“La centralizzazione del comando e l’incapacità dei ranghi più giovani spingono gli alti ufficiali sempre più vicini alla prima linea, con una maggiore esposizione al rischio. Le perdite ‘eccellenti’, però, non termineranno perché i cambi necessari per evitarle sarebbero di lenta attuazione”. Intervista a Jonathan Jackson (Birmingham City University)
Ad un mese dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, si fa via via sempre più lunga la lista dei generali e degli alti ufficiali russi rimasti uccisi nei combattimenti. Al 22 marzo, poteva già contare quasi 80 nomi: di cui 6 generali, 14 colonnelli, 12 tenenti colonnelli, 19 maggiori, 16 capitani e almeno 20 tenenti.
La prima perdita di alto rango per l’esercito russo è stata il Mag. Gen. Andrei Sukhovetsky, probabilmente caduto vittima del fuoco dei cecchini nei pressi di Chernihiv a nord ovest di Kiev. Sukhovetsky era il comandante generale della 7a divisione aviotrasportata russa e vice comandante della 41a armata combinata. La sua esperienza militare era lunga, con una carriera nel corpo dei paracadutisti, coinvolti nel Caucaso del nord e in Ossezia del Sud, oltre che nell’operazione di annessione della Crimea del 2014.
Il secondo comandante russo di alto livello ucciso è stato il Mag. Gen. Vitaly Gerasimov che, secondo l’intelligence militare ucraina, sarebbe perito sotto i colpi di arma da fuoco a Kharkiv. Il ministero della Difesa ha rilasciato l’audio intercettato di quelli che dicevano fossero due ufficiali del Servizio di sicurezza federale russo, o FSB, che discutevano della morte.
L’esercito ucraino ha poi reso nota l’uccisione del maggiore generale russo Andrey Kolesnikov, da pochi mesi comandante della 29a armata combinata. La sua carriera militare era iniziata nel 1999, frequentando la scuola per carristi di Kazan prima di quella interforze nel 2008.
Anton Gerashchenko, un consigliere del ministero dell’Interno ucraino, ha rivelato quella del Magg. Gen. Oleg Mityaev, ucciso durante l’assalto russo alla città di Mariupol: il ‘New York Times’ ha rivelato che le truppe ucraine sarebbero state in grado di intercettare una chiamata del generale russo e ucciderlo. Comandante della 150esima divisione fanteria motorizzata, Mityaev aveva già combattuto in Siria e nel 2016 era stato comandante di una base russa militare in Tagikistan.
A perdere la vita anche il tenente generale russo Andrei Mordvichev, il comandante dell’8a armata generale del distretto militare meridionale delle forze armate ed è morto a causa del “fuoco sul nemico”, ha affermato su Twitter lo stato maggiore dell’esercito ucraino. Secondo quanto riferito da Interfax, Oleksiy Arestovych, ex consigliere presidenziale, il generale è stato ucciso quando le forze ucraine hanno colpito un aeroporto a Chornobayivka, vicino all’aeroporto di Kherson, che viene utilizzato come base russa temporanea. La sua morte, però, non è stata confermata dal Cremlino.
L’Ucraina – più precisamente Illia Ponomarenko del ‘Kyiv Independent’ – ha anche reclamato l’assassinio del tenente generale Yakov Rezantsev, il comandante della 49a armata combinata russa e uno dei più alti funzionari militari del paese, colui che Rezantsev si era già vantato che l’invasione dell’Ucraina sarebbe finita in poche ore, ha riferito The Telegraph. La Russia non ha confermato la morte, che un collaboratore di Zelenskyy ha affermato sia avvenuta a Chornobaivka, un villaggio nel sud dell’Ucraina.
Il ministero della Difesa ucraino ha affermato che il tenente colonnello Dmitry Safronov, comandante della 61a brigata marina separata delle forze armate russe, è stato ucciso durante i combattimenti quando le forze ucraine hanno riconquistato la città di Chuhuiv nella regione di Kharkiv. Nella stessa dichiarazione in cui annunciava la morte di Safronov, il ministero della Difesa ucraino ha affermato che anche il tenente colonnello Denis Glebov, vice comandante dell’11° Assalto aereo separato, era stato ucciso mentre prendeva parte a un’operazione speciale nel Donbas ed è stato insignito postumo dell’Ordine del coraggio.
Il colonnello della guardia Konstantin Zizevsky, comandante del 247° reggimento d’assalto aereo delle guardie, sarebbe stato ucciso durante un’operazione militare per “proteggere le Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk”. La sua morte è stata confermata in un post su Instagram da Mikhail Vedernikov, governatore della regione di Pskov. Nella stessa operazione che ha causato la morte di Zizevsky, sarebbe deceduto anche il tenente colonnello della guardia Yuri Agarkov, che aveva precedentemente servito come capo di stato maggiore della 56esima brigata d’assalto aereo e comandava un reggimento di fucili motorizzati, secondo un rapporto dei media russi.
L’Ucraina ha affermato di aver ucciso il colonnello Andrei Zakharov in un’imboscata a una colonna corazzata russa in un sobborgo di Kiev, secondo The Guardian. I filmati dei droni sono emersi dai combattimenti e i media ucraini hanno affermato che Zakharov, il comandante del reggimento, è stato ucciso.
Secondo quanto riferito, il colonnello Sergei Porokhnya, comandante della 12a brigata di ingegneri russi con sede a Ufa, è stato ucciso in Ucraina. Il quotidiano russo KP-Ufa ha riferito che il colonnello è stato ucciso durante una “operazione speciale” in Ucraina, confermata da alcuni suoi colleghi russi sui social media.
Anche il colonnello Sergei Sukharev, del 331° reggimento d’assalto paracadutisti delle guardie di Kostroma, e il suo vice maggiore Sergei Krylov sarebbero stati uccisi in battaglia in Ucraina, secondo la TV di stato russa. Sukharev era un importante comandante di paracadutisti russo il cui reggimento ha combattuto contro l’Ucraina fuori dalla città di Ilovaisk nel Donbas nel 2014, ha affermato in una dichiarazione il Centro ucraino per la comunicazione strategica e la sicurezza dell’informazione (Stratcom), citato da The Independent. La giornalista ucraina Illia Ponomarenko ha affermato che Sukharev era “diretto responsabile del massacro di Ilovaisk del 2014”.
Il colonnello Alexei Sharov sarebbe stato ucciso dalle forze ucraine nella città assediata di Mariupol nel sud. Sharov comandava l’810° Ordine Separato delle Guardie della Brigata Zhukov nei Marines russi. La sua morte è stata segnalata dal portavoce dell’amministrazione militare di Odessa, Sergey Bratchuk, su Telegram, insieme a diversi organi di informazione ucraini tra cui Ukrinform.
Secondo il ‘Daily Mail’, il generale Magomed Tushaev, un signore della guerra ceceno, sarebbe stato ucciso in una battaglia in Ucraina dopo che un convoglio di 56 carri armati ceceni era stato distrutto vicino a Hostomel. Le forze della regione russa della Cecenia hanno sostenuto Putin nella sua invasione dell’Ucraina.
Un altro signore della guerra che, stando al ‘Daily Mail’, sarebbe stato ucciso a colpi di arma da fuoco a Volnovakha, è Vladimir Zhonga, che guidava il battaglione Sparta, un’unità militare neonazista che ha l’appoggio del Cremlino. Ad annunciarlo è stato il leader dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk, Denis Pushilin, il quale ha spiegato che Zhoga, un mito per i filorussi del Donbass, «è stato ucciso nella città di Volnovakha mentre svolgeva un’operazione di soccorso umanitario finalizzata all’evacuazione di civili». Nato nel 1993, Zhoga era noto per essersi unito alle forze ribelli indipendentiste nel 2014 e, fino al 2016, autista personale di Arsen Pavlov, il comandante del gruppo Sparta, nemico dei fascisti pro Kiev del battaglione Azov. Alla morte di Pavlov, a succedergli sarebbe stato Zhoga, che si sarebbe fatto conoscere per i suoi crimini di guerra.
Da segnalare anche la dipartita del maggiore Abdrey Burlakov, capo dell’intelligence di un reggimento della Guardia nazionale di Putin, rimasto ucciso il 27 febbraio nel corso di uno scontro nei pressi dell’aeroporto di Kherson, quando il mezzo su cui viaggiava sarebbe stato colpito da un drone ucraino di fabbricazione turca.
Altro caduto eccellente, il capitano Andrey Paliy, vicecomandante della flotta russa del mar Nero. Nato a Kiev nel 1971, nel 1993 decise di non prestare giuramento in Ucraina preferendo prestare servizio nella flotta settentrionale della Russia. Nel 2020, proprio per la sua fedeltà, è stato promosso vicecomandante delle forze armare russe in Siria.
Invece di un ‘blitzkrieg’, l’esercito russo deve fare i conti con una feroce resistenza. Alcuni esperti ritengono che la Russia possa aver esagerato, poiché ha lottato per fare i rapidi progressi che si aspettava e, secondo quanto riferito, ha perso una serie di figure militari di alto profilo. Secondo i funzionari occidentali, i comandanti russi si stanno spostando verso la prima linea nel tentativo di ridare slancio all’invasione dell’Ucraina.
L’Ucraina afferma di aver ucciso più di 14.000 soldati russi. Le perdite russe, stima il Pentagono, sarebbero 7mila mentre mentre per la Nato si aggirerebbero tra le 7mila e le 15mila. Un numero molto simile a quello pubblicato (10mila), forse per sbaglio, dal giornale russo Kmsolaya pravda e poi prontamente rimosso. Il Cremlino, invece, ha ammesso solo la perdita di soli 500 soldati.
La vera entità delle perdite russe rimane, dunque, al momento sconosciuta. Ma se anche fossero vere le cifre riportate dal Cremlino, il bilancio sarebbe comunque impietoso dato che le forze armate statunitensi hanno subito circa 2400 perdite in 20 anni di guerra in Afghanistan.
Se anche si prendessero in esame solamente i ‘caduti eccellenti’, i conteggi sarebbero amari se pensiamo che, in riferimento ai soli generali ed ammiragli italiani caduti numerosi nella seconda guerra mondiale, il bilancio fu di tre unità nei primi sette mesi di guerra del 1940; di otto nel 1941; di tre nel 1942; di nove nel 1943.
È evidente che la perdita di generali e alti ufficiali segnala un fallimento organizzativo dell’operazione di ‘denazificazione’ – e questo spiegherebbe il basso profilo del Ministro della Difesa Sergei Shoigu e del capo di stato maggiore Valerij Gerasimov, entrambi non più ben visti da Putin – ma costituisce anche un duro colpo al morale dell’unità militare che cala, rallentando l’azione.
È altrettanto vero che il processo decisionale estremamente centralizzato unito a sistemi di comunicazioni mediocri hanno costretto i generali ad avvicinarsi molto alle prime linee. D’altro canto, soprattutto nei centri abitati, gli ucraini hanno potuto impiegare nelle retrovie dell’esercito russo i nuclei di tiratori scelti delle forze speciali in grado di colpire anche a grandi distanze, con armi portatili di precisione. Sono successi che tornano utili anche ai fini della propaganda.
Sulla base di queste considerazioni, perché così tanti ufficiali russi sono caduti in poco più di un mese di guerra? E quali conseguenze questo avrà sulle operazioni militari? Lo abbiamo chiesto a Jonathan Jackson, Senior Teaching Fellow in Professional Policing and Security School of Social Sciences, Birmingham City University.
Dottor Jackson, cosa sappiamo di come sono avvenuti queste operazioni di assassinio dei generali russi? Con quali criteri sono stati scelti gli obiettivi?
Al momento non abbiamo prove di una specifica campagna di omicidi, ma i comandanti russi vengono uccisi a un ritmo allarmante. Gran parte di ciò è dovuto alla loro vicinanza al campo di battaglia e alla maggiore esposizione al rischio. Il tutto si deve ad un’interruzione del comando e controllo, all’incapacità dei ranghi più giovani di sentirsi sicuri nel prendere decisioni tattiche, avvicinando i leader strategici sempre più alla prima linea, mettendoli così a rischio di azioni dirette o indirette contro di loro.
Una fonte anonima vicina a Volodymyr Zelensky ha svelato l’esistenza di un apposito team creato in seno alle forze speciali d’intelligence militare ucraina, incaricato di localizzare e prendere di mira gli ufficiali russi: “Cercano generali di alto profilo, piloti, comandanti di artiglieria. Hanno tutti i loro dettagli, nomi, numeri dell’esercito”. È una ricostruzione plausibile? E queste operazioni cosa dicono delle forze speciali ucraine?
Questo sarebbe certamente plausibile, ed è chiaro da diverse fonti di intelligence della NATO che il comando e il controllo deboli delle forze armate russe sarebbero drasticamente colpiti dalla perdita dei loro pochi leader credibili. Nel corso della storia, ci sono sempre stati sforzi per prendere di mira i leader per avere un impatto sulla capacità di un esercito di condurre operazioni. Sembrerebbe probabile che questo possa essere il caso dell’Ucraina. Gran parte delle specifiche necessarie per condurre tali operazioni potrebbero essere dovute a violazioni della crittografia della rete militare russa da parte dell’esercito ucraino o di coloro che potrebbero supportarle. Ciò fornirebbe ai team informazioni specifiche per condurre queste operazioni e aumentare le loro possibilità di successo.
Cosa non ha funzionato, tecnicamente, nella sicurezza di questi Generali ed alti ufficiali? Secondo il ‘Wall Street Journal’, gli ufficiali di Mosca in Ucraina starebbero utilizzando per lo più telefoni cellulari e VHF non crittografati, oltre a contatti radio ad alta frequenza anziché radio crittografate avanzate. Lei è d’accordo? E cos’altro è andato storto?
Sì, sono d’accordo, e ciò è dovuto in parte alla corruzione endemica all’interno dell’esercito russo nell’ultimo decennio. Pratiche di approvvigionamento corrotte hanno comportato una riduzione dello standard delle attrezzature, il che crea opportunità di violazioni della sicurezza e quindi opportunità di sciopero. Questo ovviamente fa parte di una ripartizione molto più ampia in termini di comando e controllo, addestramento efficace per i ranghi minori e inefficienze su larga scala nella logistica, che stanno mettendo tutti a rischio i comandanti.
Lei ha scritto: “Ciò che differisce tra questo conflitto e quelli combattuti in passato è la vicinanza alla prima linea in cui sembrano operare i generali russi. La mancanza di fiducia che hanno nelle loro linee di comunicazione e negli standard dei comandanti di terra – il risultato di livelli cronici di corruzione – sta fornendo chiare opportunità all’esercito ucraino di colpire i pochi capi militari competenti”. Secondo l’Institute for the Study of War, la presenza dei generali sul campo «indica l’insufficiente catena di comando e controllo russa, tale da richiedere il dislocamento avanzato dei generali e il rischio di finire sotto il fuoco ucraino mentre sono al comando». L’esercito russo si affida ad un processo decisionale troppo centralizzato, ma anche a sistemi di comunicazione non sicuri?
Tutto nello Stato russo riguarda gli affari e il rendere omaggio a Putin e alla sua cerchia ristretta. Il processo decisionale è centralizzato nell’esercito e in tutti gli aspetti delle infrastrutture e della gestione statali. I sistemi di comunicazione non sicuri sono il risultato di questo sistema centralizzato, con contratti governativi scelti non in base alla loro qualità, ma piuttosto alla stretta relazione che l’offerente ha con il Cremlino. Ciò significa che si tratta di un circolo autodistruttivo e si rivelerà significativo per Putin mentre le sue forze cercheranno di avanzare ulteriormente nel territorio ucraino.
Il colonnello USA John ‘Buss’ Barranco ritiene che il livello di leadership delle piccole piccole unità russe non sia particolarmente eccezionale, “motivo per cui si vedono ufficiali generali russi molto più avanzati sul campo”. Inoltre, le forze di Mosca “dipendono eccessivamente dalle persone anziane che gestiscono la microgestione dal fronte perché non hanno lo stesso corpo di sottufficiali per esercitare l’iniziativa”. “Tra i bassi ranghi c’è meno libertà di azione, meno preparazione, soprattutto meno capacità di leadership e intraprendenza e questo può portare i livelli di comando superiori a essere impiegati più vicini alla linea del fronte”, ha spiegato l’Ammiraglio Giampaolo Di Paola, ex ministro della Difesa italiano nel biennio 2011-2013 e già capo di Stato maggiore tra il 2004 e il 2008. Lei condivide? La presenza dei generali sul campo è causata dal fatto che la leadership ai minori livelli dell’esercito russo è inefficace?
Sono completamente d’accordo con questa affermazione e il fatto che i leader strategici siano costretti a prendere decisioni a livello tattico suggerisce una completa rottura della leadership all’interno delle unità in prima linea. Esistono catene di comando per garantire che le giuste decisioni siano prese dalle persone giuste. Il fatto che gli alti comandanti vengano trascinati sul campo di battaglia, allontanandoli dal loro ruolo di supervisione a distanza, suggerirebbe che il comando e controllo sta fallendo all’interno delle forze russe.
Secondo il Generale Angiolini che guidò il contingente italiano in Libano dal 1982 al 1984, “molti militari russi non sono concordi con quello che vuole Putin. I soldati di grado più elevato sono compatti nell’essere solidali con Putin. Solo una frangia ridotta pare non concordi. La truppa invece è più vicina a quello che pensa l’opinione pubblica”. La presenza dei generali al fronte è finalizzata ad alzare il morale, dare il buon esempio e limitare le diserzioni?
Questo potrebbe essere il caso, ma posso suggerire una scuola di pensiero opposta. Può darsi che Putin abbia bisogno di alti comandanti di terra per avere una maggiore presenza sul campo, per tentare di prendere le distanze da alcune delle azioni illegali del conflitto. Quando la guerra finirà e lo sarà ad un certo punto, verranno poste domande sulla condotta dei suoi eserciti e quindi potrebbe voler provare a dare la colpa agli errori di pianificazione e logistica a questi comandanti, molti dei quali non sarebbero in grado di per difendersi.
Cosa ci dice la presenza dei generali sulla corruzione dell’esercito russo?
La corruzione nell’esercito russo è ampia e senza dubbio sta avendo un impatto significativo sulla loro capacità di svolgere operazioni efficaci. Almeno sulla carta, le forze russe dovrebbero ottenere molto di più di quello che stanno facendo, ma la distanza tra la carta e la realtà è spesso grande. Questo è certamente il caso qui.
La presenza di molti russi con origini ucraine nell’esercito russo ha inciso nella decisione di inviare militari sul campo?
Può darsi che Putin, (aiutato dall’FSB) si sia convinto che gli ucraini sarebbero stati più favorevoli all’invasione, a causa della sua storia e del suo patrimonio culturale. Tuttavia, non è stato così e, invece, gli ucraini sono stati galvanizzati dall’invasione e dal sostegno del loro presidente, che prima del conflitto era stato poco efficace nell’attuare le riforme che aveva promesso quando è entrato in carica.
Perché, secondo Lei, la Russia non è ancora riuscita a colpire i generali ucraini?
Potrebbe essere dal momento che stanno agendo in modo difensivo piuttosto che offensivo. Quando un esercito è all’attacco, ha sempre bisogno dell’iniziativa e dell’avanzata costante, il che significa che è probabile che i comandanti siano esposti a rischi. I comandanti ucraini stanno difendendo e quindi possono comandare da aree fortificate che sono più forti e meno a rischio. Potrebbero anche essere consapevoli del fatto che l’impatto simbolico dell’uccisione dei generali russi e della loro sicurezza sarà significativo e quindi tenerli fuori da un pericolo sarà una priorità.
Funzionari delle agenzie di intelligence occidentali hanno riferito che un generale russo, il settimo dall’inizio del conflitto, Yuri Medvedev, comandante della 37a brigata di fucilieri a motore, sarebbe stato ucciso ‘accidentalmente’ (colpito da un carro armato, è morto in ospedale in Bielorussia mentre a seguito delle ferite riportate) come conseguenza dell’entità delle perdite subite dalla brigata. Cosa ci racconta questa storia, se confermata?
La morte di Medvedev è un esempio dei significativi problemi di capacità all’interno dell’esercito russo per quanto riguarda comunicazioni sicure, coordinamento e comando del campo di battaglia. I rapporti suggeriscono che potrebbe essere stato ferito accidentalmente da un carro armato russo ed è morto per le ferite riportate, mentre altre fonti sostengono che sia stato deliberatamente preso di mira dai suoi stessi soldati, in un atto di ammutinamento. Qualunque sia la ragione, è un esempio della guerra dell’informazione condotta da entrambe le parti, con gli stati che cercano di controllare la narrativa e sfruttare gli eventi per i propri scopi. Ciò che è chiaro è che l’iniziativa di combattimento è in stallo per le forze russe con l’esercito in gran parte di leva che inizia a riconoscere i fallimenti della propria leadership nel perseguimento della vittoria e nel mantenimento delle truppe al sicuro.
Cosa si aspetta per le prossime settimane? Ci saranno altre ‘importanti’ perdite tra i generali russi? Mosca ritirerà questi generali?
Mi aspetto più perdite di comandanti di alto rango perché i cambi necessari per tenerli al sicuro sarebbero di lenta attuazione. Mosca può scegliere di ritirarli, ma devono comunque vincere e la realtà del cattivo livello delle loro forze armate sta diventando fin troppo evidente. Ciò suggerirebbe che dovranno mantenere la situazione attuale.
Pensa che queste perdite militari di alto livello avranno ripercussioni importanti sull’esito della guerra?
Sì, ma solo in parte. È probabile che le scarse capacità dell’esercito russo avranno il più grande risultato della guerra. Le forze russe hanno fatto affidamento a lungo sulla quantità rispetto alla qualità, e questo è il caso qui. Sarà un semplice caso di chi può sostenere le proprie forze più a lungo e se questo può trasformarsi in un’insurrezione.
Sergei Shoigu (ora ricomparso), Victor Zolotov, Igor Kostyukov, Valery Gerasimov e Alexander Bortnikov: perché questi ‘funzionari’ della difesa e della sicurezza sembrano scomparsi?
Molti di questi individui sono potenti membri della cerchia ristretta di Putin, che sono stati coinvolti in molte delle fallite riforme militari dell’ultimo decennio. La loro incapacità di modernizzare le proprie forze armate e la corruzione hanno contribuito alla lenta avanzata delle forze russe durante la guerra. Potrebbe essere un tentativo del regime di nascondere le cattive notizie o di assicurarsi che vengano poste poche domande sulle loro presunte riforme. Il Cremlino sarà desideroso di mantenere tutti sul messaggio e sarà, la guerra sta procedendo nel modo in cui avevano pianificato, ma è probabile che la realtà sia molto diversa. Questo imbarazzo può essere la spiegazione del motivo per cui molti alti dirigenti non hanno fatto apparizioni pubbliche.