“Nell’improbabile caso in cui il direttore generale offra, o addirittura i membri dell’OMS approvino, uno status per Taipei, la Cina potrebbe tentare di organizzare un voto contrario per ribaltare tale decisione”
“Vengo anch’io. No tu no” cantava, nel brano e nell’album omonimi, Enzo Jannacci nel 1967. Un ritornello che entrò subito nelle orecchie degli italiani, ma che sembra adattarsi perfettamente ad una tematica tornata attuale negli ultimi giorni, in piena pandemia da Coronavirus: tra qualche giorno, il 17 Maggio, è prevista, in videoconferenza, la 73esima Assemblea (WHA) dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), e la richiesta di partecipazione in qualità di osservatore di Taiwan, tornata alla ribalta dopo le indiscrezioni sugli sforzi diplomatici americani in tal senso riportate dal ‘Wall Street Journal’, costituisce un altro terreno di scontro tra Cina e Stati Uniti. Alle voci riportate dalla carta stampata si è poi aggiunto l’appello rivolto a tutte le Nazioni, compresa l’Europa, la scorsa settimana dal Segretario di Stato USA in persona, Mike Pompeo, molto duro, soprattutto ai tempi del COVID-19, nelle sue critiche a Pechino, per non aver impedito l’epidemia globale dopo il primo focolaio di Wuhan, e all’OMS, in quanto ‘ostaggio’ del Partito Comunista Cinese. Per chiedere la partecipazione di Taiwan nell’Assemblea Mondiale della Sanità, l’Ufficio per gli affari delle organizzazioni internazionali del Dipartimento di Stato statunitense ha perfino avviato una campagna su Twitter denominata #TweetForTaiwan perché “è tempo che Taiwan venga ascoltata” per “portare la sua esperienza nella lotta contro la COVID-19”.
Niente di nuovo dato che già nel 2017, diversi Paesi, tra cui il Giappone, l’Australia, la Germania, oltre agli stessi Stati Uniti, si erano espressi in favore di Taiwan e, l’anno successivo, nel 2018, sessanta senatori italiani avevano manifestato la propria solidarietà al governo di Taipei: 57 della Lega (tra cui Matteo Salvini e Gianmarco Centinaio divenuti Ministri), e 3 di Forza Italia (Lucio Malan, Maria Rizzotti, Giancarlo Serafini), presentarono un’interrogazione al Senato per conoscere cosa il governo italiano (il Conte 1) avrebbe inteso intraprendere per far terminare l’esclusione di Taiwan.
”Ma perché? Perché no!” proseguiva il ritornello della canzone di Jannacci, ma caso di Taiwan, la spiegazione dell’impossibilità di partecipare e vedersi riconosciuta dalle organizzazioni multilaterali quali l’OMS sarebbe da ricercare nella sua storia: Pechino considera Taiwan una sua provincia ‘ribelle’ e secondo Steven Solomon, legale dell’OMS, “la Repubblica popolare cinese è l’unico rappresentante legittimo della Cina all’interno del sistema delle Nazioni Unite. Circa 49 anni fa, nel 1971, l’ONU e l’OMS decisero che vi è un solo rappresentante legittimo della Cina all’interno del sistema e si tratta della Repubblica popolare cinese“.
Parole percepite come un affronto da Taipei che non ha tardato a rispondere: “Solo il governo democraticamente eletto di Taiwan ha il diritto di rappresentare l’isola e i suoi abitanti sulla scena internazionale”, ha dichiarato Martedì 5 Maggio la portavoce del Ministero degli Esteri dell’Isola, Joeanne Ou a detta quale, quindi, la politica del 1971 ha risolto soltanto la questione della rappresentanza della Cina continentale, e dunque non ha dato il diritto a Pechino di rappresentare Taiwan in qualunque consesso internazionale.
Il governo dell’Isola è convinto che la Cina le abbia impedito di accedere ad informazioni cruciali. A controbattere l’Ambasciatore cinese a Ginevra Li Song, il quale ha assicurato che Pechino informa in modo trasparente Taipei. Sulla stessa ondati il portavoce del Ministro degli Esteri di Pechino, Geng Shuang, che ha chiarito che “nessuno si cura della salute del popolo taiwanese più del governo centrale cinese”. Tuttavia, il Ministro degli Esteri di Taipei, Joseph Wu, non cede nella richiesta indirizzata all’OMS di riconoscere che “le sanità di Cina e Taiwan sono amministrate da autorità indipendenti e separate.”
Ma questa è solo l’ultima parte della querelle in cui Taiwan e l’OMS si sono impegnati fin dall’inizio dell’emergenza pandemica: “Per anni siamo stati esclusi dalle organizzazioni internazionali e sappiamo meglio di chiunque altro come ci si senta ad essere discriminati e isolati“, aveva rilanciato Tsai ad inizio aprile, in cui il leader di Taiwan ha invitato il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, a “resistere alle pressioni della Cina e a recarsi a Taiwan a verificare di persona gli sforzi messi in campo per combattere la COVID-19“. Un mese fa, infatti, il governo di Taiwan aveva reagito alle accuse dell’OMS secondo cui proprio dall’Isola sarebbero giunti “insulti razzisti” ai danni del direttore generale Ghebreyesus il quale, Mercoledì 8 aprile, aveva denunciato i presunti insulti di matrice razziale a suo carico, provenienti, a suo dire, dall’Isola. La Presidente di Taiwan, Tsai Ing Wen, aveva però categoricamente smentito l’accusa, appoggiata dalla portavoce del ministero degli Esteri taiwanese Ou che aveva tenuto a ribadire che “il concetto di razzismo a Taiwan non esiste. Non abbiamo un problema di razzismo”.
Per il governo di Taipei, la pandemia di Coronavirus non ha cambiato la politica cinese di soffocare l’autonomia dell’Isola secessionista, escludendola dai meccanismi dell’OMS. Occorre ricordare, però, che dal 2009 al 2016, Taiwan aveva potuto partecipare alle attività dell’OMS come ‘osservatore’ sotto il nome di ‘Taipei cinese’ fino a che, nel 2017, la Presidente Tsai Ing-wen, leader del Partito democratico progressista (Dpp) e indipendentista, non ha assunto la guida del governo dell’Isola, inaugurando una politica di rifiuto del ‘Consenso del 1992’, l’accordo tra Isola e Continente sull’esistenza di ‘una sola Cina’.
Sulla partecipazione all’Assemblea dell’OMS è intervenuto anche la principale forza di opposizione di Taiwan, il Kuomintang (KMT), il partito nazionalista cinese, che ha esortato la Cina ad abbandonare la sua strategia volta a “esercitare in ogni occasione” la propria repressione sull’isola e a non ignorare il diritto alla salute del popolo taiwanese in quanto la maggioranza del popolo di Taiwan si attende di poter partecipare pienamente agli appuntamenti dell’OMS.
Se è vero che Pechino ha continuato, nonostante l’emergenza, a reprimere le istanze indipendentiste taiwanesi anche nell’OMS, è anche vero, è la tesi di Taipei e dalle testimonianze di medici ed esperti del Centro per il Controllo delle malattie (Cdc) taiwanese, che tale boicottaggio di Taiwan, sostenuto, in virtù del rapporto ‘compromettente’, anche dall’Organizzazione mondiale della sanità, potrebbe aver contribuito a ritardare di settimane la risposta globale alla pandemia di Coronavirus. Gli epidemiologi Cdc erano in stato di massima allerta sin dallo scorso Dicembre a causa di quella che appariva allora come una misteriosa epidemia di polmonite virale a Wuhan e già il 31 Dicembre 2019, l’agenzia governativa taiwanese aveva avvertito l’OMS che, però, decise di ignorarlo. Ai primi dell’anno, per garantire il coordinamento, Taiwan avevano istituito un centro di comando unificato, il National Health Command Center, con personale civile e militare guidato dal Ministero della sanità e al quale era stato affidato il rifornimento dei dispositivi sanitari e la comunicazione.
Il 12 gennaio, il Cdc inviò addirittura due epidemiologi nella città della Cina centrale epicentro dell’infezione, per raccogliere autonomamente informazioni in merito alla natura dell’infezione e quasi contemporaneamente diramò i primi allarmi diretti ai medici e agli ospedali, invitando all’accomulazione di macherine N-95ed altri equipaggiamenti protettivi, e ad indossarli a contatto con pazienti affetti da polmonite di origine sconosciuta o che necessitassero di respirazione assistita. Il 24 gennaio il governo di Taipei bloccava le esportazioni di mascherine (aumentandone la produzione a 10 milioni per la popolazione locale) e la loro successiva distribuzione ai cittadini dell’Isola, ed il 6 febbraio tutti gli ingressi di cittadini cinesi, sottoponendo a quarantena obbligatoria i visitatori da Hong Kong e Macao.
Lunedì 7 febbraio l’OMS poi era stata costretta a correggere il proprio rapporto sulla situazione del coronavirus dopo aver erroneamente affermato che c’erano tredici casi a Taiwan. Tanto che il Ministro degli Esteri di Taiwan, Joseph Wu, aveva criticato l’Organizzazione mondiale della sanità per essersi riferita all’isola come parte della Cina. “@WHO, cosa c’è che non va in te? Per prima cosa ci hai chiamato ‘Taiwan, Cina’, poi sei passata a ‘Taipei’. Hai segnalato in modo errato i casi confermati e ora ci chiami ‘Taipei e dintorni’. Guarda! Taiwan è #Taiwan e non fa parte della #PRC”. Oltre ad alcuni partner diplomatici dell’Isola quali Guatemala, Haiti, Honduras, Nauru, Saint Kitts and Nevis e le Isole Marshall, anche Andrew Bremberg, Ambasciatore degli Stati Uniti presso l’ONU, aveva tenuto a precisare che “è un imperativo tecnico che l’Oms presenti dati sulla salute pubblica su Taiwan come area interessata e interagisca direttamente con le autorità di salute pubblica di Taiwan sulle azioni da compiere” mentre, a detta del rappresentante diplomatico giapponese a Ginevra, Ken Okaniwa, “non dovremmo creare un vuoto geografico portando a una situazione nella quale una regione specifica non possa aderire all’Oms nemmeno come osservatore”.
Non bisogna dimenticare, però, che Taiwan, una volta che l’OMS arrivò a dichiarare la pandemia, ha subito attivato la ‘health diplomacy’ o ‘diplomazia delle mascherine’, inviando materiale sanitario nei Paesi più bisognosi, tra cui anche l’Italia. Non è la prima volta che Taipei fa sentire la sua ‘vicinanza sanitaria’ al mondo (dal 1996 ad oggi ha investito più di 6 miliardi di dollari in aiuti sanitari internazionali di cui hanno beneficiato decine di milioni di persone in 80 Paesi diversi), tuttavia certamente il COVID-19 le ha fornito un’opportunità d’oro per accreditarsi a livello globale, non solo come entità autorevole e indipendente, ma anche in contrasto con l’acerrima rivale Pechino, sospettata di essere tra le principali cause dell’emergenza globale. A questo fine, sin dai primi giorni della pandemia, l’offensiva diplomatica taiwanese a tutto tondo si è tradotta in una campagna social #TaiwanCanHelp proprio per convincere dell’affidabilità e della necessità di riconoscere all’Isola una sua indipendenza (da Pechino) e un suo coinvolgimento nella risoluzione della crisi vista l’efficienza della strategia messa in campo contro il virus: del resto, con soli 376 casi e una decina di morti, il modello di risposta di Taiwan al COVID-19 ha reso Taipei tra i principali esempi in tutto il mondo. E questo grazie a mascherine prodotte in quantità massicce ed in modo tempestivo, tamponi a tappeto, big data per il tracciamento dei contagiati.
Non mancherebbero alleati per Taiwan, oltre gli Stati Uniti. Il Canada, il Giappone, l’Australia potrebbero essere della partita. Oggi, la Cina ha criticato la Nuova Zelanda per essersi espressa a favore della partecipazione di Taiwan, chiedendo di “smettere di formulare dichiarazioni errate” in merito alla questione della statualità di Taiwan, pena il danneggiamento delle relazioni tra Cina e Nuova Zelanda. E l’Europa? Va ricordato infatti che, nel Vecchio Continente, solo il Vaticano ha relazioni diplomatiche ufficiali con Taiwan.
Riuscirà a Taiwan a (ri)ottenere lo status di osservatore dell’OMS? Quale procedura è prevista? In che modo la Cina farà pesare il suo veto? Cosa rischia Taipei? Quale posizione assumeranno i Paesi europei? E l’Italia? Lo abbiamo chiesto a Ross Darrell Feingold, esperto di Asia di stanza a Taipei.
Il governo degli Stati Uniti è sceso in campo a fianco di Taiwan, appoggiando la richiesta dell’isola di partecipare, nella veste di osservatore, alla prossima Assemblea mondiale dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), in programma dal 17 al 21 Maggio. Perché è così importante, adesso, per gli Stati Uniti che, recentemente, hanno approvato il Taiwan Allies International Protection and Enhancement Initiative (TAIPEI) Act?Il tentativo di far ottenere lo status di osservatore a Taiwan è un altro modo per attaccare l’OMS e, soprattutto, la Cina?
Il TAIPEI Act impone ai dipartimenti delle filiali esecutive statunitensi (come il Dipartimento di Stato) di richiedere e riferire al Congresso americano sugli sforzi degli Stati Uniti per aiutare Taiwan a partecipare alle organizzazioni internazionali. In realtà, questi requisiti sono stati precedentemente inviati dal Congresso ai dipartimenti delle filiali esecutive, in varie leggi nel corso degli anni. Il TAIPEI Act suggerisce inoltre che il ramo esecutivo dovrebbe reagire contro i paesi che intraprendono azioni ostili nei confronti di Taiwan. In realtà, al ramo esecutivo di solito non piace che il Congresso imponga tali direttive sul modo in cui viene fatta o condotta la politica estera e, ai sensi della Costituzione degli Stati Uniti, tali direttive sono di dubbia costituzionalità. Pertanto, il TAIPEI Act non è di per sé un fattore scatenante per gli Stati Uniti di criticare l’Organizzazione mondiale della sanità o di criticare la Cina. Gli Stati Uniti sosterrebbero la partecipazione di Taiwan alle organizzazioni internazionali, criticherebbero l’OMS (tenendo presente le critiche statunitensi all’OMS, in particolare da parte dei repubblicani, COVID-19 precedente), e criticherebbero la Cina anche senza il TAIPEI Act oppure dovrebbero cambiare le politiche nei confronti della Cina (mantenendo in mente l’amministrazione Trump ha perseguito queste iniziative sin dalla sua entrata in carica nel gennaio 2017). Tuttavia, il TAIPEI Act ha ottenuto un sostegno bipartisan al Congresso degli Stati Uniti, il che è raro, e il governo e la maggior parte delle persone a Taiwan sono stati grati per la posizione del Congresso degli Stati Uniti e per la firma da parte del Presidente Trump del TAIPEI Act.
Il disimpegno e l’aver tagliato i fondi all’OMS, lasciando spazio a Pechino, può ritorcersi come un boomerang contro gli Stati Uniti e il loro tentativo di far partecipare Taiwan come osservatore? Washington non ha più leve all’interno dell’OMS?
Resta da vedere se gli Stati Uniti si fermeranno sul finanziamento all’OMS per boomerang sugli obiettivi della politica estera degli Stati Uniti, sui suoi rapporti con alleati e paesi amici o sugli sforzi per controllare il virus e riaprire le economie. La risposta non è necessariamente analizzare ciò che gli Stati Uniti faranno o quanto durerà la pausa di finanziamento. Piuttosto, la risposta è con i leader di paesi chiave come Australia, Canada, Francia, Germania e Regno Unito. Continueranno a coinvolgere l’OMS, separatamente dagli Stati Uniti? Oppure parteciperanno agli sforzi degli Stati Uniti per cambiare sostanzialmente il modo in cui opera l’OMS? Gli Stati Uniti hanno certamente delle leve separate dall’OMS, quindi le leve all’interno dell’OMS potrebbero non essere più importanti. È molto probabile che gli Stati Uniti cercheranno di interagire bilateralmente o multilateralmente con alleati e paesi affini, e nel caso di questi ultimi, possibilmente attraverso la creazione di una piattaforma sanitaria globale simile alla coalizione anti-ISIS organizzata proprio dagli Stati Uniti.
Per chiedere la partecipazione di Taiwan nell’Assemblea mondiale della sanità, il dipartimento di Stato Usa ha anche avviato una campagna su Twitter denominata #TweetForTaiwan. L’account Twitter dell’Ufficio per gli affari delle organizzazioni internazionali del dipartimento di Stato ha invitato la comunità internazionale a sostenere l’inclusione di Taiwan nella prossima assemblea Wha per consentire a Taipei di “portare la sua esperienza nella lotta contro la Covid-19”. Perché agli Stati Uniti è apparso necessario avviare una campagna social? E sta avendo successo?
Il governo degli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump ha spesso utilizzato social media come Facebook e Twitter, o dichiarazioni di funzionari pubblicati sui siti Web del governo degli Stati Uniti, per promuovere le relazioni USA-Taiwan e incoraggiare altri paesi a mantenere le loro relazioni con Taiwan sia che si tratti di relazioni diplomatiche o altre relazioni sostanziali. Ad esempio, quando si inviano messaggi di congratulazioni a paesi che intrattengono relazioni diplomatiche con Taiwan in occasione di giornate nazionali o altri eventi significativi, gli Stati Uniti hanno ora l’abitudine di menzionare le relazioni di quei paesi con Taiwan e altre democrazie. Il fatto che gli Stati Uniti abbiano avviato una campagna su Twitter dimostra quanto sia difficile per Taiwan ottenere il modesto risultato di essere stato invitato come osservatore all’Assemblea mondiale della sanità di quest’anno. Dimostra anche che gli sforzi di Taiwan sono insufficienti e ha bisogno dell’aiuto degli Stati Uniti. Idealmente, ciò non sarebbe necessario e Taiwan avrebbe già convinto paesi importanti a chiedere che il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom invitasse Taiwan come osservatore.
Da statuto designare lo status di osservatore di un Paese all’OMS è un compito demandato ai Paesi membri e non alla dirigenza dell’organizzazione. Ci puoi spiegare la procedura? E i Paesi contrari, come la Cina, hanno un diritto di veto?
Il regolamento interno dell’Assemblea mondiale della sanità conferisce al direttore un’ampia autorità generale per invitare osservatori all’assemblea ogni anno:
Il direttore generale può invitare gli Stati che hanno presentato domanda di adesione, i territori per conto dei quali è stata presentata la domanda di adesione associata e gli Stati che hanno firmato ma non accettato la Costituzione per inviare osservatori alle sessioni dell’Assemblea sanitaria.
Se Taiwan rientra nella definizione delle entità che sono sotto l’autorità del direttore generale da invitare come osservatori è aperto il dibattito. Indipendentemente da ciò, dal 2009 al 2016, in un processo che ha coinvolto negoziati tra Cina, Taiwan e il direttore generale dell’OMS, il ministero della salute di Taiwan è stato invitato a partecipare come osservatore sotto il nome di Taipei cinese. Questo era un invito annuale e non permanente, né vi era alcuna azione da parte dell’OMS per trattare Taiwan come un paese sovrano. La Costituzione dell’OMS non prevede l’invito di osservatori o ospiti all’Assemblea annuale. Naturalmente prevede come gli stati possono diventare membri o membri associati (uno status che si applica ai territori che non conducono le proprie relazioni internazionali; attualmente ci sono due membri associati, Puerto Rico, un territorio degli Stati Uniti e Tokelau, un territorio della Nuova Zelanda). I membri possono ovviamente votare in assemblea per agire per facilitare la partecipazione di Taiwan, incluso, se necessario, per rivedere la Costituzione dell’OMS. È improbabile che i membri dell’OMS abbiano interesse ad effettuare tali voti durante l’Assemblea mondiale della sanità.
Che differenza c’è tra un Paese membro e un Paese osservatore?
Ai sensi dell’articolo 45 del regolamento:
Gli osservatori di Stati e territori non membri invitati per conto dei quali è stata presentata una domanda di adesione associata possono partecipare a qualsiasi riunione aperta dell’Assemblea sanitaria o dei suoi comitati principali. Possono, su invito del Presidente, e con il consenso dell’Assemblea o del comitato sanitario, fare una dichiarazione sull’argomento in discussione.
Tali osservatori devono avere accesso a documenti non riservati e ad altri documenti che il direttore generale può ritenere opportuno rendere disponibili. Possono presentare memorandum al direttore generale, che determina la natura e la portata della loro diffusione.
Tuttavia, c’è un punto importante da tenere a mente che viene spesso frainteso. Quanto sopra serve semplicemente a servire un osservatore alla riunione annuale dell’Assemblea mondiale della salute. Non è rilevante per la partecipazione alle attività quotidiane dell’Organizzazione mondiale della sanità. Pertanto, anche se Taiwan diventerà (di nuovo) un osservatore presso l’Assemblea mondiale della sanità, le sue interazioni con l’Organizzazione mondiale della sanità, almeno per ora, saranno ancora governate dal “Memorandum tra il Segretariato dell’Organizzazione mondiale della sanità e la Cina“.
Steven Solomon, principale rappresentante legale dell’OMS, ha dichiarato che l’OMS riconosce la Repubblica Popolare Cinese come “unico rappresentante legittimo della Cina”, in accordo con una politica in vigore all’Onu sin dal 1971. Possiamo spiegare meglio perché la Cina è contraria e quali sono le motivazioni legali che le danno ragione?
La posizione della Cina è che Taiwan fa parte della Repubblica Popolare Cinese, Taiwan non è un paese indipendente e, pertanto, solo la RPC può rappresentare Taiwan in organizzazioni internazionali per le quali è richiesta la statualità. Tali organizzazioni dovrebbero includere le agenzie e le affiliate delle Nazioni Unite e delle Nazioni Unite. Per il segretariato dell’OMS, la risposta semplice è dire che questa domanda non è sotto l’autorità del segretariato per determinare, e spetta ai membri delle Nazioni Unite o delle Nazioni Unite (o dell’Assemblea mondiale della sanità).
A quanto ammontano i fondi destinati dalla Cina all’OMS? Come leva di trattativa, la Cina potrebbe minacciare di tagliare i fondi all’OMS?
I finanziamenti dell’OMS provengono principalmente da due fonti, una valutazione biennale (che viene emessa metà in USD e metà in CHF) più contributi volontari. I contributi cinesi dell’OMS sono cresciuti negli ultimi anni, sebbene il suo contributo biennale sia di soli 28.719.905 USD e 29.323.023 CHF. Le stime indicano che i contributi volontari della Cina nel 2019 sono stati solo di 10,2 milioni di dollari. In confronto, le stime per il contributo totale in USD (valutazione più contributo volontario) nel periodo 2018-2019 sono pari a 89 milioni di USD. La Cina non può quindi minacciare l’OMS con un taglio dei finanziamenti. Piuttosto, la Cina potrebbe usare la sua leva politica con molti paesi in tutto il mondo, per garantire che l’OMS sostenga iniziative coerenti con gli obiettivi della politica estera della Cina.
Non sempre però Taipei è rimasta fuori dall’OMS: infatti, dal 2009 al 2016, un periodo in cui le relazioni tra l’isola e Pechino erano migliori, con il nome ‘Taipei cinese’, Taiwan era stata ammessa a partecipare ai lavori dell’Assemblea mondiale della sanità come uditore. Perché la Cina lo permise? E fu la salita al potere dei Democratici a rompere questa consuetudine?
Nel 2008, Ma Ying-jeou del Kuomintang, o Partito nazionalista, è stato eletto presidente della Repubblica di Cina a Taiwan, ed è stato rieletto nel 2012. Durante i suoi due termini ha perseguito politiche che cercavano migliori relazioni con la Cina, tra cui l’adesione a qualcosa noto come “92 Consensus”, un quadro che i negoziatori di Taiwan e della Cina presumibilmente avevano concordato nel 1992. In questo quadro, ciascuna parte riconoscerebbe che esiste una Cina, ma che la Cina la chiamerebbe Repubblica popolare cinese e Taiwan la chiamerebbe la Repubblica di Cina. Per la Cina, la cosa importante in questo quadro è il riconoscimento da parte del governo di Taiwan che Taiwan fa parte della Cina, anche se al momento le due parti sono governate separatamente; non vi è alcun tentativo di dichiarare una “Repubblica di Taiwan” o di dissociare formalmente Taiwan dalle istituzioni della Repubblica di Cina (come la Costituzione). Durante questo periodo, la Cina non si è opposta alla partecipazione di Taiwan all’Assemblea mondiale della sanità in qualità di osservatore o all’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (ICAO) come ospite. Il presidente Tsai Ing-wen del Partito democratico progressista, eletto nel 2016 e rieletto nel 2020, non concorda sul fatto che il “92 consenso” sia il quadro per le relazioni Cina-Taiwan. Pertanto, la Cina non accetta più e blocca attivamente la partecipazione di Taiwan all’Assemblea mondiale della sanità e all’ICAO.
“Solo il governo democraticamente eletto di Taiwan ha il diritto di rappresentare l’Isola e i suoi abitanti sul palcoscenico globale”, ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri di Taiwan, Joeanne Ou, secondo cui la politica del 1971 ha risolto soltanto la questione della rappresentanza della Cina continentale, e non ha dato il diritto a Pechino di rappresentare Taiwan in sede internazionale. Ci sono motivazioni legali che danno ragione a Taipei?
Anche se la risoluzione 2758 del 1971 ha risolto solo la questione della rappresentanza delle Nazioni Unite per le aree sotto l’autorità del governo di Pechino, le sfide di Taiwan sono numerose. Nel 1971, Taiwan si ritirò dalle Nazioni Unite prima che potesse essere espulso e, a quel tempo, il governo (lo stesso governo nazionalista si era ritirato dalla terraferma alla fine della guerra civile) si oppose ai tentativi di far rappresentare sia il ROC che la RPC alle Nazioni Unite. Anche durante l’Amministrazione Ma tra il 2008 e il 2016, Taiwan non ha cercato di unirsi alle Nazioni Unite, sebbene lo avessero i predecessori immediati (sotto i presidenti Lee Teng-hui e Chen Shui-bian). Ora, l’amministrazione Tsai non cerca l’adesione alle Nazioni Unite, ma cerca la partecipazione alle attività delle Nazioni Unite. Questo può essere fonte di confusione per la comunità internazionale. Inoltre, anche se alcuni paesi “riconoscono” la posizione della Cina secondo cui Taiwan fa parte della Repubblica popolare cinese, alcuni paesi lo accettano. Pertanto, gli ostacoli alla partecipazione delle Nazioni Unite di Taiwan sono molto elevati e la Cina ha un’influenza sufficiente per garantire che le Nazioni Unite non detengano voti sulla partecipazione di Taiwan.
Nella rivendicazione di una partecipazione all’interno dell’OMS, i principali partiti taiwanesi, DPP e il (sempre meno) partito filocinese KMT, sono stati coesi. Perché?
I politici di Taiwan sono a favore di una maggiore partecipazione alle organizzazioni internazionali, e questo riflette la volontà della popolazione di Taiwan. Non è una questione partigiana se partecipare o meno. Il punto in cui DPP e KMT differiscono è che, almeno tra il 2008 e il 2016, sotto la Presidenza Ma, se accettare o meno il consenso 92 e altrimenti consentire alla Cina di avere voce in capitolo nella partecipazione di Taiwan. Il DPP non vuole che gli inviti all’OMS o ad altre organizzazioni internazionali siano basati sull’accettazione del 92 Consenso o sull’approvazione della Cina (formale o informale). In passato, il KMT era più disposto a negoziare con la Cina su questi temi.
Stando alle rivelazioni della stampa taiwanese, i Cdc – agenzia del ministero della Salute di Taiwan incaricata della lotta alle malattie trasmissibili – erano in stato di massima allerta sin dallo scorso dicembre a causa di quella che appariva allora come una misteriosa epidemia di polmonite virale a Wuhan. E già il 31 dicembre, Cdc inviò un avvertimento all’OMS, ma quest’ultima, ‘ostaggio della Cina’, decise di ignorare Taipei, fuori ormai da anni dall’agenzia. È credibile questa accusa da parte di Taipei? E, in queste critiche all’OMS, Taipei sembra essere d’accordo con Trump?
Vi sono molte notizie inesatte sul contenuto del messaggio di Taiwan all’OMS il 31 dicembre 2019. L’11 aprile 2020, il Ministero degli affari esteri di Taiwan ha inviato un tweet che include uno screenshot dell’email del 31 dicembre 2019 all’OMS, con una breve spiegazione perché si riferisce alla trasmissione da uomo a uomo. L’affermazione di Taiwan è che l’inchiesta inviata via e-mail all’OMS il 31 dicembre 2019 sui casi “trattati in modo isolato” si riferisce alla trasmissione da uomo a uomo, nonostante le parole trasmissione da uomo a uomo non siano nell’email del 31 dicembre 2019:
Oggi le risorse di notizie indicano che almeno sette polmoniti atipiche sono state riportate a Wuhan, in CINA. Le loro autorità sanitarie hanno risposto ai media che i casi non erano ritenuti SARS; tuttavia i campioni sono ancora in esame e i casi sono stati isolati per il trattamento.
Ti sarei molto grato se avessi informazioni pertinenti da condividere con noi.
Grazie mille in anticipo per l’attenzione su questo argomento.
I migliori saluti,
Taiwan non ha rilasciato altre prove del fatto che le parole “trasmissione da uomo a uomo” siano state utilizzate in una comunicazione all’OMS nel periodo precedente alla Cina e / o all’OMS che ammetteva la verità. L’email condivisa nel tweet dell’11 aprile 2020 è coerente con cosa hanno detto i funzionari di Taiwan in una conferenza stampa del 24 marzo 2020, quando Taiwan ha discusso pubblicamente per la prima volta della comunicazione del 31 dicembre 2019 all’OMS, vale a dire che Taiwan ha scritto all’OMS e alla Cina per chiedere informazioni sulla trasmissione da uomo a uomo. la posta elettronica, che, ovviamente, è un comportamento inappropriato ed è incompatibile con lo spirito se non con i requisiti del Regolamento sanitario internazionale (IHR). Tuttavia, i tentativi di Taiwan di spiegare che “significava” trasmissione da uomo a uomo sono ovviamente contestati dalla Cina e l’OMS.
“Se la missione dell’OMS è davvero di garantire il più alto livello di salute raggiungibile per ogni essere umano, allora l’OMS ha bisogno di Taiwan proprio come Taiwan ha bisogno dell’OMS”, sostiene il ministro della Salute Chen Shih-chung di Taipei che accusa l’Organizzazione di aver creato una pericolosa falla nella mobilitazione globale contro la pandemia. La vicepresidente taiwanese, Chen Chien-jen, ha detto che l’isola voleva “un’opportunità per condividere le nostre conoscenze ed esperienze e le nostre tecnologie con altri paesi”. Visto che il ‘modello taiwanese’ sembra essere stato vincente, cosa ha perso e cosa ci perde la comunità internazionale dal tenere Taiwan fuori dall’OMS, anche nella gestione della pandemia di Coronavirus?
La comunità internazionale ha perso in parte la partecipazione di Taiwan alle attività dell’Organizzazione mondiale della sanità, anche se non del tutto. Taiwan partecipa ad alcuni incontri tecnici dell’OMS. Inoltre, i principali paesi partner di Taiwan come Australia, Canada, Giappone e Stati Uniti mantengono una cooperazione sostanziale con Taiwan su molte questioni, che si tratti di sicurezza aerea, protezione ambientale, sicurezza alimentare, salute pubblica, criminalità transnazionale o questioni di sicurezza. Taiwan offre programmi di assistenza sanitaria attraverso il suo governo o organizzazioni non governative a molti paesi in via di sviluppo in tutto il mondo. È un falso affermare che i paesi disponibili non possono cooperare con Taiwan in assenza della partecipazione di Taiwan all’OMS, ma ovviamente, ed è un falso affermare che la piattaforma dell’OMS è il modo migliore per cooperare con Taiwan. Tuttavia, è comprensibile che Taiwan voglia partecipare all’OMS, e sicuramente ci sarà uno scambio più ampio di informazioni con altri paesi se Taiwan è un osservatore o membro dell’OMS.
Rimanendo fuori dall’OMS, cosa ha perso Taiwan nella gestione dell’epidemia? È stato più difficile accedere alle informazioni scientifiche? E, per questo, non ha potuto sviluppare farmaci o vaccini?
Il successo di Taiwan nella lotta contro l’epidemia dimostra che essere nell’OMS non costituisce uno scudo per l’epidemia e che un governo escluso dall’OMS può avere successo nel combattere l’epidemia. Taiwan sta collaborando con diversi paesi alle iniziative sui vaccini e anche i propri istituti di ricerca nazionali stanno lavorando ai vaccini. Non ci sono prove che l’esclusione dall’OMS renda difficile per Taiwan sviluppare farmaci o vaccini.
Secondo Tony Chen Hsiu-hsi, epidemiologo del National Taiwan University’s College of Public Health, “per contenere efficacemente una epidemia, è necessario attivarsi in anticipo e agire con prontezza, così da guadagnare tempo. Attendere che l’epidemia acceleri e iniziare a imporre blocchi territoriali o interventi estesi rischia di essere troppo tardivo e del tutto inefficace, perché a quel punto il virus potrebbe essersi già diffuso ovunque”. Ci spieghi il segreto del successo di Taiwan nella gestione dell’epidemia di COVID-19?
Il successo di Taiwan si basa sull’imposizione precoce di restrizioni di viaggio ai viaggiatori da o con una storia di viaggio recente a Wuhan e, successivamente, in tutta la Cina, sulla mancanza di una popolazione espatriata di cittadini della RPC e sulla riduzione del numero di visitatori cinesi prima dell’epidemia che potrebbe aver importato il virus in Taiwan e un’efficace ricerca dei contatti e misure di quarantena. Dato il numero relativamente piccolo di casi confermati, è difficile valutare se il sistema sanitario abbia soluzioni terapeutiche migliori rispetto ad altri paesi, ma a loro merito, al 10 maggio 2020 su 440 casi vi sono solo sei decessi, quindi, anche il sistema sanitario sta facendo un ottimo lavoro.
Cosa consentirebbe l’ingresso di Taiwan all’Assemblea come osservatore?
Perché Taiwan diventi un osservatore richiede il coraggio politico degli Stati Uniti e di altri paesi di imporre un voto o costringere il direttore generale ad accettare di invitare Taiwan. Sebbene ciò possa comportare ancora il consenso della Cina, le democrazie occidentali e il Giappone devono essere più disposti a prendere provvedimenti concreti oltre a fare semplicemente dichiarazioni pubbliche o inviare tweet.
In quali altre organizzazioni multilaterali la Cina discrimina Taiwan?
Nelle organizzazioni multilaterali che richiedono la partecipazione dello stato, a Taiwan è vietata la partecipazione. Nelle organizzazioni che non richiedono statualità come l’Organizzazione mondiale del commercio o il forum sulla cooperazione economica dell’Asia del Pacifico, Taiwan è conosciuta con vari nomi come The Separate Customs Territory of Taiwan, Penghu, Kinmen e Matsu (WTO) o Chinese Taipei (APEC ) e nelle organizzazioni in cui Taiwan non è un membro usato tra i nomi include “Taiwan, Cina” (Banca mondiale). Questi nomi sono considerati umilianti dal governo e dalle persone di Taiwan. La Cina limita anche l’assunzione di cittadini di Taiwan e l’ingresso da parte di giornalisti di Taiwan.
Trump ha spesso attaccato l’OMS di essere ‘ostaggio’ della Cina. Userà anche il dossier di Taiwan per ribadire tale concetto, nel tentativo di coprire le mancanze della sua gestione e di salvare la sua rielezione?
Chiaramente Taiwan è una delle molte preoccupazioni dell’amministrazione Trump nei confronti dell’OMS. Queste preoccupazioni sono generalmente valide (cattiva gestione, deferenza verso la Cina, risposta lenta a COVID-19) anche se altri paesi, specialmente in Europa, preferiscono che il cambiamento all’OMS possa avvenire in un’atmosfera meno combattiva. A differenza di altre questioni come cattiva gestione, deferenza nei confronti della Cina o una risposta lenta a COVID-19, la partecipazione di Taiwan non ha spazio per un dibattito su quali siano i fatti o chi abbia ragione o torto. Taiwan è esclusa perché la Cina insiste sul fatto che Taiwan non può partecipare come membro e che Taiwan può partecipare come osservatore solo se la Cina acconsente. Nella disputa sulla partecipazione di Taiwan, anche se la Cina accusa gli Stati Uniti di usare Taiwan per i propri scopi politici o come parte delle lamentele degli Stati Uniti sull’OMS in generale, resta il fatto che sostenere la partecipazione di Taiwan è la cosa moralmente corretta da fare.
Tra Washington e Taipei, chi ha più interesse a sollevare la questione Taiwan nell’OMS?
Il governo di Taiwan ha più interesse a sollevare la questione WHA / WHO, semplicemente perché vuole dimostrare ai cittadini di Taiwan che le sue politiche possono ottenere migliori risultati di partecipazione internazionale e in particolare, possono raggiungere questi risultati senza essere d’accordo con il “92 Consenso” o altre richieste dalla Cina. Se Taiwan è invitata all’OMS, o aumenta la sua partecipazione all’OMS, senza alcuna concessione alla Cina, aumenterà ulteriormente il capitale politico che ha vinto nelle recenti elezioni. Potrebbe anche costituire un precedente che può essere utilizzato per ottenere la partecipazione significativa di Taiwan ad altre organizzazioni internazionali.
È altamente improbabile, ma se Taiwan riottenesse lo status di osservatore, cosa rischia la Cina? Verrebbe messa in discussione la sua unità e la sua rappresentanza?
La Cina inizialmente sarà imbarazzata, sia con le parti interessate nazionali (compresi gli oppositori politici a Hong Kong) sia con i governi stranieri. Tuttavia, molto rapidamente la Cina tenterebbe di “girare” tale risultato a suo favore, ad esempio accusando gli Stati Uniti e Taiwan di essere anti-Cina (piuttosto che solo il Partito comunista anti-cinese), citando esempi in cui altri paesi non volevano regioni in cerca di autonomia per ottenere tale status a livello internazionale e intraprendendo azioni come ulteriori esercitazioni militari intorno a Taiwan. Ci sarà sicuramente una risposta dalla Cina, anche se ovviamente gli Stati Uniti e Taiwan hanno preso in considerazione le potenziali risposte cinesi e non ne hanno paura.
Allo status di osservatore all’OMS potrebbe seguire il riconoscimento di Taiwan da parte di altre organizzazioni multilaterali?
Se Taiwan ottiene lo status di osservatore presso l’OMS di quest’anno, potrebbe cercare di emularlo presso altre organizzazioni affiliate all’ONU, così come organizzazioni internazionali non affiliate all’ONU. La Cina combatterà questo separatamente in ogni organizzazione, anche cercando più paesi per schierarsi dalla parte di questa disputa. Pertanto, i risultati a medio e lungo termine per Taiwan sono molto sconosciuti.
Qualora Taiwan riuscisse ad ottenere lo status di osservatore all’OMS, potrebbero riaccendersi le tensioni militari tra Cina e Taiwan?
Negli ultimi quattro anni da quando Tsai è stato inaugurato a maggio 2016, la Cina ha aumentato gli eserciti militari intorno a Taiwan in volo e in acqua, così come gli esercizi di terra (o atterraggi anfibi) condotti in Cina. Anche durante i primi mesi del 2020, contemporaneamente alle elezioni di Taiwan, al capodanno lunare e allo scoppio del virus (per il quale l’esercito popolare di liberazione ha fornito importanti risorse mediche e di altro tipo), la Cina ha continuato a condurre esercitazioni intorno a Taiwan. Ciò continuerà nei prossimi quattro anni indipendentemente dallo status di osservatore dell’OMS, sebbene la Cina potrebbe citare lo status di osservatore per Taiwan come un passo verso “l’indipendenza di Taiwan” per giustificare esercitazioni militari che includono un numero maggiore di truppe o equipaggiamento e / o l’introduzione di nuovi aspetti come le rotte aeree o marittime che attraversano i militari cinesi.
La Cina potrebbe minacciare le relazioni economiche con i Taiwan?
La Cina ha ancora bisogno di investitori con sede a Taiwan per riprendere le operazioni in Cina (dopo il virus), investire nuovi fondi in Cina e non trasferirsi fuori dalla Cina. Quindi, la Cina ha importanti incentivi per far sentire le aziende di Taiwan che fare affari in Cina è sicuro. Pertanto, anche se la Cina risolverà l’accordo bilaterale di cooperazione economica con Taiwan, probabilmente lo sostituirà con incentivi offerti agli investitori di Taiwan su base unilaterale al di fuori del quadro di un accordo bilaterale. Tuttavia, è certamente possibile che la Cina limiterà i suoi acquisti da Taiwan, anche se sta ancora cercando di dare il benvenuto agli investitori di Taiwan per investire in Cina.
Meno di un mese fa, RC-135U, un aereo da ricognizione militare degli Stati Uniti, è stato intercettato vicino allo spazio aereo di Taiwan, nello stesso giorno in cui il ministero della Difesa nazionale ha confermato che diversi caccia cinesi di aerei da caccia J-11, aerei di allarme rapido KJ-500 e bombardieri H-6, sono stati monitorati a sud-ovest dell’isola. Se Taiwan riuscisse ad ottenere lo status di osservatore all’OMS, potrebbero tornare ad aumentare le tensioni nel Pacifico tra Stati Uniti e Cina?
Le tensioni continueranno ad aumentare nel Mar Cinese Orientale e nel Mar Cinese Meridionale anche senza tensioni tra Cina e Taiwan. Le questioni all’ordine del giorno sono già numerose, come le controversie sulla sovranità con il Giappone, le controversie sulla sovranità con diversi paesi del Sud-est asiatico e gli sforzi della Cina di diventare la superpotenza dell’Asia orientale ad esclusione di Stati Uniti, Regno Unito, Australia e altri paesi. Non è preciso citare la partecipazione dell’OMS o dell’OMS di Taiwan come fattore scatenante per una maggiore tensione nella regione; piuttosto, è semplicemente uno su un programma crescente di questioni.
E per Taiwan, ma soprattutto per i Democratici, cosa significherebbe?
I risultati delle recenti elezioni mostrano che l’opinione pubblica di Taiwan ha un’enorme fiducia nel Partito progressista democratico di Tsai per gestire le relazioni con la Cina o per gestire le tensioni con la Cina. La forte relazione tra il governo di Taiwan e l’amministrazione Trump e il forte sostegno bi-partigiano nel Congresso degli Stati Uniti per Taiwan sia da parte dei democratici che dei repubblicani, è anche un incentivo alla fiducia per Taiwan. Pertanto, ad oggi, oltre che nelle agenzie di sicurezza militari o nazionali, le persone di Taiwan in genere non si preoccupano della reazione della Cina agli sforzi di Taiwan di partecipare all’OMS o all’OMS.
Se Taiwan non otterrà lo status di osservatore all’OMS, ci saranno comunque ripercussioni tra Stati Uniti, Taiwan e Cina?
Indipendentemente da ciò che accadrà nei prossimi giorni presso l’OMS o nel breve termine presso l’OMS, la Cina sarà ovviamente arrabbiata con gli Stati Uniti e Taiwan per le azioni che dimostrano al mondo che Taiwan è autonoma, non governata dalla Repubblica popolare di La Cina, e sempre più, non si riferisce a Cina e Taiwan come entrambi cinesi ma solo sotto amministrazioni separate (come quello che contempla il “92 Consenso”). Ci saranno ripercussioni, economiche, militari e / o politiche. Sebbene le ripercussioni non dissuadano il governo di Taiwan dal fare ciò che ritiene migliore per il popolo di Taiwan, né il governo di Taiwan, né il popolo, né gli amici internazionali di Taiwan, dovrebbero sottovalutare il potenziale per la Cina di intraprendere azioni che mettono il Taiwan economico, militare o sicurezza politica a rischio.
Fin dall’inizio della pandemia di Coronavirus, Taipei ha attivato una strategia diplomatica esemplificata dall’hashtag #TaiwanCanHelp per accreditarsi a livello internazionale. Il COVID-19 potrebbe fornire un’occasione d’oro agli indipendentisti?
Taiwan avrà bisogno del sostegno globale per diventare un paese indipendente riconosciuto da altri paesi con relazioni diplomatiche, soprattutto se la Cina usa la forza militare per evitare che ciò accada. Se coloro che preferiscono cambiare il nome e la costituzione del paese e altre azioni per de jure rendono Taiwan un paese indipendente, COVID-19 non è sufficiente. Molti paesi vogliono ancora cooperare con la Cina in materia di virus e alcuni non accusano nemmeno la Cina di nascondere la gravità della situazione. Pertanto, non è chiaro in che modo le persone di Taiwan possano rendere COVID-19 parte di una strategia di successo, rispetto alle migliori argomentazioni come la Repubblica popolare cinese dalla sua istituzione nel 1949 non ha mai governato Taiwan, e che (in assenza di una risposta militare dalla Cina) la maggior parte delle persone a Taiwan preferirebbe creare un nuovo paese chiamato Taiwan e dissociarsi dalla Repubblica di Cina o dalla Repubblica popolare cinese.
Come è vissuta, in questo periodo di pandemia, la partecipazione di Taipei all’OMS dall’opinione pubblica taiwanese e cinese?
Il popolo di Taiwan è molto a favore della partecipazione di Taiwan all’OMS, all’OMS e ad altre organizzazioni internazionali, e preferisce farlo sotto il nome di “Taiwan” e non “Taipei cinese” o altri nomi che Taiwan talvolta usa nelle organizzazioni internazionali. Per quanto riguarda il pubblico in Cina, naturalmente i media statali in Cina sostengono sempre che l’opinione pubblica sostiene le posizioni del governo cinese su tali questioni. Il governo cinese e le persone che agiscono per conto o indipendentemente dal governo hanno anche una grande presenza su Internet, specialmente nel mondo di lingua cinese (Taiwan, Hong Kong, Cina e media cinesi all’estero). Pertanto, il nazionalismo è anche forte in Cina. Tuttavia, osserviamo anche che un numero crescente di dissidenti in Cina, o che hanno lasciato la Cina, sostengono la partecipazione di Taiwan a organizzazioni internazionali o persino l’indipendenza di Taiwan. I loro numeri potrebbero essere piccoli, ma è una tendenza da tenere d’occhio nel tempo.
Secondo le indiscrezioni giornalistiche, Washington starebbe facendo pressioni sugli ‘alleati europei’. Ma in Europa, tranne il Vaticano, nessun Paese intrattiene rapporti diplomatici ufficiali con Taiwan. Allora su quali Paesi questa pressione potrebbe avere più successo? E su quali meno?
Il Regno Unito è stato tradizionalmente disposto a intraprendere azioni favorevoli a Taiwan. Spesso è più disposto a inviare alti funzionari del governo a Taiwan (piuttosto che solo i membri del parlamento), e nel 2015 ha cambiato il nome del suo ufficio di rappresentanza (in assenza di relazioni diplomatiche) in British Office a Taipei, dal nome precedente “Ufficio commerciale e culturale britannico”. Il cambio di nome è stato visto come un modo per rendere l’ufficio più simile a un rappresentante ufficiale del governo del Regno Unito (che in realtà è), piuttosto che un’organizzazione indipendente o non governativa che agisce per conto del governo del Regno Unito. Allo stesso modo la Francia ha cambiato il nome del suo ufficio a Taiwan nel 2011, ma a causa dell’eredità delle vendite militari a Taiwan nei primi anni ’90 che hanno danneggiato le relazioni con la Cina, è probabilmente meno disposta a essere un leader nel sostegno politico a Taiwan, e, funzionerà comunque nel quadro delle relazioni esterne dell’Unione europea che attualmente potrebbe supportare la partecipazione significativa di Taiwan alle organizzazioni internazionali ma non supporterà contromisure contro la Cina sulla questione Taiwan / Assemblea OMS. Francamente, lo stesso si può dire anche per gli altri membri dell’UE, in particolare per i paesi influenti come la Germania.
Il rappresentante di Taiwan in Italia, l’ambasciatore Andrea Sing-Ying Lee ha auspicato che anche il governo italiano “prenda posizione contro le discriminazioni che subiamo dalla Cina”, per esempio nelle organizzazioni multilaterali come l’OMS. Quale posizione assumerà l’Italia, sotto pressione dall’alleato americano, ma anche dalla partnership con la Cina (Vie della Seta, ‘health diplomacy’), senza dimenticare, però, che anche Taiwan ha inviato materiale sanitario durante la pandemia?
Mentre i membri del parlamento potrebbero parlare a sostegno della WHA di Taiwan e della partecipazione dell’OMS, Taiwan non dovrebbe sperare che il governo italiano intraprenderà alcuna azione significativa separata dalle dichiarazioni dell’Unione Europea. L’attuale governo di coalizione non sembra voler una disputa bilaterale con la Cina sulle questioni di Taiwan. La Lega sembra essere poco amichevole con la Cina più recentemente, ma anche Matteo Salvini, quando è stato vice primo ministro, ha partecipato a eventi che promuovono le relazioni commerciali tra Cina e Italia, e prima di entrare nel governo, i media italiani hanno riferito che la volontà di conoscere le relazioni economiche della Cina.
E il Vaticano?
La Santa Sede intrattiene relazioni diplomatiche con la Repubblica di Cina, ma è ben documentato che il Vaticano sta cercando di migliorare le relazioni con la Repubblica popolare cinese nella speranza che relazioni migliori consentano al Vaticano di servire meglio i cattolici cinesi (una speranza contestata da molti cattolici nel mondo). In generale, la Santa Sede non firma lettere di supporto o rilascia dichiarazioni in merito alla partecipazione di Taiwan ad organizzazioni internazionali. Prima dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2019, la maggior parte (ma non tutti) i paesi che intrattengono relazioni diplomatiche con Taiwan ha consegnato una lettera congiunta al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, per esprimere sostegno alla partecipazione di Taiwan al rappresentante della Santa Sede dell’ONU alle Nazioni Unite non hanno firmato la lettera a sostegno di Taiwan, e solo il vice rappresentante permanente ha partecipato alla consegna della lettera. Dovremmo aspettarci che la Santa Sede adotti un approccio simile per quanto riguarda l’OMS, vale a dire sostenere la partecipazione di Taiwan, ma con azioni limitate.
La pressione dell’amministrazione Trump si starebbe rivolgendo anche ad alleati non europei. Canada, Australia e Giappone, secondo alcune ricostruzioni giornalistiche, sarebbero già pronte a dare il loro sostegno. È vero? E quali altri Paesi non europei potrebbero sostenere l’impegno americano a favore di Taiwan?
Negli anni passati questi paesi di solito rilasciano dichiarazioni a sostegno dell’osservatore di Taiwan o di altri significativi stati di partecipazione all’OMS, sebbene non necessariamente attività dell’OMS dopo una riunione dell’OMS. Non è ancora chiaro se questi paesi faranno sostanzialmente qualcosa di diverso quest’anno rispetto agli anni passati.
Quali Paesi potrebbero sostenere il veto della Cina? I Paesi rivali degli Stati Uniti?
Molti Paesi in Africa, Medio Oriente, Sud America e Sud-Est asiatico sosterranno la Cina su questo tema. Questi paesi spesso fanno riferimento a Taiwan come parte della Cina. Pochi giorni fa, il portavoce presidenziale delle Filippine ha descritto Taiwan in questo modo. Il fatto che il vicino di casa di Taiwan abbia descritto Taiwan come parte della Cina dimostra quanto siano grandi le sfide di Taiwan.
In conclusione, Taiwan riuscirà a conquistare lo status di osservatore all’Assemblea dell’OMS?
È probabile che Taiwan raggiunga un qualche tipo di status presso l’OMS o l’OMS, un miglioramento rispetto al suo stato attuale. La cosa a cui prestare attenzione è se è limitato all’OMS o è a lungo termine, cioè un miglioramento delle sue interazioni su base regolare con l’OMS e, indipendentemente dal fatto che sia “aperto” o che richieda ancora un invito. Nessuno status di osservatore è permanente anche se il termine “osservatore permanente” è spesso usato in modo impreciso nel contesto delle agenzie delle Nazioni Unite.Nell’improbabile caso in cui il direttore generale offre, o addirittura i membri dell’OMS approvano, uno status per Taiwan (ad esempio simile all’Autorità palestinese), la Cina può tentare di organizzare un voto dei membri per ribaltarlo.