Negli Stati Uniti come in Europa nessuno è pronto davvero a morire per Kiev. La UE è divisa al suo interno e in disaccordo con gli Stati Uniti, divisioni anche tra i membri della NATO
A Joe Biden, nella conferenza del 19 gennaio scorso, gli è sfuggita una verità. Dopo aver detto di attendersi che Vladimir Putin invada l’Ucraina, ha affermato che la risposta americana «dipenderà da cosa farà» la Russia. «Ci sono differenze nella NATO su ciò che i Paesi sono disposti a fare, a seconda di ciò che accade». «Una cosa è se si tratta di un’incursione minore e finiamo per dover litigare su cosa fare e cosa non fare». La verità ha sconvolto Kiev, sostenendo che il Presidente americano con tali affermazioni aveva di fatto dato un via libera a Vladimir Putin a invadere il Paese.
Martedì poi, in una intervista in esclusiva alla ‘Galileus Web‘ ripresa dalla ‘CNN‘, il Ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, da una parte ha fatto la voce grossa, dall’altra ha provato a sostenere la narrativa fasulla di un Occidente -inteso Stati Uniti + UE- pronto praticamente a morire per l’Ucraina. Kuleba ha affermato che il Paese non accetterebbe alcun compromesso volto a placare il Presidente russo. «Se qualcuno fa una concessione in nome dell’Ucraina, alle spalle dell’Ucraina, per prima cosa, non lo accetteremo. Non saremo nella posizione del Paese che risponde al telefono, ascolta le istruzioni della grande potenza e le segue», ha detto riferendosi, senza citarla, alla Casa Bianca. E subito dopo ha affermato che «il Presidente Biden è personalmente impegnato in Ucraina. Conosce questo Paese e non vuole che la Russia lo distrugga». E, «abbiamo sentito dai funzionari statunitensi, parlando apertamente ai media, ma anche parlando a me e ad altri funzionari ucraini direttamente al telefono, che gli Stati Uniti rimarranno assolutamente impegnati a punire la Russia in caso di qualsiasi tipo di incursione, invasione, interferenze».
Lunedì, Josep Borrell, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica disicurezza, terminata la riunione dei Ministri degli Esteri europei ha preso le distanze dalla‘drammatizzazione‘ americana che nelle ultime ora aveva parlato di ‘imminente invasione’. «Sappiamo molto bene quale sia il grado delle minacce e come reagire. Dobbiamo evitare di giocare con i nostri nervi e scongiurare reazioni allarmistiche che hanno conseguenze anche finanziarie», ha dichiarato Borrell. «Non credo che ci sia nulla di nuovo che possa aumentare la sensazione di timore di un attacco immediato», ha detto. Poi ha assicurato che la UE è comunque pronta, se la diplomazia fallisce, a «un’azione rapida e determinata, con una forte unità, non solo all’interno dell’Unione europea, ma anche a livello internazionale». Il tentativo di Borrell di smentire l’evidenza, cioè le spaccature sia tra la UE e la Casa Bianca, sia tra i membri UE, è stato vano.
La realtà è che Biden ha perfettamente ragione, ha ragione sulle divisioni in Europa e nella NATO, sia interne che nei confronti di Washington, e avrebbe pure potuto aggiungere le ‘esitazioni’ americane. Negli Stati Uniti come in Europa nessuno è pronto davvero a morire per Kiev.
Ieri il Presidente russo Vladimir Putin ha tenuto una videochiamata con gli amministratori delegati e i presidenti delle principali 20 grandi aziende italiane che operano in Russia. Nell’annunciarlo ‘Politico‘ afferma che i «forti legami aziendali tra Russia e Italia non significano che Roma si opporrà alle sanzioni contro Mosca come ha fatto dopo l’invasione della Crimea nel 2014».
«Viviamo una completa distonia rispetto alla situazione geopolitica: da un lato, c’è la realtà economica russa col suo potenziale che rimane sempre alto e la sua stretta integrazione all’interno dell’Europa; e dall’altro, una realtà politica complessa dove agiscono forze che cercano dispezzare questa unità economica», ha dichiarato in un’intervista all’agenzia ‘AGI‘ il Presidente della Camera di Commercio italo-russa, Vincenzo Trani, organizzatore dell’incontro in collaborazione con il Comitato imprenditoriale italo-russo, guidato da Marco Tronchetti Provera. «Comunicare e dialogare dà sempre risultati importanti», spiega Trani, auspicando che nell’attuale crisi tra Mosca e l’Europa«prevalga il buon senso e la consapevolezza che la stretta interdipendenza economica tra Europa e Russia non si può spezzare, soprattutto se il legame più forte è quello nel settore energetico». Insomma, la potente business community italo-russa lavorerà perchè l’Europa riduca al minimo indispensabile le azioni sanzionatorie. Ovvio e lecito. E nel panorama politico italiano non mancherà ditrovare supporto, da Matteo Renzi a Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Forza Italia, e senza escludere ampi settori della sinistra e del Movimento 5 Stelle.
‘Politico‘ ricorda che i «lucrosi rapporti commerciali tra Italia e Russia sono stati un fattore decisivo nella crisi ucraina del 2014-2015, quando Roma è stata in prima linea negli sforzi diplomatici per impedire severe sanzioni dell’UE alla Russia». «Data la storia dell’opposizione italiana alle sanzioni, è logico che Putin veda un vantaggio nel dedicare tempo ai dirigenti italiani». Ma, sottolinea il quotidiano, per quanto il Presidente del Consiglio Mario Draghi sia convinto, come ha dichiarato al Parlamento, che il comportamento della Russia non è di chi vuole attaccare, piuttosto quello di chi vuole «esplorare tutte le possibilità della diplomazia per raggiungere una soluzione equilibrata», Draghi è un atlantista, e «dà comunque la priorità all’alleanza con Washington e al posto di Roma nella NATO rispetto alle buone relazioni con il Cremlino». Infatti, il governo Draghi avrebbe «giudicato inopportuno l’incontro», chiedendo alla Camera di Commercio italo-russa di annullare la convocazione. Mentre alcune aziende, come il colosso dell’energia Eni e la società del gas Snam, hanno deciso di disertare la riunione, altre hanno partecipato e la riunione è diventata subito occasione di scontro politico e ‘un caso politico’.
La posizione italiana, quella del governo e quella della business communità, non è anomala nel panorama europeo, molte economie dei Paesi UE hanno stretti legami con la Russia. Infatti, l’incontro dei Ministri degli Esteri di lunedì si è concluso senza nulla dinuovo. Tutti sono concordi sul fatto che la Russia dovrà essere sanzionata se attacca l’Ucraina, ma non c’è accordo su cosa costituirebbe un attacco differente da un’invasione vera e propria, e diconseguenza non c’è accordo su quali sanzioni applicare e quando farle scattare.
Tutto, dunque, è bloccato, visto che, non si dimentichi, l’UE richiede l’unanimità per approvare qualsiasi azione politica, per tanto la Commissione europea ha studiato il pacchetto di sanzioni, ma se non ci sarà un accordo unanime resteranno lettera morta. Esattamente come ha detto Biden nel discorso del 19 gennaio messo sotto accusa in Ucraina e da alcuni settori della politica americana. Anche perchè molti analisti considerano improbabile un attacco convenzionale su vasta scala via terra, cioè una vera e propria invasione, mentre ritengono che più probabilmente Putin decida attacchi informatici,sostegno ai combattenti separatisti, scenari ibridi volti a destabilizzare il Paese, il che di fatto sarebbe un tipo d’invasione 2.0, ma a fronte della quale ci si chiede se si devono utilizzare o meno le stesse sanzioni che si applicherebbero a fronte diuna invasione convenzionale.
Borrell stesso, lunedì ha riconosciuto che alcuni Paesi UE sarebbero maggiormente colpiti rispetto ad altri da sanzioni a Mosca. L’Italia potrebbe essere uno di queste ‘vittime’, e in prima linea c’è la Germania con la sua dipendenza dal gas russo, in particolare se davvero il governo decidesse, pur controvoglia, causa le pressioni americane, di bloccare il Nord Stream 2, che consentirebbe alla Russia diaggirare l’Ucraina per spedire le sue forniture di gas in Europa.
Il sistema delle imprese tedesco, come quello italiano, è contrario al blocco dei pagamenti finanziari internazionali SWIFT, sui quali puntano gli Stati Uniti. Anche l’Ungheria dal punto di vista economico avrebbe molto da perdere.
In generale tutto il sistema delle imprese è preoccupato dalla possibilità che le sanzioni includano la così detta ‘opzione nucleare’, cioè la rimozione della Russia dallo SWIFT, perchè se la Russia viene disconnessa da SWIFT, la Russia non riceverà più valuta estera, ma gli acquirenti, in primo luogo i Paesi europei, non riceveranno più le merci russe, dal petrolio, al gas, ai metalli, tutto insomma, il commercio si bloccherebbe.
La nuova coalizione tedesca è divisa sulla Russia, il Presidente francese Emmanuel Macron è riluttante a impegnarsi nel dibattito, la Polonia è politicamente screditata all’interno dell’UE.
Un problema che nel caso di invasione la UE si troverebbe a dover affrontare è quello dei rifugiati ucraini che probabilmente entrerebbero nel territorio UE. E anche i rifugiati saranno motivo di ulteriori litigi e spaccature tra i Paesi UE. Non solo, la destabilizzazione dell’Ucraina potrebbe destabilizzare l’intera regione del Mar Nero e la UE.
Il disaccorso all’interno della UE e all’interno della NATO è anche sul fronte strettamente militare.
Alcuni alleati NATO stanno aumentando, o dicono di essere disposti a farlo, la loro presenza militare lungo il fianco orientale dell’alleanza, alcuni stanno fornendo armi, altri, e anche qui la Germania è il caso più eclatante, si sono rifiutati di dare altre armi all’Ucraina e non considerano (è il caso, per esempio dell’Italia) che vi sia un pericolo imminente di invasione o altre tipologie di gravi attacchi che costringerebbero gli europei ad entrare in campo, se non a fianco dell’Ucraina, almeno a difesa dei confini orientali dell’allenza, come stanno già facendo, per esempio, Regno Unito e alcuni Paesi baltici.
Il Presidente croato Zoran Milanović ha dichiarato che il Paese ritirerà le sue truppe dalle forze NATO nell’Europa orientale se ci sarà un’escalation delle tensioni con la Russia sull’Ucraina. «La Croazia non invierà truppe in caso di escalation. Al contrario,richiamerà tutte le truppe, fino all’ultimo soldato croato». Aggiungendo: «Bisogna raggiungere un accordo che tenga conto degli interessi di sicurezza della Russia».
Londra ha fornito all’Ucraina armi anticarro leggere di nuova generazione, ha inviato aerei disorveglianza sull’Ucraina per monitorare la formazione militare russae, e ha messo a disposizione un piccolo contingente di truppe d’élite per addestrare i suoi militari.
Il Canada, alleato NATO, sta «valutando nuovi pianiper estendere una missione di addestramento militare in Ucraina che coinvolge circa 200 soldati canadesi e fornisce più armi e equipaggiamento difensivo all’esercito ucraino,e recentemente ha deliberato prestito di emergenza di 120 milioni di dollari,sostiene ‘Foreign Policy‘.
La Danimarca ha annunciato che avrebbe inviato una fregata e quattro caccia F-16 per unirsi alle forze navali permanenti della NATO nella regione del Mar Baltico. I Paesi Bassi e la Spagnainvieranno aerei da combattimento in Bulgaria. La Francia sta valutando la possibilità di schieraretruppe in Romania sotto un comando della NATOlungo la regione del Mar Nero, dove la Russia ha accumulato nuove forze navali.
Tutto questo sa di disordine, disorganizzazione,improvvisazione. E i più attenti osservatori europei non mancano di sottolinearlo.
«Borrell è un sonnambulo», afferma Piotr Buras, capo dell’ufficio di Varsavia dell’European Council on Foreign Relations e senior policy fellow presso ECFR, dopo aver esordito dicendo «Di fronte allo scontro tra Ucraina e Russia, l’Unione Europea sta fallendo». «Esiste il rischio reale che l’UE non affronti i notevoli deficit nella sua risposta prima che sia troppo tardi». «Quella che avrebbe dovuto essere un’altra opportunità per l’UE di diventare più matura e sovrana, potrebbe diventare l’opposto: un colpo di grazia all’idea che l’Unione possa trasformarsi in un attore globale indipendente».
Buras mette sotto sccusa la diplomazia europea. «L’architettura della sicurezza europea è a pezzi. Gli accordi istituzionali che sono stati vitali per il continente nell’era post-guerra fredda -come il Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio, altri accordi sul controllo degli armamenti e l’Atto istitutivo NATO-Russia- ora esistono solo sulla carta. E la minaccia di un assalto russo a tutto campo a un Paese associato all’UE non è mai stata così reale. Questo è, quindi, un momento decisivo per l’Europa, anche se i Paesi europei non sono gli attori chiave nel tentativo di ridurre le tensioni tra Ucraina e Russia. A causa dei loro stessi fallimenti, debolezze e divisioni, l’UE e i suoi Stati membri non sono visti dalla Russia come partner alla pari (e, di conseguenza, desiderati) nelle discussioni su questioni cruciali per i loro interessi. Per quanto riguarda il controllo degli armamenti, le disposizioni militari e altre questioni di sicurezza, l’UE non ha quasi nulla da mettere in discussione. Quindi, la Russia può semplicemente ignorarla. Cosa può fare allora l’UE per difendere i propri interessi nel miglior modo possibile? Una stretta collaborazione con gli Stati Uniti fa parte della risposta, così come uno sforzo per unificare gli Stati membri contro la minaccia. Ma questo non basterebbe di per sé. Soprattutto, l’UE dovrebbe fare uso della sua principale forza -l’influenza economica- e prepararsi a farlo in modo strategico. Non c’è altro modo persuadere le grandi potenze che lottano per il futuro dell’Europa che è una forza da non sottovalutare. È imperdonabile che l’UE non sia riuscita a preparare un solido pacchetto di sanzioni da imporre alla Russia se il Paese invadesse nuovamente l’Ucraina».
Nè uscirà rafforzata da questa vicenda la NATO. Se è vero che la NATO è stata resuscitata dalle minacce della Russia sull’Ucraina, è anche vero che la questione dell’adesione dell’Ucraina, che per stessa ammissione di Biden è lontana uno o più decenni, ha aperto un vaso di pandora che obbligherà i contraenti dell’alleanza a confrontarsi con la ‘morte celebrale‘ sentenziata anni fa da Emmanuel Macron, sulle stesse ragioni della sua esistenza e su come dovrà e potrà evolvere in un quadro di sicurezza europea già cambiato, solo in attesa di essere riordinato.