EU, USA and Russian flags with chess pieces symbolizing the conflict and control of Ukraine

Mosca considera l’attuale architettura della sicurezza in Europa inadeguata e la situazione non sostenibile. Gli spazi per una mediazione sono nel fatto che la Russia sta ponendo il problema di cosa si può fare per ridurre le possibilità di una guerra che potrebbe degenerare al livello nucleare, e il problema della sicurezza in Europa e a livello mondiale

 

 

Dopo la giornata di ieri, la guerra in Ucrainasembra più vicina. Questo è il messaggio che gli Stati Uniti e i vertici NATO hanno fatto passare. L’Unione Europea –di fatto un peso piuma sullo scenario della crisi- ha fatto l’opposto.
La giornata è stata frenetica. Prima la
riunione dei Ministri degli Esteri UE con la partecipazione in videoconferenza del Segretario di Stato americano,Antony Blinken, tutta incentrata sul rischio che la Russia invada nuovamente l’Ucraina. Poi la videoconferenza tra il Presidente Joe Biden e i leader europei. Nel mezzo le dichiarazioni al cardiopalma dei vertici di Pentagono e Nato.

Josep Borrell, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, terminata la riunione dei Ministri degli Esteri ha rilasciato dichiarazioni al profumo di camomilla, prendendo le distanze da quella che gli osservatori a Bruxelles hanno definito la ‘drammatizzazioneamericana che nelle ultime ora aveva parlato di ‘imminente invasione’. «Sappiamo molto bene quale sia il grado delle minacce e come reagire. Dobbiamo evitare digiocare con i nostri nervi e scongiurare reazioni allarmistiche che hanno conseguenze anche finanziarie», ha dichiarato Borrell. «Non credo che ci sia nulla di nuovo che possa aumentare la sensazione di timore di un attacco immediato», ha aggiunto, smentendo l’allarmismo di Washington, che invece è stato preso molto sul serio dai mercati finanziari, con i listini europei che hanno bruciato milioni di euro. «Se la diplomazia fallisce, siamo abuon punto nel preparare le risposte a una possibile aggressione russa e questa sarà sicuramente un’azione rapida e determinata, con una forte unità, non solo all’interno dell’Unione europea, ma anche a livello internazionale», ha sostenuto Borrell. Coloro che sono appostati stabilmente nei corridoi diBruxelles, riferiscono di spaccature sia tra la UE e la Casa Bianca sull’evacuazione dei diplomatici americani da Kiev -anche se alcuni Paesi, come Germania, Regno Unito e Austria stanno anche loro approntando l’evacuazione del loro personale diplomatico-, sia tra i membri UE, sulla necessità diun pacchetto di sanzioni ad alto impatto da imporre alla Russia in caso di attacco all’Ucraina. L’unità e la coesione assicurata da Borrell, secondo gli osservatori diPolitico‘, è stata possibile solo grazie alla mancata discussione dei dettagli specifici sulla tipologia disanzioni, rimandando così i disaccordi potenzialmente feroci -disaccordi che da sempre esistono sul grado di‘durezza’ da usare con Mosca.
In serata, la videoconferenza convocata dalla Casa Bianca, alla quale hanno partecipato la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, il Presidente francese Emmanuel Macron, il Cancelliere tedesco Olaf Scholz, il Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, il Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, il Presidente polacco, Andrzej Duda, e il premier britannico, Boris Johnson. La riunione si è conclusa con limpegno al sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina, ribadendo l’importanza di mantenere il più stretto coordinamento tra gli alleati e l’esigenza diuna risposta comune, capace di tenere aperto un canale di dialogo con la Russia per allentare le tensioni, chiarendo nel contempo le gravi conseguenze che un ulteriore deterioramento della situazione potrebbe comportare.
Nel mezzo delle varie riunioni,
il Pentagono ha fatto sapere, attraverso il suo portavoce John F. Kirby, diaver messo 8.500 soldati americani inallerta altaper un possibile dispiegamento nell’Europa orientale, e la NATO ha annunciato che metterà le forze in attesa di intervento e invierà navi e aerei da combattimento per rafforzare le sue difese nell’Europa orientale. La maggior parte degli 8.500 soldati americani prenderebbe parte a una forza dirisposta della NATO che potrebbe essere presto attivata, ha affermato Kirby. Il personale rimanente farebbe parte di una specifica risposta degli Stati Uniti all’aggravarsi della crisi, secondo quanto riferito dai funzionari del Dipartimento della Difesa, molto probabilmente per fornire rassicurazioni agli alleati americani nell’Europa orientale che temono che i piani della Russia per l’Ucraina possano estendersi ai Paesi baltici e ad altri Paesi della NATO del fianco orientale. Infatti sono molti i Paesi europei che ieri si sono mobilitati. La Danimarca invia una fregata nel Mar Baltico ed è pronta a schierare quattro cacciaF-16 in Lituania. La Spagna invia navi per unirsi alle forze navali e valuta lo schieramento di cacciain Bulgaria. La Francia è disponibile a mandare truppe in Romania sotto il comando della Nato. I Paesi Bassi invieranno due aerei da combattimento F-35 in Bulgaria.

Il nervosismo americano (che a Mosca definisco ‘isterismo’) e l’esitazione impacciata dell’Europa, divisa al suo interno e sempre meno in sintonia con gli Stati Uniti, la sensazione di una guerra alle porte senza capirne bene il senso è esattamente il punto in cui Vladimir Putin ha voluto portare l’Occidente. A sostenerlo sono i più autorevoli osservatori americani.
«Putin è riuscito a tenere occupati i diplomatici occidentali negli ultimi mesi», afferma Caroline de Gruyter, corrispondente dall’Europa e editorialista diForeign Policy‘, oltre che del quotidiano olandese ‘NRC Handelsblad‘. «Qualunque cosa accada o non accada nei prossimi giorni e settimane, Putin ha già ottenuto notevoli guadagni grazie al modo in cui Europa e Stati Uniti hanno reagito alla sua minaccia». Secondo de Gruyter, questo spettacolo diplomatico è esattamente ciò che Putin voleva, così l’Occidente è caduto nella sua trappola accuratamente preparata.

Fiona Hill, senior fellow presso la Brookings Institution, già ufficiale dell’intelligence nazionale per la Russia e l’Eurasia e direttore senior per l’Europa e la Russia presso la National Security Council, dalle colonne del ‘New York Timesafferma: «Questa volta, l’obiettivo di Putin è più grande che chiudere la ‘porta aperta’ della NATO all’Ucraina e prendere più territorio: vuole sfrattare gli Stati Uniti dall’Europa. Si potrebbe dire: ‘Goodbye, America. Don’t let the door hit you on the way out’».
«Putin vuole dare agli Stati Uniti un assaggio della stessa medicina amara che la Russia ha dovuto ingoiare negli anni ’90. Crede che gli Stati Uniti siano attualmente nella stessa situazione in cui si trovava la Russia dopo il crollo sovietico: gravemente indebolita in patria e in ritirata all’estero». «
Putin spera di poter concludere un nuovo accordo di sicurezza con la NATO e l’Europa per evitare un conflitto aperto, e poi sarà il turno dell’America di andarsene, portando con sé le sue truppe e i suoi missili».
L’Ucraina è sia l’obiettivo della Russia che una fonte di leva contro gli Stati Uniti. Negli ultimi mesi Putin ha impantanato l’Amministrazione Biden in infiniti giochi tattici che hanno messo gli Stati Uniti sulla difensiva.
«Putin è un maestro dell’incentivo coercitivo. Crea una crisi in modo tale da poter vincere qualunque cosa facciano gli altri. Minacce e promesse sono essenzialmente la stessa cosa».
Ora «ha gli Stati Uniti proprio dove li vuole. Il suo atteggiamento e le sue minacce hanno definito l’agenda nei dibattiti sulla sicurezza europea e hanno attirato la nostra piena attenzione».

Secondo Fiona Hill, «tutti i segnali indicano che Putin bloccherà gli Stati Uniti in un gioco tattico senza fine, prenderà più pezzi dall’Ucraina e sfrutterà tutti gli attriti e le fratture nella NATO e nell’Unione Europea».
«Per uscire dalla crisi attuale occorre agire, non reagire. Gli Stati Uniti devono plasmare la risposta diplomatica e coinvolgere la Russia alle condizioni dell’Occidente, non solo di Mosca».

A dire il vero, la Russia ha alcune legittime preoccupazioni in materia di sicurezza, e gli accordi di sicurezza europei potrebbero certamente avere bisogno di un nuovo pensiero e di un rinnovamento dopo 30 anni. C’è molto da discutere per Washington e Mosca sulle forze convenzionali e nucleari, nonché nel dominio cibernetico e su altri fronti».

Gli spazi perchè la diplomazia scongiuri la guerra ci sono ancora, ma serve la volontà americana, e che l’Europa in un colpo di reni riesca a incidere su Washington perchè questa volontà la trovi. Serve andare oltre alla contingenza, oltre all’Ucraina. Invece di far dimettere il vice ammiraglio Achim Kay Schoenbach, capo della Marina tedesca, per aver affermato delle quasi ovvietà («Davvero Putin vuole incorporare una parte dell’Ucraina? Questo è un nonsenso. Probabilmente il Cremlino vuole esercitare un po’ di pressione, perché Putin sa di poterlo fare. Così può dividere l’Europa. Quello che Putin vuole davvero è rispetto. È facile dargli il rispetto che vuole e che, probabilmente, merita anche»), serve uscire dalle rispettive narrative, guardare le cose in faccia per come sono, riconoscere che la guerra fredda è finita ma è probabilmente finito anche il primo post-Guerra Fredda, e alzare lo standing della discussione tra le parti.
Questa crisi può diventare l’occasione per una rivisitazione da parte di tutti gli attori in campo -Stati Uniti, Europa, Russia- dell’ordine mondiale come uscito dalla fine della Guerra Fredda.
Fred Kempe, presidente e amministratore dell’Atlantic Council, afferma che Putin sta minaccaindo i principi del post Guerra Fredda «
in cui i Paesi del mondo navigano insieme nel futuro», e che dunque la posta in gioco è generazionale. Il problema che solleva Putin è che questi principi sono essenzialmente occidentali, meglio ancora americani, un pezzo del resto del mondo sta chiedendo di discuterli, non necessariamente per tornare indietro nel tempo, ma per adeguarli alle necessità di tutti coloro che questi principi dovrebbero condividere, insommadeamericanizzarequesti principi e il relativo ordine mondiale. Non è un problema da poco, ed è impellente. Nei prossimi anni, la popolazione e la produzione si sposterà in Africa e Asia. L’Occidente, inteso come Stati Uniti e Europa, insieme a quel pezzo di Asia sotto l’influenza statunitense, non guiderà più il mondo. E la Russia sarà nello stesso inverno demografico dell’Occidente, mentre la sua economia già sta reggendo a stento.
Mosca considera l’attuale architettura della sicurezza in Europa inadeguata e la situazione della sicurezza non sostenibile. Con le sue richieste di garanzie di sicurezza a lungo termine e legalmente vincolanti da Washington e dalla NATO -che collettivamente esercitano una forza militare quattro volte quella della Russia e hanno il budget militare paragonabile all’intero prodotto interno lordo russo- la Russia è stato il primo degli Stati dotati di arminucleari a definire come vede il suo ambiente disicurezza e cosa si può fare per ridurre le possibilità di una guerra che potrebbe degenerare al livello nucleare.
E’ da questo punto chiaro che dovrebbe essere avviato il dialogo e la trattativa.
Putin, afferma David E. Sanger, corrispondente senior dalla Casa Bianca e della sicurezza nazionale del ‘
New York Times , nonché docente alla Harvard Kennedy School, vincitore tre volte del Premio Pulitzer, «vuole impedire all’Ucraina di aderire alla NATO e ottenere l’assicurazione che gli Stati Uniti e la NATO non collocheranno mai armi offensive che minaccino la sicurezza della Russia in territorio ucraino». Su questi due punti, afferma Sanger, c’è spazio per una trattativa.
«Mentre gli Stati Uniti affermano che non abbandoneranno mai la politica della ‘porta aperta’ della NATO – il che significa che ogni Nazione è libera di fare la propria scelta se cercare di aderire all’alleanza occidentale- la realtà è chiara: l’Ucraina è così corrotta e la sua comprensione della democrazia è così debole che nessuno si aspetta che venga accettata per l’adesione alla NATO nel prossimo decennio o nei prossimi due decenni.
Su questo, Biden è stato chiaro: “
La possibilità che l’Ucraina aderisca alla NATO a breve termine non è molto probabile”, ha detto mercoledì» 19 gennaio, in una conferenza stampa, esprimendo «una verità precedentemente non detta. “Quindi c’è spazio per lavorare se vuole farlo”». Affermazione che per una parte ha scandalizzato i politici di Kiev, e che per l’altro verso è sembrato «offrire alla Russia una sorta di assicurazione che, per un decennio, o forse un quarto di secolo, l’adesione alla NATO per Kiev è fuori discussione». Contestualmente la dichiarazione di Biden ha tracciato una linea rossa: Putin non ha il diritto di veto su chi può e chi non può entrare nella NATO.
«Putin vuole tutte le armi nucleari fuori dall’Europa
», anche se quelle armi -immagazzinate in Germania, Turchia, Italia e Belgio- sono lì da decenni. Nella conferenza stampa del 19 gennaio, Biden, su questo ha dichiarato che no, non c’è possibilità che ciò avvenga. «Rose Gottemoeller, che ha negoziato il New START, l’ultimo grande accordo nucleare con la Russia, ha dichiarato al Center for the National Interest» che forse c’è spazio per la trattativa, che alla fine Biden e Putin potrebbero «arrivare a una sorta di comprensione più ampia sul futuro dell’Europa. Come minimo potrebbero affrontare le questioni nucleari facendo rivivere l’accordo sulle forze nucleari intermedie, che Putin ha violato per anni e che il Presidente Donald Trump ha demolito».
Gli USA, ricorda Sanger, hanno già proposto «di far rivivere un vecchio accordo che limiterebbe le esercitazioni militari, prescriverebbe quanto devono essere lontani dai confini e ridurrebbe il timore che una esercitazione si trasformi in un’invasione».
Il problema è che questo approccio è vecchio di un quarto di secolo, e oramai non basta più. Ed ecco l’opportunità di trattativa vera e di alto profilo:«qualsiasi nuovo accordo con la Russia, per essere veramente efficace, dovrebbe abbracciare la svolta della Russia verso armi informatiche negabili e difficili da rilevare».
Stesse armi di cui dispongono gli Stati Uniti, e che, come Mosca ha piazzato nell
e infrastrutture critiche americane, il Department of Homeland Security ha riconosciuto, Washington ha piazzato in quelle diMosca. E’ il gioco della deterrenza. Nessuno dei malware è stato attivato ma sono lì, in funzione dideterrenza. «Tali armi non si prestano al controllo degli armamenti: sono difficili da trovare e impossibili da contare». E comunque, riconosce Sanger, «nessun accordo con la Russia che li escluda affronterà la battaglia costante e asimmetrica che va avanti ogni giorno tra i due Paesi».

«E poi c’è il problema che ha dominato la Guerra Fredda: le armi nucleari».
«La Russia potrebbe prendere in considerazione la possibilità di ricollocare armi nucleari nell’emisfero occidentale, a breve distanza dalle città americane», in America Latina, per esempio Cuba, Venezuela, Nicaragua. Una mossa che rimanda alla crisi missilistica cubana nel 1962. «“L’ultima cosa al mondo che il Presidente Biden vorrebbe è coinvolgere noi e la Russia in uno scontro nucleare”, ha affermato Thomas Pickering, un veterano della diplomazia della Guerra Fredda considerato il decano dei diplomatici americani in pensione. La paura, ora come allora, è un’escalation. “Molte persone hanno postulato come ciò potrebbe accadere”, ha detto il signor Pickering. “Quasi nessuno che conosco ha fornito un modo conclusivo per fermarlo una volta iniziato”. Il che riporta dritto sul fatto che la Russia sta ponendo il problema di cosa si può fare per ridurre le possibilitàdi una guerra che potrebbe degenerare al livello nucleare, sta ponendo il problema della sicurezza in Europa e a livello mondiale.