Le forze armate bielorusse hanno capacità limitate, eppure la quasi integrazione delle forze armate bielorusse con quelle russe, aumenta la capacità della Russia di schierarsi in Bielorussia e da lì, se necessario, più a ovest o nord. L’integrazione è funzionale a rafforzare il supporto bielorusso alle forze russe in caso di operazioni militari contro la NATO e non solo

 

L’esercito bielorusso ha lanciato esercitazioni su larga scala (la seconda fase i quelle iniziate il 4 maggio) per testare la prontezza delle sue forze armate a rispondere rapidamente apossibili crisi‘ e contrastare le minacce aeree e terrestri, ha affermato ieri il Ministero della Difesa del Paese.

Le forze armate bielorusse schiereranno forze speciali al confine con l’Ucraina perché «gli Stati Uniti e i loro alleati continuano ad aumentare la loro presenza militare ai confini di Stato», secondo quanto ha comunicato ieri il capo di stato maggiore delle forze armate della Bielorussia, Viktor Gulevich.

«Al fine di garantire la sicurezza della Repubblica di Bielorussia nella direzione meridionale, le forze delle unità delle forze operative speciali sono schierate in tre direzioni tattiche». Secondo Gulevich, gli ucraini hanno 20.000 uomini vicino al confine con la Bielorussia, e questo «richiede una nostra risposta».

La dichiarazione prosegue affermando che la «comparsa nelle acque del Mediterraneo e del Mar Baltico di un gruppo che trasportava missili da crociera marittimi e aerei, un aumento del gruppo di aviazione nei Paesi della Polonia e degli Stati baltici, indicano una minaccia crescente per la Repubblica di Bielorussia. Come parte della seconda fase di controllo delle forze di reazione immediata, i gruppi tattici di battaglione sono stati inviati nelle direzioni operative occidentali e nord-occidentali. Per rafforzarli, la difesa aerea, le forze missilistiche e le unità di artiglieria vengono spostate in avanti per garantire il funzionamento del loro combattimento».

Non da oggi si rileva il ruolo della Bielorussia nella guerra del suo alleato russo in Ucraina. Fin dall’inizio si è ipotizzato che le forze armate bielorusse potessero scendere in campo a dare man forte a quelle della Russia. Fino ad ora, invece, Minsk si era limitata ad un ruolo praticamente passivo,ovverosololasciando l’utilizzo del proprio territorio alle forze russe nell’esecuzione dell’invasione ucraina, infatti molta parte delle truppe russe sono state inviate dal territorio bielorusso in Ucraina, e il Paese è stata anche piattaforma per centinaia di attacchi aerei russi contro obiettivi ucraini. Il che ha attirato su Minsk le sanzioni dell’Occidente. Ora, questa dichiarazionedel capo di stato maggiore, sembra aprire la strada ad un ruolo decisamente più attivo.

Kiev, nei giorni scorsi, -mentre erano state avviate, il 4 maggio, esercitazioni congiunte Mosca-Minsk, per testare la ‘prontezza al combattimento’ degli uomini, e altre esercitazioni congiunte vi erano state poco prima del 24 febbraio-, attraverso il Ministero della difesa, aveva fatto sapere: «Non escludiamo che la Federazione Russa possa a un certo punto utilizzare il territorio della Bielorussia, le forze armate della Repubblica di Bielorussia, contro l’Ucraina. Pertanto, siamo pronti».
Il giorno dopo l’inizio delle esercitazioni congiunte, in una intervista a ‘Associated Press‘ rilasciata il 5 maggio, il Presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko, pur difendendo l’invasione russa dell’Ucraina, ha detto che non si aspettava che il conflitto «si trascinasse avanti in questo modo». E ha aggiunto: «non sono abbastanza immerso in questo problema per dire se va secondo i piani, come dicono i russi, o come lo sento io. Voglio sottolineare ancora una volta: sento che questa operazione si è trascinata».
Una dichiarazione che in Occidente è stata al centro di molte attenzioni e variamente interpretata. Per qualcuno era un segnale di insofferenza‘ e‘stanchezzadi Lukashenko, che proprio per il suo sostegno alla Russia in questa guerra ha subito sanzioni importanti, una sorta di alzata di testa nei confronti di Putin, per altri era un messaggio inviato a Kiev per sollecitare la resa.
Nell’intervista, Lukashenko si è espresso contro l’uso di armi nucleari nel conflitto. «Non solo l’usodi armi nucleari è inaccettabile perché è proprio accanto a noi, non siamo dall’altra parte dell’oceano come gli Stati Uniti. È anche inaccettabile perché potrebbe far cadere la nostra palla terrestre fuori dall’orbita verso chissà dove». «Se la Russia ne è capace o meno, è una domanda che devi porre alla leadership russa». Toni a tratti, come si vede, insolenti, il cui fine era difficile decifrare. La Russia «per definizione non può perdere questa guerra», ha detto Lukashenko, sottolineando che la Bielorussia è l’unico Paese a stare al fianco di Mosca, mentre «ben 50 stati hanno unito le forze» dalla parte dell’Ucraina.
Nell’intervista Lukashenko ha poi ribadito che Minsk non aveva nessuna intenzione di minacciare l’Europa, e in effetti, malgrado il suo sostegno a Putin nell’azione contro l’Ucraina fosse stato immediato e totale, e avesse messo a disposizione il suo Paese a Putin e ai suoi soldati, si era fermato prima di schierare le proprie truppe nel conflitto. La dichiarazione di ieri modifica lo scenario.
E però non ci si dovrebbe sorprendere. La partecipazione delle forze armate bielorusse a campagne militari che vedano la Russia impegnata contro la NATO, è esattamente quanto prevede la partenership strategica in essere tra Russia e Bielorussia. Per quanto Lukashenko possa essere insofferente, e magari sinceramente preoccupato, non potrà opporsi alle richieste di Mosca, e non solo perchè sono i grandi finanziamenti garantiti da Mosca a Minsk a mantenerlo in sella, ma anche perchè gli accordi militari prevedono che la Bielorussia possa dover mettere a disposizione i suoi uomini delle forze armate russe.

Konrad Muzyka, analista indipendente della difesa e direttore di Rochan Consulting, società che fornisce servizi di consulenza e consulenza sulle forze armate russe e bielorusse, sostieneche «le forze armate bielorusse (BAF) hanno capacità limitate». Sono state create nel 1992, quando il distretto militare bielorusso sovietico è stato sciolto, e sono «per lo più dotate di sistemi d’arma datati». Ma «essendo l’unico alleato della Russia al confine occidentale, la Bielorussia giocherebbe un ruolo fondamentale in caso di conflitto Russia-NATO». Le capacità delle BAF «sono insufficienti per condurre in modo indipendente operazioni militari».
Negli anni ’90, la Bielorussia aveva la più alta concentrazione di forze militari al mondo, «da allora la sua potenza militare è diminuita costantemente». L’analista sottolinea come «le azioni incaute di Lukashenko e il conseguente isolamento, hanno costretto Minsk ad accettare un rapporto di difesa sempre più stretto con Mosca», e questo rapporto«sempre più stretto di Minsk con Mosca, potrebbe spingere la Bielorussia in una posizione più bellicosa nella regione», malgrado la sua inadeguatezza, e nessuna intenzione di accrescere l’ammodernamento tecnologico, né l’implementazione in termini numerici delle risorse umane.
Konrad Muzyka sottolinea la quasi integrazione delle forze armate bielorusse con quelle russe, in forza di accordi specifici. La cooperazione copre già tutti i livelli di difesa, dalla programmazione alle tattiche operative, agli aspetti strategici. «L’intero territorio bielorusso e le forze speciali fanno parte di un Gruppo Regionale delle forze armate (RGF) con la Russia. Un accordo in forza del quale in tempo di guerra metterebbe le forze bielorusse effettivamente sotto il comando di strategico congiunto della Russia occidentale».

«In termini di equipaggiamento, le BAF rimane una forza dell’eredità sovietica. Anche se ci sono isole di modernità, il grosso delle attrezzature messo in campo dai suoi due servizi principali (le forze di terra e di difesa aerea ) è ancora prevalentemente di origine sovietica.
Poco è stato fatto tra il 1993 e l’inizio degli anni 2010 per affrontare questo problema, soprattutto per capacità di fascia alta come come aerei da combattimento, sistemi missilistici superficie-aria (SAM) a lungo raggio, artiglieria missilistica o anche i principali carri armati (MBT)».
Mentre è vero che il BAF può contribuire poco in termini di capacità militari, afferma Muzyka, «i due Paesi hanno lavorato insieme negli ultimi anni per migliorare la capacità della Bielorussia di fornire supporto alle unità russe. Questi miglioramenti hanno incluso l’ammodernamento delle linee ferroviarie, e lo sviluppo di una solida rete di strutture di stoccaggio per fornire materiale e equipaggiamento per le forze russe e bielorusse.Questo in modo significativo aumenta la capacità della Russia di schierarsi in Bielorussia e da lì, se necessario, più a ovest o nord».
Nel contesto della cooperazione Russia-Bielorussia, «il ruolo principale della Bielorussia è fornire profondità per la guerra di manovra, spingere il conflitto il più lontano possibile dai confini della Russia e, con il supporto delle forze russe, chiudere il corridoio di Suwałki. Qualsiasi operazione di combattimento saranno condotte in stretta collaborazione con la Russia».
In caso di guerra tutte le operazioni in territorio bielorusso saranno pianificate da Mosca.

La Russia è «desiderosa di ampliare ulteriormente e approfondire l’integrazione della difesa con la Bielorussia. Nel marzo 2021, i ministeri della Difesa russo e bielorusso hanno concordato un programma quinquennale di partenariato strategico». Non ci sono informazioni su ciò che il programma include, «ma si può presumere che contenga misure per accelerare l’integrazione militare», sostiene l’analista.

L’aviazione bielorussa è in grado di supportare operazioni sotto il comando strategico russo. Le risorse di difesa aerea sono una estensione delle reti di difesa aerea russe, permettendo a Mosca di monitorare «meglio l’attività aerea della NATO negli Stati del Baltico, in Polonia e Ucraina. Allo stesso tempo, gli aerei russi possono utilizzare lo spazio aereo bielorusso per condurre varie missioni aeree».
L’integrazione delle due forze armate è stata anchefunzionale a rafforzare il supporto bielorusso alle forze russe «in caso di operazioni militari contro la NATO. Per la Russia, il punto di forza della Bielorussia è la sua capacità di ospitare una presenza russa su larga scala sul proprio territorio». Nel Paese, infatti, «sono circa 30 le strutture di stoccaggio in basi in Bielorussia pronte per essere utilizzate dalla Russia ancor prima che scoppi un conflitto», aumentando la prontezza delle unità russe di combattimento e supporto. In un conflitto con la NATO, velocità di mobilitazione e ridistribuzione strategica sarebbe un fattore chiave. Per aumentare la velocità di mobilitazione, il Ministeri della Difesa bielorusso e russo hanno infatti compiuto sforzi per modernizzare la rete ferroviaria, i trasporti e la capacità di mobilitazione», il che, tra il resto, ha aumentato la velocità media dei treni merci, quelli in caso di conflitto funzionali al trasporto di materiale bellico.
Le forze armate bielorusse hanno circa 45.000 individui reclutati, e in tempo di guerra possono mobilitare un numero significativo di riservisti.
Konrad Muzyka conclude la sua analisi sottolineando che la Bielorussia ha aumentato la sua integrazione all’interno della Russia, e sul piano militare la domanda da farsi non èse‘, bensìquandol’esercito russo si stabilirà permanentemente in Bielorussia. Anche perchè «è chiaro, oggi, che le BAF sono già subordinate ai russi, presto gli ordini arriveranno da Mosca, non Minsk». Il che, di fatto, vorrà dire ‘annessione’, fosse pure non dichiarata.

Secondo gli analisti di ‘Critical Threats‘ «La retorica delle minacce ai confini della Bielorussia non è nuova ed è stata spesso impiegata dal Presidente bielorusso Alexander Lukashenko nelle prime fasi dell’invasione russa dell’Ucraina. Le esercitazioni bielorusse, che sono concentrate ai confini della Bielorussia con la Polonia e gli Stati baltici piuttosto che con l’Ucraina, sono probabilmente principalmente dimostrative e segnalano il continuo sostegno politico della Bielorussia alla guerra russa in Ucraina. È probabile che le esercitazioni abbiano anche lo scopo di attirare l’attenzione della NATO e possibilmente interrompere gli aiuti della NATO all’Ucraina, piuttosto che minacciare una vera operazione militare, in modo simile agli sforzi russi per destabilizzare la Moldavia, che sono probabilmente intesi a distrarre la Romania e la NATO, piuttosto che minacciare direttamente Odessa. È improbabile che la Bielorussia si unisca alla guerra in Ucraina. Lukashenko ha represso con successo l’opposizione interna nel 2020 e nel 2021, ma rimane vulnerabile a ulteriori disordini interni se il suo apparato di sicurezza si indebolisce; probabilmente non è disposto a rischiare di perdere il suo esercito in una guerra russa in stallo e in deterioramento in Ucraina».

L’Atlantic Council sottolinea come la questione nucleare dovrebbe preoccupare davvero Lukashenko. «Durante gran parte della Guerra Fredda, la NATO ha affrontato l’Unione Sovietica e i Paesi del Patto di Varsavia. Entrambe le parti schierarono l’una contro l’altra grandi forze convenzionali sostenute da armi nucleari. La NATO ha periodicamente giocato un gioco di guerra su come si sarebbe svolto un conflitto con le forze sovietiche e del Patto di Varsavia. Questi giochi di guerra a volte sono stati progettati con un elemento nucleare per dare ai giocatori un’idea del tipo di consultazioni che dovrebbero verificarsi in caso di guerra nucleare.
In quei giochi di guerra, se la NATO decideva di passare al nucleare, sorgevano diverse domande. Forse la questione più importante era la scelta dell’obiettivo per un attacco nucleare. La NATO ovviamente non voleva prendere di mira il proprio territorio, ma prendere di mira il territorio sovietico poteva rivelarsi essere troppo escalation. Si presentò un’altra opzione: un attacco contro le forze sovietiche e altri obiettivi nei Paesi non sovietici del Patto di Varsavia», racconta Steven Pifer del Center for International Security and Cooperation di Stanford e ufficiale dei servizi esteri in pensione.
«Se ora il Cremlino prendesse la decisione estremamente sconsiderata di utilizzare un’arma nucleare e la NATO ritenesse necessaria una risposta, l’alleanza avrebbe una varietà di opzioni. Uno sarebbe un schiacciante contrattacco convenzionale. Tuttavia, se l’alleanza considerasse una risposta nucleare, probabilmente si applicherebbe un pensiero simile a quello della Guerra Fredda. La NATO non vorrebbe prendere di mira con un’arma nucleare il territorio della NATO e potrebbe ritenere che colpire immediatamente il territorio russo sia troppo escalation. Vittima dell’invasione russa e beneficiaria di un forte sostegno politico e di un’importante assistenza militare da parte dei membri della NATO, anche l’Ucraina sarebbe esclusa. Questo lascerebbe la Bielorussia. E Lukashenko ha permesso ai russi di schierare molti possibili obiettivi militari sul territorio del suo Paese. Si spera che la Russia non sia così sciocca da usare un’arma nucleare. Tuttavia, l’autocrate bielorusso dovrebbe pensare alle potenziali implicazioni per il suo stesso Paese. Se la guerra si trascinasse e il Cremlino, che ha già fatto una serie di calcoli errati, ne facesse un altro sull’uso nucleare, Lukashenka potrebbe benissimo scoprire di aver trascinato la Bielorussia in molto più di quanto si aspettasse».