Finlandia e Svezia stanno predisponendosi all’ingresso nella NATO. E così si sta ripetendo, con le debite differenze, il caso Ucraina. La guerra ucraina è stata scatenata dall’espansionismo della NATO. Ora non solo la NATO non si ferma, ma praticamente va in grembo alla Russia con Finlandia e Svezia
Il 13 aprile 2022 resterà negli annali della storia della NATO, e nella storia della guerra ucraina.
Il 13 aprile, infatti, il Primo Ministro della Finlandia, Sanna Marin, ha incontrato il Primo Ministro della Svezia, Magdalena Andersson, e al termine del colloquio è stato dato l’annuncio: la Finlandia sta considerando la richiesta di entrare nella Nato, la Svezia ha preso tempo per ulteriori valutazioni, ma sembra andare nella stessa direzione di Helsinki, e che punti a presentare domanda di adesione in tempo per il vertice Nato di fine giugno. Andersson ha detto che avrebbe «analizzato la situazione per vedere cosa è meglio per la sicurezza della Svezia, per il popolo svedese, in questa nuova situazione». Marin è qualche passo avanti, ha detto che il suo governo valuterà nelle prossime settimane -entro «settimane, non entro mesi»- se unirsi all’Alleanza atlantica guidata dalla NATO, aggiungendo che «tutto è cambiato» da quando la Russia ha attaccato l’Ucraina.
Finlandia e Svezia, due Paesi non allineati, di lunga tradizione di neutralità, potrebbero a breve entrare nella NATO. Evento impensabile fino all’anno scorso, ma anche ancora qualche settimana fa. Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina è cresciuta la preoccupazione, per tanto il consenso popolare, e di riflesso della leadership dei rispettivi Paesi,all’adesione alla NATO.
Un recente sondaggio d’opinione in Finlandia ha mostrato una maggioranza tra il 60% e il 69% degli intervistati favorevole all’adesione all’Alleanza, più del doppio rispetto a prima dell’invasione, con solo il 12% contrario.
I sondaggi in Svezia suggeriscono che una sottile maggioranza di svedesi è favorevole all’adesione e in crescita. Il 59% degli intervistati svedesi sosterrebbe l’adesione alla Nato se si unisse anche la Finlandia (17% i contrari, 24% gli indecisi); nel caso la Finlandia non aderisse, il sostegno per l’adesione alla Nato degli svedesi scenderebbe al 41% (26% contrari, 33% indecisi), secondo un sondaggio Kantor-Sifo. Erik Brattberg, esperto di sicurezza transatlantica presso la società di consulenza Albright Stonebridge Group, ha dichiarato: «Penso che la Svezia si stia ancora adattando alla nuova realtà geopolitica. L’adeguamento è stato più lento, ma si sta muovendo nella stessa direzione».
Il Partito socialdemocratico svedese di centrosinistra, attualmente al governo, sembra stia iniziando a cambiare la sua piattaforma di politica estera sulla scia della guerra russa, in parte spinto dai partiti di centrodestra di opposizione. Il Partito socialdemocratico ha tradizionalmente, storicamente rappresentato la neutralità svedese, e il non allineamento militare. Ma anche tra i principali socialdemocratici in Svezia, questa posizione è vista sempre più come sempre meno rilevante in una nuova era segnata dall’invasione russa dell’Ucraina. È probabile che la questione dell’adesione alla NATO abbia un ruolo più importante che mai nel dibattito in vista delle elezioni generali svedesi previste per settembre.
Il predecessore di Sanna Marin come Primo Ministro, Alexander Stubb, afferma che la decisione è una «conclusione scontata». E a ‘Axios‘ ha spiegato: «Penso che i finlandesi al momento siano guidati da quella che chiamo paura razionale. Devi bilanciare tra realismo e idealismo. Il realismo è che hai un esercito forte come noi, e l’idealismo è cercare di cooperare con un grande vicino. C’è stato questo tentativo in buona fede di forgiare una relazione funzionante con la Russia,ora che le persone vedono che è impossibile,specialmente sotto Putin, hanno cambiato opinione». I finlandesi non vogliono mai più essere lasciati soli, come durante la seconda guerra mondiale, conclude Stubb.
Marin, in conferenza stampa, ha tenuto a spiegare la spinta all’adesione da parte del suo Paese a passare dall’essere partner NATO all’essere membro NATO. «La differenza tra essere un partner e un membro è molto chiara e rimarrà tale. Non c’è altro modo per avere garanzie di sicurezza che sotto la deterrenza e la difesa comune della Nato, come garantito dall’articolo 5 dell’alleanza», ha affermato. L’articolo 5, afferma che un attacco a un membro della Nato è un attacco a tutti, e per tanto tutti, ovvero l’Alleanza nel suo complesso, sono tenuti a difendere l’alleato aggredito.
«L’invasione russa dell’Ucraina sta trasformando la sicurezza europea. All’alleanza militare della Nato è stato dato un nuovo scopo e ora, potenzialmente, potrebbe ottenere anche nuovi membri», commentano gli esperti diplomatici della ‘BBC‘. L’adesione della Finlandia alla NATO rappresenterebbe la più grande trasformazione dell’architettura di sicurezza europea degli ultimi anni.
La distanza di Helsinki e Stoccolma dall’Alleanza atlantica, che pure le ha portate ad essere Paesi partner, si è ridotta sempre di più. Le minacce del rinnovato espansionismo russohanno fatto scattare un campanello d’allarme nelle due Nazioni nordiche e d’un tratto anche l’opinione pubblica ha iniziato a chiedere a maggioranza la protezione sotto l’ombrello atlantico. «La Russia è il nostro vicino. Abbiamo un lungo confine con la Russia e vediamo come si comportano in Ucraina adesso. Pertanto, dobbiamo ovviamente porci la domanda su come possiamo fare in Finlandia per evitarlo», ha detto la premier Sanna Marin.
Le decisioni dovranno ora essere approvate dai parlamenti dei Paesi richiedenti, «nelle prossime settimane», ha annunciato la premier finlandese. Un passaggio che viene considerato una formalità. Poi si esprimeranno i 30 membri della Nato, anzi, stando al Trattato fondativo, saranno loro stessi ‘all’unanimità’ a dover «invitare ad aderire al Trattato qualsiasi altro Stato europeo in grado di promuovere lo sviluppo dei principi» del Trattato stesso. Ma anche in questo caso, potrebbe trattarsi di una quasi formalità, perché gli alleati hanno già dimostrato di essere, nel complesso,favorevoli all’adesione dei due Paesi. L’unica seria obiezione potrebbe venire dall’Ungheria, il cui leader, Viktor Orban, è vicino a Putin, ma i funzionari della Nato pensano di poter alla fine convincere (o costringere) l’Ungheria a dare il via libera all’operazione. Preoccupazione, secondo alcuni osservatori, c’è negli Stati Uniti per come si comporteranno i senatori repubblicani, in particolare quelli più vicini a Donald Trump, quando il Senato si trovasse a dover votare per ratificare l’adesione, ratifica per la quale servirà in voto favorevole di almeno due terzi del Senato.
Il Segretario generale NATO, Jens Stoltenberg,nell’ultimo vertice, ha rassicurato i due Paesi sui rischi che possono emergere tra il momento della richiesta di adesione e l’effettiva partecipazione alle garanzie offerte dall’Alleanza. Troveremo il modo di proteggervi, è stato il messaggio di Stoltenberg. Nello stesso giorno, un video di ‘Sky News‘ ha mostrato lo spostamento di equipaggiamento militare russo verso la Finlandia: forse il primo potenziale segnale di ‘avvertimento’ verso Helsinki per la sua decisione, avvisano gli esperti.
Un rischio concreto, già messo in evidenza dal Rapporto del governo finlandese ‘sui cambiamenti nell’ambiente di sicurezza’ pubblicato proprio mercoledì 13 aprile, che ha considerato gli effetti dell’adesione alla NATO. Con la richiesta di adesione, Helsinki si espone a forze esterne di potenze che vogliono esercitare un’influenza,«come ad esempio crescenti tensioni al confine tra Finlandia e Russia». Per questo «la Finlandia rafforzerà la sua preparazione a diventare un bersaglio di attività di influenza ibrida ad ampio raggio, al fine di prevenire e rispondere a tali sforzi per esercitare influenza». Ecco perché il governo di Helsinki suggerisce di avviare il processo di adesione simultaneamente con la Svezia per«facilitare la preparazione della risposta a una possibile reazione della Russia».
Il 13 aprile, i membri del Parlamento finlandese hanno ricevuto un rapporto sulla sicurezza nazionale che ha avviato le loro deliberazioni sull’opportunità della Finlandia di richiedere l’adesione alla NATO. «Molti di loro, però, avevano già deciso. Infatti, 112 dei 200 membri del Parlamento hanno risposto a un nuovo sondaggio dell’emittente nazionale finlandese, ‘Yleisradio‘. Di loro, 71 hanno affermato che avrebbero sostenuto un’offerta di adesione finlandese alla NATO; solo sei hanno detto che non l’avrebbero fatto».
«Una stretta cooperazione tra Finlandia e Svezia durante i possibili processi di adesione sarebbe importante. Processi di adesione simultanei potrebbero anche facilitare la preparazione della risposta a una possibile reazione della Russia». E’ quanto si legge nel Rapporto del governo di Helsinki ‘sui cambiamenti nell’ambiente di sicurezza’ pubblicato ieri.
«Se sia la Finlandia che la Svezia dovessero aderire alla Nato, potrebbero essere esaminati accordi di difesa nel Nord Europa nel suo insieme e come parte della difesa collettiva della Nato», si legge tra l’altro nel rapporto. «La Svezia ha avviato un dibattito tra i partiti parlamentari sulla situazione della sicurezza. La Svezia preparerà una relazione parlamentare entro la fine di maggio, valutando l’impatto dei cambiamenti nella politica di sicurezza svedese.
Il governo svedese ha annunciato che rafforzerà la sua difesa totale accelerando le riforme e impegnandosi ad aumentare gli stanziamenti per la difesa al 2% del Pil. Un funzionario svedese in precedenza aveva detto alla ‘CNN‘ che il suo Paese potrebbe rendere pubblica la sua posizione prima rispetto alla Finlandia.
Mosca è nervosa. Il Cremlino condivide l’idea del vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev secondo cui la regione baltica perderà il suo status di regione de-nuclearizzata se Svezia e Finlandia diventeranno membri della Nato. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ricordando tra l’altro che c’è un ordine del Presidente Vladimir Putin affinchè il fianco occidentale della Federazione sia rafforzato, considerato il potenziamento militare della Nato.
Nel consueto briefing giornaliero, i giornalisti hanno chiesto se il dispiegamento del nucleare faccia parte di questo rafforzamento: «Non posso dire nulla al riguardo», ha risposto Peskov. «Una volta definito il piano per rafforzare i nostri confini occidentali, sarà presentato un elenco di tutte le misure necessarie, i passi da compiere e tutto ciò sarà discusso in una conferenza presieduta dal Presidente».
La Russia dovrà rafforzare seriamente le forze di terra e della difesa aerea, schierare consistenti forze navali nel Golfo di Finlandia quando Finlandia e Svezia si uniranno alla Nato: così ha scritto nel suo canale ‘Telegram‘ Dmitry Medvedev. Medvedev, secondo l’agenzia russa ‘Ria Novosti‘. Altresì ha osservato che se Svezia e Finlandia aderiranno alla Nato, la lunghezza dei confini terrestri dell’alleanza con la Federazione Russa sarà più che raddoppiata -la Finlandia condivide un confine di 1.340 km con la Russia. Il confine occidentale della Russia a nord del Mar Nero sarebbe costituito da tutti i Paesi della NATO,tranne uno, la Bielorussia. E con la Turchia che rafforza il sud della NATO e gli Stati baltici che occupano la metà delle linee orientali dell’alleanza, la presenza della Finlandia e della Svezia nella NATO nel nord prenderebbe forma esattamente il tipo di grande alleanza che Putin e altri nazionalisti temevano.
«La loro adesione cambierebbe sicuramente il panorama della sicurezza del Nord Europa», ha affermato Sean Monaghan del Center for Strategic and International Studies. Per la Russia -che, per la maggior parte del secolo scorso, ha spinto la Finlandia ad assumere un atteggiamento non minaccioso- nessun risultato potrebbe essere più devastante, tranne forse la sconfitta in Ucraina che Putin sta cercando di evitare, hanno affermato gli esperti. L’ingresso della Finlandia estenderebbe anche il fianco settentrionale della NATO attraverso l’intera lunghezza del confine con la regione strategicamente importante della Russia di Murmansk e la penisola di Kola, dove ha sede una parte considerevole della marina russa. «»
L’ingresso della Finlandia spinge ulteriormente in un angolo Putin, ha detto James Dobbins, un ex diplomatico statunitense senior ora alla Rand Corporation, sentito da Michael Hirsh, corrispondente senior di ‘Foreign Policy‘. «Se vince in Ucraina ma perde la Finlandia ne esce senza aver guadagnato molto. Se perde entrambi, il che è più probabile, ha aggravato il suo problema e il tipo di scenario da incubo di una NATO preponderante proprio al confine con la Russia». E la questione è complessa: «è un nuovo problema non solo in senso militare, ma in senso culturale ed economico», ha detto Dobbins.
Medvedev ha avvertito che in caso di adesione,la risposta della Russia sarà nel Baltico, con l’obiettivo, per usare le parole di Dmitry Peskov, di«riequilibrare la situazione» con le proprie misure.
«Non sarà più possibile lo status non nucleare del Baltico», ha affermato Medvedev. «Bisogna ristabilire l’equilibrio». Il risultato per Svezia e Finlandia, ha proseguito, sarebbero lenavi russe dotate di armi nucleari a ‘un passo‘ dalle loro case. Di fatto, si fa notare, il Baltico nucleare è già dal 2016 una realtà, tiene schierati missili da crociera Iskander con armi nucleari nell’enclave baltica di Kaliningrad.
Oltre alla minaccia nucleare, Medvedev ha avvertito che l’adesione della Finlandia alla Nato costringerebbe la Russia a inviare più truppe e armi al confine nord-occidentale con la Finlandia.
Per quanto riguarda la Svezia, Medvedev ha affermato che la Russia dovrebbe «rafforzare seriamente il raggruppamento delle forze di terra e della difesa aerea, e schierare importanti forze navali nel Golfo di Finlandia».
Le constatazioni di Mosca sono ammesse e condivise anche dagli analisti americani. «Provocare l”autoaccerchiamento’ del suo Paese è un errore strategico catastrofico», ha scritto in una e-mail Aaron Friedberg, un ex alto funzionario statunitense e studioso della Princeton University, interpellato da Elisabeth Braw, ricercatrice presso l’American Enterprise Institute, specializzata in difesa contro le sfide emergenti alla sicurezza nazionale, come le minacce ibride e delle zone grigie. L’ingresso di Finlandia e Svezia nella NATO «sarebbe almeno importante quanto i cambiamenti in Germania e forse di più», sostiene Friedberg, riferendosi alla nuova volontà di Berlino di armarsi contro la Russia. «Finlandia e Svezia non saranno solo free rider, ma si aggiungeranno materialmente alla potenza di combattimento della NATO». Eventi che «segneranno un cambiamento permanente, quello che i russi hanno cercato per anni di impedire».
Eppure ci sono ‘pericoli acuti’ in un tale accordo, ha detto Dobbins, e «non è un pericolo in cui dovremmo entrare con gioia». La Finlandia, «se consente basi, truppe e armi della NATO all’interno dei suoi confini, potrebbe aumentare in modo permanente l’ambiente sconvolgente che ora esiste tra il Cremlino e Washington».
In effetti la Russia ha tutte le ragioni per essere nervosa. Per capire perché bisogna fare un salto indietro nella storia. «Dopo la seconda guerra mondiale, dopo aver sventato l’avanzata della potente Armata Rossa nella Guerra d’Inverno del 1939-40, e poi aver cercato di riconquistare il territorio rivendicato dai sovietici, la Finlandia dovette accontentarsi della neutralità imposta da Mosca. Ma con sorpresa quasi di tutti, riuscì anche in questo compito degradante, costruendo forze armate altamente capaci e sostenute con energia dalla società civile, riuscendo allo stesso tempo a mantenere il dialogo con Mosca», ricostruisce Elisabeth Braw. «Questo accordo, che i non finlandesi spesso (con fastidio dei finlandesi) chiamano ‘finlandizzazione’, è stato visto a Mosca come un compromesso accettabile. In questi giorni, il Presidente russo Vladimir Putin, da tempo paranoico per la fantasmatica invasione della NATO al suo confine sud-orientale, sembra volere un accordo del genere per l’Ucraina, ma la sua aggressione ha provocato un drammatico cambiamento a Helsinki. La Finlandia ora sembra pronta ad abbandonare una volta per tutte la sua famosa neutralità, una mossa che porrebbe le vere forze della NATO al confine nord-occidentale della Russia».
Si sta ripetendo, con le debite differenze, il caso Ucraina (l’Ucraina non era neutrale), la situazione che ha fatto scatenare la guerra ucraina. Putin ha iniziato sua guerra in Ucraina in considerazione del fatto che la sua richiesta che la NATO riportasse i suoi confini al punto in cui si trovavano negli anni ’90 era stata ignorata. Per tanto la guerra ucraina è stata scatenata dell’espansione della NATO. Ora non solo la NATO non si ferma, ma praticamente gli va in grembo con la Finlandia in particolare e la Svezia. Evidente che questo anche solo per il fatto che venga preso in considerazione fa infuriare Putin, e rappresenta un disastro diplomatico per Mosca. Il livello di pericolosità è evidente.
L’attenzione si appunta sul valore aggiunto dei nuovi ingressi.
«La nostra più grande risorsa è che sin dai primi giorni in cui abbiamo esaminato l’adesione alla NATO, decenni fa, sapevamo che avremmo preso parte a mantenere sicura questa parte dell’Europa», ha affermato, a Braw, l’ammiraglio in pensione Juhani Kaskeala, capo della difesa finlandese fino al 2009. «Sapevamo che saremmo stati contributori piuttosto che consumatori di sicurezza in Europa». «Il più grande vantaggio che porteremmo alla NATO è davvero che ci occuperemo del confine con la Russia».
Le forze di difesa finlandesi, spiega Elisabeth Braw, «impiegano un personale relativamente modesto di 12.000 persone», ma ne possono mobilitare rapidamente 280.000, ha affermato un funzionario finlandese, e con l’aggiunta dei riservisti fino ad un massimo di 900.000. Il Paese «spende il 2% circa del PIL per la difesa. La forteguardia di frontiera del Paese, tuttavia, non conta come parte di queste cifre (e a differenza di molti altri Paesi, la Finlandia non conta le pensioni militari come spesa per la difesa). Ancora più importante, le 12.000 forze ufficiali sono sostenute da coscritti; circa tre quarti di tutti gli uomini finlandesi completano il servizio militare. Dopo aver completato il servizio militare, tutti i coscritti, tranne quelli che si arruolano nell’esercito in servizio attivo, diventano riservisti».
«L’esercito finlandese rimane una eccezione in Europa», ha osservato l’analista della difesa finlandese Stefan Forss. «Addestriamo grandi gruppi di coscritti ogni anno e ciò che dovrebbero padroneggiare è la difesa contro un grande attacco russo. Questo è stato il fulcro della loro formazione anche negli ultimi decenni, quando praticamente tutti gli altri Paesi sono passati alla gestione delle crisi utilizzando piccole unità. Nel nostro college di difesa, gli ufficiali di stato maggiore sono ancora addestrati per guidare brigate e corpi. Per quanto riguarda i coscritti, grazie soprattutto all’addestramento che negli ultimi anni ha subito un’importante trasformazione per aumentare la motivazione dei soldati, la maggior parte degli ex coscritti fa volentieri la propria parte per la sicurezza del Paese come riservisti». In un sondaggio dello scorso dicembre, il 73% dei finlandesi intervistati ha sostenuto il mantenimento del servizio militare. «Tale coinvolgimento dei cittadini nella sicurezza nazionale, e il suo sostegno popolare, sarebbero un vantaggio per la NATO».
La Finlandia, nonostante abbia una popolazione di 5,6 milioni di persone, ovvero un enorme divario rispetto alla Germania, possiede persino più carri armati di Berlino. Altresì, dispiega una forza aerea di 64 F-18 altamente sofisticati.
Da non sottovalutare il bagaglio di competenza ed esperienza della Finlandia nel bilanciare le relazioni con il suo più grande vicino orientale, il che aggiungerebbe un valore significativo all’Alleanza.
«Un’altra notevole abilità che la Finlandia porterebbe all’alleanza è la sua intelligence militare, l‘accumulo di 105 anni di osservazione e interpretazione del potente Paese della porta accanto».
Finlandia e Svezia, insieme anche con la Norvegia, si esercitano regolarmente con la NATO, il che ha favorito l’integrazione dei due Paesi sia tra loro che con gli altri membri NATO. «Abbiamo un’eccellente sorveglianza aerea, che colleghiamo alla NATO quando richiesto», ha affermato, a Braw, il Maggiore Generale in pensione Pekka Toveri, responsabile dell’intelligence militare finlandese fino al 2020. «E ci sono esercitazioni nell’estremo nord su base quasi settimanale, che coinvolgono Finlandia, Svezia e Norvegia», per tanto il collegamento permanente sarebbe decisamente facile. Le forze armate dei due Paesi sono già integrate nei processi della NATO e sono dotate di una dimensione e una sofisticatezza che andranno a beneficio dell’alleanza. Il Ministro della Difesa finlandese Antti Kaikkonen ha osservato chela Finlandia ha già «piena interoperabilità con la NATO».
Tra gli altri punti salienti della Finlandia, spiega Elisabeth Braw, «eccellenti aerei da combattimento e il corso di difesa nazionale. Quest’ultimo è un corso residenziale di tre settimane altamente prestigioso in cui individui di spicco di tutti i settori della società vengono insegnati i principi della sicurezza nazionale del Paese. Il risultato: leader di tutta la società che conoscono la sicurezza nazionale e, soprattutto, si conoscono». Sarebbe un valore aggiunto di enorme importanza se «gli Stati membri della NATO potessero coinvolgere il settore privato nell’aiutare a mantenere i loro Paesi al sicuro semplicemente insegnando ai dirigenti emergenti la sicurezza nazionale».
Se poi anche la Svezia decidesse di entrare a far parte della NATO, «apporterebbe dei punti di forza, tra cui una marina che sta giocando un ruolo cruciale nel Mar Baltico. In effetti, la marina svedese non è solo relativamente grande, ha anche un’esperienza nella caccia ai sottomarini che servirebbe bene alla NATO».
Le preoccupazioni russe non sono ignorate da Washington. «Se si unisse alla NATO, la Finlandia potrebbe anche scegliere di seguire la strada della Norvegia, che, sebbene fosse un membro fondatore della NATO, ha cercato di placare Mosca non consentendo basi militari straniere e armi nucleari e ponendo limitazioni alle esercitazioni NATO», afferma Michael Hirsh, corrispondente senior di ‘Foreign Policy‘. «Un alto funzionario finlandese ha detto a ‘Foreign Policy‘ che si sta prendendo in considerazione il‘modello Norvegia‘. La Finlandia, la cui lunga storia nel respingere l’aggressione di Mosca include la sua riuscita difesa contro un’invasione sovietica durante la seconda guerra mondiale, ha provveduto alla propria difesa per decenni, inclusa la coscrizione obbligatoria. “Non abbiamo un disperato bisogno di basi straniere perché abbiamo le nostre”, ha detto il funzionario finlandese, parlando in condizione di anonimato. “Il nostro esercito è uno dei più forti in Europa per numero e armi”. Sebbene l’esercito finlandese sia più piccolo delle principali nazioni della NATO, come Gran Bretagna, Francia e Germania, la sua solitaria preparazione di lunga data contro l’aggressione russa lo ha reso uno dei più formidabili in termini di potenza di fuoco dell’artiglieria, sorveglianza dello spazio aereo e disponibilità di cyber e missili».
La Finlandia potrebbe dunque sedare alcune delle ansie di Mosca adottando la modalità norvegese di adesione alla NATO, il che significaniente basi militari straniere, niente armi nucleari ed esercitazioni NATO limitate.
«L’espansione della Nato e l’incapacità della Russia di bilanciare il potere attraverso una corsa agli armamenti convenzionale o un’alleanza alternativa, hanno portato, almeno in parte, alla guerra contro l’Ucraina. Dato il tempo e il denaro necessari per cercare di eguagliare la superiorità della Nato nelle forze non nucleari e la percepita minaccia aggiuntiva di una Nato significativamente allargata alle sue porte, il Presidente russo potrebbe ancora considerare che un attacco nucleare preventivo sia la sua unica opzione», affermano Caroline Kennedy-Pipe, docente di studi sulla guerra all’Università di Loughborough, e Azal Ashraf, docente presso la School of Politics & International Relations della stessa Università.
«Putin ha chiaramente segnalato che l’opzione nucleare è quella che utilizzerà se di fronte a una minaccia che non può affrontare con altri mezzi. Il recente sviluppo della Russia di missili da crociera ipersonici potrebbe essere un importante punto di svolta in questo senso. Gli esperti ritengono che la Nato non abbia ancora sviluppato un sistema per rilevare in modo affidabile le traiettorie e le velocità dei missili da crociera ipersonici. Probabilmente, quindi, Putin potrebbe credere che un attacco preventivo ai sistemi di comando e controllo occidentali sia possibile prima che siano in grado di lanciare un contrattacco. Ciò darebbe alla Russia la possibilità di sopravvivere a una guerra nucleare, almeno in uno stato migliore dell’Occidente».
Proseguono i due docenti e analisti: «Sebbene il mondo sia cambiato notevolmente negli ultimi 70 anni, il pensiero strategico che ha portato all’esistenza della Nato nel 1949 non ha tenuto il passo e alcune voci significative hanno messo in guardia contro l’espansione della Nato, tra cui Henry Kissinger nel 2014, dopo l’annessione della Crimea alla Russia, e il famoso esperto di politica estera statunitense John Mearsheimer, che ha recentemente avvertito che ciò ha contribuito a innescare l’attuale guerra in Ucraina.
Il caso dell’espansione della Nato in Scandinavia non può fare a meno di entrare in conflitto con l’attuale strategia occidentale contro la Russia. Se le dure sanzioni occidentali contro la Russia di Putin avranno successo, potrebbero rappresentare una minaccia esistenziale per il suo regime. E se questo è il caso, il Presidente russo potrebbe benissimo rivolgersi alla sua capacità nucleare spesso minacciata -questo è chiaramente esplicitato nella politica nucleare del Paese, che è stata aggiornata nel 2020. Ciò aumenta la minaccia per qualsiasi Paese nella Nato. Il dibattito sull’adesione alla Nato sia in Finlandia che in Svezia dovrebbe andare oltre l’ovvia necessità di rispondere a un’immediata minaccia russa percepita, ed esplorare i risultati finali del dilemma di sicurezza che dovranno affrontare -in particolare la possibilità di una guerra nucleare- che è intrinsecamente legato alla loro appartenenza alla Nato».
«Il non allineamento ha storicamente significato la capacità di tenersi da parte da qualsiasi confronto di questo tipo e proteggere specifici interessi nazionali lontano da un gioco globale più ampio. Tale status ha consentito a Svezia e Finlandia, nonché a Paesi come l’Austria, di rimanere fermamente indipendenti. La rinuncia al non allineamento trasformerà la Scandinavia e avvicinerà la Nato allo scontro con la Russia».