Rodrigo Duterte e il VFA /1. La fine del Visiting Forces Agreement incrina i rapporti tra Manila e Washington, mentre Pechino esulta

 

Sembra passato un secolo da quando il Presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, una sera di Novembre del 2017, durante una cena di gala alla presenza di diversi leader internazionali che si trovano a Manila per il summit dell’Asean, cantava una canzone d’amore con la diva del pop locale Pilita Corrales sulle note di “Ikaw” (“Tu”). “Sei la luce del mio mondo, la metà di questo cuore è mia“, recitava un verso della melodia. “Ho cantato, senza essere invitato, agli ordini del Comandante in capo delle forze armate statunitensi“, aveva poi spiegato il Presidente filippino.

Ad oggi, la situazione sembra essere notevolmente mutata. A causare tale capovolgimento, la decisione di Rodrigo Duterte di terminare il Visiting Forces Agreement (VFA), l’accordo militare siglato tra il suo Paese e gli Stati Uniti nel 1998 che consente lo schieramento di militari e sistemi d’arma statunitensi in territorio filippino, a dispetto dei tentativi di dissuasione di esponenti di primo piano del governo e del Congresso di Manila. L’ accordo, inoltre, regola la copertura legale delle truppe americane per l’ ingresso nelle Filippine per le esercitazioni militari congiunte e le operazioni di addestramento e assistenza umanitaria, oltre regola la presenza militare Usa nelle basi del Paese. Anche a livello della giustizia per eventuali crimini, come dimostra il caso dell’omicidio del 2014 della donna trans filippina Jennifer Laude. Secondo il VFA, infatti, le truppe statunitensi accusate di crimini nelle Filippine di solito sono processate nei tribunali nazionali, ma non passano il tempo in prigione nel paese se vengono dichiarate colpevoli.
Secondo il portavoce di Duterte, Salvador Panelo, la decisione di Duterte è «il risultato di una serie di misure legislative ed esecutive da parte del governo degli Stati Uniti che sono un attacco alla nostra sovranità e una mancanza di rispetto per il nostro sistema giudiziario». Il Presidente filippino ha reagito, come aveva minacciato un mese fa, alla decisione di Washington, sulla base dell’American Magnitsky Act, che dà al governo degli Stati Uniti il potere di bloccare visti e imporre sanzioni finanziarie ai violatori dei diritti umani in tutto il mondo, di sanzionare Ronald Dela Rosa, ex capo della Polizia delle Filippine, oggi senatore membro della maggioranza parlamentare che sostiene l’amministrazione presidenziale in carica. Nella sua veste di capo della Polizia, Dela Rosa ha condotto la sanguinosa offensiva contro il narcotraffico voluta da Duterte dopo il 2016, nella quale sono morte oltre cinquemila persone, perlopiù piccoli spacciatori. Tuttavia, per Trump, questo non era stato un problema, dati i suoi ripetuti apprezzamenti sull’operato dell’omologo filippino.
L’ ambasciata americana a Manila che ha ricevuto la notifica della decisione di Duterte ha dichiarato che la fine del trattato è «un passo serio con implicazioni significative per l’ alleanza bilaterale» e ha osservato che il governo degli Stati Uniti «rifletterà attentamente su quale sia il modo migliore per andare avanti nell’ interesse comune». Rammarico è stato manifestato anche dal Segretario della Difesa USA, Mark Esper che ha parlato di “mossa nella direzione sbagliata”.
Con molta sufficienza, invece, la notizia è stata accolta da Donald Trump: “Devo dire che non mi è mai importato così tanto, ad essere sincero. Abbiamo aiutato molto le Filippine. Li abbiamo aiutati a sconfiggere lo Stato islamico (…). Non mi dispiace davvero se dovessero farlo, risparmieremmo un sacco di soldi”, ha dichiarato l’inquilino della Casa Bianca, rivendicando al contempo un buon rapporto personale con l’omologo filippino. Con stupore, su questa vicenda, perfino il fronte neoconservatore della classe dirigente Usa, poco entusiasta della politica estera del Presidente  americano, si è dichiarata dalla parte di Trump.
La decisione di Duterte sembra però aver spaccato il suo governo come dimostra il silenzio mantenuto nelle ultime settimane, dopo aver bollato tutto come ‘fake news’, dal Segretario della Difesa, Delfin Lorenzana. Anche il Segretario degli Esteri, Teodoro Locsin Jr., aveva tentato apertamente di spingere Duterte a un ripensamento, sottolineando di fronte al Senato i benefici apportati dall’accordo militare con gli Stati Uniti e che sarebbero andati persi con la decisione negativa. Tra questi, come noto, c’è il contrasto alle mire espansionistiche della Cina sul Mar Cinese Meridionale, teatro di dispute territoriali dirette tra Pechino e diversi paesi del Sud-est asiatico – incluse le Filippine, nel cui caso la diatriba riguarda le isole Spratly, messa da parte da Duterte per ingraziarsi le simpatie di Pechino – e principale arena del confronto geostrategico tra Stati Uniti e Cina.
A questo riguardo, il quotidiano ufficiale cinese ‘Global Times’ ha commentato con esultanza la decisione di Duterte, ricordando che proprio l’accordo del 1998 aveva aperto le porte al ritorno delle forze Usa in territorio filippino, da cui si erano ritirate al termine della Guerra Fredda e che la sua fine “ostacolerà l’intromissione degli Usa negli affari relativi al Mar Cinese Meridionale”.
E poi, la lotta al terrorismo islamico nelle Filippine meridionali, che negli scorsi anni ha goduto del sostegno militare, logistico e di intelligence degli Stati Uniti. Per circa vent’ anni le forze speciali Usa hanno aiutato le Filippine nelle operazioni anti-terrorismo nel Sud, principalmente nell’ isola di Mindanao dove sono attivi gruppi jihadisti come Abu Sayyaf legati ad Al Qaeda. Il Segretario Locsin ha ricordato anche il sostegno cruciale fornito dalle truppe americane in occasione dell’assedio alla città di Marawi, conquistata dalle milizie islamiste nel 2017 e occupata da queste ultime per settimane.
Negli anni, Manila ha incassato il sostegno militare statunitense anche nelle operazioni  controguerriglia ai terroristi del New People Army, che, secondo diverse associazioni per la tutela dei diritti umani, si sono estese in una micidiale campagna governativa contro attivisti legali, inclusi giornalisti e difensori dell’ambiente, critici nei confronti dell’amministrazione Duterte. Nel 2018, le forze armate hanno istituito una task force anticomunista che da allora ha condotto incursioni che hanno portato a uccisioni e arresti di attivisti senza legami con l’Esercito del Nuovo Popolo. Le operazioni hanno attirato la condanna di gruppi per i diritti globali e politici statunitensi, tra cui il candidato alla presidenza democratica Bernie Sanders.
A questo punto, come paventato dal comandante delle forze armate filippine, il generale Felimon Santos jr., le operazioni congiunte nel Mare cinese del Sud potrebbero essere a rischio. La Marina americana utilizzava un porto filippino per rifornire le navi che incrociano e pattugliano nel mare cinese mentre la Clark Air Base invece era il luogo dove Marina e Air Force addestravano i piloti per gli F18. “È tempo di affidarci a noi stessi. Rafforzeremo i nostri apparati di difesa e non dipenderemo da altri”, ha proclamato il portavoce Panelo, citando Duterte durante una conferenza stampa ordinaria. Ma, soprattutto in molta parte dei vertici dell’esercito, serpeggia la sensazione che le capacità operative delle Forze armate filippine potrebbero venire irrimediabilmente compromesse; a questo proposito, indiscrezioni giornalistiche hanno sostenuto che Duterte stia negoziando un accordo per l’addestramento delle truppe con la Russia.
I leader del Senato delle Filippine hanno annunciato che ricorreranno alla Corte suprema contro la decisione di Duterte di terminare l’accordo militare con gli Stati Uniti, assunta dal Presidente senza coinvolgere la camera alta del Congresso: il Presidente del Senato, Vincente ‘Tito’ Sotto III, ha reso noto che i leader del Senato hanno già preparato due petizioni, che coinvolgono il Presidente della minoranza al Senato, Franklin Drilon, e i senatori Richard Gordon e Panfilo Lacson, Presidenti delle commissioni Giustizia e Difesa della Camera alta.
Non si deve tralasciare che per l’uscita formale dall’accordo devono trascorrere 180 giorni dall’annuncio. E qualora la cancellazione avvenisse, un’altra conseguenza ben colta dal Ministro della Giustizia delle Filippine, Menardo Guevarra, a detta del quale la decisione di Duterte rischia di “svuotare di significato” gli altri due principali trattati che definiscono l’alleanza tra Manila e Washington: quello della ‘difesa reciproca’ risalente al 1951, che obbliga uno dei due Paesi ad intervenire in caso di aggressione militare ai danni dell’altro; e poi quello più comprensivo, firmato nel 2014, che aveva reso più stretta la cooperazione nell’ambito della difesa, inserendo la possibilità della costruzione di basi americane nel Paese asiatico.

 

Perché Manila ha deciso di mettere fine all’accordo con USA?
La causa più immediata sembra essere il presidente Duterte insoddisfatto della revoca del visto americano di uno dei suoi principali alleati, il senatore Ronald ‘Bato’ dela Rosa, che era precedentemente capo della polizia nazionale filippina e guidò lo sforzo antidroga che provocato migliaia di morti extragiudiziali. Queste morti hanno suscitato molte critiche nei media globali, da parte di organizzazioni non governative all’estero che monitorano le questioni relative ai diritti umani, parlamentari e governi di tutto il mondo. Pertanto, Duterte ha scelto uno strumento significativo che poteva usare per esprimere la sua insoddisfazione per la decisione degli Stati Uniti.
Perché gli Stati Uniti hanno deciso di non dare il visto al senatore Ronald ‘Bato’ dela Rosa, ex capo della polizia, coinvolto nell’arresto della senatrice dissidente Leila De Lima e nella cruenta campagna contro i consumatori e spacciatori?
Il ruolo che il senatore dela Rosa potrebbe aver avuto direttamente nelle uccisioni extragiudiziali è discutibile e alla fine difficile da stabilire in realtà (vale a dire, se ha partecipato o meno personalmente a qualsiasi omicidio), e il governo delle Filippine crede fermamente che la maggior parte dei decessi si siano verificati nel corso delle operazioni di polizia contro spacciatori o tossicodipendenti. Tuttavia, i media stranieri, le ONG e i governi ritengono comprensibilmente responsabile dela Rosa dato che aveva la responsabilità di comando su alcune delle unità di polizia coinvolte.
Cosa prevede il Vfa e quali sono stati i vantaggi per Manila e Washington da questo accordo del 1998?
Il VFA è un accordo tra i due Paesi a sostegno del Trattato di mutua difesa (MDT) del 1951. Il VFA fornisce procedure di accesso alle Filippine per i membri militari statunitensi, ad esempio esercitazioni militari di addestramento bilaterale, e fornisce procedure per risolvere i problemi che sorgono a seguito della presenza delle forze statunitensi nelle Filippine, come quando un membro del membro militare USA è accusato, processato e condannato per un crimine. È interessante notare che il VFA è stato firmato nel 1998, poco dopo il fallimento del complotto di Al Qaeda del 1995 per assassinare Papa Giovanni Paolo II durante una visita a Manila e far saltare in aria diversi voli in Asia, noto come complotto di Bojinka, con la maggior parte della pianificazione è avvenuta a Manila. All’epoca gli Stati Uniti e le Filippine erano a conoscenza del problema del terrorismo islamico nel sud-est asiatico, ma non apprezzavano appieno la portata del problema. Poi, nel 2001, si sono verificati gli attacchi del 911. Il sud-est asiatico è diventato un’area importante per le operazioni antiterrorismo contro Al Qaeda e le sue affiliate regionali come Jemaah Islamiyah e Abu Sayaf. Pertanto, l’esercito degli Stati Uniti ha spesso partecipato a operazioni antiterrorismo nelle Filippine, nonché esercitazioni bilaterali di addestramento per soccorsi militari e in caso di catastrofe, e ha assistito in soccorsi in seguito a catastrofi naturali.
Terminano le esercitazioni congiunte tra USA e Filippine? Quali conseguenze ha questo per Stati Uniti, Filippine e Cina?
La risoluzione del VFA non equivale alla fine delle esercitazioni congiunte. Tuttavia, la probabilità che gli Stati Uniti vorranno impegnarsi in grandi esercitazioni in assenza di un VFA è bassa. Ci sono troppi rischi legali e di pubbliche relazioni creati dalla presenza di centinaia o più truppe statunitensi in un paese straniero che rende sciocco avere esercizi su larga scala senza un VFA. Molto probabilmente un numero minore di consiglieri statunitensi continuerà a visitare le Filippine e ad osservare le forze armate filippine nelle operazioni contro i terroristi (terroristi islamici e insurrezione comunista, l’Esercito del Nuovo Popolo) o esercitazioni militari. Le forze armate statunitensi e filippine possono ovviamente continuare a partecipare ad esercitazioni multilaterali che si svolgono altrove, e le forze armate filippine possono partecipare ad esercitazioni negli Stati Uniti qualora le Filippine lo desiderassero. Parte del lavoro svolto dai militari statunitensi potrebbe anche passare ad agenzie civili statunitensi, e ci sono molte opzioni, alcune delle quali sono già presenti nelle Filippine. Questi includono l’Agenzia per lo sviluppo internazionale, la Central Intelligence Agency, la Drug Enforcement Administration, il Federal Bureau of Investigation e l’Immigration and Customs Enforcement
Ma nel governo filippino come è stata accolta la decisione del Presidente Duterte? Perché?
Le dichiarazioni di alti funzionari del governo filippino prima della decisione di Duterte hanno dimostrato che non volevano che la VFA venisse chiusa. Il segretario agli Affari Esteri Locsin deve trattare su base operativa con il proprio corpo diplomatico che si sentirà imbarazzato da questa decisione, così come trattare con i diplomatici statunitensi che si arrabbieranno con le Filippine e saranno sinceri sull’impatto che la risoluzione avrà sulla bilaterale relazioni politiche e militari. Il segretario alla Difesa Lorenzana deve occuparsi sia della propria armata che di quella americana e gestire la rabbia di entrambe le parti. Non c’è più spazio per il disaccordo pubblico; hanno solo opzioni per sostenere Duterte o per lasciare il governo.
E nell’esercito filippino come è stata accolta la decisione?
Il leader comunista Jose Maria Sison, che è in esilio in Olanda, ha dichiarato nelle interviste che gli ufficiali pro-USA possono iniziare un colpo di stato contro Duterte. Tuttavia, i funzionari del governo hanno rapidamente negato l’esistenza di tale possibilità. Tentativi periodici di colpo di stato, o voci su possibili tentativi di colpo di stato, sono qualcosa che ogni presidente ha affrontato a seguito della caduta di Ferdinand Marcos nel 1986. Quindi, sebbene la possibilità non possa essere eliminata del tutto, la probabilità è bassa. Duterte è ancora popolare, e per questioni politiche gli Stati Uniti dovrebbero intraprendere azioni di ritorsione contro un governo installato tramite un colpo di stato. Uno scenario più probabile è che Duterte sia costretto a dimettersi apparentemente per ‘motivi di salute’, senza che i militari debbano mettere le truppe in strada. Per la maggior parte, tuttavia, è probabile che l’esercito tenga fuori qualsiasi critica dalla vista pubblica. Le priorità più alte sono la lotta contro il terrorismo islamico e l’Esercito del Nuovo Popolo, che continuerà con molti tipi di assistenza degli Stati Uniti anche se non vi è VFA e vengono interrotti grandi esercizi bilaterali.
Se ci fosse scontento nell’esercito, non sarebbe un colpo alla leadership di Duterte, con le elezioni che si avvicinano?
Duterte ha sempre avuto un rapporto più stretto con la polizia. All’inizio della sua carriera era procuratore e come sindaco e vice sindaco di un’alta città criminale, Davao, si è occupato direttamente della polizia nei suoi sforzi anti-criminalità. Come presidente, ha dato la priorità al potere della polizia, con una supervisione minima, di condurre una guerra contro spacciatori e tossicodipendenti. Il bilancio della polizia è aumentato notevolmente durante la presidenza di Duterte. Il Presidente filippino mancava di una forte relazione con i militari quando divenne presidente. La sua preferenza a non contestare le pretese di sovranità della Cina potrebbe aver fatto arrabbiare alcuni nell’esercito, ma più nella marina e nell’aeronautica relativamente piccole, che nell’esercito (e in piccoli marines). In effetti, sia l’esercito che i marines sono stati potenziati da Duterte nelle guerre contro il terrorismo islamico e l’esercito comunista del New People, anche con il supporto verbale di Duterte, sebbene non necessariamente budget. Il bilancio della difesa ha visto solo modesti aumenti durante la sua presidenza, sebbene l’esercito continui a ricevere finanziamenti molto più numerosi dell’aeronautica e della marina. Dato il controllo complessivo di Duterte sulle agenzie governative, è poco probabile che la leadership militare non sia pubblicamente in disaccordo con la decisione di Duterte di porre fine al VFA. Tuttavia, ufficiali in pensione o esperti della difesa civile che hanno prestato servizio in precedenti governi, probabilmente lo criticano pubblicamente.
Il Congresso filippino aveva chiesto la revisione? E quale è stata la posizione della sinistra filippina?
Ci sono alcuni membri del Congresso che criticano la risoluzione VFA e il Senato ha approvato una risoluzione che chiede al presidente di rivedere la sua decisione. Tuttavia, come negli Stati Uniti e in molti altri paesi, il principio secondo cui il presidente ha un’enorme latitudine per condurre la politica estera e di difesa rende probabilmente Duterte il vincitore di qualsiasi sfida in tribunale qualora i deputati decidessero di perseguire uno. La sinistra ha sempre risentito della presenza militare degli Stati Uniti considerando che le radici sono nel governo coloniale americano che governò nelle Filippine per quasi cinquant’anni. La presenza di truppe statunitensi anche se solo per esercizio, o quando si uniscono a operazioni antiterrorismo, è descritta dalla sinistra come “sottomissione coloniale”. Elimina anche un problema di propaganda che il Partito Comunista e l’Esercito del Nuovo Popolo usano contro il governo nazionale e per reclutare membri. Quindi questa era anche una buona politica per Duterte.
E dalla popolazione filippina come è stata accolta la decisione di Duterte? Molti la considerano un passo verso Pechino, ma è anche vero che sono state spesso contestate le presenze di soldati americani nel Paese. 
È un po’ troppo presto per dire in che modo la popolazione considera ampiamente la decisione, soprattutto perché le voci più rumorose sul VFA in passato erano in genere quelle che si oppongono anziché sostenerlo e, quelle che potrebbero sostenere il VFA ma sono alleati politici di Duterte sono riluttanti a prendere una posizione pubblica opposta alla sua. È più probabile che un evento ‘scatenante’ come un grave incidente terroristico (come la battaglia di Marawi nel 2017 durante il quale i militanti affiliati allo Stato islamico, compresi i gruppi Maute e Abu Sayyaf, abbiano occupato una città nelle Filippine meridionali per cinque mesi) o un disastro naturale, entrambi i tipi di eventi per i quali il governo delle Filippine avrebbe potuto invitare una più ampia presenza militare statunitense (ad esempio, nelle decine o centinaia di truppe) ma ora è meno probabile dopo la cessazione del VFA. Indipendentemente da ciò, le prossime elezioni presidenziali e congressuali non sono fino al 2022, dando a Duterte, partiti politici o singoli politici alleati con Duterte e il successore selezionato di Duterte (poiché la costituzione delle Filippine limita il presidente a un solo mandato di sei anni) per un lungo periodo in cui spostare la conversazione pubblica su altre questioni e rendere meno importanti le relazioni bilaterali con gli Stati Uniti o la VFA.
Lotta al terrorismo islamico: cosa perde Manila con l’uscita dal VFA? Condivisione di intelligence? Supporto militare?
Nella lotta contro il terrorismo islamico, la cessazione del VFA rende meno probabile che in un grave incidente, gli Stati Uniti non saranno in grado di fornire la stessa quantità di risorse sul terreno che ha fatto in passato, nella forma di consulenti, personale di supporto al combattimento o altre funzioni. Tuttavia, gli Stati Uniti e le Filippine possono continuare a cooperare, sia attraverso agenzie civili, sia attraverso il supporto remoto come via aerea (ad esempio, droni) e risorse della marina con le forze armate statunitensi che forniscono supporto dall’offshore. Gli Stati Uniti possono anche continuare a fornire intelligence grazie alla loro capacità di intercettare le comunicazioni e monitorare il flusso di persone e fondi verso le Filippine sia dal vicino sud-est asiatico o da più lontano, come nel Medio Oriente, dove “combattenti stranieri” anche dal Le Filippine (sebbene anche altre nazionalità) potrebbero cercare di viaggiare nelle Filippine meridionali. Pertanto, se gli Stati Uniti continueranno o meno a fornire questo sostegno a seguito della cessazione del VFA, diventa una decisione politica per gli Stati Uniti (e in misura minore per le Filippine).
E’ in grado Manila di combattere il terrorismo islamico senza USA?
Le Filippine possono gestire, ma non sconfiggere, il terrorismo islamico senza gli Stati Uniti. Ovviamente, il governo filippino (a livello nazionale e locale) e le forze di sicurezza (sia militari che di polizia) conoscono il campo di battaglia, le personalità, i leader delle comunità locali e altri fattori meglio degli Stati Uniti. Duterte proviene da Mindanao, la regione con una significativa popolazione musulmana e sede di gruppi terroristici (sebbene la sua città natale di Davao sia prevalentemente cattolica). Recenti progressi nell’accordo di pace negoziato da Duterte e un ex esercito ribelle a Mindanao, il Moro National Liberation Front (MNLF), senza il coinvolgimento degli Stati Uniti, dimostra che i filippini possono risolvere molti di questi problemi senza una presenza militare statunitense. In effetti, il presidente dell’MNLF Nur Misuari ha persino promesso di aiutare la battaglia militare di Abu Sayyaf, una posizione che avrebbe meno probabilità di assumere se vi fosse una significativa presenza americana nella regione. Tuttavia, l’esercito filippino continua a soffrire di una mancanza di risorse e può certamente beneficiare degli esercizi bilaterali con l’esercito americano. La polizia ha anche risorse insufficienti (nonostante i recenti aumenti del suo budget) ma oltre al loro ruolo nell’antiterrorismo, sono anche occupate con regolari compiti di polizia, la guerra alla droga e il problema del rapimento che spesso si rivolge contro stranieri, come i cittadini cinesi che lavorano per gli operatori di gioco offshore delle Filippine (POGO) o visitano i casinò nelle Filippine. Sia l’esercito che la politica non hanno la capacità di tracciare il flusso transfrontaliero di persone e finanziamenti, che è un aspetto chiave della cooperazione con gli Stati Uniti.
Manila, con l’uscita dal VFA, perde anche un supporto nella lotta contro il movimento antigovernativo New People’s Army? Quanto è stato importante l’appoggio USA in questi anni per fronteggiare il NPA?
Il focus delle risorse statunitensi nelle Filippine tende ad essere nella lotta contro i gruppi terroristici islamici come Abu Sayaf e in Marawi, il gruppo Maute. Tuttavia, l’NPA opera anche a MIndano, quindi alcuni degli esercizi o consulenti bilaterali statunitensi nelle Filippine assistono nella guerra contro l’NPA.
Riuscirà il governo filippino a fronteggiare il New People’s Army senza il supporto USA?
In realtà, la guerra contro l’NPA richiede tanto tempo e risorse dal governo e dalle forze di sicurezza quanto la battaglia contro il terrorismo islamico. Il teatro delle operazioni dell’NPA è anche molto più ampio dei terroristi islamici, con l’NPA che opera a livello nazionale e i terroristi islamici che operano generalmente nelle Filippine meridionali (anche se il rischio di attacchi terroristici nelle principali città delle Filippine centrali o settentrionali rimane un rischio). Per metterlo in prospettiva, possiamo esaminare alcune recenti attività dell’NPA. Il governo e l’NPA hanno negoziato un cessate il fuoco di Natale dal 23 dicembre 2019 al 7 gennaio 2020, ma il governo ha accusato l’NPA di violazioni immediate e multiple. Il partito comunista ha quindi accusato il governo di aver tentato di razziare un’importante riunione del partito prevista durante il cessate il fuoco. Nelle ultime settimane, il governo ha arrestato un alto funzionario del partito, ha arrestato un alto funzionario dell’NPA, impegnato in numerose battaglie con le truppe dell’NPA e l’NPA ha assassinato un agente di polizia con la polizia (separata dai militari) promettendo ritorsioni. Quindi, simile al terrorismo islamico, il governo sembra in grado di gestire, ma non sconfiggere l’NPA. Il supporto degli Stati Uniti sotto forma di addestramento e attrezzature è utile ma di per sé non cambia radicalmente la situazione.
Duterte ha affermato che l’alleanza di difesa degli Stati Uniti ha reso le Forze armate dipendenti solo dall’assistenza degli Stati Uniti. È vero? E cosa ne pensano i militari filippini?
È vero che il partner di sicurezza più vicino negli Stati Uniti. Questo per una serie di ragioni storiche risalenti all’era coloniale quando gli Stati Uniti avevano una grande presenza militare nelle Filippine e molti filippini servirono nell’esercito e nella polizia gestiti dagli Stati Uniti, durante la seconda guerra mondiale quando gli Stati Uniti insieme ai filippini liberarono le Filippine dall’occupazione giapponese e il periodo della guerra fredda quando le Filippine erano alleate contro il comunismo e gli Stati Uniti mantennero la base delle forze aeree di Clark (fino al 1991) e la base navale di Subic Bay (fino al 1992). Inoltre, durante l’era della guerra fredda e fino ad oggi, molti filippini servono nell’esercito americano (in quanto vi sono canali per acquisire la cittadinanza americana) e filippini di lingua inglese altamente istruiti che hanno un’affinità con gli Stati Uniti li rendono obiettivi ideali per reclutamento. La realtà è che semplicemente non ci sono altri paesi che hanno la capacità e la volontà di fornire lo stesso livello di esercitazioni bilaterali di formazione e la presenza periodica sul campo nelle Filippine che gli Stati Uniti hanno fatto negli ultimi anni e che hanno un VFA è una base importante per farlo. Nessun altro membro della NATO può o vuole farlo, l’Australia può fornire solo risorse limitate, ma i suoi dispiegamenti militari e di polizia all’estero (al di fuori del Medio Oriente) hanno dovuto concentrarsi sull’assistenza ai paesi dell’Oceania e, naturalmente, il rischio terrorismo da anche la vicina Indonesia consuma risorse australiane. Le più grandi potenze militari dell’Asean come l’Indonesia e la Thailandia non possono fornire lo stesso livello di competenza degli Stati Uniti, né storicamente si impegnano in una cooperazione in corso come fanno gli Stati Uniti.
Secondo Duterte, le Filippine dovrebbero  diventare indipendenti dagli Stati Uniti in materia di difesa. Sono in grado di farlo, da soli? Oppure dovranno trovare un altro ‘padrino’?
Russia e Cina saranno venditori disposti di equipaggiamento militare, così come paesi in Europa come Francia e Regno Unito, nonché paesi più piccoli che esportano attrezzature o tecnologia come Israele. Le Filippine hanno pochi nemici in tutto il mondo, anche se la guerra alla droga ha portato a critiche; a prescindere, nella misura in cui il cliente di equipaggiamento militare è costituito dalle forze armate e non dalla polizia, le Filippine possono tentare di superare le obiezioni che citano preoccupazioni sui diritti umani. La Cina, con la quale le Filippine hanno controversie su isole e acque nel Mar Cinese Meridionale (o, come viene chiamato nelle Filippine, nel Mare delle Filippine occidentali), venderanno felicemente attrezzature militari e di polizia nelle Filippine, purché non lo siano il tipo di attrezzatura che le Filippine possono usare in conflitto con la Cina. In definitiva, questo è un problema di bilancio. Se le Filippine possono rendere disponibile un budget, ci saranno venditori disposti.
In passato, Trump aveva lodato le politiche anti-droga di Duterte e il Presidente filippino era arrivato a dedicare una canzone a Trump. Si è rotto qualcosa anche in quello che sembrava un discreto rapporto personale tra Duterte e Trump? Perché?
Molto probabilmente c’erano poche relazioni personali tra Duterte e Trump. I due leader avevano poche ragioni per formarlo. Le questioni all’ordine del giorno sono molto specifiche per le esigenze interne delle Filippine, come la guerra al terrorismo islamico, e mancano questioni bilaterali o multilaterali più ampie, in particolare con Duterte che non partecipa agli sforzi degli Stati Uniti per contrastare la Cina. I leader asiatici che hanno sviluppato una relazione personale con Trump avevano una gamma più ampia di questioni da considerare, sia nazionali, bilaterali che multilaterali. Ad esempio, il giapponese Abe Shinzo ha dovuto prendere in considerazione la cooperazione contro la minaccia della Corea del Nord, il commercio bilaterale (inclusa la possibilità che Trump avrebbe imposto più tariffe sui beni giapponesi a meno che il Giappone non avesse concordato un maggiore accesso a beni e servizi statunitensi), la sicurezza bilaterale (compresa la richiesta degli Stati Uniti per ulteriori spese giapponesi e per proseguire con i piani di ricollocazione di base a Okinawa), negoziati commerciali multilaterali a seguito del ritiro degli Stati Uniti dal Trans Pacific Partnership. L’australiano Scott Morrison è un conservatore sociale che condivide molti punti di vista con i repubblicani statunitensi, oltre a lavorare con gli Stati Uniti su questioni di sicurezza globale come attraverso l’accordo di condivisione dell’intelligence ’Five Eyes’ ed essere un partner negli sforzi per contenere la Cina. Il primo ministro indiano Narenda Modi è un altro esempio; non solo è un conservatore sociale, ma condivide le preoccupazioni degli Stati Uniti riguardo alla Cina e al terrorismo islamico; ma la famiglia Trump ha importanti progetti immobiliari in India e Trump ha cercato di ottenere il sostegno finanziario e di voto degli elettori indiani nelle imminenti elezioni presidenziali.
Trump ha cambiato giudizio sulle politiche antidroga di Duterte o è solo per rispettare la nuova legislazione del Congresso in termini di diritti umani?
È improbabile che Trump cambi le sue opinioni personali sui leader che si oppongono duramente agli spacciatori e ai tossicodipendenti, anche se i metodi utilizzati da tali leader sono incompatibili con le tradizionali politiche statunitensi per incoraggiare in tutto il mondo il buon governo, lo stato di diritto, i giudici indipendenti e rispetto dei diritti umani da parte della polizia e dei militari. Al massimo, Trump potrebbe parlare di meno in pubblico a sostegno delle politiche di Duterte. Per essere onesti con Trump, la sua politica estera considera se come candidato o come presidente non ha fatto della priorità la pressione di altri paesi affinché seguissero i modelli dei diritti umani statunitensi o occidentali, tuttavia, dovremmo anche tenere presente che le azioni dell’amministrazione Trump verso molti i paesi puniscono i trasgressori dei diritti umani, per i quali esiste un sostegno bilaterale al Congresso degli Stati Uniti.
Alcuni sostengono che Trump abbia provato a salvare l’accordo, ma con scarso impegno e risultati. Come si spiega questo atteggiamento di Trump, la cui amministrazione ha messo la Cina nel mirino?
Dalla sua elezione alla presidenza nel 2016, Duterte ha dimostrato di non poter essere manipolato dagli Stati Uniti o dalla Cina (anche se è spesso accusato di essere troppo cooperativo nei confronti della Cina). Duterte fa quello che pensa del suo meglio per se stesso e le Filippine, come fanno gli altri leader per i loro paesi. La probabilità è che il Dipartimento di Stato, il Dipartimento della Difesa, il Consiglio di sicurezza nazionale e altre agenzie governative statunitensi competenti abbiano fornito consulenza a Trump che ha reso facile per Trump decidere che c’era poca probabilità che Duterte cambierà idea e non valeva la pena rischiare al prestigio della presidenza degli Stati Uniti in generale o a Trump personalmente, se divenne noto pubblicamente che Trump implorava Duterte di non porre fine al VFA. Un approccio migliore, coerente con il solito approccio di Trump, è quello di lasciare che Duterte prenda la decisione e quindi Trump di minacciare ritorsioni, lasciando aperta la possibilità che Duterte possa cambiare idea durante il periodo di preavviso di 180 giorni. Esiste naturalmente anche la possibilità che un nuovo accordo possa essere negoziato e sappiamo che Trump si considera un buon negoziatore e si diverte a negoziare tale accordo fintanto che può dichiarare che gli Stati Uniti hanno ottenuto un accordo migliore.
Nell’amministrazione americana, nel Dipartimento di Stato e nel Pentagono, come è stata accolta la decisione di Duterte? Con la stessa sufficienza di Trump?
L’assenza del VFA, a breve o lungo termine, o le risorse che devono essere spese per negoziare un nuovo VFA se i due paesi acconsentono a farlo, non sono situazioni in cui gli Stati Uniti avrebbero voluto essere. Pertanto, le agenzie governative statunitensi non sono contento di questo sviluppo. Tuttavia, anche se queste agenzie governative statunitensi non lo ammetteranno pubblicamente, questo è un fallimento da parte loro. Mentre alla fine Duterte è responsabile di questa decisione, queste agenzie governative statunitensi devono chiedersi cosa si sarebbe potuto fare per impedire al presidente democraticamente eletto di un alleato del trattato (nonostante la cessazione del VFA, i due paesi hanno ancora un MDT) di terminare un importante accordo bilaterale. Gli Stati Uniti avrebbero potuto fare di più per impedirlo? Questo non era il lavoro di Trump, ma piuttosto il lavoro di quelle agenzie e funzionari che interagiscono regolarmente con le Filippine.
E nel Congresso USA?
C’è un sostegno bipartisan al Congresso per forti relazioni bilaterali, specialmente perché ci sono circa quattro milioni di americani di origine filippina che possono essere un importante blocco elettorale nelle prossime elezioni. Negli attuali primari democratici gli elettori filippini sono importanti in California e Nevada. I membri del Congresso generalmente sostengono aiuti militari, umanitari e di altro tipo alle Filippine. Sfortunatamente, i membri del Congresso hanno una conoscenza limitata della politica filippina interna ed è quindi difficile per loro comprendere i fattori della guerra alla droga o comprendere con precisione la popolarità di Duterte. D’altra parte, quando si tratta di violazioni dei diritti umani, le organizzazioni non governative statunitensi e globali sono esperte nel fornire ricerca e impegnarsi nella difesa a Washington DC, e quindi sono in grado di presentare al Congresso gli aspetti negativi della guerra alla droga. Naturalmente, come con qualsiasi presidente, la politica estera e di difesa spetta in definitiva al presidente Trump, quindi, in assenza di ulteriori azioni del Congresso per approvare le leggi che sanzionano i funzionari filippini coinvolti nella guerra alla droga, c’è un limite a ciò che il Congresso può fare.
Dopo la decisione di Duterte, è possibile prevedere cambiamenti nell’interscambio commerciale tra Manila e Washington?
Gli Stati Uniti hanno piccoli ma crescenti deficit commerciali con le Filippine. Il deficit commerciale degli Stati Uniti con le Filippine è di circa 4 miliardi di dollari e il deficit commerciale di servizi è di circa 3,5 miliardi di dollari all’anno. È improbabile che la terminazione di VFA comprometta gli scambi. Al contrario, è possibile che le società statunitensi siano più riluttanti a investire nelle Filippine, sia nella produzione, nelle infrastrutture o nella distribuzione, se sviluppano la percezione che ora vi sia una maggiore incertezza giuridica e politica per le società statunitensi.
E’ possibile che gli Stati Uniti impongano sanzioni a Manila per violazioni di diritti umani? 
Sebbene sia possibile che gli Stati Uniti impongano sanzioni come restrizioni di viaggio o congelamento dei beni ai funzionari filippini coinvolti nella guerra alla droga, è poco probabile che tali azioni siano un fattore nel caso in cui Duterte cambi o meno una delle sue politiche. E tali sanzioni certamente non indurranno Duterte a condannare tali funzionari, e quindi non renderanno giustizia alle vittime o ai loro parenti.
Pensi che Duterte possa decidere di porre fine ai restanti accordi di difesa con gli Stati Uniti, tra cui il trattato di mutua difesa del 1951 e i successivi patti tra cui l’accordo di cooperazione per la difesa rafforzata del 2014?
A partire da ora non vi è alcuna indicazione che Duterte cercherà di terminare l’MDT o l’EDCA. L’MDT, firmato nel 1951 e ratificato nel 1952, prevede all’articolo VIII che il trattato rimanga in vigore a tempo indeterminato, sebbene entrambe le parti possano recedere con un preavviso di un anno. L’EDCA, siglato nel 2014, prevede l’articolo XII, punto 4, per un periodo iniziale di dieci anni, al termine del quale ciascuna delle parti può recedere con un preavviso di un anno. Tenendo presente che gli aspetti sostanziali dell’EDCA sono nella natura di un “accordo da concordare” caso per caso, le attuali Filippine possono semplicemente respingere qualsiasi richiesta degli Stati Uniti di inoltrare attrezzature nelle Filippine. Pertanto, l’ECDA non deve essere chiuso, né è necessario annunciare un ‘blocco’. Piuttosto, può essere in effetti, ma mai usato. Supponendo che Duterte non risolva l’MDT, è possibile che un candidato presidenziale per le elezioni del 2022 faccia una campagna per terminare l’MDT, incluso un candidato approvato da Duterte come suo successore.
I leader del Senato delle Filippine hanno annunciato che ricorreranno alla Corte suprema contro la decisione di Duterte di terminare l’accordo militare con gli Stati Uniti, Riusciranno a salvare l’accordo? E se riuscissero, gli Stati Uniti potrebbero decidere di mantenere in vita il VFA?
Il VFA è un trattato ed è stato ratificato dal Senato delle Filippine nel 1999. Non è noto se i tribunali filippini decideranno che è richiesta la ratifica della risoluzione da parte del Senato o se ha una visione simile a quella dei tribunali statunitensi secondo cui la risoluzione del trattato è sotto l’autorità del presidente, non è noto nonostante i senatori affermino che porteranno una simile sfida. Una chiara lettura della Costituzione delle Filippine Articolo VII, Sezione 21 è che la ratifica del senato è richiesta per entrare nei trattati, e la costituzione tace sulla risoluzione. Dopo la firma dell’EDCA nell’aprile 2014, la maggior parte dei senatori filippini si è opposta. In una sfida alla Corte Suprema delle Filippine, si sostenne che l’EDCA richiedeva la ratifica del Senato, tuttavia, nel giugno 2016 la corte decretò che l’EDCA era un accordo esecutivo e non un trattato, e quindi la ratifica del Senato non era richiesta dalla costituzione delle Filippine e che “Nel settore degli affari esteri, al Presidente deve essere data una maggiore autorità e un più ampio potere discrezionale, fatto salvo il minor numero di controlli e restrizioni previsti dalla Costituzione”. Il fatto che ci siano voluti due anni e che il tribunale abbia dato ampio spazio al potere di politica estera del presidente è un’indicazione di come potrebbe decidere in una sfida alla risoluzione VFA. Il caso simile negli Stati Uniti ha comportato la cessazione da parte del presidente Jimmy Carter del Trattato di difesa reciproca sino-statunitense, che era un trattato di difesa tra gli Stati Uniti e la Repubblica di Cina a Taiwan. Carter ha notificato la conclusione del trattato come parte delle modifiche politiche apportate quando gli Stati Uniti hanno chiuso le relazioni diplomatiche con la Repubblica di Cina e stabilito relazioni diplomatiche con la Repubblica popolare cinese. In una sfida presentata da membri del Congresso che andarono alla Corte Suprema, la sfida fu respinta dal tribunale per una serie di ragioni, ma mantenne il principio secondo cui il presidente come autorità di porre fine ai trattati senza l’approvazione del senato; solo entrare nei trattati richiede la ratifica del senato.
Siccome ci vogliono 180 giorni a partire dall’annuncio di rinuncia per la cancellazione formale dell’accordo, è ancora possibile salvare il VFA? 
A questo punto Duterte avrà bisogno di un ottimo motivo per cambiare idea e non è chiaro se gli Stati Uniti abbiano qualcosa da offrire oltre alle stesse giustificazioni fornite in precedenza alle Filippine. Se gli Stati Uniti dessero improvvisamente un visto a dela Rosa e Duterte cambiasse idea, renderebbe gli Stati Uniti deboli, cosa che Trump vorrebbe evitare. È possibile che i paesi possano concordare di rivedere alcune sezioni del VFA, che daranno ai loro leader una via salvavita per uscire dalla situazione. Tuttavia, per Duterte, potrebbe essere meglio la politica interna attenersi alla sua decisione e sperare che per il resto della sua presidenza, la risoluzione VFA non abbia un impatto sostanziale sulla sicurezza interna.
In molti hanno visto nella decisione di Duterte un ‘regalo’ alla Cina. C’è effettivamente, secondo te, la volontà di Duterte di avvicinarsi più a Pechino?
È facile descrivere la risoluzione del VFA come un dono per la Cina, ma si tratta di un’analisi piuttosto semplice. Le azioni di Duterte per bilanciare le relazioni delle Filippine con la Cina rispetto alle relazioni con gli Stati Uniti abbracciano un gran numero di questioni commerciali, di sicurezza e di altro tipo, comprese le relazioni personali (o la mancanza di relazioni personali) tra Duterte e Xi Jinping, o Duterte e Trump. Come Duterte risponde alle azioni della Cina per contrastare le affermazioni della Cina nel Mar Cinese Meridionale, la volontà di Duterte di consentire investimenti cinesi nelle infrastrutture delle Filippine, la volontà di Duterte di consentire a Huawei di partecipare alla rete 5G delle Filippine, l’impegno delle Filippine (o la mancanza di impegno) con Taiwan , sono tutti modi per misurare lo stato delle relazioni Cina-Filippine. Il VFA ha permesso che si svolgessero esercitazioni bilaterali o che le truppe statunitensi fossero presenti su base rotante nelle Filippine, ma la natura di queste attività era diretta alle minacce alla sicurezza interna del terrorismo islamico e dell’NPA piuttosto che a un attacco alle Filippine dalla Cina. La cessazione del VFA non indebolisce le relazioni militari USA-Filippine riguardo alle minacce cinesi, dato il limitato numero di collaborazioni militari bilaterali intese a prepararsi all’azione della Cina contro le Filippine. In un conflitto USA-Cina nel Pacifico, gli Stati Uniti potrebbero chiedere alle Filippine di fornire assistenza ai sensi della MDT e la mancanza di un VFA non cambierà questo.
Cambia il quadro strategico americano nel Pacifico? Se anche non cambia, gli Stati Uniti perdono un importante alleato nel Pacifico anche dal punto di vista delle basi militari? 

La cessazione del VFA non ha causato la perdita da parte degli Stati Uniti delle proprie basi militari nelle Filippine. Resta da vedere se l’accordo di cooperazione per la difesa rafforzata (EDCA), firmato nel 2014, che ha consentito agli Stati Uniti di ‘distribuire’ alcuni materiali nelle Filippine, risulti a causa della risoluzione VFA. Per quanto ne sappiamo pubblicamente, finora non vi è stato un uso sostanziale dell’EDCA. Indipendentemente da ciò, gli Stati Uniti continueranno a proiettare potere nel Mar Cinese Meridionale, nel Pacifico occidentale, nello stretto di Taiwan, nel Mar del Giappone e in tutta la regione. Gli Stati Uniti mantengono le proprie basi militari in Giappone, Corea del Sud e Guam, oltre all’accesso a strutture in Australia e Singapore. L’aumento delle operazioni navali nel Mar Cinese Meridionale e nello Stretto di Taiwan durante l’amministrazione Trump, per esempio, ne sono la prova.

C’è qualche paese che può sostituire Manila nella mappa del Pacifico a stelle e strisce?

Il principale partner di sicurezza degli Stati Uniti in Asia orientale rimarrà il Giappone, in particolare con un partner disponibile nel Primo Ministro Abe. Sebbene possano esserci disaccordi in merito all’allocazione dei costi, in linea di principio, Abe sostiene pienamente la presenza degli Stati Uniti in Giappone e gli Stati Uniti che operano fuori dal Giappone per fornire sicurezza in tutto il Sud-est asiatico. Gli Stati Uniti e l’Australia continueranno anche ad espandere la presenza degli Stati Uniti in Australia, e Singapore rimane un importante partner di sicurezza con una significativa presenza navale negli Stati Uniti su base permanente anche se non viene chiamata base navale. Se Taiwan e il Vietnam diventeranno o meno la sede di una periodica o permanente presenza militare degli Stati Uniti è speculativo a questo punto, anche se c’è supporto negli Stati Uniti.

 

 

[La seconda parte di questo servizio – ‘Filippine – Stati Uniti: chiusa una porta, si apre un portone’ -sarà pubblicata mercoledì 26 febbraio 2020]