Perchè gli Stati Uniti possano considerare davvero chiusi questi 20 anni, a Biden resta ancora una cosa fondamentale da fare: chiudere la prigione di Guantanamo Bay, a Cuba, dove al momento si trovano ancora 39 prigionieri della ‘guerra al terrore’
La guerra dei 20 anni degli Stati Uniti, la così detta ‘guerra più lunga’ è finita. Gli americani sono usciti dall’Afghanistan allo scadere del ventesimo anniversario dell’11 Settembre 2001, quando 2.977 persone sono state uccise in quello che fu l’attentato più drammatico della storia degli Stati Uniti e che diede il via alla ‘guerra globale al terrore’. Joe Biden ha deciso una ritirata frettolosa e disonorevole che comunque ha posto fine ai 20 anni. Ma perchè gli Stati Uniti possano considerare davvero chiusa questa lunga pagina di sangue, a Biden resta ancora una cosa fondamentale da fare: chiudere la prigione di Guantanamo Bay, a Cuba, dove al momento si trovano ancora 39 prigionieri della ‘guerra al terrore’, ovvero soggetti sospettati di essere membri di al-Qaeda, catturati durante l’invasione dell’Afghanistan nel 2001.
Situata sulla punta orientale di Cuba, la base navale di Guantanamo Bay misura 116 kmq, ed è sotto il controllo degli Stati Uniti dalla fine del XIX secolo. Ospita circa 200.000 persone, è a 18 ore di autobus dall’Avana, in una regione cubana orientale chiamata Oriente, una roccaforte della Rivoluzione cubana. Circa 6.000 persone vivono oggi nella base navale di Guantanamo Bay, compreso il personale militare americano, le loro famiglie e il personale civile.
La base è una questione molto dibattuta tra Stati Uniti e Cuba. Da decenni Cuba insiste affinché gli Stati Uniti restituiscano il territorio preso con la forza nel 1898 e successivamente affittato in modo permanente dal governo di Tomas Estrada Palma, il primo Presidente cubano, quando, il 10 dicembre 1903, gli Stati Uniti stabilirono così la loro prima base militare d’oltremare su 45 miglia quadrate di territorio cubano.
Il tutto risale a quando gli Stati Uniti intervennero nella battaglia decennale di Cuba per l’indipendenza dalla Spagna, nel 1898, conducendo una campagna militare di sei settimane che il Segretario di Stato John Hay descrisse memorabilmente come una ‘piccola guerra splendida‘. Gli spagnoli si arresero rapidamente, firmando il Trattato di Parigi e consegnando Cuba, Porto Rico, Filippine e Guam agli Stati Uniti.
Per raggiungere la piena indipendenza, gli Stati Uniti chiesero al governo cubano di modificare lasua nuova Costituzione per consentire agli Stati Uniti di ‘acquistare o affittare‘ il territorio per una basenavale. I cubani acconsentirono, per quanto a malincuore, nel 1902. A differenza della maggior parte dei contratti di locazione, questo non ha una data di fine. L’esercito americano può utilizzare il sito a tempo indeterminato.
La base di Guantanamo Bay è da allora un ricordo dell’imperialismo americano nei Caraibi, afferma Jana Lipman docente di Storia all’Università di Tulane e studiosa di Guantanamo Bay. Cuba ne vuole la restituzione. Nel suo storico incontro con Barack Obama nel 2016, il Presidente Raúl Castro ha citato la base come un ostacolo chiave per migliorare le relazioni tra Stati Uniti e Cuba.
L’Amministrazione Bush sostenne di poter trattenere gli uomini all’estero, senza accuse,come combattenti nemici illegali, senza diritto alla piena protezione dei prigionieri di guerra, sull’isola di Cuba.
Pochi detenuti possono essere accusati di un crimine perché nessuna prova è stata raccolta quando sono stati catturati, o non ve ne erano, o sono state contaminate quando i detenuti sono stati sottoposti a quello che la CIA eufemisticamente chiamava ‘interrogatorio avanzato’.
Di quelli che rimangono, 10 sono sotto processo da commissione militare, con tutti ancora nella fase istruttoria.
Da allora il centro ha detenuto 780 uominiprovenienti da 35 Paesi -Bush alla fine avrebbe fatto uscire 532 prigionieri, Obama ne ha rilasciati 197, Trump ha rilasciato un singolo detenuto, un saudita che è tornato in patria dopo aver raggiunto un patteggiamento nelle tormentate commissioni militari. Le condizioni carcerarie includevano la reclusione in gabbie, la deprivazione sensoriale el’alimentazione forzata –trattamenti equiparatialla tortura.
Ad oggi, dei 780 detenuti, 732 sono stati rilasciati senza accusa, molti dopo essere stati detenuti per più di un decennio senza mezzi legali per contestare la loro detenzione, e dei 39 rimasti molti non sono mai stati accusati formalmente di un crimine. E in questo si può sintetizzare il problema rappresentato da Guantanamo Bay per gli USA.
La Casa Bianca ha affermato che intende chiudere la famigerata prigione, ma non è chiaro come o quando l’Amministrazione realizzerà tale piano, anche se, afferma ‘Associated Press‘, le prime mosse per liberare un prigioniero e inserirne altri cinque in un elenco di uomini idonei per il rilascio hanno creato un senso di ottimismo tra coloro che insistono per la chiusura.
«Il fatto che Biden, almeno, stia dicendo le cose giuste ha dato speranza alla gente», ha detto, a ‘Associated Press‘, Clive Stafford Smith, un avvocato che ha recentemente fatto il suo 40esimo viaggio a Guantanamo Bay, vedendo prigionieri che non era stato in grado di visitare dall’inizio della pandemia. «La speranza è una cosa pericolosa perché si annienta facilmente. Ma allo stesso tempo, almeno, hanno speranza, e questo è un bene».
Come ha fatto con l’ Afghanistan, Biden deve affrontare un compito complesso nel chiudere Guantanamo. Era un impegno che il residente Barack Obama notoriamente ha assunto nel 2009 e poi non è riuscito a mantenere. La chiusura è stata abbandonata come obiettivo del tutto sotto il Presidente Donald Trump. In occasione, ora, del 20° anniversario dell’11 settembre, si moltiplicano gli appelli perchè Biden ponga fine a questa che rappresenta una ‘vergogna nazionale’, una macchia sulla coscienza dell’America.
Il problema che Biden dovrà affrontare per chiudere la prigione e con essa gli strascichi di una tragediamal gestita di 20 anni fa, probabilmente uno degli errori più gravi degli Stati Uniti, che hanno sconvolto gli equilibri mondiali, è: cosa dovrebbe fare il governo degli Stati Uniti con i 39 uomini di Guantanamo?
Tra questi, sottolinea ‘Associated Press‘, c’è Khalid Shaikh Mohammad, un tempo alto esponente di al-Qaeda considerato l’architetto degli attacchi dell’11 settembre. Affronta un processo da parte di una commissione militare con quattro coimputati che -tra sfide legali e logistiche, problemi del personale e la pandemia- si è impantanato nella fase istruttoria in un’aula di tribunale di alta sicurezza appositamente costruita in più di 9 anni. Non c’è un inizio in vista, sottolinea l’agenzia.
L’Amministrazione Biden, attraverso la portavoce Jen Psaki, ha dichiarato che la chiusura del carcere rimane l’obiettivo «e stiamo valutando tutte le strade disponibili per trasferire responsabilmente i detenuti e, naturalmente, chiudere Guantanamo Bay». Ma il team di Biden deve ancora nominare qualcuno al Dipartimento di Stato per condurre lo sforzo di stringere accordi con altri Paesi per il reinsediamento dei prigionieri.
Obama, aveva emesso, nel 2009, un ordine esecutivo poco dopo aver assunto l’incarico nel quale si ordinava che Guantanamo fosse chiuso. Il provvedimento incontrò l’opposizione dei repubblicani quando l’Amministrazione annunciò che avrebbe trasferito i processi militari alle corti federali. Il Congresso alla fine vietò al governo di trasferire i prigionieri di Guantanamonegli Stati Uniti per qualsiasi motivo.
Qualcosa da allora è cambiato. Il Congresso ha recentemente rimosso il divieto di trasferire i prigionieri di Guantanamo Bay e ha eliminato i fondi per il centro di detenzione dal bilancio del prossimo anno. Resta da vedere se questo cambierà velocemente le cose e si arriverà alla chiusura. Non aiuta certo il fatto che diversi ex prigionieri, rilasciati sia sotto Bush che sotto Obama, siano tornati alla ribalta come leader talebani in Afghanistan.
Molti sostengono che la soluzione più semplice sarebbe quella di trasferire i casi dei 10 detenuti sotto processo da una commissione militare alla Corte federale degli Stati Uniti e trovare un modo per trasferire o rilasciare gli altri. Kebriaei, ha affermato che l’amministrazione deve solo concentrarsi sulla questione, ma che una soluzione potrebbe essere trovata in tempi stretti.