Oltre la memoria della Vittoria, la festa nazionale dell’orgoglio russo è, o potrebbe essere, un giorno di riflessione dei russi sul loro Paese e sul suo futuro. La discussione sulla Costituzione e la proposta di revisione per attuare un federalismo complesso basato sul decentramento del potere

 

Il 9 maggio non è solo il Giorno della Vittoria, l’esultante festa nazionale che celebra la vittoria della Russia sull’invasione della Germania nazista, né soltanto, in questo maggio 2022, il giorno in cui il Presidente russo Vladimir Putin potrebbe dichiarare la ‘guerra totale’ all’Ucraina. La festa nazionale dell’orgoglio russo è, o potrebbe essere, un giorno di riflessione dei russi sul loro Paese e sul futuro del loro Paese.

Vladimir Pastukhov, politologo, avvocato e visiting fellow al St Anthony’s College di Oxford e consigliere del presidente della Corte costituzionale della Federazione Russa, propone una riflessione sulla Costituzione russa del 1993, quella che ha prodotto l’attuale Russia, da lui descritta come«centralizzata, repressiva e aggressiva».

Una premessa è funzionale e doverosa. Pastukhov sostiene che l’opposizione russa oggi incolpa Vladimir Putin per lo stato attuale del Paese, ignorando il fatto che «Putin ha sempre agito all’interno del corridoio di opportunità definito dalle circostanze storiche e riflettendo i desideri delle masse». «Questo gli fa riuscire a mantenere il potere, soprattutto perché l’opposizione si rifiuta di riconoscere che il putinismoè un riflesso dei valori della popolazione». Dunque, l’opposizione, i suoi valori, non si radicano nella popolazione e nei valori dell’opposizione, dice Pastukhov, l’opposizione si trova isolata, uno contro uno contro il regime che può contare sull’appoggio della popolazione contro gli appelli di un’opposizione che resta sorda ai valori radicati nelle masse.
Ciò significa che
anche quando Putin uscirà di scena, l’approccio del suo successore non sarà diverso, per quanto qualcuno possa pensare ora. «Ciò non è possibile perché qualsiasi leader dovrà lavorare all’interno di corridoi di opportunità che in parte sono definiti da ciò che la popolazione vuole o almeno sopporta». La Russia tra decenni sarà in qualche modo simile a quella che è adesso, dice Pastukhov, «semplicemente perché sarà sempre come se stessa. Questa è una realtà grave per chi sogna la democrazia o la vita ‘come in Svizzera’», ma è così che stanno le cose e chi vuole che la Russiacambi deve partire da lì, piuttosto che da idee in contrasto con quella realtà.

Forte di questa convinzione e considerando quello che definisce come il ‘particolare’ ‘archetipo culturale russo’ –un archetipo che include l’accettazione del governo da parte di altri, il desiderio di uno Stato paternalistico e ‘un complesso storico-messianico’- che mantiene ben saldo al potere Putin, ragiona sulla Costituzione (il cui testo viene analizzato nei dettagli). Lo fa partendo dal presupposto che è importante «trovare un format che corrisponda alla nostra cultura, alla nostra esperienza storica, compresa quella negativa».
A meno che la Russia non metta in atto un autentico federalismo basato sul decentramento del potere, afferma Vladimir Pastukhov, il Paesequand’anche l’era Putin fosse finita, ma il putinismo permarrà-, tornerà/resterà allo stato repressivo e aggressivo che è oggi sotto Vladimir Putin; e a sua volta porterà alla rivoluzione piuttosto che allo sviluppo. Molti di coloro che sono stati coinvolti nella stesura delle costituzioni e altri che pensano a quale tipo di Costituzione dovrebbe avere la Russia per diventare una democrazia liberale sottovalutano l’importanza di questo fattore per diversi motivi.
Da un lato, dice Pastukhov, molti di coloro che hanno scritto la Costituzione del 1993 pensavano che il testo fosse la cosa più importante e che se avesse individuato tutti i desiderata per il governo centrale, tutto avrebbe funzionato, senza alcuna preoccupazione di trovare il tipo di compromessi tra i diversi gruppi di cui una Costituzione ha bisogno per durare ed essere efficace.
E d’altra parte, molti che hanno preparato quel documento e molti che stanno pensando a nuove costituzioni per il futuro,
non riescono a vedere che una delle cose più importanti che renderà possibile e duraturo un tale compromesso è garantire che il potere non sia concentrato in un unico individuo,ma condiviso tra i partiti e tra le regioni.
La cosa principale nella stesura delle costituzioni è che coloro coloro che vi lavorano riconoscano di dover elaborare un documento che rifletta un compromesso tra i vari centri di potere nella società e quindi creare istituzioni che consentano di rinnovare costantemente questo compromesso, anziché distruggerlo, qualcosa che porta o alla dittatura o alla guerra civile.

Non vi sarà alcuna divisione dei poteri se la Costituzione non blocca la concentrazione di enormi poteri nelle mani delsovranoe gli permetta di minare i poteri di tutti gli altri gruppi,continua Pastukhov, sostenendo che questo è esattamente quello che è successo sotto la presidenza di Putin.

Secondo Vladimir Pastukhov, dunque, per risolvere la criticità russa serve: trasformare il Paese in una repubblica parlamentare, in modo che il presidente non possa concentrare poteri così enormi nelle sue mani, e passare all’autentico federalismo, in modo che le regioni e le repubbliche facciano da contrappeso al Cremlino. Un federalismo complesso,considerata la complessità del Paese. In questa situazione il «presidente sarebbe davvero l’arbitro dei rapporti tra il governo -che dovrebbe diventare la forza principale che lega la Nazione- il Parlamento e i tribunali, ma non un attore diretto e non un diretto capo del ramo esecutivo».

Afferma Pastukhov: «il passaggio a un sistema federale complesso, in alcuni luoghi con elementi di confederazione e in altri con elementi di asimmetria» è il correttivo essenziale. «Non credo nella capacità senza questo di uscire dal cliché che è stato riprodotto in Russia dai tempi di Ivan III: il potere supercentralizzato. Dopotutto, c’è la Gran Bretagna, che è generalmente molto strana: c’è l’Inghilterra vera e propria, c’è la Scozia e l’Irlanda del Nord, che hanno uno status, il Galles ha uno status leggermente diverso, ci sono domini, ci sono territori…».

Tornando al 1993, quando si scrisse la Costituzione sotto la pressione della gravissima crisi costituzionaleappena conclusa che aveva visto lo scontro politico tra il Presidente russo Boris Eltsin e il Parlamento russo: «la Costituzione è stata scritta a tratti molto larghi da persone che volevano comprimere la vita reale in un bellissimo schema cartaceo. Dove tutto è diviso, tutto funziona allo stesso modo… E cosa significa ‘comprimere’ la vita reale in questo bellissimo schema? Significa che Ramzan Kadyrov e la sua Cecenia devono essere schiacciati a Mosca. Puoi dire che in Cecenia può esserci esattamente lo stesso dispositivo di Mosca? Improbabile. Perchél’unicità della Russia è che è allungata, non solo follemente ampia nello spazio, è anche allungata nel tempo. La sua testa è già da qualche parte in prima linea a metà del 21° secolo, con singole teste che sono già sfondate probabilmente nel 22° secolo,e la coda è legata da qualche parte nell’XI secolo. E si è allungato attraverso questi secoli. Proprio così, questo sistema non può essere descritto da un’equazione costituzionale universale.
Di conseguenza, è necessario il decentramento. Ci sono pochi soggetti federali che dovrebbero essere uniti intorno, beh, molto probabilmente, grandissime aree metropolitane. Questi soggetti della federazione dovrebbero essere veramente autosufficienti, cioè dovrebbero avere risorse sufficienti per poter sostenere una vita indipendente. Sotto questi soggetti della federazione ci saranno delle terre, a quanto pare, federali, perché abbiamo territori in cui è impossibile creare un soggetto a tutti gli effetti della federazione, questo va riconosciuto. Se ci sono milioni e milioni di chilometri di tundra, lì, allora, a quanto pare, ci sarà un altro regime. Avremo territori controllati, avremo territori associati. Tutto questo deve essere analizzato e descritto, e fatto non in ginocchio, ma con la testa. Non come in America o come in Svizzera, perché non siamo la Svizzera e non l’America. Devi scrivere un algoritmo per noi soltanto, basato su ciò che siamo.
Senza questo decentramento e la creazione di questa federazione, tra dieci anni ci ritroveremo nello stesso angusto passaggio in cui ci ritroviamo ogni volta. Con la centralizzazione rigida, poi con la militarizzazione, e poi con la rivoluzione. E così via in cerchio per sempre».

Prosegue Vladimir Pastukhov sottolineando come la statualità russa attuale «funziona come un’enorme pompa finanziaria che prende i fondi dalle regioni ricche, li digerisce in una pentola comune, e li distribuisce secondo uno schema speciale sotto forma di sovvenzioni, sussidi e quant’altro tra tutti gli altri. E finché esiste questo flusso ascendente e discendente, come ogni flusso, richiede un servizio colossale. I tubi di grandi dimensioni richiedono enormi squadre di servizio. Queste squadre di servizio sono la burocrazia russa. Se abbiamo bisogno di flussi di bilancio al rialzo e al ribasso, avremo sempre bisogno di un enorme esercito burocratico al servizio di questi flussi. E se c’è un enorme esercito burocratico centralizzato, allora costruirà sempre lo Stato che gli è più immanente: uno Stato centralizzato autoritario con un leader a capo.
Se a qualcuno piace e lo considera normale, per l’amor di Dio! Ma se vogliamo uscire da questo schema, allora non abbiamo altro modo che rompere il sistema dei flussi ascendenti e discendenti, per ridurne il volume. Cioè, creare regioni che siano più o meno legate finanziariamente a se stesse. Ridurranno la quantità di ciò che viene servito, per alcune esigenze davvero comuni e, di conseguenza, il volume della burocrazia centralizzata al servizio di questo flusso viene ridotto: questa è l’unica via d’uscita».