“Altro che congelamento alla coreana. Gli ucraini si sono fermamente opposti alla possibilità di mutilazioni territoriali e promettono la guerriglia. Armare la resistenza ucraina sarà il modo in cui l’Occidente, in difesa dell’ordine internazionale, proverà a rendere questa guerra per Putin ciò che la Spagna fu per Napoleone: un’ulcera sanguinante”. Intervista a Frank Ledwidge (University of Portsmouth)
In un’intervista a ‘Fox news’, il Presidente dell’Ucraina, Volodimyr Zelensky, lo ha ribadito con determinazione: “Oltre alla vittoria, il popolo ucraino non accetterà nessun risultato”. Senza arretrare di un millimetro dalle sue posizione, alla domanda su che cosa sia “disposto ad accettare” per garantire un accordo di pace, risponde: “Non scambiamo il nostro territorio. La questione dell’integrità territoriale e della sovranità è fuori discussione”.
Dieci passi indietro rispetto a quanto era uscito dai colloqui di Istanbul dove si era paventata l’ipotesi di una trattativa bilaterale per i prossimi 15 anni tra Ucraina e Russia per dirimere la questione della Crimea e del Donbas.
Nei giorni scorsi, Mosca si è impegnata a ridurre drasticamente le manovre militari attorno a Kiev e Chernihiv, a detta degli ucraini e del Pentagono, i movimenti di truppe attorno alla capitale non si possono definire un vero ritiro ma piuttosto un riposizionamento che, avverte anche l’intelligence britannica, potrebbe significare che l’attacco si farà più intenso nel Donbass. La stessa Difesa del Regno Unito ha constato la difficoltà delle truppe russe, costrette a tornare verso la Federazione o la Bielorussia “per riorganizzarsi e rifornirsi”. “La Russia ha mentito ripetutamente sulle sue intenzioni. E quindi possiamo giudicare la Russia dalle sue azioni non dalle parole. Secondo l’intelligence, le truppe russe non si stanno ritirando ma riposizionando”, ha poi confermato il Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg – “Mosca vuole rafforzare la sua offensiva in Donbass e mantenere la sua pressione su Kiev. Ci possiamo dunque aspettare altre azioni militari e ancora più sofferenza”.
In quest’ottica, il ripiegamento delle truppe russe, figlio del fallimento del tentativo di prendere Kiev e far capitolare il governo Zelensky, sarebbe volto a consolidare la sua posizione nel Sud Est del Paese, l’area che comprende il Donbas, la penisola della Crimea e il corridoio che collega il primo alla seconda attraverso la città di Mariupol, stremata da settimane di assedio, ma dove, a corridoi umanitari conclusi, si dovrebbe aprire la battaglia finale, strada per strada, tra le milizie filorusse cecene di Kadirov e il Battaglione Azov.
Una volta caduta Mariupol – ipotizzano alcuni osservatori – Putin potrebbe fermare la sua offensiva e congelare il conflitto. Non a caso, recentemente, è stato evocato il «Modello coreano», di un’Ucraina come la Corea: scindere in due il Paese così da limitare i danni e rivendere, il congelamento come una vittoria a fronte di una resistenza ucraina superiore alle aspettative. Di questo si dice sicuro del nuovo piano di Mosca Kyrylo Budanov, capo dell’intelligence militare ucraina, che, tuttavia, avverte: anche se Mosca prendesse il controllo solo del Sud e dell’Est, l’Ucraina darebbe il via ad azioni di guerriglia nei territori controllati dai russi. Ancora però non c’è certezza delle future mosse di Mosca. Si dice che per prendere il controllo dei territori filorussi Putin potrebbe pensare anche a mosse non militari, puntando ad esempio sulla cittadinanza russa concessa negli ultimi anni a quasi un milione di residenti nel Donbass
Di scenario coreano ha parlato apertamente anche Andriy Yermak, capo dello staff del presidente Zelensky. “La nostra intelligence riferisce che la Russia vorrebbe imporci il cosiddetto scenario coreano, con cui vogliono catturare l’est e il sud dell’Ucraina e imporre una linea di demarcazione tra i territori occupati e quelli non occupati”, ha scritto lo stesso Yermak su Telegram, aggiungendo però che per l’Ucraina “non possono esserci scenari, né compromessi in materia di integrità territoriale e sovranità” e che “il popolo ucraino e l’esercito non permetteranno alla Russia di occupare i territori” ucraini.
Lo scenario coreano, come noto, risulta scisso in due entità contrapposte, Corea del Nord e Corea del Sud, risultato della sanguinosa Guerra di Corea (1950-53). Conclusa l’occupazione giapponese andata in scena dal 1905 (protettorato nipponico, mentre l’annessione risale al 1910) al 1945, la penisola coreana si è ritrovata divisa in due entità distinte, ciascuna sostenuta da una delle due superpotenze della Guerra Fredda, Unione Sovietica e Stati Uniti. La divisione tra un Nord filo-comunista e un Sud filo-USA sarebbe stata sancita da una linea di demarcazione lungo il 38esimo parallelo e non scalfita neanche dalla guerra che Pyongyang, sostenuta dalla Cina, provò a scatenare contro il sud, ma che fallì a causa dell’intervento USA. Una guerra, questa, che, peraltro, non è ufficialmente ancora terminata, visto che non è stato firmato alcun armistizio e che, quindi, vede le due parti tutt’ora belligeranti.
Ma cosa ne pensano gli Stati Uniti, i Paesi europei e, soprattutto, gli ucraini? Lo abbiamo chiesto a Frank Ledwidge, esperto di strategia militare dell’University of Portsmouth ed autore di libri come ‘Aerial Warfare’ e ‘Losing Small Wars’.
Dottor Ledwidge, pochi giorni fa, in Turchia, si sono tenuti nuovi colloqui tra la delegazione russa e ucraina. I risultati, nonostante l’iniziale ottimismo, sembrano sempre più contrastanti. Lei che idea si è fatto?
Al momento, è più nell’interesse della parte russa cercare di ottenere una sorta di cessate il fuoco, poiché ha più bisogno di una pausa per rifornirsi e ridistribuire le proprie forze. Hanno subito molti danni, così come le forze ucraine e l’esercito ucraino sembra riconquistare alcune città. Un cessate il fuoco durante questi colloqui iniziali potrebbe essere adatto alla Russia. Tuttavia, a lungo termine, Zelenski ha affermato molto chiaramente e spesso che nessuna terra verrà ceduta, il che crea problemi se dovessero farlo in futuro nell’ambito di qualche negoziato. Allo stesso modo, i requisiti minimi di Putin sono ovviamente una qualche forma di controllo su Luhansk e Donetsk. Sebbene un cessate il fuoco sia possibile per questi motivi, è difficile vedere una base per i negoziati per porre fine alla guerra. Sembra che queste questioni debbano essere decise sul campo di battaglia
È vero che la Russia, avendo fallito nel suo piano iniziale, si sta spostando per concentrare le forze sul Donbass?
Sì, le realtà militari li hanno costretti a prendere questa decisione abbastanza sensata. Ora sembrano sviluppare un unico focus operativo, in questo caso nel sud-est. Dovranno tenere le forze ucraine altrove, inclusa Kiev, ma è improbabile che conducano grandi attacchi in quei luoghi e si mettano sulla difensiva. Devono mantenere una certa pressione sull’UA per evitare la loro ridistribuzione a sud per rafforzare quella che gli ucraini chiamano “operazione di forze congiunte” (JFO) nel Donbas.. Questo cambiamento di approccio non significa necessariamente che la Russia abbia cambiato i suoi obiettivi strategici di porre fine l’Ucraina come stato e la distruzione o il degrado delle sue forze armate; sta semplicemente cercando di raggiungerli in un modo diverso.
“La Russia punta a dividere l’Ucraina in due parti” – ha affermato il capo dell’intelligence militare di Kiev, Kyrylo Budanov – “è un tentativo di creare una Corea del Nord e una Corea del Sud in Ucraina”, come riportano notizie diffuse su Facebook dalla direzione centrale di intelligence del ministero della Difesa e riportate da Ukrinform. Puoi spiegare in cosa consiste il modello coreano applicato all’Ucraina? Quale potrebbe essere l’assetto territoriale di questa ‘Corea europea’ e dove potrebbe cadere il ‘38esimo parallelo’ in Ucraina?
Dobbiamo ricordare che questa è una valutazione del servizio di intelligence ucraino che potrebbe non riflettere necessariamente con precisione ciò che i russi potrebbero pianificare. Questo non sarà un “conflitto congelato” come quello in Corea, di questo possiamo esserne abbastanza certi. Si sospetta che il tipo di confini previsti siano le due cosiddette Repubbliche di Donetsk e Luhansk più la Crimea e l’area che le collega, intorno a Mariupol.
Secondo le dichiarazioni di intelligence del ministero della Difesa e riportate da Ukrinform, “dopo i fallimenti vicino Kiev e l’impossibilità di rovesciare il governo centrale dell’Ucraina”, c’è “motivo di credere” che Putin stia “considerando uno scenario ‘coreano’ per l’Ucraina”, ovvero “cercherà di imporre una linea di divisione tra le regioni del nostro Paese occupate e quelle non occupate” perché “non è assolutamente in grado di assorbire l’intero Stato”. Sei d’accordo? Sarebbe una sorta di ‘scelta obbligata’?
Sì. Non c’è modo che i russi possano prendere e tenere l’Ucraina. Non dobbiamo dimenticare, tuttavia, che esiste una possibilità molto reale che se ottengono il successo militare nella JFO, potrebbero spostarsi fino al fiume Dneipr. Questo è speculativo. Tuttavia, ora che stanno concentrando le loro forze, c’è una maggiore possibilità di sfondamento. Gli ucraini sono lontani dal vincere questa guerra; ci sono ancora molte battaglie da affrontare.
Il ‘modello Corea’ sarebbe anche una exit strategy della Federazione Russa da spacciare per vittoria alla popolazione russa grazie ad una buona dose di propaganda?
Certamente. Tuttavia, dobbiamo essere chiari sul fatto che anche se questo scenario si verificasse, non segnerebbe la fine del grande piano strategico di Putin. Questi sono stati coerenti per molti anni. L’Ucraina non può essere autorizzata ad esistere come uno stato sovrano effettivo con un’agenzia.
Tuttavia, un modello coreano avvicinerebbe comunque la parte occidentale all’Occidente. Non sarebbe comunque una mezza sconfitta per la Russia?
Sì, se accadesse qualcosa del genere, produrrebbe un’altra minaccia per la Russia, leggermente più piccola dal punto di vista geografico. Niente di tutto ciò cambia la strategia dichiarata di Putin. Se ha in mente un “modello Coreano”, sarebbe solo il preludio al prossimo round di guerra per annientare l’Ucraina come paese indipendente.
Stando a Budanov, “stiamo già vedendo tentativi di creare autorità ‘parallele’ nei territori occupati”. Puoi fare qualche esempio? E i possibili referendum delle Repubbliche Popolari di Luganks e Donetsk per l’annessione alla Federazione Russa sarebbero un esempio?
In Ucraina sì, ma abbiamo esempi anche in Ossezia e Abkhazia (entrambi in Georgia).
Cosa pensano gli abitanti della Crimea e del Donbas di un “modello coreano”?
Non ho conoscenze specifiche in merito. Mi risulta tuttavia che in alcune parti di queste aree vi sia un notevole sostegno alla Russia e, nel caso del Donbas), ad un’eventuale annessione come avvenuta in Crimea.
Nel ‘modello Corea’ applicato all’Ucraina, per la Russia sarebbe preferibile l’annessione dei territori o la formazione di un governo fantoccio nell’Est?
Buona domanda. Penso che la risposta sia entrambe le cose. A breve vedremmo ‘autonomia’ o di fatto indipendenza (come ha annunciato Putin alla vigilia della guerra), ma a lungo termine ci aspetteremmo referendum sulla questione dell’adesione alla Russia.
Lei ha scritto: “Se l’Ucraina dovesse essere divisa come pianifica Putin, questo non sarà un conflitto congelato, come lo è la Corea”, ma “l’obiettivo dell’Occidente è fare dell’Ucraina per Putin ciò che la Spagna era per Napoleone” e cioè un’”ulcera sanguinante”. Perché l’Occidente, armando la resistenza, vuole far fallire il ‘modello coreano’ di Putin? Sarebbe un regalo rispetto ai risultati sul campo?
Penso che ci sia ancora un attaccamento molto reale dell’Occidente all’ordine internazionale stabilito – il sistema “basato sulle regole”, come viene talvolta definito. Naturalmente, come sappiamo con l’Iraq, questo viene ignorato quando fa comodo ai loro interessi percepiti. Alcuni stati, ad esempio quelli dell’Europa orientale, del Regno Unito e degli Stati Uniti, dichiarano esplicitamente (e comprensibilmente nei casi dell’Europa centrale e orientale) che la Russia è una minaccia strategica. C’è certamente l’idea che sia meglio sconfiggerli con un procuratore, piuttosto che con l’intervento della NATO. Chiaramente in questi termini, indebolire sia l’effettiva minaccia rappresentata dalle forze armate russe, sia rovinare la loro tanto decantata reputazione sarebbe un risultato molto soddisfacente.
L’obiettivo del ‘bleeding’ russo spiega la diffidenza USA sull’esito dei colloqui in Turchia? Washington vuole una non-vittoria russa, un suo dissanguamento che, però, favorirebbe Pechino?
Non riesco a vedere la Repubblica Popolare Cinese favorevole a una sconfitta russa. Richiedono una Russia ragionevolmente forte per compensare l’attenzione degli Stati Uniti e in effetti le forze statunitensi. Dal punto di vista della RPC, forse la linea d’azione più favorevole potrebbe essere una guerra lunga ma di bassa intensità. Penso che ci sia molto dibattito su questo nella Commissione militare centrale di Pechino.
Per gli alleati europei, invece, sarebbe più auspicabile un conflitto congelato ‘modello Corea’ o un pantano ‘modello Afghanistan’ sul Continente europeo?
Geopoliticamente il miglior risultato per l’Europa sarebbe un’Ucraina forte come cuscinetto. Questo è esattamente ciò contro cui Putin sta combattendo. Probabilmente è una buona idea pensare che gli obiettivi occidentali siano ciò che Putin non vuole. Questa, tra l’altro, non è necessariamente una posizione anti-russa. Idealmente, una Russia ricca e accettabilmente democratica è il miglior risultato possibile. È commisuratamente improbabile, motivo per cui, penso, i leader occidentali sono molto riluttanti a considerare anche l’idea di abbracciare segretamente il cambio di regime. Putin è, almeno, nella frase inglese “il diavolo che conosciamo” che di solito è migliore del diavolo che non conosciamo. In altre parole, può esserci di peggio di Putin..
Secondo un’intervista del 2014 di Radoslaw Sikorski, un politico polacco ed ex ministro degli Esteri di Varsavia, il presidente russo avrebbe proposto la divisione territoriale dell’Ucraina tra le due nazioni nel 2008 all’allora primo ministro polacco Donald Tusk. A sostegno di questo progetto, nelle parole di Sirosky, Putin avrebbe etichettato l’Ucraina come una nazione artificiale e avrebbe ricordato che la città di Lwow era, in effetti, una città polacca. La Polonia potrebbe essere interessata alla parte occidentale, in Galizia?
Questa è stata un’osservazione molto interessante, che ha rivelato che Putin pensa in termini tradizionali imperiali russi e non sovietici. Leopoli (o Lwow in polacco) era una delle principali città della provincia austro-ungarica della Galizia, ma è sempre stata un centro dell’identità nazionale ucraina. Fu devoluto alla Polonia dal 1923 fino al 1939, quando fu catturato dall’esercito sovietico quando invase la Polonia in alleanza con la Germania nazista. Divenne parte della Repubblica Sovietica d’Ucraina. Alcuni nazionalisti polacchi estremisti la considerano ancora una città polacca, ma sono rari. Questo è il tipo di persone che credono che la Slovenia o la Croazia debbano possedere Trieste, o che l’Alsazia debba tornare in Germania. Dubito dove un politico polacco serio o anche solo a metà desidererebbe aprire quel ‘Vaso di Pandora’. Nessuno a Leopoli crede che la città sia polacca.
Uno scenario di tripartizione è ancora più remoto?
Una spartizione dell’Ucraina concordata a livello internazionale in questo modo è impossibile.
In Turchia, si è parlato di negoziati quindici anni di negoziati bilaterali tra Russia e Ucraina su Crimea e Donbass. Sul tavolo dei negoziati russo-ucraini, c’è già l’ipotesi di un ‘modello Corea’ di fatto?
Molto interessante. Stavo pensando che questa deve essere una vera concessione da parte ucraina che la Crimea è persa. Penso che questa sia più un’accettazione della realtà. Forse l’accordo Regno Unito-Hong Kong del 1994 potrebbe essere un’analogia migliore. Un paese, due sistemi per un periodo di tempo, fino a quando il paese più grande decide di modificare la situazione a proprio vantaggio.
Un ‘modello Corea’ eliminerebbe le richieste russe di neutralità e denuclearizzazione?
Sicuramente.
Andriy Yermak, capo dello staff del presidente Zelensky, ha scritto su Telegram che per l’Ucraina “non possono esserci scenari, né compromessi in materia di integrità territoriale e sovranità” e che “il popolo ucraino e l’esercito non permetteranno alla Russia di occupare i territori” ucraini. Secondo Budanov, “la resistenza dei nostri cittadini e le proteste nei territori occupati, le controffensive delle Forze armate ucraine e la graduale liberazione dei territori complicano in modo significativo l’attuazione dei piani del nemico”. Promettendo che presto scatterà una “guerriglia” nei territori in mano ai russi, la conclusione è che alla fine “resterà” un solo “scenario” per i russi, “come sopravvivere”. “La questione dell’integrità territoriale e della sovranità è fuori discussione”, ha, peraltro, ribadito anche oggi Zelensky. Un ‘modello coreano’ potrebbe creare le condizioni per un ‘modello Vietnam’? E a quali condizioni la popolazione Ucraina, il governo Zelensky e, soprattutto, l’esercito potrebbero accettare un ‘modello Corea’, invece di proseguire la guerriglia?
Non è possibile che gli ucraini possano accettare un modello del genere. Sono stati assolutamente inequivocabili sul fatto che non accetteranno la perdita di territorio (con l’unico e interessante avvertimento della Crimea). Hanno impostato questa posizione in modo molto forte e gli effetti politici di tornare indietro sarebbero disastrosi. I pericoli di ciò sono evidenti non tanto dall’esempio coreano, ma da quello irlandese. Nel 1922 gli irlandesi ottennero l’indipendenza dalla Gran Bretagna dopo un’insurrezione chiamata “The Irish War of Independence”. Ma la condizione era che i leader ribelli accettassero di rinunciare a parte dell’isola, 6 delle 32 contee – l’area che ora è l’Irlanda del Nord e fa ancora parte del Regno Unito. Il risultato immediato fu una guerra civile di due anni, molto più sanguinosa e dannosa della guerra di indipendenza. Il risultato a lungo termine è ancora con noi. Penso che la situazione ucraina sia ancora più complessa e almeno altrettanto storicamente carica. Semplicemente non possono tirarsi indietro dalla loro posizione e mantenere alcun tipo di unità nel paese. Le persone hanno perso troppo. Non vedo alcun risultato a lungo termine qui, data l’impasse, che un conflitto a lungo termine. Potrebbero esserci cessate il fuoco o addirittura mesi di pace, ma questa non sarà una Corea con una linea del fronte statica e una tregua sostenuta (ricordate) da un accordo di tregua. Immagino che ci sarà una feroce guerriglia dietro le linee e una continua convenzionale in prima linea. Il meglio che si può sperare è una guerra a bassa intensità come quella nel Nagorno Karabagh fino al 2020. Anche lì, la questione è stata risolta da una vittoria azera in guerra.
Nel 1950, dopo l’aggressione scatenata da Kim Il Sung e la controffensiva condotta da esercito sudcoreano e forze Onu guidate dagli Stati Uniti, fu l’intervento militare cinese a causare lo stallo e il cessate il fuoco sul 38° Parallelo nell’estate del 1953. Nel caso dell’Ucraina, la Cina, invece degli uomini, farà valere il suo peso economico? Per Pechino, sarebbe preferibile un modello coreano?
Una guerra a bassa intensità che non danneggi l’economia globale (e quindi protegga il potenziale commerciale della Cina) sarebbe un risultato accettabile. L’interruzione causata da un conflitto su larga scala non funzionerebbe per loro e potrebbero intervenire.
La Guerra di Corea non è ufficialmente ancora terminata, visto che non è stato firmato alcun armistizio e che, in teoria, le due parti sono tutt’ora belligeranti. È possibile avvenga lo stesso in Ucraina?
È possibile, ma non dobbiamo dimenticare che l’Ucraina sta combattendo da otto anni per recuperare le sue province perdute. Non li rinuncerà a un tavolo negoziale. Ricorda cosa è successo con l’Alsazia-Lorena per la quale Germania e Francia hanno combattuto per settant’anni, con due grandi pause. Penso che questo sia il tipo di scenario più probabile piuttosto che una Corea con due stati separati e sovrani in uno stato di guerra congelata..
Il modello coreano può essere immaginato come il risultato provvisorio di un cessate il fuoco, come punto di partenza per i negoziati, non come una stabilizzazione della separazione come in Corea?
Zelensky ha offerto una moratoria di 15 anni sullo stato della Crimea, che mi sembrava una sorta di concessione ai fini di un cessate il fuoco. Nessuna concessione del genere sarà fatta per le altre aree ambite dalla Russia, a meno della totale sconfitta militare dell’Ucraina. Per le ragioni che descrivo qui, credo che sia altamente improbabile.
In conclusione, quanto è probabile che l’Ucraina diventi una ‘Corea europea’? Quali sono i rischi se diventa così?
Non credo accadrà. La guerra andrà avanti; Credo che la questione sarà risolta sul campo di battaglia e penso che l’Ucraina prevarrà. Come ho scritto, dal 1807 al 1814, nella penisola iberica, Napoleone dovette combattere gli eserciti spagnolo, portoghese e britannico mentre era assediato da onnipresenti e feroci ribelli. Ha descritto questa guerra come la sua “ulcera sanguinante” che lo ha prosciugato di uomini e attrezzature. L’obiettivo dell’Occidente è fare dell’Ucraina per Putin ciò che la Spagna era per Napoleone». Per la Russia questa è una guerra di scelta. Per l’Ucraina è una guerra per la sopravvivenza. Chi allora combatterà più duramente, chi combatterà meglio? chi combatterà come se la vita della loro nazione e delle loro famiglie dipendesse da essa? E poi, chi prevarrà in una simile battaglia?