Labor Party leader Anthony Albanese speaks to supporters at a Labor Party event in Sydney, Australia, Sunday, May 22, 2022, after Prime Minister Scott Morrison conceding defeat to Albanese in a federal election. (AP Photo/Rick Rycroft)

Una vittoria sull’onda del malcontento dell’Australia, che ha fatto vincere i laburisti e contestualmente ha spinto avanti i Verdi, i partiti minori e gli indipendenti. Il successo dei Verdi e dei partiti minori, oltre a quello dei laburisti, ha determinato un ‘punto di svolta’

 

L’italo-australiano Anthony Albanese, alias ‘Albo’, è stato eletto Primo Ministro dell’Australia. E’ il 31° Primo Ministro australiano, il primo italo-australiano.
Sabato gli australiani sono andati alle urne, e ieri, domenica, Albanese ha giurato.
Una campagna elettorale «scoraggiante in cui entrambi i principali partiti hanno evitato qualsiasi divisione sostanziale su questioni politiche e si sono invece concentrati sull’inquadrare negativamente il leader avversario», afferma John Quiggin, docente di economia all’Università del Queensland.
Elezioni dall’esito interessante, quelle australiane 2022. Due gli elementi di spicco: la vittoria di Albo, ovvero di un quasisignor Nessuno‘ (ma solo in termini di visibilità, di fatto uomo con una lunga carriera politica alle spalle, non popolare ma neanche impopolare), della moderazione sull’arroganza, e l’importante risultato ottenuto dai Verdi e dagli indipendenti.

La vittoria di Albanese è stata vista come un rifiuto di Scott Morrison, l’incumbent conservatore -che è stato soprannominato il ‘primo capo di stato australiano dopo la verità‘- e del tipo di politica che ha impersonificato. Una politica trumpiana, da parte di un ‘personaggio’ a tratti al limite del ridicolo, una politica «che ha negato, e talvolta anche deriso, la gravità della crisi climatica», «che molte donne elettori hanno trovato particolarmente rozza», che molti hanno associato alla «distorsione della verità e alla menzogna», come afferma ‘BBC‘. «Sono crollate le mura delle cittadelle conservatrici. I seggi parlamentari dove i liberali avevano dominato per generazioni ora sembrano terre aride». «Per la prima volta in oltre un decennio, l’auto elettrica ha spinto fuori il treno del carbone», continua ‘BBC‘ con toni retorici.
E poi il successo dei Verdi, insieme all’ascesa«degli indipendentiverde acqua ha mandato in frantumi il principale duopolio di partito nelle principali città: l’Australia urbana rappresenta l’86% della popolazione del Paese». «»

BBC‘ così descrive Albanese e la sua vittoria. «Albanese è figlio di una madre single cresciuta in un alloggio pubblico a Sydney. La sua biografia è anche un sogno australiano. Ma il 59enne è diventato più bravo a condividere la sua storia passata che a delineare una visione avvincente per l’Australia. Detto questo, la sua promessa di rendere il Paese una centrale elettrica di energia rinnovabile, insieme alla sua promessa di adottare laDichiarazione di Uluru, che è così importante per le persone delle ‘Prime Nazioni’, ha il potenziale per dare al suo governo una narrativa che tesse insieme l’inedito sfide del futuro e affari incompiuti del passato».

Circa i conservatori: «il corollario dell’ascesa degli indipendenti è stata la caduta dei conservatori moderati da loro cacciati. Le elezioni federali hanno reso la politica qui più verde, più femminile e, in un momento di americanizzazione strisciante, più enfaticamente australiana. Forse il messaggio travolgente degli elettori è che vogliono un diverso tipo di politica. Di certo il 2022 sarà ricordato per lo shock per il risultato di sistema».

Promettendorinnovamento, non rivoluzione‘,Anthony Albanese, con la sua moderazione, ha cacciato il Primo Ministro in carica da circa un decennio, Scott Morrison, che aveva spinto l’Australia a destra.
The New York Times‘ annota come sia Albanese che Joe Biden «sono attivisti politici, combattenti della classe operaia con decenni di esperienza nel governo e reputazione di pragmatici» inclini al compromesso. Altresì entrambi hanno vinto grazie al disgusto del pubblico per l’incumbent». E però: «governare e rimanere al potere richiede l’entusiasmo di un pubblico volubile». «Si tratta di sapere se può essere un leader galvanizzante», ha dichiarato al quotidiano Paul Strangio, professore di politica alla Monash University di Melbourne. «Se può imparare sul lavoro». Strangio sottolinea come la dote distintiva di Albanese sia la pazienza, la capacità di tenere duro egiocare una partita lunga‘, la capacità persuasiva e di coinvolgere le persone nelle cose, di essere collaborativo. «La sua forza interiore è radicata nella sua dura storia di scarabeo a cui si rifà regolarmente. Questa è la storia di essere cresciuto come l’unico figlio di una madre single e pensionato invalido in un alloggio popolare. Le lotte di sua madre sono la stella polare della sua vocazione politica».
Altro elemento distintivo del neo Primo Ministro, è stata la sua capacità (da alcuni criticata come un errore) di abbandonare le proposte politiche più di estrema sinistra, avendo intuito che spaventavano gli elettori moderati, pur di portare il partito al governo.

Una vittoria sull’onda del malcontento dell’Australia, che ha fatto vincere i laburisti e contestualmente ha spinto avanti i partiti minori e gli indipendenti «che si sono scagliati contro lo status quo politico, con un’ondata di entusiasmo di base per i candidati che chiedono più azione sul cambiamento climatico e maggiore responsabilità nel governo».
Il successo dei Verdi e dei partiti minori, oltre a quello dei laburisti -la cui base si dice certa che «ora abbiamo la possibilità di fare davvero la differenza» su clima, integrità, uguaglianza-, ha determinato quello che gli analisti politici australiani definiscono come unpunto di svolta‘ «in un Paese che si sta gradualmente allontanando dal predominio dei principali partiti».

«Per Albanese, che ha trascorso tutta la sua carriera nella politica del Partito Laburista, inclusi 23 anni in Parlamento, questo cambiamento epocale rappresenta una sfida inaspettata».
In primo luogo dovrà provare a concretizzare il suo programma: riforme incrementali, che si concentrano sull’aumento del salario minimo,maggiori fondi per l’assistenza sanitaria -in questo caso con l’aspettativa di «un cambiamento di valore verso un partito impegnato nell’equità e nel Medicare e, potenzialmente, un cambiamento di stile verso un Ministro della Salute pratico e orientato all’equità»-, l’infanzia, le case di cura,pari opportunità per le donne come priorità nazionale, riduzione delle emissioni e rendere il Paese una superpotenza delle energie rinnovabili, fino alla promessa di cambiare la politica, il modo in cui opera.
I problemi degli australiani sono per lo più comuni: dal caro vita alle imprese che mancano di manodopera e si chiedono quando torneranno i consueti flussi di lavoratori migranti qualificati, fino alle lacune nell’assistenza sanitaria emerse durante il Covid. Il rallentamento di una economia che ora appare in salute dovrà essere tra le preoccupazioni del nuovo governo.
Albanese dovrà andare oltre a questi problemi quotidiani. Per quanto riguarda l’ambiente, «il Labour deve ora trovare il modo di perseguire politiche climatiche più ambiziose. I laburisti non possono tirare la leva più efficace disponibile -un prezzo del carbonio- dopo che i liberali hanno avvelenato con successo il pozzo. Ma ci sono altri modi per accelerare il passaggio dell’Australia a un ambiente più pulito e più verde, ad esempio attraverso investimenti pubblici nel solare e nell’eolico su larga scala», afferma Quiggin. «I prossimi tre anni saranno impegnativi dal punto di vista economico e politico. Ma la trasformazione operata dalle elezioni ha aperto la possibilità di una simile trasformazione della politica climatica. Con un’azione audace, attende un futuro luminoso». E qui i dubbi in questa fase permangono.

Albanese ha aperto il suo discorso di accettazione con la promessa di sostenere l’Uluru Statement From the Heart, un appello degli indigeni australiani a stabilire un ruolo formale per il popolo delle Prime Nazioni australiane nella Costituzione. Proposta che era stata respinta dai conservatori. In fatto di politica estera, secondo gli osservatori, le dinamiche di potere globali nell’Indo-Pacifico saranno al centro dell’attenzione. I laburisti, da quanto emerso in campagna elettorale, sarebbero propensi a espandere gli aiuti e le relazioni diplomatiche con il sud-est asiatico nel tentativo di contrastare l’influenza cinese. Albanese ha individuato l’Indonesia come partner regionale chiave. Il nuovo Primo Ministro ha dichiarato che la sua prima visita all’estero come capo di un governo laburista sarebbe stata in Indonesia. «Anche la sua prima visita all’estero come leader laburista è stata in Indonesia nel 2019, così come il suo primo viaggio come Ministro nel 2007. Albanese non è il primo Primo Ministro neo-coniato a dare la priorità a un viaggio a Giacarta, anche la prima visita all’estero di Scott Morrison come leader è stata in Indonesia», sottolinea Rebecca Strating, esperta di politica estera e Direttore di La Trobe Asia e Professore Associato di Politica e Relazioni Internazionali presso il Dipartimento di Politica, Media e Filosofia della La Trobe University di Melbourne. Secondo Strating, «possiamo aspettarci di vedere un governo laburista prestare più attenzione dei suoi predecessori all’Indonesia e al sud-est asiatico in generale».
Il governo precedente si era spesso scontrato con l’Indonesia, questo perchè, afferma l’analista, i conservatori preferivano guardare ai «’grandi e potenti amicidell’Australia negli Stati Uniti e nel Regno Unito per la sicurezza, mentre il Labour sembrano dare la priorità alle relazioni regionali».
«La retorica della campagna elettorale dei laburisti ha enfatizzato l’impegno regionale basato sul ‘rispetto reciproco e un senso di genuino partenariato’. Ha annunciato una politica nel sud-est asiatico, inclusi 470 milioni di dollari australiani in quattro anni in aiuti esteri e la creazione di un ufficio nel sud-est asiatico presso il Dipartimento degli affari esteri e del commercio«», afferma Rebecca Strating.
«Nonostante la mancanza di un’attenzione specifica all’Indonesia durante la campagna, ci sono però alcuni segnali positivi. Il governo sostiene una politica estera delle Prime Nazioni, che potrebbe fare appello all’Indonesia. Australia e Indonesia già cooperano fruttuosamente su interessi condivisi in materia di sicurezza marittima, scienze marine ed economia blu . È probabile che ciò continui indipendentemente da chi è al potere. Ancora più importante, il piano di sicurezza nazionale del Labour evidenzia la sicurezza climatica come un’area di cooperazione, promettendo una partnership climatica e infrastrutturale da 200 milioni di dollari australiani con l’Indonesia. Ma è necessario fare di più. Il governo dovrebbe concentrarsi maggiormente sul rafforzamento degli studi e delle lingue asiatiche nelle scuole secondarie e nelle università, in particolare Bahasa Indonesia. Il nuovo governo deve anche ascoltare le prospettive del sud-est asiatico. Stati come l’Indonesia non vogliono essere costretti a scegliere tra Stati Uniti e Cina. Impegnarsi con l’Indonesia richiede una diplomazia creativa, sfumata e modulata. La sensibilità intorno alla sovranità, all’autonomia e alla sicurezza regionale è fondamentale», annota Strating.

Ma non c’è solo l’Indonesia. Albanese, appena eletto, è volato alla riunione del Quad in Giappone. «Giappone e India cercheranno segnali che l’Australia voglia seriamente impegnarsi con l’Asia. Un altro vecchio amico con legami profondi e consolidati in Asia, la Francia, cercherà segni di ripristino. Gli Stati Uniti esamineranno le proprie aspettative su ciò che l’Australia, sotto un governo laburista, è pronta a contribuire sia al dialogo sulla sicurezza Quad sia al patto di sicurezza trilaterale AUKUS», afferma Greg Barton, professore di politica islamica globale presso l’Alfred Deakin Institute. «I loro incontri faccia a faccia questa settimana a Tokyo hanno il potenziale per ripristinare l’approccio degli alleati alla Cina e all’Indo-Pacifico ben al di là di quanto era probabile o possibile sotto Donald Trump e Scott Morrison».
La questione Cina sarà al centro di questi dialoghi. «Una delle più grandi sfide del nostro tempo è invertire lo slittamento nelle relazioni tra Cina e Occidente. La posta in gioco è immensa, non solo per la difesa e la sicurezza, o per il commercio e l’economia, ma anche per le risposte globali al cambiamento climatico, per il corso futuro della società cinese e per la vita di 1,4 miliardi di persone. Biden e Blinken cercheranno anche segni che il nuovo governo laburista Albanese sia impegnato con AUKUS come lo era il governo Morrison. Larivelazione della scorsa settimana che, contrariamente alle aspettative a Washington, il Labour non è stato consultato sull’AUKUS, ha sollevato dubbi sul funzionamento del patto di sicurezza. Anche i dettagli operativi su come AUKUS potrebbe trasformare il nostro ambiente di sicurezza immediato non sono stati del tutto chiariti. Come con il Quad, i potenziali vantaggi e le minacce per l’Australia vanno ben oltre i problemi fondamentali di difesa e sicurezza».
Per decenni, l’impegno dell’Australia con l’Asia è mancato dell’investimento sostenuto di capitale finanziario, politico e sociale necessario, afferma Greg Barton. «Albanese dice di voler cambiare questa situazione, individuando l’ Indonesia come una priorità chiave per il suo governo. Nonostante viva ai margini delle economie e delle società più grandi e in rapido sviluppo del pianeta, l’Australia è stata troppo pigra, miope e avara a impegnarsi veramente con l’Asia. I nostri attuali problemi con i divieti commerciali cinesi indicano un fallimento nel coinvolgere in modo più ampio sia la Cina che il resto dell’Asia».

Grandi sfide e tutte intersecate alla politica estera, anche quelle in materia di Difesa. «La scioccante invasione dell’Ucraina da parte della Russia e l’inaspettato corso della guerra contengono molte lezioni per l’Australia. Il primo è l’importanza delle alleanze e delle istituzioni internazionali, come la NATO e l’Unione Europea. Prima dell’invasione russa dell’Ucraina, era facile essere critici nei confronti della NATO e dell’UE e mettere in dubbio la loro utilità e sostanza. Non più.

Il Quad, AUKUS, ANZUS e l’alleanza di intelligence Five Eyes, insieme all’ASEAN, sono entità molto diverse dalla NATO e dall’UE, ma la guerra in Ucraina le getta sotto una nuova luce. Diplomazia, fiducia e costruzione di relazionisono di fondamentale importanza per la difesa e la sicurezza quanto i carri armati, i camion e gli aerei».
E oltre le sfide le opportunità per l’Australia che potranno concretizzarsi o meno a seconda delle capacità del governo Albanese. «Il prossimo Libro bianco sulla difesa dell’Australia, che dovrebbe essere pubblicato nel 2023, sarà influenzato sia dall’ascesa della Cina che dal declino della Russia. Saranno studiate da vicino le esperienze della guerra in Ucraina, il ruolo critico della logistica,l’utilità di alcuni tipi di attrezzature come i carri armati e l’impatto della cultura organizzativa. In tutto questo, ci sono sfide e grandi opportunità per l’Australia. È già chiaro che intelligence, IT e droni hanno svolto un ruolo fondamentale nella difesa dell’Ucraina. L’Australia ha una notevole capacità di innovare e sviluppare i relativi sistemi critici, hardware e tecnologia, a vantaggio della sicurezza nazionale e regionale».

«La visione generale è che è a regola d’arte», ha dichiarato, al quotidiano newyorkese, Paul Strangio, professore di politica alla Monash University di Melbourne. Albanese «non è eccezionale. Ma forse questo è il tipo di leader di cui abbiamo bisogno: a regola d’arte, con cambiamenti incrementali, tenace, non pensa di essere l’uomo più intelligente in ogni momento. Forse è il tipo di governo adatto alle circostanze dell’Australia». «Nel migliore dei casi, gli australiani tendono a vedere il loro governo come un fornitore di servizi, più che un campo di battaglia per l’ideologia. Ora, con le pressioni della pandemia e le ricadute geopolitiche della guerra in Ucraina, sono ancora più ansiosi di vedere politiche che producano risultati tangibili e sono meno convinti che le tradizionali politiche di partito possano fare il lavoro».
«Il grande shock in queste elezioni», afferma John Quiggin, «è stata la perdita di una serie di seggi liberali precedentemente sicuri a favore dei Verdi e degli indipendentiverde acqua‘. Tutti questi candidati hanno condotto una campagna principalmente sul cambiamento climatico, una questione che i partiti principali e la maggior parte dei media mainstream avevano concordato doveva essere messa da parte in quanto troppo pericolosa e divisiva».
«Realisticamente, sembrava possibile che il Labour potesse offrire un programma leggermente più ambizioso sulla politica climaticaal fine di facilitare il governo delle minoranze. In retrospettiva, è chiaro che questo tipo di analisi presupponeva che il modello politico di lunga data dell’Australia sarebbe continuato: un sistema a due partiti, con una manciata di banchieri incrociati che occasionalmente interpretavano il ruolo di kingmaker. Tutti i commenti dei media prima delle elezioni lo davano per scontato». Gli indipendentiverde acquaerano visti come una possibile minaccia per alcuni parlamentari liberali, e i Verdi sono stati ignorati. «Quello che abbiamo invece è uno shock per questo sistema.L’Australia ha ora una scena politica radicalmente cambiata in cui i presupposti del sistema bipartitico non sono più applicabili».
Secondo Quiggin, «la sfida del governo ora è adattarsi a questo nuovo mondo. Dovranno trovare il modo di realizzare ciò che l’elettorato vuole chiaramente sul clima, dopo aver escluso la maggior parte delle opzioni ovvie nel corso della campagna. Il nuovo leader dell’LNP avrà il non invidiabile compito di riconquistare le perdute zone centrali dei liberali, mentre placa una sala delle feste dominata dai negazionisti del clima e dai fan del carbone. Avendo escluso un prezzo del carbonio, il Labour dovrà essere molto più aggressivo con il meccanismo di salvaguardia che eredita dal LNP. Di per sé, questo non sarà abbastanza. La vera necessità è promuovere una rapida crescita dell’energia solare ed eolica su larga scala e spingere molto più forte il passaggio ai veicoli elettrici. Alcuni di questi potrebbero essere realizzati attraverso investimenti pubblici diretti, sul modello della CleanCo del Queensland , o attraverso un uso esteso di finanziamenti agevolati utilizzando la Clean Energy Finance Corporation e la nuova Rewiring the Nation Corporation. Il grande fascino politico di questo approccio è che tutte queste agenzie sono fuori bilancio e quindi non conteranno nelle misure del debito pubblico, che è destinato a crescere nei prossimi anni a causa della spesa per la pandemia».

«La democrazia, per quanto imperfetta, opera attraverso la possibilità di rinnovamento e cambiamento. Ciò che queste elezioni ci hanno mostrato che il sistema politico può cambiare. Ora arriva il compito di applicare la politica -l’arte del possibile- alla sfida di trasformare i nostri sistemi energetici dai combustibili fossili all’energia pulita. È la nostra migliore occasione ancora», conclude John Quiggin.