Le nuove tecnologie per l’energia pulita sono l’ultima frontiera delle rivalità geoeconomica, la sicurezza delle catene di approvvigionamento per terre rare e minerali critici è una questione strategica globale
Considerato che le nuove tecnologie per l’energia pulita sono l’ultima frontiera delle rivalità geoeconomica, la sicurezza delle catene di approvvigionamento per terre rare e minerali critici -materiali essenziali per l’energia pulita- è diventata una questione strategica globale. Sicurezza della catena di approvvigionamento che la pandemia e la contestuale ulteriore crescita dell’assertività della Cina (che in fatto di terre rare da ben prima della pandemia si dimostra molto determinata) hanno dimostrato essere fragile.
L’autorevole think tank americano Center for Strategic and International Studies (CSIS), ha realizzato un rapporto, dal titolo ‘The Geopolitics of Critical Minerals Supply Chains‘, che confronta le strategie e le azioni intraprese da Stati Uniti, Unione Europea e Giappone, evidenziando i fattori economici, di sicurezza e geopolitici chiave per migliorare la sicurezza delle catene di approvvigionamento di tali materiali critici.
A partire da oggi, e per una serie di uscite consecutive, ‘L’Indro‘ pubblicherà una ampia sintesi di ‘The Geopolitics of Critical Minerals Supply Chains‘.
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I componenti della tecnologia energetica pulita hanno diversi gradi di dipendenza da una serie di minerali, che a loro volta hanno diversi profili di criticità derivanti da fattori quali la volatilità dei prezzi e la stabilità dei Paesi fornitori.
Elementi delle terre rare, come neodimio, disprosio e praseodimio, sono ingredienti chiave dei magneti permanenti (potenti magneti che non perdono i loro campi magnetici), utilizzati nelle turbine eoliche ad alte prestazioni. Anche borati, gallio, germanio e indio sono ingredienti importanti nel solare fotovoltaico (PV), mentre il cobalto e il litio sono necessari per le batterie agli ioni di litio utilizzate nei veicoli elettrici (EV).
Sebbene questi minerali siano disponibili a livello globale, alcuni sono molto concentrati in alcuni Paesi».
Molto interessante è la geografia della localizzazione di questi preziosissimi materiali. Interessante e in alcuni casi preoccupante se si guarda alla situazione politica dei Paesi detentori di questi beni, ancor più preoccupante se si guarda da Occidente. Circa la «metà della fornitura globale di cobalto proviene dalla Repubblica Democratica del Congo (DRC); oltre l‘80% dell’offerta globale di il litio proviene da Australia, Cile e Argentina; e il 60% della fornitura globale di manganese proviene da Sudafrica, Cina e Australia . In particolare, oltre l’85% dell’offerta globale degli elementi delle terre rare provengono dalla Cina.
La sicurezza della catena di approvvigionamento per i minerali e i materiali necessari nelle tecnologie energetiche pulite è diventata un questione strategica, non solo perché potrebbe influenzare il ritmo di diffusione della tecnologia per l’energia pulita nel mondo, ma anche perchéla tecnologia per l’energia pulita è diventata l’ultima frontiera geoeconomica» considerando anche le rivalità innescate dal competitivo settore manifatturiero cinese. Non più un semplice produttore di minerali o assemblatore di componenti, la Cina, infatti, sta emergendo come un produttore che richiede una crescita di disponibilità dei minerali e dei metalli considerati fondamentali per la produzione di tecnologie per le energie pulite. «Questo sviluppo ha aumentato la pressione per altre importanti economie dipendenti dai minerali di importazione per proteggere le loro catene di approvvigionamento di minerali critici».
Per altro, la Cina è ben consapevole della forza dei suoi minerali critici sulle catene di approvvigionamento globali come leva geopolitica. Ad esempio, durante una delle fasi più critiche della guerra commerciale USA-Cina, nel 2019, il Presidente cinese Xi Jinping ha visitato un impianto di lavorazione di terre rare nella provincia di Jiangxi, nota per la sua ricchezza di terre rare. La visita è stata ampiamente interpretata come un promemoria per gli Stati Uniti circa l’influenza che la Cina è in grado di esercitare sulla catena di approvvigionamento delle terre rare, ricordando l’embargo cinese sulle esportazioni di terre rare in Giappone, che si era verificato nel corso di una disputa territoriale nell’autunno del 2010. Inoltre, «l’appello di Xi Jinping nell’aprile 2020 circa la necessità di rafforzare la dipendenza delle catene di approvvigionamento globali dalla Cina e “sviluppare potenti ritorsioni e capacità di deterrenza contro le interruzioni dell’offerta da parte di parti straniere” ha alimentato la preoccupazione tra i politici occidentali, i quali sostengono che la forte dipendenza economica dalla Cina per qualcosa di così critico come i minerali rari può tradursi in una vulnerabilità che può essere sfruttata dalla Cina in caso di scontro tra Cina e Occidente.
Inoltre, la pandemia da Covid-19 ha messo a nudo la fragilità nelle catene di approvvigionamento globali non solo per i prodotti farmaceutici e le forniture mediche cruciali, ma anche alcuni minerali critici. Ad esempio, il trasporto del cobalto prodotto nella Repubblica Democratica del Congo è stato ritardato in Sudafrica per mesi dopo l’imposizione da parte del governo sudafricano di un rigoroso blocco nel secondo trimestre 2020.
La confluenza di questi eventi ha aumentato l’importanza strategica della protezione dei minerali critici e delle loro catene di approvvigionamento, in particolare per un gruppo di economie che ospitano innovatori e produttori. Alcuni governi hanno modernizzato o ampliato le strategie esistenti per affrontare la sfida, nel frattempo altri hanno delineato piani d’azione o articolato le loro prospettive solo su parti specifiche delle catene di approvvigionamento».