La Cina si starebbe lentamente allontanando dall’economia russa. Dalle azioni sul rublo, alle infrastrutture tutto quel che la Cina non fa per la Russia

 

Fin dal 24 febbraio, giorno dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la Cina, il suo possibile ruolo nel conflitto, è stato sotto i riflettori internazionali.
Pochi giorni prima, venerdì 4 febbraio, giorno del varo delle Olimpiadi Pechino 2022, il Presidente della Russia, Vladimir Putin, e il Presidente della Cina, Xi Jinping, dopo due anni, sono tornati a incontrarsi, e hanno firmato una lunga dichiarazione congiunta nella quale, tra il resto, dichiarano che la loro relazione «non ha limiti». Il documento vedeva la Cina appoggiare la richiesta centrale della Russia all’Occidente, con entrambe le parti «opposte all’ulteriore allargamento della NATO», e proponevanouna leadership globale alternativa’.

Molte le ipotesi analizzate dagli esperti in queste tre settimanae. Dalla possibilità che Pechino garantisse il suo appoggio politico e diplomatico, all’appoggio finanziario per alleviare a Mosca il peso delle sanzioni, fino alla possibilità di un appoggio militare con armi e tecnologie, cioè che i soldati russi vengano dotati di armi cinesi in combattimento, e, dall’altra parte, la possibilità che la Cina si ritagliasse un ruolo di mediatore, in considerazione della forte partnership con la Russia e degli interessi economici che la legano all’Ucraina.Fino ad ora nessuno di questi ruoli è stato rivestito da Pechino. La Cina fino ad ora è stata a guardare dalla finestra o quasi.

«Siamo preoccupati che e stiano valutando la possibilità di assistere direttamente la Russia con l’equipaggiamento militare da utilizzare in Ucraina», ha detto il Segretario di Stato Antony Blinken, confermando ciò che altri funzionari statunitensi stavano sostenendo da giorni. Lunedì,funzionari statunitensi hanno detto al ‘Financial Times, al ‘New York Timese al ‘Washington Postche la Russia ha chiesto alla Cina assistenza militare per sostenere il suo attacco all’Ucraina. Il Ministero degli Esteri cinese ha dichiarato subito che la Russia non ha mai chiesto alla Cina equipaggiamento militare e che i rapporti erano ‘disinformazione dannosa’ diffusa deliberatamente da funzionari statunitensi.
Sempre lunedì, sette ore di colloquio tra l’alto diplomatico cinese Yang Jiechi e il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, a Roma. Nessuna delle parti ha rilasciato dettagli sulla conversazione, ma l’incontro includeva una «discussione sostanziale della guerra della Russia contro l’Ucraina», secondo la lettura della riunione della Casa Bianca.
Dopo l’incontro, gli Stati Uniti hanno inviato cablogrammi agli alleati in Europa e in Asia in cui si affermava che la Cina aveva segnalato l’apertura a fornire assistenza militare alla Russia, secondo il ‘Financial Times‘. Il segretario stampa della Casa Bianca Jen Psaki ha dichiaratolunedì allo stesso quotidiano, che la Casa Bianca ha «profonde preoccupazioni per l’allineamento della Cina con la Russia».
Funzionari americani hanno riferito di ritenere che Xi sia stato turbato dall’invasione russa e dalle prestazioni dell’esercito russo, che ha subito battute d’arresto logistiche e strategiche. Guardando da Pechino, Xi è stato colto alla sprovvista dal fatto che la sua stessa intelligence non era stata in grado di prevedere cosa sarebbe successo, anche se gli Stati Uniti avevano avvertito da settimane di un’invasione, hanno detto i funzionari.
Secondo i funzionari americani sentiti da ‘CNN‘, la Cina non sarebbe disposta a fornire alla Russia grandi equipaggiamenti offensivi come carri armati o jet. Invece, i funzionari hanno affermato di ritenere più probabile che la Cina potrebbe inviare articoli più piccoli come pasti, munizioni, pezzi di ricambio o apparecchiature di sorveglianza.

Malgrado queste preoccupazioni statunitensi -che ‘Reuters‘ ha definito ‘salve diplomatiche’, strategia volta a dissuadere Pechino-, alla gran parte degli analisti, la posizione della Cina sembra abbastanza chiara e così definibile: Pechino non vuole che lo sforzo bellico di Mosca in Ucraina fallisca completamente, ma ha anche scarso interesse a sostenere Mosca, militarmente o meno, specialmente se tale supporto comporta sanzioni da parte degli Stati Uniti e dell’Europa.
«Come ha scritto di recente Qin Gang, l’Ambasciatore cinese negli Stati Uniti, sul ‘Washington Post‘, Pechino non ha nulla da guadagnare da questa guerra, sostenendo che “maneggiare il testimone delle sanzioni contro le aziende cinesi mentre si cerca il sostegno e la cooperazione della Cina semplicemente non funzionerà”. L’ambasciatore Qin ha anche sottolineato che Pechino non era a conoscenza del conflitto, ha rifiutato qualsiasi tentativo di trarre profitto dalla crisi e ha invitato tutte le parti a partecipare ai negoziati di pace«», affermano Aglaya Snetkov, docente di politica internazionale presso la School of Slavonic and East European Studies (SSEES) della University College London, specializzata in politica russa, e Marc Lanteigne, Professore Associato di Scienze Politiche presso UiT: The Arctic University of Norway di Tromsø, specializzato in Cina, Asia orientale e regione polare.
Alcuni osservatori sono molto espliciti e convinti: la Cina si starebbe lentamente allontanando dall’economia russa. «Con l’economia russa colpita da sanzioni da tutto il mondo, ci sono prove crescenti che la volontà e la capacità della Cina di aiutare il suo vicino settentrionale potrebbero essere limitate», afferma Laura He della ‘CNN‘.
«Da quando la Russia ha iniziato la guerra in Ucraina, la Cina ha dichiarato di fatto una politica di neutralità», secondo Snetkov e Lanteigne. «Finora il Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, si è sforzato di sottolineare che “la Cina non è parte della crisi, né vuole che le sanzioni colpiscano la Cina”. La decisione di rimanere neutrali riflette la posizione precaria di Pechino nel conflitto. La Cina aveva in precedenza cercato un maggiore allineamento con il regime di Putin, sulla base di un’antipatia condivisa nei confronti della potenza statunitense e occidentale, anche attraverso la dichiarazione congiunta rilasciataall’inizio il 4 febbraio, che confermava una partnership senza ‘limiti’ e ‘senza aree di cooperazione vietate’. Dopo l’invasione dell’Ucraina, Pechino non ha esplicitamente condonato le azioni della Russia in Ucraina e ha esitato a definire la crisi una guerra. Fondamentalmente, ha anche scelto di astenersi sia da un voto sulla risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per porre fine alla crisi ucraina, sia da un voto dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che condanna le azioni di Mosca. Tuttavia, ha recentemente descritto le sue relazioni con la Russia come ‘di ferro’».
E però la Cina è stata anche molto attenta a non farsi nemici in Europa. «L’Ucraina e gran parte dell’ex Unione Sovietica sono componenti chiave delle iniziative Belt-and-Road in corso della Cina per costruire una massiccia infrastruttura internazionale di rotte commerciali. Nel suo articolo sul ‘Washington Post‘, l’Ambasciatore Qin parla esplicitamente della storia commerciale della Cina con l’Ucraina, così come con la Russia«». L‘ambasciatore cinese in Ucraina, Fan Xianrong, ha dichiarato: «La Cina non attaccherà mai l’Ucraina.Aiuteremo, soprattutto economicamente».
«Tutte queste mosse segnalano chiaramente che la Cina sta cercando di seguire un percorso complesso tra la Russia e l’Occidente». Gli analisti affermano che la Cina sta tentando di trovare «un delicato equilibrio» tra il sostegno retorico alla Russia e il bisogno di non inimicarsi ulteriormente gli Stati Uniti.
«Pechino, ovviamente, è anche consapevole del danno reputazionale che avrebbe avuto schierarsi con Mosca. Sebbene molti dei marchi cinesi non si siano ritirati dalla Russia, a differenza delle loro controparti occidentali, il ritiro di TikTok di proprietà cinese è stato un segno che Pechino stava tenendo d’occhio anche la sua reputazione internazionale.
Le sanzioni occidentali e la volatilità del rublo comportano che le aziende cinesi non siano desiderose di entrare nel mercato russo per sostituire le società occidentali che lo lasciano. Ciò è soprattutto perché qualsiasi assistenza straniera alla Russia verrebbe rapidamente notata dalla comunità internazionale. Ma la leadership cinese è stata anche critica nei confronti delle minacce statunitensi di rappresaglia se Pechino fosse vista andare in aiuto alla Russia per eludere le sanzioni internazionali».

«Piuttosto che cercare di convincere Pechino a fungere da mediatore nel conflitto, le potenze occidentali sembrano più preoccupate per il fatto che la Cina offra un’ancora di salvezza economica o militare alla Russia. Ciò minerebbe la miriade di sanzioni e misure punitive che l’Occidente ha messo in atto contro il regime di Putin, staccando di fatto la Russia dall’economia globale».
«Sebbene l’economia cinese sia molto più solidadi quella russa, il governo Xi non è ancora in grado di rischiare lo stesso ostracismo globale di Mosca». «Pechino e Mosca condividono un interesse strategico a sfidare l’Occidente. Tuttavia, le banche cinesi non possono permettersi di perdere l’accesso ai dollari USA e molte industrie cinesi non possono permettersi di essere private della tecnologia statunitense». «Gli ambiziosi piani di espansione economica della Cina si basano su un’economia globalizzata. È nell’interesse cinese ora proteggere quell’economia da un periodo instabile esacerbato dalla pandemia, dai problemi della catena di approvvigionamento e da un conflitto che sta già sconvolgendo numerosi mercati in tutto il mondo». Le prospettive di crescita cinese sono intrecciate con le economie americana ed europea in un modo che dà all’Occidente una leva se dovesse sanzionare la Cina per aver aiutato lo sforzo bellico di Mosca .

Mentre la Cina è il partner commerciale numero 1 della Russia, Pechino ha altre priorità. Il commercio tra i due Paesi rappresentava solo il 2% del volume totale degli scambi cinesi. L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno quote molto maggiori, secondo le statistiche doganali cinesi dello scorso anno. È opinione diffusa che Xi si assicurerà un terzo mandato storico durante il 20° Congresso Nazionale del Partito Comunista a Pechino questo autunno. Durante un anno così importante, gli esperti occidentali ritengono che Xi sarà particolarmente attento ai rischi economici posti dalle sanzioni secondarie. Il commercio tra l’Unione Europea e la Cina ha superato gli 800 miliardi di dollari lo scorso anno e il commercio USA-Cina ha superato i 750 miliardi di dollari, secondo i dati ufficiali della Cina, mentre il suo commercio con la Russia è stato di poco inferiore ai 150 miliardi di dollari.
Laura He illustra alcune delle misure che Pechino ha adottato nelle ultime settimane per prendere le distanze dall’economia russa.

La prima azione importante è sul rublo.
«La valuta cinese, lo yuan, non commercia completamente liberamente, muovendosi invece all’interno di bande stabilite dai funzionari della Banca popolare cinese (PBOC). La scorsa settimana, hanno raddoppiato le dimensioni del range di scambio del rublo, consentendo alla valuta russa di scendere più rapidamente.
Il rublo ha già perso più del 20% del suo valore sia rispetto al dollaro che all’euro dall’inizio della guerra in Ucraina. Consentendo alla valuta russa di cadere contro lo yuan, Pechino non sta facendo alcun favore a Mosca.
I russi dovranno pagare di più in rubli per le importazioni cinesi come smartphone e automobili. I marchi di telefoni cinesi come Xiaomi e Huawei sono estremamente popolari in Russia e prima della guerra erano in competizione con Apple e Samsung per la leadership di mercato.
Le case automobilistiche cinesi, come Great Wall Motor e Geely Auto, occupano il 7% del mercato russo, vendendo più di 115.000 veicoli l’anno scorso. Great Wall Motor ha smesso di fornire nuove auto ai concessionari in Russia a causa delle fluttuazioni dei tassi di cambio.
L’espansione della banda di scambio consentirebbe allo yuan di tenere il passo con le oscillazioni selvagge del rublo, in modo che le società cinesi possano cogliere meglio l’entità o la tendenza delle future fluttuazioni dei tassi di cambio e ridurre i rischi di cambio utilizzando metodi di copertura, come i derivati, afferma China Business Network, di proprietà dello Stato. Attualmente, circa 25 miliardi di dollari del commercio tra Cina e Russia sono condotti in yuan, secondo quanto riportato dai media statali cinesi».

Capitolo più importante e impellente è quello delleriserve in yuan della Russia.
«L’aiuto più significativo che la Cina potrebbe offrire alla Russia è attraverso i 90 miliardi di dollari di riserve che Mosca detiene in yuan, ha scritto Alicia García-Herrero, capo economista per l’Asia del Pacifico presso Natixis, in un rapporto di ricerca di questa settimana. I funzionari sentiti da ‘CNN‘ hanno affermato che è ancora possibile che la Cina aiuti la Russia ad alleviare l’effetto delle sanzioni occidentali attraverso il sostegno finanziario, anche se è improbabile che il Paese sia in grado di attutire completamente gli effetti delle misure statunitensi ed europee.
Le sanzioni, afferma Laura He, hanno congelato circa 315 miliardi di dollari delle riserve russe -circa la metà del totale- poiché i Paesi occidentali hanno vietato di trattare con la banca centrale russa. «Secondo i media statali russi, il Ministro delle Finanze russo Anton Siluanov ha dichiarato questa settimana che il Paese vuole utilizzare le riserve in yuan dopo che a Mosca è stato impedito di accedere a dollari USA ed euro. La Banca Popolare Cinese finora non ha rilasciato alcun commento sulla sua posizione in merito a queste riserve. Se la Cina permettesse a Mosca di convertire le sue riserve di yuan in dollari USA o euro, ciò aiuterebbe chiaramente nell’attuale impasse della Russia”, ha osservato García-Herrero. Tuttavia, continua l’economista, “il rischio reputazionale di una potenziale violazione delle sanzioni occidentali sarebbe un passo enorme da compiere per la Banca e quindi lo rende altamente improbabile”, ha affermato. “I guadagni a lungo termine dell’avvicinarsi alla Russia potrebbero non corrispondere all’impatto degli investitori occidentali che perdono improvvisamente interesse per la Cina”, ha aggiunto.

Anche sulla meccanica Pechino avrebbe la possibilità di sostenere Mosca e non lo sta facendo. «Le sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea hanno comportato che i due maggiori produttori di aeromobili del mondo, Boeing e Airbus, non sono più in grado di fornire pezzi di ricambio o fornire supporto per la manutenzione alle compagnie aeree russe. Lo stesso vale per i produttori di motori a reazione. Ciò significa che le compagnie aeree russe potrebbero esaurire i componenti nel giro di poche settimane o far volare gli aerei senza che le apparecchiature vengano sostituite con la frequenza consigliata per operare in sicurezza. All’inizio di questo mese, un alto funzionario russo ha affermato che la Cina si è rifiutata di inviare parti di aeromobili in Russiamentre Mosca cerca forniture alternative.
Valery Kudinov, capo dell’aeronavigabilità dell’aeromobile presso l’agenzia di trasporto aereo russa, è stato citato dall’agenzia di stampa statale russa ‘Tass‘ per aver affermato che la Russia avrebbe cercato opportunità per procurarsi parti da Paesi tra cui Turchia e India dopo un tentativo fallito di ottenerli dalla Cina. “Per quanto ne so… la Cina ha rifiutato”, avrebbe detto Kudinov.

Non bastasse, la Cina ha congelato gli investimenti sulle infrastrutture. «La Banca Mondiale ha interrotto tutti i suoi programmi in Russia e Bielorussia dopo l’invasione dell’Ucraina. Non aveva approvato nuovi prestiti o investimenti alla Russia dal 2014 e nessuno alla Bielorussia dal 2020.Più sorprendente, forse, è la decisione della Asian Infrastructure Investment Bank con sede a Pechino di fare lo stesso. In una dichiarazione all’inizio di questo mese, ha affermato che avrebbe sospeso tutte le sue attività relative alla Russia e alla Bielorussiamentre si svolge la guerra in Ucraina”. La mossa è stata ‘nel migliore interesse’ della banca, ha aggiunto.
La decisione dell’AIIB di sospendere le attività in Russia significa che 1,1 miliardi di dollari di prestiti approvati o proposti, volti a migliorare le reti stradali e ferroviarie del Paese, sono ora sospesi».