Martedì 16 agosto, in Brasile, è iniziata la campagna elettorale presidenziale, con l’ex Presidente di sinistra Luiz Inácio Lula da Silva in testa all’incumbent di estrema destra Jair Bolsonaro di 12 punti percentuali al primo turno e 16 punti al ballottaggio, secondo un nuovo sondaggio, tra la crescente preoccupazione per la violenza politica e le minacce alla democrazia.
Alcuni brasiliani temono che Bolsonaro possa organizzare un ‘6 de Janeiro‘ se perde, ovvero i disordini che sono seguiti alla sconfitta di Donald Trump, fino ad un vero e proprio colpo di Stato.
Nello stesso giorno, il 16 agosto, il giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes ha prestato giuramento come capo della corte elettorale brasiliana.
Moraes, sottolinea ‘Bloomberg‘, assume il controllo del Tribunal Superior Eleitoral (TSE), in un momento difficile. «Il giudice ha dovuto aprire numerose indagini su campagne sui social media volte a minare la fede e la fiducia nell’integrità del sistema di voto elettronico che i brasiliani utilizzeranno alle elezioni generali del 2 ottobre». «Moraes sta conducendo un’ampia indagine sulla disinformazione che continua a ‘toccare’ il Presidente. Moraes ha aperto molteplici indagini criminali su Bolsonaro,ordinato l’arresto di alcuni dei suoi principali sostenitori». Bolsonaro ha reagito contro Moraes, «sfidando la corte, chiedendo la rimozione del giudice e presentando una denuncia penale contro di lui per abuso di potere». Il risultato, prosegue ‘Bloomberg‘, «è una battaglia senza precedenti tra il populismo di destra e le istituzioni di governo del Brasile, la più grande crisi dei 37 anni di democrazia».
Ma attenzione a definire il giudice uomo di parte: Moraes faceva parte della maggioranza della Corte Suprema che ha respinto l’appello di Lula e quella che in seguito ha ribaltato le condanne, consentendogli di candidarsi per il suo terzo mandato presidenziale. Due elezioni presidenziali che si potrebbero dire conseguenziali quella del 2018 e quella del 2022.
Nel suo discorso durante la cerimonia di martedì scorso, Moraes ha alluso a quegli stessi attacchi perseguiti, spesso incitati dallo stesso Bolsonaro in apparizioni pubbliche e sui social media, commentando a un certo punto che: «La libertà di espressione non è libertà di aggressione, di distruzione della democrazia, delle istituzioni, della dignità e dell’onore degli altri. La libertà di espressione non è la libertà di diffondere l’incitamento all’odio e il pregiudizio».
Molto forte, nel suo intervento alla cerimonia di giuramento, la difesa del sistema di voto elettronico. «Siamo l’unica democrazia al mondo che calcola e pubblica i risultati elettorali nello stesso giorno» del voto, «con agilità, sicurezza, competenza e trasparenza. Questo è motivo di orgoglio nazionale», ha detto il giudice. Il quale poi ha elogiato l’efficienza della Giustizia Elettoraleche ha fatto del Brasile l’unico Paese in cui le elezioni si svolgono contemporaneamente su tutto il territorio, con il risultato proclamato nello stesso giorno delle elezioni. «Siamo 156.454.110 elettori in grado di votare. Siamo una delle più grandi democrazie del mondo in termini di voto popolare, essendo tra le quattro più grandi democrazie del mondo». Ha elogiato il lavorocongiunto del TSE, dei tribunali elettorali regionali e dell’intera struttura della giustizia elettoralenell’organizzazione di «elezioni sicure e trasparenti». Ha indicato l’avvento del voto elettronico, nel 1996, come una reazione della democrazia brasiliana alla distorsione storica causata dalle innumerevoli frodi elettorali che hanno segnato la traiettoria del voto manuale nel Paese. Moraes ha sottolineato i continui miglioramenti che vengono regolarmente implementati nel sistema di voto elettronico, come l’espansione dell’identificazione biometrica dell’elettorato, che una volta per tutte ha rimosso le frodi da individui con più certificati elettorali. «Il miglioramento è stato, è e continuerà ad essere costante, assolutamente sempre, per garantire totale sicurezza e trasparenza all’elettorato nazionale, come dimostrato dall’implementazione della biometria», ha sottolineato.
Due passaggi, quello circa l’affidabilità del voto elettronico e quello della giustizia elettorale, che sono stati fumo negli occhi per Bolsonaro, che, infatti, presente alla cerimonia -come anche Lula- ha molto vistosamente mancato di applaudire.
Moraes ha promesso che l’intervento della giustizia elettorale sarà rapido, fermo e implacabile nella prevenzione di pratiche abusive o notizie false o fraudolente. «E così la Giustizia Elettorale agirà a tutela dell’integrità delle istituzioni del regime democratico e della volontà popolare. Perché la Giustizia Elettorale non autorizza la propagazione di bugie che ledono l’equità, la normalità e la legittimità delle elezioni».
«Il compito di Moraes non sarà facile», commenta ‘Bloomberg‘. «Nei suoi sforzi per sostenere la credibilità del risultato elettorale, sta combattendo un esercito di sostenitori di Bolsonaro che hanno ripetutamente diffuso falsità sui voti elettronici sui social media, spesso guidati dallo stesso Presidente. Molti osservatori brasiliani temono che l’incumbent stia preparando il terreno per imitare Donald Trump e sfidare il risultato delle elezioni nel caso venga sconfitto». E in questo clima la violenza politica in pericolosa cresccita è l’altro grande problema di questa tornata elettorale, contro il quale probabilmente poco potrà fare il giudice Moraes.
Luiz Inácio Lula da Silva, la cui presidenza per due mandati è durata dal 2003 al 2010, ha già iniziato a indossare un giubbotto antiproiettile per le apparizioni pubbliche. Nel giorno dell’apertura della campagna elettorale, avrebbe dovuto parlare in una fabbrica di motori, ma gli agenti di Polizia federale gli hanno chiesto di annullare l’evento a causa di problemi di sicurezza. Lula ha così dovuto ripiegare su di uno stabilimento Volkswagen a Sao Bernardo do Campo, una città manifatturiera fuori San Paolo, dove è diventato famoso come leader sindacale negli anni ’70.
Bolsonaro ha rivisitato il luogo nella città di Juiz de Fora dove è stato accoltellato da un malato di mente durante la campagna elettorale nel 2018. È arrivato su una motocicletta circondato da guardie di sicurezza e con indosso un giubbotto antiproiettile, a differenza del 2018 quando si era offerto alla folla senza alcun strumento di protezione.
Creomar de Souza, fondatore della società di consulenza sul rischio politico Dharma Politics, ha dichiarato a ‘Associated Press‘ che la visita di Lula a una fabbrica automobilistica è tipica del simbolismo brasiliano, evocando la nostalgia della sua prima corsa presidenziale nel 1989 e alludendo alla sua eredità. De Souza ha aggiunto che si aspetta che i candidati si attacchino a vicenda più che presentare proposte concrete agli elettori.
«Voglio che queste elezioni finiscano il prima possibile con Lula che le vince, così ci sarà meno rischio di violenza e più si parla di futuro», ha detto a ‘AP‘, Vanderlei Cláudio, un operaio metalmeccanico.
Il ritorno di Bolsonaro sul luogo del suo accoltellamento è un tentativo di invocare lo stesso profilo di ‘estraneo‘ che gli ha permesso di raggiungere la vittoria nel 2018, ha affermato Maurício Santoro, professore di scienze politiche presso l’Università statale di Rio de Janeiro. «Per Bolsonaro, questa è l’immagine di se stesso come un candidato ribelle e anti-sistema, e l’attacco alla sua vita è centrale in quella narrazione», ha detto Santoro. «Per lui e i suoi sostenitori, l’uomo che lo ha accoltellato non era un ‘lupo solitario’, ma parte di una cospirazione dell’élite politica contro Bolsonaro».
«È impossibile non essere commossi, tornando in questa città», ha detto Bolsonaro alla folla a Juiz de Fora, dove le persone sono state perquisite prima di poter superare le barriere di metallo per avvicinarsi al palco del Presidente. «Il ricordo che porto con me è di una rinascita. La mia vita è stata risparmiata dal nostro creatore».
Dopo il discorso, Bolsonaro è salito su di un camion per salutare la folla, circondato dal personale di sicurezza.
Nonostante l’attentato del 2018 alla vita di Bolsonaro, i recenti eventi hanno suscitato maggiore preoccupazione per i suoi sostenitori, piuttosto che per lui personalmente; sostenitori che potrebbero essere coinvolti in attacchi. Itifosi di Bolsonaro sono stati protagonisti di svariati discutibili episodi: dall’aver circondato l’auto di Lula per scagliargli contro insulti, all’uccisione, a luglio, di un funzionario locale del Partito dei Lavoratori di Lula, nella città di Foz de Iguaçu.
Nel mirino anche i tifosi di Lula. In una manifestazione di giugno, un drone ha spruzzato sulla folla un liquido fetido e in un altro, il mese scorso, un uomo ha fatto esplodere un esplosivo fatto in casa contenente feci. Gli assalitori in entrambi i casi erano sostenitori di Bolsonaro, secondo i post sui social media recensiti da ‘AP‘.
«Lula ha annullato il suo primo evento a causa di rischi per la sicurezza e questo genere di cose ha preso il sopravvento su tutto. Non credo che Bolsonaro corra lo stesso rischio», ha detto Carlos Melo, professore di scienze politiche all’Insper University di San Paolo. «Questi terribili eventi ora fanno parte delle elezioni in Brasile e questo conta».
Bolsonaro è un convinto sostenitore delle armi e ha allentato le restrizioni, consentendo ai suoi sostenitori di fare scorta di armi da fuoco e munizioni. Al lancio della sua candidatura, il 24 luglio, ha chiesto ai sostenitori di giurare che avrebbero dato la vita per la libertà e ha più volte caratterizzato la corsa come una battaglia del bene contro il male. Sua moglie, Michelle, ha detto in quello stesso evento che il palazzo presidenziale era stato consacrato ai demoni prima che suo marito assumesse l’incarico.
A Sao Bernardo do Campo, da Silva ha snocciolato i fallimenti dell’Amministrazione Bolsonaro durante la pandemia di COVID-19 -che un’indagine del Senato ha riscontrato che ha contribuito al secondo numero di vittime più alto del mondo- poi ha detto: «Se c’è qualcuno posseduto dal diavolo, quello è Bolsonaro».
I sostenitori di Bolsonaro citano spesso i 580 giorni di reclusione di da Silva dopo che è stato riconosciuto colpevole di corruzione e riciclaggio di denaro. Quelle convinzioni hanno espulso da Silva dalla gara del 2018 e hanno spianato la strada a Bolsonaro. Sono stati prima annullati per motivi procedurali dalla Corte Suprema, che in seguito ha stabilito che il giudice era stato prevenuto e colluso con i pubblici ministeri.
In coda ai sondaggi, Bolsonaro ha lasciato intendere che potrebbe rifiutare i risultati se perde il voto di ottobre. Il leader di estrema destra ha sollevato dubbi infondati sul sistema di voto elettronico della Nazione. Negli ultimi quattro anni Bolsonaro ha detto alla sua base politica che non ci si deve fidare del sistema di voto, facendo eco alle tattiche utilizzate da Trump prima delle ultime elezioni statunitensi.
Quando la candidatura di Bolsonaro è stata confermata, ha invitato i sostenitori ad inondare le strade per le celebrazioni del giorno dell’indipendenza del 7 settembre. In quella data dell’anno scorso, aveva dichiarato, davanti a decine di migliaia di sostenitori, che solo Dio può rimuoverlo dal potere. Gli analisti hanno ripetutamente espresso preoccupazione per il fatto che stia preparando il terreno per seguire l’esempio dell’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e tentare di aggrapparsi al potere.
Lo scorso 17 agosto, il giorno successivo all’avvio di questa infuocata campagna elettorale, ‘CNN‘ titolava: ‘‘Sta succedendo qualcosa di strano’: alcuni temono un colpo di Stato in Brasile‘.
Human Rights Watch ha affermato che la campagna«probabilmente sarà un test critico per la democrazia e lo stato di diritto nel Paese e in America Latina». «I candidati dovrebbero condannare la violenza politica e invitare i loro sostenitori a rispettare il diritto dei brasiliani di eleggere pacificamente i loro rappresentanti e di candidarsi alle cariche senza paura», ha affermato l’organizzazione.
L’insistenza di Bolsonaro nell’attaccare il sistema di voto, ha suscitato la reazione di centinaia di aziende e oltre un milione di brasiliani che hanno firmato un paio di lettere chiedendo il rispetto delle istituzioni democratiche della Nazione.
A fine luglio, i maggiori banchieri e uomini d’affari brasiliani, ma anche giuristi, intellettuali, artisti,lavoratori hanno firmato e preso parte alla diffusione della ‘Lettera alle donne e agli uomini brasiliani in difesa dello Stato democratico di diritto‘, un documento preparato dalla Facoltà di giurisprudenza dell’Università di San Paolo, lettera in difesa del sistema di voto elettronico brasiliano, attaccato dal Presidente e avvertendo che la democrazia del Paese «è in grave pericolo».
Il manifesto, firmato da circa 3.000 personalità brasiliane di spicco, non menziona Bolsonaro per nome, ma affronta chiaramente la situazione che ha causato mettendo in discussione il sistema di voto in vista delle elezioni del 2 ottobre e e attaccando i giudici della Corte Suprema che sovrintendono alle elezioni in Brasile. La lettera si riferisce ad «attacchi infondati» al sistema di voto, che Bolsonaro sostiene essere vulnerabile alle frodi, e ad «insinuazioni» che i risultati elettorali non saranno rispettati.
«Le nostre elezioni con il processo di conteggio elettronico sono servite da esempio nel mondo. Abbiamo avuto diversi avvicendamenti di potere che hanno rispettato i risultati delle urne e hanno portato a una transizione di governo repubblicana. Le macchine per il voto elettronico, così come la giustizia elettorale, si sono rivelate sicure e affidabili», si legge nella lettera-manifesto.
«Ora dovremmo essere al culmine della democrazia, con diversi progetti politici in lizza per convincere gli elettori quale sia la direzione migliore per il Paese nei prossimi anni», prosegue il manifesto. «Ci troviamoinvece di fronte a un momento di immenso pericolo per le nostre istituzioni democratiche e di insinuazioni di disprezzo per il risultato delle elezioni».
«Nel Brasile di oggi non c’è più spazio per battute d’arresto autoritarie. La dittatura e la tortura appartengono al passato», afferma la lettera, ricordando la dittatura e le torture subite in passato dal Brasile sotto il governo militare. Da ricordare cheBolsonaro ha elogiato il colpo di Stato militare del 1964 (chiamandolo ‘il secondo Giorno dell’Indipendenza’), e le pratiche di quel regime militare, che ha torturato e ucciso gli oppositori politici.
In Brasile, il 2022 è già l’anno politicamente più violento da quando sono stati registrati i record nel 2018. La violenza politica è aumentata del 335%, con 214 casi nel 2022 fino al rilevamento di metà luglio. Solo nel 2022, 46 leader politici sono stati assassinati, sempre secondo dati di metà luglio. Secondo ‘Grey Dynamics’, è molto probabile che la violenza politica aumenti se i sondaggi saranno sfavorevoli a Jair Bolsonaro. «C’è un vero motivo di preoccupazione perché anche se la violenza politica è una realtà qui da anni, la situazione odierna è stata esacerbata dal modo in cui Bolsonaro ha promosso il discorso violento come un modo per risolvere i conflitti politici», ha affermato Pablo Nunes, capo di il centro di riflessione del CESeC.
Le persone stanno perdendo fiducia nella democrazia in tutto l’emisfero occidentale. In tutto il Nord, Centro e Sud America e parti dei Caraibi, solo il 63% del pubblico ha espresso sostegno alla democrazia nel 2021. Questo è uno dei principali risultati dei più recenti sondaggi AmericasBarometer condotto ogni due anni: il sostegno alla democrazia è diminuito di quasi 10 punti percentuali dal 2004 al 2022. Una delle motivazioni fondamentali, secondo i ricercatori, è che un numero crescente di persone considera le proprie elezioni e i propri rappresentanti eletti come «imperfette e inaffidabili». Nella «maggior parte dei Paesi che esaminiamo, meno della metà di tutti gli adulti crede che i voti siano sempre contati correttamente», affermano i ricercatori di AmericasBarometer, e considerano «i loro leader come corrotti», e il Brasile è secondo in graduatoria, con il 79% degli intervistati che ritiene i politici brasiliani corrotti.
Il voto del 2 ottobre, sia in riferimento alle presidenziali che alle altre cariche elettive in fase di rinnovo, potrebbe essere un test circa la tenuta della democrazia in Brasile, ma anche di qualche ispirazione per il resto dell’America Latina, investita dalla crisi di credibilità della democrazia e capacità di farvi fronte da parte dei sistemi democratici.