? È un punto debole?

I droni Shahed sono assemblati da componenti disponibili in commercio. Il suo motore cinese, fino a poco tempo fa ancora disponibile su AliExpress, fa un rumore caratteristico che ha portato gli ucraini a chiamarlo “ciclomotore”. Questo suono potrebbe aiutare i difensori ucraini a individuarli più facilmente.

Uno altro punto debole degli Shaded-136 è il sistema di navigazione GPS che gli ucraini riescono a neutralizzare con con i jammer SKY CTRL polacchi?

Shahed-136 non è un drone sofisticato di livello militare. è più una bomba volante, mirata a siti fissi attraverso una combinazione di guida meccanica e navigazione satellitare commerciale. Il suo segnale di navigazione è vulnerabile al disturbo. Poiché volano a basse altitudini e possono trasportare solo una testata relativamente piccola di 50 kg, meno di un missile da crociera o balistico ma tre volte più di un proiettile di artiglieria, da un lato i radar e le tradizionali difese aeree hanno difficoltà a individuarli e intercettarli . D’altra parte, a volte possono essere abbattuti anche con un fucile e la loro bassa altitudine (ci vogliono tre ore per volare dalla Crimea a Kiev) offre una finestra di opportunità più lunga.

È in grado di confermare che i droni iraniani vengono fatti decollare da tre basi militari russe in Crimea e da una quarta postazione in Bielorussia, siti troppo lontani per poter essere colpiti dai lanciarazzi a lunga gittata di provenienza americana?

I droni Shahed-136 con la loro portata di 2.000 km danno alla Russia la possibilità di colpire obiettivi molto più in profondità nel territorio ucraino, quindi possono essere lanciati da lontano. Offrono alla Russia una capacità diversa che l’Ucraina non ha: nonostante utilizzino munizioni statunitensi più elaborate, che hanno una portata di soli 10-40 km). Mentre è vero che i droni Shahed-136 possono essere abbattuti da missili antiaerei e aerei, i missili di difesa aerea sono molto più costosi e potrebbe essere che questa sia la strategia della Russia per esaurire le costose difese aeree fornite dall’Occidente, o tirare l’aria difese per proteggere le città, in modo che le truppe in prima linea diventino più vulnerabili agli attacchi degli aerei russi.

È vero che droni iraniani di tipo Shaded-136, che i russi sembrano aver ridipinto e rinominato Geran-2 a giudicare dai diversi rottami rinvenuti sul campo di battaglia nel corso dell’ultimo mese? Perché? Per confermare la tesi del ‘non coinvolgimento’ di Teheran?

Teheran ha una storia di plausibile negazione nella regione del Medio Oriente. Fornisce droni ai suoi delegati Hezbollah, Hamas e Houthi yemeniti, ma nega qualsiasi coinvolgimento diretto nei conflitti.

Sembra che Teheran fornisca alla Russia anche i droni Mohajer-6. Quali sono le caratteristiche tecniche di questi droni? E quali sono le differenze rispetto agli Shaded-136? Cosa ci dicono i droni Shaded-136 e i Mohajer-6 dell’industria tecnologica e delle armi dell’Iran?

L’ultimo della serie di droni Mohajer, il Mohajer-6, può volare fino a 18.000 piedi in aria, che supera la portata di molti sistemi di difesa aerea a corto raggio in termini di altitudine. Il drone ha una portata massima di circa 200 chilometri con un’autonomia di 12 ore. Questo drone può quindi trasportare un carico utile di sorveglianza e/o fino a quattro munizioni a guida di precisione e rappresenta un mezzo meno costoso per fornire potenza di fuoco su distanze maggiori. È simile al Bayraktar turco in quanto può condurre ricognizioni, prendere di mira e attacchi. Per decenni l’Iran ha investito nella sua base industriale e tecnologica dei droni indigeni, e in modo più sistematico della Russia.

Lei ha scritto: “Il fatto che la Russia sembri fare sempre più affidamento su droni iraniani economici suggerisce anche una ridotta capacità di produrre il proprio drone armato ORION, visto in azione in Siria”. L’industria russa è, dunque, sempre più in difficoltà, sia per la scarsa programmazione negli anni precedenti sia per le sanzioni occidentali (che prendono di mira anche i chip)?

Le consegne di droni iraniani, che sono più economici e si basano su componenti commerciali, segnalano la riduzione dei mezzi della Russia per acquisire attrezzature militari. Avendo perso droni in grandi quantità dall’inizio della sua invasione dell’Ucraina, le forze russe in Ucraina soffrono per la carenza di rifornimenti. La Russia ha i suoi droni da combattimento Orion, ma l’impatto è stato limitato a causa del piccolo numero di sistemi prodotti in parte a causa delle sanzioni e dei controlli sulle esportazioni che limitano la capacità della Russia di produrre i propri droni armati. Questo sta costringendo la Russia a dipendere da paesi come l’Iran.

Le autorità ucraine riportano che tecnici iraniani sarebbero addirittura presenti in prossimità del fronte per supportare le truppe di Mosca, mentre fonti americane hanno confermato che diversi operatori russi sarebbero stati addestrati per settimane sul territorio dell’Iran. È vero?

Istruttori iraniani del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC) sono stati visti nella Crimea annessa, nella regione occupata di Kherson e in Bielorussia addestrando truppe russe e coordinando il lancio di droni di fabbricazione iraniana. La Russia ha stipulato l’accordo per l’acquisto di droni iraniani a luglio, il primo lotto è stato consegnato alla fine di agosto ed evidentemente ci è voluto del tempo prima che le truppe russe imparassero a farli funzionare.

La Russia ha dispiegato anche il drone LANCET e il KUB-BLA. Come si integrano e possono inter-operare questi droni con quelli iraniani?

Sono tutti droni kamikaze. Questi droni a bassa tecnologia si comportano più come munizioni intelligenti che come piattaforme senza equipaggio gestite a distanza, quindi i loro requisiti tecnologici non sono un ostacolo al loro utilizzo.

Che differenza c’è tra i Shaded-136 e i turchi Bayraktar TB2, molto utilizzati dagli ucraini? Quali sono i più letali?

La differenza è che i droni Shahed sono munizioni vaganti, mentre i TB sono grandi droni armati che trasportano munizioni. Sono entrambi letali.

Oltre ai Bayraktar TB2, l’Ucraina dispone anche dei RAM II, degli ST-35 Silent Thunder e dei Switchblade 300. Possiamo affermare che la flotta ucraina di droni di ‘attacco’ è superiore a quella russa?

Si tratta di numeri, non di raffinatezza. La Russia sembra avere più munizioni vaganti nel suo arsenale al momento. L’Ucraina ha bisogno di ottenere più rifornimenti dall’Occidente.

Secondo il ‘Washington Post’, al momento, “costituiscono un problema significativo”. Perché, invece, tu sostieni che i droni kamikaze iraniani non possono definirsi dei ‘game changer’?

“Problema significativo” non significa nemmeno un ‘game changer’. I droni kamikaze iraniani rappresentano un problema significativo finché gli ucraini non troveranno un modo efficace per contrastarli. La mia argomentazione è che i droni forniti dall’Iran sono bombe volanti a bassa tecnologia piuttosto che sofisticati sistemi letali senza equipaggio e che non cambieranno le sorti della guerra. Sebbene il loro vantaggio si basi sul mantenere un basso profilo sui radar e sul loro dispiegamento in gran numero, l’impatto dei droni kamikaze dipende dalla qualità dell’intelligence militare russa per individuare gli obiettivi adatti. In questo senso, i droni iraniani non avranno un grande impatto sulla guerra. Gli ucraini sono in grado di distruggere circa l’80% dei droni kamikaze in arrivo; il problema è che ce ne sono molti e quelli che arrivano causano danni significativi, specialmente quando prendono di mira infrastrutture critiche come le reti elettriche.

Gli Stati Uniti hanno anche promesso di accelerare la consegna del più potente drone Switchblade 600, che ha una portata fino a 90 km. Potrebbero essere questi dei ‘game changer’?

No. I droni Switchblade 600 hanno capacità più performanti dello stesso tipo. Nessuna tecnologia o piattaforma di armi può cambiare il gioco da sola: dipende dalle abilità dei loro operatori umani, dall’arguzia degli strateghi militari e dalla loro fortuna in guerra.

Il ministro della Difesa estone, Hanno Pevkur, ha sottolineato l’urgenza di studiare i droni ‘made in Iran’ per tutti i Paesi della regione. “Non è solo un problema dell’Ucraina che è in guerra in questo momento, riguarda tutti noi che siamo nella situazione in cui ci troviamo”. È d’accordo?

Presumo che i paesi vicini che forniscono aiuti militari all’Ucraina debbano saperne di più sui droni contro i quali aiutano l’Ucraina a difendersi in modo da poter fornire le giuste contromisure.

Il ministero della Difesa britannico ha aggiunto che gli Shahed-136 sono «lenti e volano a bassa quota: per questo sono facili da colpire usando sistemi di difesa aerea convenzionali». Per abbatterli, alcuni propongono il carrarmato antiaereo ZSU-23-4, di fabbricazione sovietica, o i più recenti carri armati muniti di sistemi di difesa aerea Gepard, forniti dalla Germania; altri propongono i sistemi S-300, i sistemi NASAMS o i sistemi VAMPIRE. Qual’è la soluzione più efficace? E qual’è la soluzione più economicamente sostenibile dato che che il sistema antiglieria antiaerea che abbatte il drone ha dei costi maggiori del drone stesso?

Non è chiaro come i nuovi sistemi di difesa promessi dai paesi occidentali aiutino contro queste bombe volanti; poiché i missili britannici AMRAAM, la NASAMS americana e la difesa aerea tedesca IRIS-T SLM possono proteggere le città e le infrastrutture critiche dell’Ucraina dai missili. Semplicemente non sappiamo quanto siano efficaci contro i droni a volo lento, basso e lento. I sistemi di difesa aerea tradizionali sono troppo costosi per utilizzare milioni di intercettori missilistici per abbattere un drone per diverse migliaia. I sauditi hanno cercato di abbattere i droni kamikaze con costosi sistemi di difesa aerea e missilistica Patriot; il risultato è stato imbarazzante.

Sono allo studio alternative più economiche ai sistemi di artiglieria? Quali?

Le munizioni vaganti sono delle dimensioni di un proiettile di artiglieria. Sono più economici dei normali missili balistici e da crociera, ma possono essere meno efficaci senza sistemi di navigazione dinamici contro bersagli mobili. L’uso di droni iraniani consente a Mosca di compensare la carenza di munizioni guidate di precisione estremamente costose. La loro fornitura di apparecchiature ad alta tecnologia sta finendo ed è difficile da sostituire.

In virtù del loro scarso costo di produzione, questo tipo di drone permette di condurre il tipo di campagna di bombardamento continua contro obiettivi non rafforzati, come le infrastrutture civili così da mantenere la pressione psicologica, minando il morale dei militari e dei civili”, ma anche come ‘diversivo’, una via ‘economica’ per impegnare l’artiglieria contraerea nemica. Concorda? E perché affermi che “i droni da soli non daranno a nessuna delle parti un vantaggio decisivo per vincere questa guerra”? Una campagna prolungata tramite droni kamikaze contrastata da una costosa difesa aerea non rischia di essere insostenibile per Kiev?

Questi droni non hanno un’utilità militare decisiva e vincente per la guerra, solo nella guerra psicologica per spezzare la resistenza ucraina.

Perché l’Iran, pur negandolo, fornisce droni alla Russia? Cosa ci guadagna?

La guerra in Ucraina è diventata un banco di prova per la tecnologia dei droni militari dall’estero (Stati Uniti, Turchia, Polonia, ora Iran). Serve quindi come una buona campagna di pubbliche relazioni per le compagnie di difesa che producono questi droni, per mostrarli in azione e presentarli come capacità militari affidabili comprovate in battaglia. Mentre la fornitura di droni alla Russia non deciderà la guerra in Ucraina, la guerra promuove gli interessi nazionali dell’Iran. L’acquisto da parte della Russia di droni iraniani aumenterà l’industria bellica iraniana, i cui clienti principali in questo momento sono le sue stesse milizie. Migliora anche il ruolo dell’Iran come principale esportatore di armi. Inoltre, il graduale ritiro dei soldati russi dalla Siria (spostandoli a combattere in Ucraina) apre spazio per aumentare la presenza dell’Iran in Siria e per controllare il territorio minacciato dalle forze anti-Assad. Infine, la fornitura di droni alla Russia offre all’Iran l’opportunità di contrastare direttamente le armi fornite dagli Stati Uniti e di minare l’influenza degli Stati Uniti e della NATO in Eurasia.

I droni iraniani in Ucraina possono far cambiare rotta a Israele e trasformare la guerra tra Mosca e Kiev in una guerra per procura tra Gerusalemme e Teheran?

Israele ha cercato di preservare la sua neutralità nella guerra in Ucraina e non ha offerto alcun aiuto militare (come la vendita di armi difensive) agli ucraini. La situazione è leggermente cambiata con gli attacchi di droni forniti dall’Iran a metà ottobre, poiché Israele aiuterà i civili ucraini a sviluppare sistemi di allerta per gli attacchi aerei. Tuttavia, sebbene la spedizione di droni iraniani in Russia, che Teheran continua ostinatamente a negare, abbia violato una risoluzione ONU legata all’accordo nucleare iraniano (gli USA hanno già imposto ulteriori sanzioni all’Iran in materia), è improbabile che Israele cambi la sua politica di intervento non militare. Israele teme le ripercussioni che la sua decisione di rafforzare i suoi aiuti militari all’Ucraina potrebbe avere in Medio Oriente. Questo perché Israele deve trattare la Russia come una potenza vicina poiché la Russia controlla la maggior parte dello spazio aereo in Siria. Israele ha bisogno di avere un rapporto di lavoro con la Russia in modo che possa continuare a prendere di mira Hezbollah, il proxy iraniano. Mantenere la sua libertà d’azione in Siria consente a Israele di contrastare le minacce alla sicurezza che sono più vicine ai suoi confini rispetto ai droni iraniani in Ucraina. Eppure questo non vuol dire che accomodare Mosca non comporterà un danno a lungo termine per le alleanze israeliane.