A 25 anni dalla tragica scomparsa della ‘Principessa triste’, i media si interrogano sul mistero della  sua morte. Oltre a libri e film, il centro di tutto resta lei, fragile, genuina coraggiosa e ribelle

 

“Mamma sei così triste?  In questa casa non c’è futuro, non c’è speranza per me”….In questo frammento di dialogo tra Lady D e il suo piccolo Harry, è racchiuso il senso dell’ultimo film dal titolo Spencer, dedicato appunto alla  ‘Principessa triste’ diretto da Pablo Larrain e scritto da Steven Knight, presentato alla 78ª edizione del Festival di Venezia. Il trailer mostra anche i dubbi della Principessa, interpretata da Kristen Stewart, sul suo destino: “ pensi che mi uccideranno?” A 25 anni dalla  tragica scomparsa di Lady D e dell’imprenditore egiziano Dodi Al Fayed,  gli interrogativi sulla sua morte  si ripropongono ancora, tant’è che  lo scenario si arricchisce di nuove indiscrezioni  e indagini.Lo stesso figlio Harry avrebbe incaricato un team di investigatori di far luce sulla morte della  madre.  E intanto,  già si preannunzia  una docuserie in 4 puntate  ( Investigating Diana: Death in Paris),  allo scopo di  “ mettere a tacere le teorie della cospirazione che continuano a oscurare  questa vicenda”, dichiara Henry Singer, uno dei produttori esecutivi, secondo cui  “la morte di Diana Spencer è un fenomeno di costume che, ancora oggi, colpisce e accende l’immaginario collettivo. “  Anche questo documentario intende ovviamente svelare i segreti  della  tragica fine  di Lady D e del suo compagno Dodo Al Fayed, il cui padre si è battuto  per vederci chiaro sulla tragedia  che la notte del 31 agosto di  25 anni fa, sconvolse  l’opinione pubblica mondiale. Ma il mito di Diana non è legato soltanto ai  misteri che avvolgono in una nube nebbiosa, la sua tragica morte. E’ legato ad altri aspetti. Cercheremo  di individuarli. Cominciamo dalla fine. Come molti ricorderanno,  la morte dell’ ex consorte di Carlo erede al trono e del  suo compagno,   avvenne in un incidente d’auto sotto il Pont de  l’Alma di Parigi il 31 agosto del 1997, quando l’auto condotta da Henry Paul ( risultato poi con un tasso alcolico elevato) inseguita da giornalisti e reporter andava a schiantarsi contro un pilone e una parete del sottopassaggio parigino. Dall’hotel Ritz , dove la coppia aveva cenato, l’auto era diretta a  Place Vandome, dove si trovava l’abitazione di Dodi. Da allora è stato un susseguirsi di  inchieste, racconti, dichiarazioni, sospetti, ai quali altri  nel tempo se ne aggiungeranno, nel tentativo di trovare   frammenti di verità che tengano accesa la memoria su una vicenda decisamente triste e comunque sempre più lontana.  Ma questa è la legge che esige il mito. Rinnovarsi e autoalimentarsi. Quel mito evocato anche al Festival, che in questi  25 anni, è stato condito in tutte le salse:  Principessa triste e Principessa del popolo   sono le  definizioni più diffuse, ci sono  poi gli ultimi segreti ( c’ è sempre quello dell’ultim’ora), le ultime ore ed estati, la vita e la morte di una ribelle, la Diana gemella di Grace (  nel senso della Kelly, l’attrice divenuta  Principessa di Monaco e morta tragicamente ),   quella dei segreti e delle bugie a corte, così nei libri è consegnato il mito di Diana Spencer,  mentre   vari film, video  serial tv o podcast, ci mostrano tante vere storie della bella e triste principessa,  ma solo la miniserie tv, uscita in due puntate nel ’93, diretta da Kevin Connor,  tratta dal best seller  autobiografico di Andrew Morton, si intitola  La vera storia di Lady D, in quanto quel libro  era stato scritto con la  collaborazione della stessa Principessa di Galles.Ritenuto il più “veritiero”libro e la conseguente serie tv uscirono un anno dopo la sua separazione  da Carlo, dunque, anche lei contribuì a delineare una certa immagine di séstessa. Ma dalla ricomposizione di questo   puzzle,  quale figura è emersa negli anni?

Nata in una delle più antiche e importanti  famiglie britanniche,  il 1 luglio del ’61, quarta di  cinque figli, da piccola Diana vive il dramma della separazione dei genitori  poiché la madre aveva deciso di lasciare il marito per seguire l’amante Peter Shand Kydd ( ma i  primi dissidi tra Charles Spencer e  Frances Roche erano scoppiati già dopo la morte del  neonato John ). Diana, dopo essere cresciuta a Park House, nei pressi della residenza reale di Sandringham, segue la madre a Londra,  poi verrà affidata al padre, frequenta  la scuola pubblica con scarso interesse  appassionandosi invece a musica danza e sport ( nuoto in  particolare). Segue una scuola di perfezionamento in Svizzera, quindi di nuovo a Londra, dove vive nell’appartamento datole dalla madre,  fa la bambinaia in un asilo-nido, si iscrive ad un corso di cucina, insegna danza, fa la governante per la sorella Sarah e la hostess, conduce, insomma, una vita dinamica come tante altre ragazze. E’ durante una battuta di caccia che conosce Carlo, amico dellasorella. Lui ha 29 anni, da tempo la famiglia lo esorta a  trovarsi una giovane donna di buona  famiglia  da sposare. Ma gli inviti di Carlo si faranno più frequenti dall’estate dell’80 . ospitando la fanciulla prima a bordo del panfilo Britannia poi  a Balmoral nella residenza scozzese della famiglia reale. E intanto la stampa dà la caccia alla  sconosciuta ragazza di cui sembra essersi invaghito l’erede al trono.  E appaiono  le prime foto di questa giovane bella e timida  che suscita subito le simpatie del pubblico popolare. E’ del febbraio dell’81 l’annuncio ufficiale del loro fidanzamento.  Ed è in quei servizi giornalistici, in quelle indiscrezioni, in quelle foto rubate, che comincia a costruirsi la favola della  ragazza semplice, normale, dolce, di bell’aspetto, che potrebbe divenire Principessa.   Il pensiero corre a Cenerentola.  Ma non è così. Diane Spencer discende da una nobile e nota dinastia: gli Spencer, tanto che nel ’75, in seguito alla morte del nonno Albert, riceverà il titolo di Lady e suo padre quello di Conte.

Non Cenerentola ma una ragazza moderna, come tante altre, desiderosa di costruirsi  una vita sua, adattandosi a vari lavori, tutti considerati dignitosi,  una ragazza desiderosa d’innamorarsi della persona  giusta, come le sue coetanee, che avevano assorbito lo spirito dei  tempi. Tempi di grandi “rivoluzioni”, quella musicale dei Beatles, i cui album e concerti infiammavano le giovani generazioni, della moda delle minigonne, alla Mary Quant, che dagli anni Sessanta  si era fatta strada e che era divenuta uno dei simboli della Swinging London.  Londra era la capitale mondiale di questa rivoluzione del costume, della moda, dei  nuovi stili di vita e del pensiero. Non è un caso che ai francesi che ne rivendicavano l’invenzione stilistica, la stessa Quant replicasse dicendo: “ Ni moi, ni Corrèges n’avons eu l’ideede la miniliupe. C’est la rue qui l’a inventès. “ ( Né io, né Courreges abbiamo avuto l’idea della minigonna. È stata la strada ad inventarla.” )  Già la strada. La poesie est dans la rou,  declamava un grande poeta  e chansonnier  francese ( Leo Ferrè). E Carnaby Street è uno dei quartieri più cool del mondo. E Londra, con i suoi quartieri  alla moda,  meta delle giovani generazioni d’Europa e non solo. In questo clima liberatorio ( soprattutto per le donne) ribelle e pacifista , che ha segnato gli Anni 80 ( da pochi e finita la tragica guerra del Vietnam che aveva spaccato il mondo, contrapponendo  le generazioni), era cresciuta e si era formata Diana Spencer. Figlia di quegli anni, di quel clima, la  quasi ventenne Diane ben incarna nell’opinione pubblica il suo tempo. Se poi quella ragazza innamorata  del Principe,  dopo aver studiato a Buckingham Palace il protocollo reale, convola a nozze ( il che accadde il 29 luglio del 1981 nella Cattedrale di S.Paoloa Londra, davanti a 2000 invitati e a 750 milioni di spettatori tv), la favola è compiuta. Ma questa è solo la prima parte, quella gioiosa  della speranza, dell’ascesa. Pochi sanno invece che qualcosa si era già incrinato, tanto da voler Diana mandar tutto a monte alla vigilia delle nozze. Ma ormai era tardi. Gli inviti e le etichette sul merchandise erano già stati stampati….. E   poi alla vita di moglie e di corte si era  preparata. Ruolo che accetta e subisce sia pure obtorto collo. Oltre ad aver dato alla luce due figli  ( William nel 1982 ed Harry nell’84), dei quali lei stessa ha scelto  i nomi di battesimo, Diana si dedica alla loro educazione, accompagnandoli spesso a scuola come ogni  giovane madre, selezionando  le scuole da frequentare e l’abbigliamento, organizzando il suo programma di visite in base alle esigenze dei bambini.  Insomma, una madre esemplare , affettuosa e intraprendente. Che non trascura  i suoi doveri istituzionali, accompagnando Carlo nelle visite ufficiali ai capi di stato e  nei vari paesi (  nell’aprile del 1985 la coppia è in Italia, dove incontra il Presidente Pertini e  le massime cariche dello Stato, visita città e istituzioni artistiche culturali e ospedali). In questi giorni, celebrandone il ricordo, molti più che al conflitto familiare,  da varie parti si è posto l’accento sul suo impegno umanitario . A partire dalla metà degli Anni Ottanta Diana, non si limita a frequentare lo star system ( cantanti, attori, artisti) è madrina di vari enti di beneficienza, secondo il protocollo reale visita ospedali, asili nido e varie strutture, è vicina ai malati di Aids e lebbra.  Storica la foto di Diana che stringe la mano ad un malato di Aids per  dimostrare di non temere  il contagio e che la terribile malattia non è contagiosa se non per certe vie.  Ma lei va oltre il dovuto. Partecipa attivamente a campagne  in difesa degli animali, contro le guerre e l’uso delle armi, a sostegno delle campagne antimine, per rimuovere e distruggere queste micidiali armi  di cui sono vittime soprattutto i bambini. Nel gennaio 1997 le immagini di Diana che percorreva un campo minato dell’Angola con un casco balistico e un giubbotto antiproiettile fecero il giro del mondo. Alcuni l’accusarono  di ingerenza politica, chiamandola una ‘mina vagante’. Pochi giorni prima della sua morte visitò la Bosnia ed Erzegovina manifestando il proprio sentimento umanitario focalizzato sui danni che, dopo anni dal conflitto, le mine ancora creavano, su bambini innocenti. E’ stato scritto che Diana avrebbe influenzato – dopo la sua mortela firma del Trattato di Ottawa, che impone un divieto internazionale all’uso delle mine antiuomo.Intervenendo alla Camera dei Comuni, il ministro degli esteri Robin Cook, parlò di immenso  contributo di Diana alla campagna  antimine, che andava onorato con l’ abolizione delle stesse. Dopo la sua scomparsa, di questa campagna se ne occupò HeaterMills, la ex modella seconda moglie (separata) di Paul Mc Cartney.  Anche oggi,  quelle mine colorate e dipinte come giocattoli, sono un pericolo mortale. Lady D sostiene associazioni benefiche  che si occupano di senzatetto, tossicodipendenti,  anziani abbandonati e  aiuto ai minori.  Inoltre  sostiene uno dei primi enti di beneficenza del paese – il Chester Childbirth Appealper istituire il servizio di maternità negli ospedali, divenendo la madrina principale dell’associazione nel 1992, e contribuendo alla raccolta di oltre un milione di sterline. E’ questo suo impegno  umanitario cherafforza  il legame con gli inglesi  e non solo. Che la  fa amare sempre più. Lei rappresenta  quell’immagine dolce sorridente e umanitaria che la gente comune si attendeva dalla casa reale. Qui affondano le radici dell’ ‘affetto diffuso  che la circonda. Tutto le viene perdonato. Quando si diffonde la notizia dell’adulterio di Carlo, e del suo rapporto con Camilla Parker-Bowles, il  grande pubblico si schiera dalla parte di Lady D. ferita  dall’infedeltà del marito, ammessa dallo stesso Carlo ma successiva  a suo dire alla crisi del loro rapporto matrimoniale.  E’ in atto il Camillagate,  e l’opinione pubblica sta in larga parte con Lady D.  Poi, dopo il divorzio, emergono le prime rivelazioni sulle relazioni d’amicizia più o meno intime di Diana, dapprima con l’amico James Gilbey poi con James Hewitt ( rivelata dal libro di Ann Pasternak, Princess in Love), e con il cardiochirurgo  di origine pakistana  Hasnat Khan (“ l’amore della sua vita”  fu definito, bruscamente interrotto), infine, e siamo nel ‘97 , con  l’imprenditore egiziano  Dodi Al Fayed , nello yacht  del quale trascorrerà  un’allegra vacanza accompagnata dai figli. Tutte scelte legittimate dal suo status di divorziata.  Rare le voci critiche nei suoi confronti, perlopiù  da parte di figure legate alla corte inglese che  sostenevano allora come oggi  (fra tutte citiamo  ladichiarazione su un programma Rai, della contessa  venezuelana Marisela Federici, regina dei salotti romani) che tra i doveri di una Principessa dovesse esserci anche l’accettazione dei comportamenti  ( discutibili) del  Principe. Insomma, Diana non avrebbe ben compreso il suo ruolo., perdendo una grande occasione,. Ultimamente qualcuno ha scomodato Plutarco per   tracciare un parallelismo con un’altra icona ricordata proprio in questi giorni: Marilyn Monroe: la morte sopraggiunta alla stessa età ( 36 anni), entrambe   salite ai vertici dei rispettivi sistemi di potere ( lapolitica  e lo star system  Marilyn, la corte  Diana) e da questi sistemi respinte, donne affascinanti  e spiriti inquieti e ribelli,  psicologicamente fragili e con alle spalle disagi familiari che le hanno segnate. Ma al di là  dei vari profili tracciati, del mistero continuamente evocato della sua tragica morte,  resta il fatto che in Lady D. Il grande pubblico si è riconosciuto in quella  ragazza refrattaria alle regole di corte, contrariata dalle libertà sentimentali del consorte: ( “il mio è matrimonio un po’ troppo affollato “  ebbe a dire)   che rivendicava  i suoi diritti di donna. In Lady D,  la sintesi che si può fare da quanto esposto, è che l’opinione pubblica vi ha colto il volto umano genuino e coraggioso di lei come persona, ben diverso dal potere della corte.  E’ lei, al di là delle tante vicende vissute, in quanto donna genuina, bella coraggiosa e affascinante, che il pubblico ha voluto amare, per la sua indole e i valori  umanitari che ha saputo trasmettere, rendendo anche un grande servigio alla casa Reale.