Da due giorni la Moldavia è in fibrillazione: gli attacchi nella sua regione separatista della Transnistria potrebbero essere gli anticipi di una invasione da parte delle truppe della Russia. Secondo gli analisti ragioni politiche e militari fanno ritenere improbabile che Mosca si complichi ulteriormente il cammino

 

La Moldavia (per i suoi cittadini: Moldava; ufficialmente: Repubblica della Moldova), incastonata tra la Romania a ovest e l’ Ucraina a nord, est e sud, è uno dei Paesi più poveri d’Europa e con l’indice di sviluppo umano più basso del continente, uno di quelli che sulla spinta dell’aggressione russa all’Ucraina ha recentemente chiesto l’adesione alla UE. Ora sta temendo e attendendo l’invasione russa. Avvisaglie, molto concrete, si sono avute fin dagli inizi di aprile.

Da sempre Chisinau cerca di bilanciare le sue relazioni con la Russia e l’Occidente, in questo contesto, per timore di Mosca non ha aderito alle sanzioni di UE e USA contro la Russia, dalla quale, per altro, dipende totalmente per le forniture energetiche, pur chiedendo di entrare nella UE e

pur accogliendo, su base pro capite, più profughi ucraini di qualsiasi altra Nazione europea.
La Moldavia ha un problema grosso più della sua stessa geografia (33.843,5 km quadrati), il problema si chiama Transnistria (Transistria), l’enclave separatista, una piccola striscia di terra tra la Moldova e l’Ucraina. Riconosciuta a livello internazionale come parte della Moldavia, la Transnistria si è separata dalla Moldavia, si considera uno Stato indipendente, è governato da un’amministrazione autonoma, ed è di fatto controllata dalla Russia, pur in un contesto decisamente ambiguo.

La costituzione della Transnistria risale alla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Un tempo parte della Romania, il territorio dell’odierna Moldavia fu incorporato nell’Unione Sovietica nel 1940. Dopo che la Moldova ha dichiarato l’indipendenza, nell’agosto 1991, i russofoni nell’est del Paese si sono schierati con Mosca, hanno dichiarato l’indipendenza dalla Moldavia, e da Mosca hanno ottenuto sostegno militare ed economico. Oggi Mosca non solo fornisce sussidi economici alla Transnistria, ma distribuisce passaporti russi ai residenti.  Gli obiettivi ufficiali della presenza russa in Transnistria sono prevenire un ritorno al conflitto e proteggere 22.000 tonnellate di equipaggiamento militare dell’era sovietica nel minuscolo villaggio di Cobasna.
Le autorità della Transnistria non hanno cercato l’unificazione con Mosca, né questa ha concesso il riconoscimento -alla richiesta Mosca rispose che non era nell’interesse della Federazione-, solo gli altri Stati separatisti dell’area lo hanno concesso –Ossezia del Sud, Nagorno Karabakh, Abcasia.
«La Transnistria vuole avere il sostegno russo perché capiscono che la regione non è in grado di sopravvivere senza, ma, allo stesso tempo, vogliono avere un margine di sovranità dalle decisioni di Mosca», ha dichiarato, a ‘Foreign Policy‘, Dionis Cenusa, giornalista del Centro Studi sull’Europa Orientale in Lituania. «Ci sono attori politici vicini al Cremlino, ma ci sono attori come gli oligarchi che controllano tutto e capiscono che hanno bisogno di un certo grado di indipendenza dalla Russia per fare più soldi». Per tanto, come la Moldavia, anche la Transnistria lavora di equilibrismo e cautela nei confronti della Russia, e tanto più dopo il 24 febbraio, per tutelare questo suo margine d’azione libero, anche in considerazione che Tiraspol gode di «grandi benefici dall’accordo di associazione di Chisinau con l’UE, firmato nel 2014, e che ha consentito alla Moldavia l’accesso al mercato dell’UE: le società della Transnistria possono esportare merci nell’UE una volta registrate nel territorio della Moldova. La regione separatista esporta molti più beni nell’UE che in Russia, ma importa molto di più dalla Russia che dall’Europa» annota ‘Foreign Policy‘. D’altra parte: «le autorità di Tiraspol ricevono gas naturale gratuito da Mosca, il che ha permesso loro di esercitare un elemento di controllo su Chisinau, che dipende dalla regione separatista per l’elettricità. La scorsa settimana, il Ministro delle Infrastrutture e dello sviluppo regionale della Moldavia, Andrei Spinu, ha affermato che il suo governo stava valutando l’acquisto di elettricità dall’Ucraina, quando il contratto con la società di proprietà russa MoldGres scadrà il mese prossimo».
La Moldavia starebbe pensando di riconoscere l’indipendenza della Transnistria «come mezzo per aprirsi la strada all’adesione all’UE. Secondo i recenti sondaggi, il 31 per cento delle persone sostiene l’indipendenza del territorio, rispetto al 22 per cento di febbraio», ha affermato Dionis Cenusa. In sostanza, spiega, «la gente pensa che la regione», la Transnistria, «sia un ostacolo al progresso del Paese», la Moldavia, «che sia percepita come un’estensione dell’agenda militaristica estera della Russia. Vogliono ridurre l’insicurezza che ne deriva. Penso che questo sia un segnale importante proveniente dalla popolazione».

A fine della scorsa settimana, il comandante ad interim del distretto militare centrale russo, Rustam Minnekaev, ha affermato che uno degli obiettivi della rinnovata guerra russa in Ucraina era quello di creare un corridoio verso l’enclave, per prevenire «l’oppressione della popolazione di lingua russa». E’ da ricordare che la Russia ha ripetutamente invocato le popolazioni di lingua russa in Ucraina per giustificare il suo assalto al Paese.

Alcuni analisti sono scettici sul fatto che Mosca possa spingersi a ovest lungo la costa ucraina fino alla Transnistria. Questi analisti affermano che è improbabile che l’esercito russo, coinvolto in una lotta per conquistare l’Ucraina orientale, sia in grado di ritagliarsi un tale percorso. E anche se la Transnistria è sostenuta da Mosca e ospita truppe russe, ciò potrebbe non significare che i suoi residenti vogliano essere coinvolti nella guerra, affermano.
Eppure la minaccia sembra farsi man mano più consistente e realistica. «È stata un’intimidazione e un tentativo di destabilizzare la Moldavia in modo da trascinarla nella guerra in Ucraina», secondo Alexandru Flenchea, analista politico già vice Primo Ministro moldavo per la reintegrazione. «Tendo a vederlo come parte della campagna di disinformazione e della guerra dell’informazione contro la Moldavia in questo caso». Il Ministro degli Esteri, Nicu Popescu, sempre la scorsa settimana, ha riconosciuto invece l’esposizione del Paese alla guerra in Ucraina. «Siamo il vicino più fragile dell’Ucraina, siamo il Paese che ne è più colpito e siamo il Paese che ha meno risorse per affrontare la situazione e le ricadute della guerra». Popescu, ha affermato comunque di non essere in grado di fare previsioni su come evolveranno le cose, e che fino a scorsa settimana non vi era stato alcun cambiamento nella situazione militare in Transnistria, dove sono localizzati 1.500 militari russi, mentre l’esercito della Transnistria avrebbe circa 4.000 soldati attivi. La Moldavia, da parte sua, senza sbocco sul mare e con una popolazione di circa 2,6 milioni di persone, non fa parte della NATO e ha solo un piccolo esercito con un personale attivo costituito da poche migliaia di individui.

La situazione si è aggravata tra il 25 e il 26 aprile,quando le autorità della Transnistria hanno annunciatouna minaccia terroristica dilivello rosso‘ per 15 giorni in tutto il territorio. L’annuncio è arrivato dopo tre attacchi, tra lunedì e martedì, che hanno preso di mira una base militare, due torri radio dell’era sovietica che trasmettono stazioni in lingua russa, e il quartier generale del servizio di sicurezza statale a Tiraspol, oltre un incidente che ha coinvolto un’unità militare nel villaggio di Parkany.
Non è chiaro l’autore di questi attacchi. Nessuno ha immediatamente rivendicato la responsabilità, ma il Ministero della Difesa ucraino ha definito le esplosioni lunedì una «provocazione pianificata dai servizi speciali russi».
L’intelligence moldava si è riunita d’urgenza lunedì stesso eil governo della Moldavia ha dichiarato di ritenere che le esplosioni a Tiraspol mirino ad aggravare la situazione in Transnistria. Chisinau, attraverso l’Ufficio per la Reintegrazione, si è detto anche preoccupato per le esplosioni. «L’obiettivo dell’incidente è creare pretesti per un’escalation della situazione della sicurezza nella regione della Transnistria, che non è controllata dalle autorità costituzionali», si legge nella nota ufficiale.
La Presidente moldava, Maia Sandu, dopo la riunione del Consiglio supremo di sicurezza ha dichiarato «Secondo le nostre informazioni, i tentativi di escalation sono legati a forze interne alla Transnistria che sono a favore della guerra e interessate a destabilizzare la situazione. Comunque continuiamo a raccogliere informazioni».La Presidente ha invitato alla calma e annunciato misure per rafforzare la sicurezza del suo Paese.

Le truppe russe di stanza in Transnistria sono in stato dimassima allerta‘, ha riferito ieri lo stato maggiore di Kiev, secondo ‘Ukrainska Pravda‘, avvertendo che c’è il rischio di un attacco missilistico russo in Transnistria che verrebbe poi attribuito all’Ucraina per estendere il conflitto.

L’intelligence di Kiev, riporta ‘Ukrainska Pravda‘, ha infatti riferito che i residenti della Transnistria stanno ricevendo messaggi di testo da una fonte che afferma di rappresentare le forze armate ucraine e i servizi speciali dell’Ucraina. Questi messaggi contengono un avvertimento su un attacco con ‘missili e artiglieria’ sul territorio della ‘regione della Transnistria’. Insomma, Kiev avverte false flag. Gli Stati Uniti hanno messo in guardia contro i tentativi di ‘escalation delle tensioni’, senza arrivare al punto di attribuire la responsabilità delle esplosioni a Mosca, come fa Kiev, il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price ha detto ai giornalisti: «Rimaniamo preoccupati per qualsiasi potenziale tentativo di una escalation».
Oggi il Ministero dell’Interno della Transnistria, ha affermato che dall’Ucraina sono stati lanciati droni e sparati colpi di artiglieria. «Droni sono stati avvistati durante la notte sopra il villaggio moldavo di Kolbasna e al mattino sono stati sparati colpi di arma da fuoco dall’Ucraina», ha detto il Ministero, citato dai media internazionali, sottolineando che «Kolbasna ospita il più grande deposito di munizioni in Europa».
Secondo quanto riportato questa mattina da ‘La Presse‘: «Le forze russe continuano a scuotere la situazione con provocazioni intorno alla Transnistria, organizzando finti attacchi terroristici, annunciando attacchi missilistici e inviando messaggi ai residenti della Transnistria a nome delle forze armate ucraine con appelli di panico all’evacuazione. Il gruppo di truppe russe in Transnistria è stato allertato al combattimento». Una verifica indipendente di tale informazione non risulta rilevata.

«Una valutazione annuale dell’intelligence stranierapubblicata dall’Estonia quest’anno, aveva rilevato che il Cremlino stava lavorando attivamente per estromettere la leadership pro-europea della Moldavia, rilevando che Mosca aveva una serie di strumenti per indebolire il governo moldavo, inclusa la dipendenza energetica del Paese, l’influenza degli ortodossi Chiesa e televisione in lingua russa. Come con altre regioni separatiste sostenute dalla Russia in Georgia e nell’Ucraina orientale, la Transnistria offre a Mosca un’utile leva con cui può aumentare la pressione sulla Moldavia», sottolinea ‘Foreign Policy‘.
Ora il timore è che le truppe russe presenti in Transnistria possano ricevere ordini di marcia in entrambe le direzioni: in Ucraina come parte di un’offensiva contro la strategica città portuale di Odessa e nella capitale moldava di Chisinau.

L’idea che la Russia cerchi di stabilire un collegamento geografico con la Transnistria circola almeno dagli anni ’90, ha affermato Anton Barbashin, analista politico di ‘Riddle‘, un giornale online di affari russi, rileva il ‘Washington Post‘.
«La Russia ha cercato a lungo di mantenere sacche di influenza nell’Europa orientale. Mosca continua a sostenere la Transnistria filo-russa con gas naturale gratuito e supplementi pensionistici, mantenendo a galla la repubblica separatista». Poi, quando la Moldova ha presentato domanda di adesione all’Unione europea all’inizio di marzo, una settimana dopo l’invasione dell’Ucraina, «i leader transnistriani hanno affermato di non avere intenzione di fare lo stesso e hanno chiesto ancora una volta di creare due Stati indipendenti».
Secondo Anton Barbashin, l’area in sé non ha molto valore strategico per Mosca. «L’invio di truppe lì creerebbe più problemi di quanti ne risolva per la Russia, probabilmente innescando ulteriori sanzioni internazionali e distruggendo le relazioni di Mosca con la Moldavia, che è costituzionalmente neutrale e ha affermato che non entrerà a far parte della NATO. Tuttavia, la guerra nella vicina Ucraina e la realtà della presenza delle truppe russe in una fetta della Moldavia ha reso i moldavi nervosi e preoccupati che la Russia potesse attaccarli. Il governo ucraino ha anche affermato che le forze russe di stanza in Transnistria potrebbero essere utilizzate per attaccare l’Ucraina».

Circa la probabilità di un’avanzata russa verso la regione, gli analisti sostengono siano basse. A sostegno di tale considerazione, oltre le motivazioni politiche di cui sopra, ci sono considerazioni strettamente militari. «La Russia ha riorientato i suoi sforzi militari per ottenere il controllo della regione del Donbass nell’Ucraina orientale, dopo che i tentativi di impadronirsi di Kiev, della capitale e di aree più ampie dell’Ucraina sono falliti.L’esercito russo ha subito pesanti perdite durante i suoi due mesi di assalto e significative inversioni sul campo di battaglia che hanno sorpreso molti osservatori e messo in luce le sue debolezze. Difficile che ora disperdano le forze per questa regione politicamente marginale nella sfera degli interessi di Mosca.
«La conversazione sulla Transnistria è una sciocchezza completa», ha affermato Michael Kofman, un esperto di Russia presso il CNA di Arlington. «L’esercito russo non ha capacità per questo tipo di offensiva. È molto probabile che saranno una forza esaurita dopo l’offensiva nel Donbass». Kofman, afferma ‘Washington Post‘. «ha affermato che la dichiarazione di Minnekaev, il comandante russo, secondo cui Mosca intendeva prendere il controllo dell’Ucraina meridionale non era nuova. «Ci hanno letteralmente provato nella fase uno», ha detto Kofman. «I tentativi russi di avanzare oltre la città ucraina meridionale di Mykolaiv hanno fatto pochi progressi, lasciando l’Ucraina sudoccidentale sotto il controllo di Kiev».
«I fatti sul campo sono fondamentalmente che i combattimenti nel Donbass sono l’area chiave da monitorare al momento, e la Russia non ha certamente la capacità di farlo e di fare anche il sud dell’Ucraina senza una mobilitazione su larga scala», ha detto Barbashin. La dichiarazione del comandante russo potrebbe essere stata un’osservazione a braccio, ha aggiunto, e in una guerra, e in particolare quella condotta dalla Russia, «tutto dovrebbe essere preso con le pinze».

Tuttavia, i politici moldavi e regionali stanno prendendo sul serio la minaccia. Venerdì il governo moldavo ha rilasciato una dchiarazione confutando le affermazioni del comandante secondo cui i russofoni in Transnistria hanno subito persecuzioni. Ma anche se le truppe russe dovessero marciare verso la Transnistria, potrebbero non essere accolte a braccia aperte. Sebbene i residenti della Repubblica separatista facciano affidamento sul sostegno di Mosca, alcuni detengono passaporti moldavi e la maggior parte delle esportazioni della Transnistria va nell’UE. Le autorità della Transnistria non hanno offerto né il sostegno pubblico, né la condanna dell’invasione russa dell’Ucraina. La Transnistria condivide profondi legami con il suo vicino e circa 100.000 residenti hanno la cittadinanza ucraina, ha affermatoquesto mese il Ministro degli Esteri de facto Vitaly Ignatyev. «Sosteniamo esclusivamente la pace e la sicurezza di tutte le persone che vivono in Transnistria», ha affermato.

La Transnistria sembra trattenersi dal sostenere la Russia nella guerra e invece sta usando l’accoglienza dei rifugiati ucraini come mezzo per ottenere legittimità internazionale, ha scritto l’analista Keith Harrington.
«La nostra lettura della situazione e di ciò che otteniamo dalla regione è che ci sono pochissime persone in quella regione che vogliono scambiare la loro situazione esistente per entrare a far parte di una zona di guerra», ha detto Popescu. Resta il fatto che ha Transnistria ha tenuto un referendum nel 2006 che ha dimostrato che un’ampia maggioranza dei 470.000 abitanti della regione sostiene l’indipendenza dalla Moldova e l’adesione alla Federazione Russa. La convinzione potrebbe essersi modificata nel corso del tempo, ma questo al momento è marginale. L’unica cosa che conta è la volontà e le velleità eventuali di Mosca.