La crisi demografica russa parte da lontano ed è destinata ad arrivare ancora più lontano ed è il più grande fattore limitante per le mire espansionistiche di Putin in Ucraina
Nessuno al momento sembra sapere esattamente quanto possa essere realistica la minaccia di nuova invasione russa dell’Ucraina e relativa occupazione del Paese. Molti elementi depongono contro, e non c’è soltanto un opinione pubblica decisamente contraria a che la Russia si vada a caricare il peso del Donbas, a giocare contro c’è anche il fattore risorse umane, ovvero la crisi demografica del Paese.
Nel 2001, Nicholas Eberstadt, noto economista dell’American Enterprise Institute, affermava: «Letendenze demografiche in Russia limitano il suo potenziale economico, il benessere sociale, limitano anche il potenziale di miglioramento della produttività e la capacità della Russia di avere influenza sulla scena internazionale». Aggiungendo che queste tendenze «suggeriscono la possibilità che l’odierna debolezza per la Russia possa solo prefigurare un continuo declino relativo».
Tra ottobre 2020 e settembre 2021, secondo le statistiche ufficiali, il Paese ha avuto un saldo negativo di 997.000 persone. La diminuzionenaturale della popolazione si è rivelata la più alta degli ultimi dodici anni. Nel 2005 il saldo negativo si era attestato a 846.600, questo numero è poi progressivamente diminuito negli anni successivi: 687.100 nel 2006, 470.300 nel 2007, fino a soli 4.300 nel 2012. A sua volta, tra il 2013 e il 2015, si è registrato un lento aumento naturale, pari a 20-30.000 persone. Dopo il 2016, la tendenza al ribasso è riemersa e peggiorata negli ultimi cinque anni.
Certamente ha influito l’alto numero di morti causa Covid-19, circa 660.000 morti in eccesso dall’inizio del 2020, ma la crisi demografica russa parte dalontano ed è destinata ad arrivare ancora più lontano. Il Covid-19 potrebbe essere l’inizio della una seconda fase di una tendenza a lungo termine che si manifesterà sul serio nel prossimo decennio. «La Russia sta per entrare in un periodo prolungato e doloroso di declino demografico, complicando le sue ambizioni espansionistiche all’estero», afferma Brent Peabody, della Harvard Kennedy School, dove studia energia e politica transatlantica.
«Questa realtà demografica è forse il più grande fattore limitante per le mire espansionistiche diPutin in Ucraina», afferma Peabody.
Quando l’Unione Sovietica è crollata, nel 1991, la demografia della neonata Federazione Russa è caduta in un precipizio. La Russia ha registrato un calo della popolazione complessiva a causa di una congiuntura di declino delle nascite e aumento della mortalità. Alla base, il caos provocato dalla transizione post-sovietica della Russia daun’economia pianificata a livello centrale a un’economia capitalista basata sul mercato. La transizione è stata caratterizzata da turbolenzeeconomiche, disoccupazione di massa e alcolismo, tutti fattori combinati che hanno dato alla Russia una delle aspettative di vita maschili più basse del mondo. L’impatto più duraturo, tuttavia, è stato il crollosimultaneo dei tassi di natalità. Dal 1993 al 2007, il tasso di fertilità (il numero di figli che una donna può avere nel corso della sua vita) è sceso al di sotto di1,5, molto al di sotto del tasso di sostituzione di 2,1 necessario per mantenere stabile una popolazione.
Comunque, la crisi demografica, secondo gli esperti, sarebbe causata soprattutto dal grande aumento della mortalità e dalla stagnazione dell’aspettativa di vita durante l’ultima fase dell’era sovietica. A ciò si aggiunga che negli ultimi decenni, la Federazione Russa ha subito una regressione dei livelli di salute senza precedenti per qualsiasi società urbanizzata alfabetizzata durante i periodi di pace.
L’8 febbraio 2021, il Servizio federale di statistica dello Stato (Rosstat) ha pubblicato i dati demografici per il 2020, che mostrano che la Russia ha registrato la più grande diminuzione della popolazione dal 2005. Il declino demografico registrato tra il 2020 e il 2021 potrebbe essere paragonato al declino osservato tra luglio 1999 e giugno 2000, quando la popolazione russa è diminuita di 983.000 unità. La causa principale è l’eccesso dimortalità -del 18% rispetto al 2019- in gran parte generato dal COVID-19, nonché una diminuzione del livello di immigrazione. Oltre alla mortalità record e alla perdita di popolazione, il numero dinascite è sceso al livello più basso degli ultimi 20 anni e anche il saldo migratorio è diminuito in modo significativo.
La crescita della popolazione osservata nel periodo precedente è stata raggiunta dalla Russia a seguito dell’annessione della Crimea, dei baby boomer che hanno raggiunto l’età riproduttiva e, in misura minore, dei progetti statali per stimolare la procreazione. Dal 2016 c’è stata di nuovo una tendenza al ribasso. A febbraio del 2021, la Russiaaveva 146,2 milioni di cittadini, «il numero più basso dall’inizio del 2014«», afferma Jadwiga Rogoża, Senior fellow del Center for Eastern Studies, esperta in Russia e Ucraina.
Nel 2020 «la mortalità è aumentata del 18% rispetto all’anno precedente . Secondo gli esperti, l’aumento tanto elevato della mortalità è stato registrato durante le principali crisi della storia del Paese. Si è verificato nel 1993 (+17,8%), in relazione, si suppone, della cura economica shock del 1992, che comprendeva la liberalizzazione dei prezzi sullo sfondo di una difficile situazione economica e sociale, e anche il 1947, anno della grande carestia del dopoguerra (+37,2% )».
Le stime mostrano un tasso di mortalità per pandemia molto più alto in Russia che su scala globale, il che viene attribuito alla scarsa qualità dell’assistenza sanitaria e alla sottovalutazione del virus. Ma l’assistenza sanitaria di bassa qualità incide anche sul resto della mortalità.
Il tasso di natalità è sceso nel 2020 -a 1,44 milioni da 1,49 milioni nel 2019- ed è stato il più basso dal 2002 (quando sono nati 1,38 milioni di bambini). Come già accennato, il tasso di natalità ha avuto un leggero aumento per soli tre anni (2013-2015), che può essere attribuito all’effetto del regime di sostegno statale per le famiglie che hanno altri figli dopo il secondo, e, soprattutto, la generazione del baby boom che raggiunge l’età riproduttiva. Il tasso di natalità più alto è stato registrato nel 2014 (1,95 milioni), ma il numero è in costante calo dal 2016.
La perdita record di popolazione nel 2020 è stata compensata, in piccola parte, da un saldo migratorio positivo: circa 100.000 persone. Tuttavia, l’afflusso di migranti è notevolmente diminuito rispetto agli anni precedenti (quando il numero registrato ha superato i 200.000) a causa delle varie restrizioni causate dalla pandemia, ma anche della crisi economica.
Di conseguenza, al 1° gennaio 2021, la Federazione Russa contava 146,24 milioni di cittadini, il numero minimo dall’inizio del 2014.
Nel 2014, a causa dell’annessione della Crimea e diSebastopoli, la Russia ha aumentato la sua popolazione di oltre 2,3 milioni. L’unico trend demografico stabile positivo negli ultimi 20 anni è l’aumento della speranza di vita dei russi da 65 a 73,4 anni, particolarmente evidente nel caso degli uomini – da circa 59 a oltre 68 anni (per le donne è passato da72 a 78). .L’anno della pandemia ha influito però su questo indicatore: l’aspettativa di vita media è scesa a 71,9 anni (66,9 negli uomini e 76,7 nelle donne).
Jadwiga Rogoża sottolinea che la tendenza al ribasso a lungo termine in molte aree demografiche chiave mostra «che i progetti statali per stimolare la crescita della popolazione o per attirare nuovi residenti in Russia hanno prodotto solo risultati limitati. Un esempio dei primi è che il premio dinatalità, dal 2020, è stato esteso anche al primo figlio. Un esempio di quest’ultimo è una procedura semplificata per i residenti in Ucraina, Bielorussia,Moldova e Kazakistan per ottenere la cittadinanza. Le decisioni dei russi di allargare la famiglia risentono invece delle prospettive economiche negative, del calo del reddito reale registrato dal 2013, e del crescente pessimismo dei cittadini sul futuro del Paese e sulla propria situazione. La pandemia ha solo esacerbato questi problemi».
Non sorprende allora, considerato il disastro demografico descritto, che sorga il problema ‘risorse umane’ nelle forze armate russe. Abbastanza naturale, anzi, al di là della crisi economica, che la Russiaabbia difficoltà a mantenere un esercito con circa900.000 persone, , sottolineava a febbraio 2021 il Belfer Center for Science and International Affairs. «Qualunque sfida l’esercito russo abbia affrontato finora, impallidisce in confronto ai vincoli demografici che dovrà affrontare nel prossimo decennio».
Basti considerare che, secondo il rapporto delle Nazioni Unite sulle prospettive della popolazione mondiale, del 2019, nel 2020 in Russia si stimavano 14,25 milioni di uomini di età compresa tra 20 e 34 anni. Entro il 2050, la stima mediana prevede che saranno solo 12,91 milioni. Una diminuzione del nove per cento del bacino di reclutamento complicherà ovviamente gli sforzi di reclutamento dei militari. Tuttavia, il vero disastro è molto più vicino della metà del secolo; nel 2025 saranno solo 11,55 milioni e nel 2030 11,23 milioni. Ciò significa che ci sarà una diminuzione di circa il 20% del numero di reclute maschili idonee durante gli anni ’20.
«In che modo questa diminuzione del 20% delle reclute maschili idonee avrà un impatto sulla forza dell’esercito?», si chiede il Belfer Center. «Una metrica rozza, il ‘tasso di militarizzazione’ -un rapporto che confronta il numero di uomini di età compresa tra 20 e 34 anni con la dimensione dell’esercito- consente di contestualizzare le sfide demografiche della Russia. Nel 2020, il tasso dimilitarizzazione della Russia è stato del 6,31%, sulla base di 14,25 milioni di uomini di età compresa tra 20 e 34 anni nel Paese e un esercito permanente di900.000 (come stimato dal Institute of International and Strategic Studies). Prima di confrontarlo con altri Paesi, è necessario affrontare i limiti di questa metrica; primo, circa il cinque per cento delle forze armate russe (45.000 persone) sono donne, e quindi non sono contabilizzate da questa metrica, e in secondo luogo, gli uomini di 18 e 19 anni sono idonei a servire e quindi non sono nemmeno contabilizzati. Tuttavia, questa metrica dichiaratamente rozza fornisce un metodo per confrontare il livello direclutamento della Russia con altre nazioni al fine dicontestualizzare le sfide demografiche della Russia.
Dato il previsto declino degli uomini di età compresa tra 20 e 34 anni entro il 2030, per mantenere un esercito di 900.000 la Russia dovrebbe aumentare il suo tasso di militarizzazione al 7,79 percento nel 2025 e all’8,01 percento nel 2030. Se viste nel vuoto, queste metriche significano molto poco. Se confrontati con altri Paesi, tuttavia, rivelano quanto sia già militarizzata la società russa . Ecco i tassi dimilitarizzazione del 2020 per altre potenze: gli Stati Uniti, 3,86 per cento; Francia, 3,62 per cento; Turchia, 3,58 per cento; Italia, 3,52 per cento; Giappone, 2,54 per cento; Pakistan, 2,24 per cento; Regno Unito, 2,21 per cento; Cina, 1,24%; India, 0,77 per cento. La Russia è anche più militarizzata dei suoi vicini; Il tasso di militarizzazione dell’Ucraina nel 2020 è stato del 4,82 percento, del 3,80 percento della Romania e del 3,16 percento della Polonia».
«Se esiste un ipotetico ‘tasso di militarizzazione massimo‘ che una società può sopportare, la Russia è di gran lunga la grande potenza più vicina a raggiungerlo, il che significa che la sua capacità diaumentare il reclutamento nel medio termine è gravemente limitata».
Alcune opzioni esaminate dal Belfer Center per affrontare la carenza, quali, l’aumento degli stipendi, l’estensione della leva o l’aumento del reclutamento femminile, «non cambiano il problema fondamentale della struttura demografica della Russia e le sfide che pone alle forze armate russe». «Tra cinque, dieci e anche trent’anni, la Russia avrà meno giovani diquanti ne ha adesso. Se mantenere un esercito di900.000 uomini è già una sfida, come sarà possibile raggiungere un tale obiettivo nei decenni a venire?».Di fatto «una diminuzione delle dimensioni delle forze armate è già stata inserita nel profilo demografico della Russia». Le forze armate russe saranno costrette a ridimensionarsi, il che ridimensionerà la postura aggressiva di Mosca per cause di forza maggiore.
Si capisce bene a questo punto come Mosca sembra destinata a frenarsi nel passare dalle minacce ai fatti in Ucraina.
«L’invasione dell’Ucraina avrebbe un grave costo in termini di vite umane. E «la maggior parte delle vittime russe sarebbero soldati ventenni, membri della stessa piccola generazione nata negli anni ’90 che la Russia difficilmente può permettersi disacrificare», afferma Brent Peabody.
«Il secondo fattore limitante riguarda la risposta dell’Occidente a qualsiasi mossa russa in Ucraina», prosegue Peabody. «Gli studiosi discutono dell’utilità delle sanzioni nel modificare il comportamento, ma il loro impatto economico è stato chiaro. L’economia russa è ancora più piccola diquanto non fosse nel 2014, quando le sanzioni occidentali in risposta all’occupazione della Crimea hanno contribuito a ridurre il PIL di oltre un quarto. E l’Occidente ha ancora molto più dolore economico dainfliggere, dal congelamento della Russia da SWIFT(il sistema attraverso il quale le banche internazionali effettuano bonifici) alla cancellazione del Nord Stream 2 (il gasdotto che trasporta il gas naturale dalla Russiaalla Germania). Queste sanzioni scatenerebbero deflussi di capitali e turbolenze economiche in una misura che non si vedeva dagli anni ’90,deprimendo il tasso di natalità della Russia nel momento in cui ne ha più bisogno per aumentare»
Vero è, ammette Brent Peabody, che c’è la possibilità che a motivare l’aggressione all’Ucraina possa essere proprio quello che Putin ha detto essere il suo cruccio, ovvero l’idea di una Russia spopolata, ma Putin non può davvero pensare che gli ucraini siano disponibili a trasformarsi in fedeli russi. Basti guardare gli scarsi risultati ottenuti dalla procedura semplificata per ottenere la cittadinanza russa prevista per i cittadini di Ucraina, Bielorussia, Moldova e Kazakistan.
Quella che fino a qualche decennio fa è stata la sete diterra, ora si sta trasformando in sete di uomini e donne, carne da combattimento, braccia da PIL. E il problema non è solo russo.