“Vuole rimanere Cancelliera per chiudere lei il ciclo che ha aperto”

 

 

Dopo aver appreso i risultati delle elezioni di domenica in Assia, deludenti come quelli in Baviera, Angela Merkelmesso in chiaro: «come Cancelliera ho la responsabilità di tutto, per quello che riesce e per quello che non riesce». Per questo, ha spiegato al direttivo del suo partito nella Konrad Adenauer Haus di Berlino, «non sono nata cancelliera e non l’ho mai dimenticato. È giunto il momento di aprire un nuovo capitolo: non mi ricandiderò come presidente della CDUquesto quarto mandato è l’ultimo come cancellieranon mi ricandiderò al Bundestag nel 2021 e non voglio altri incarichi politici». Un annuncio choc motivato dal fatto che «è chiaro che così non si può andare avanti, l’immagine del governo è inaccettabile. Questo ha ragioni più profonde che problemi di comunicazione», una mancanza di «cultura del lavoro» della Grosse Koalition.

Merkel è presidente dell’Unione Cristiano democratica dal 2000 e dal 2005 Cancelliera, la prima donna ad assumere questo incarico con cui è giunta a guidare il quarto governo consecutivo. La decisione della leader cristiano democratica non giunge inaspettata se è vero, come ammesso da lei stessa, che era stata già maturata prima della pausa estiva. È sicuramente il frutto di un processo lento che, a partire dal 2015, anno in cui Merkel ha deciso di accogliere 900.000 rifugiati siriani, passando per le elezioni federali del settembre 2017 con le lunghe trattative successive, ha avuto il suo culmine nelle votazioni in Assia, dove la CDU ha perso ben 11 punti percentuali rispetto alle elezioni precedenti, l’SPD ne ha persi altrettanti mentre i Verdi e l’AfD hanno registrato una crescita record.

All’interno della CDU, sono mesi che la leadership di Angela Merkel non appare più granitica: non più tardi di settembre scorso, ad esempio, Volker Kauder, vicino alla Cancelliera, dopo 12 anni, non è stato confermato alla presidenza del gruppo CDU/CSU al Bundestag. E sembra esser già iniziata la corsa alla successione alla guida della CDU in vista del Congresso dell’8 dicembre prossimo: tra i contendenti, un avversario di vecchia data della Presidente uscente, l’ex capogruppo Friedrich Merz che oggi ha ufficializzato la sua candidatura, affermando che «abbiamo bisogno di un nuovo inizio e un rinnovamento con personalità alla leadership di esperienza come di più giovani. Sono pronto ad assumermi la responsabilità e allo stesso tempo a fare di tutto per rafforzare la tenuta interna e la capacità di gestione del futuro della CDU in Germania». In lizza anche l’attuale ministro della Salute Jens Spahn, estremamente critico nei confronti di Merkel, oppure Armin Laschet, governatore del Nordreno-Westfalia o l’attuale segretario generale, Annegret Kramp-Karrenbauer, detta anche ‘AKK’, da sempre fedele alla Cancelliera. Molto del destino del governo dipenderà, dunque, da chi uscirà vincitore da questa competizione, considerando altresì che, rinunciando alla presidenza del partito, Angela Merkel si troverà a vivere in una condizione da lei sempre contrastata, ovvero quella della scissione del ruolo di Cancelliera da quello di Presidente di partito.

Ci potrebbero essere delle conseguenze per la tenuta della Grosse Koalition che, dopo il fallimento del tentativo ‘Jamaica’ e mesi di trattative, ha portato di nuovo SPD e CDU/CSU alla guida dell’esecutivo? «Lo stato del governo è inaccettabile», ha dichiarato la leader socialdemocratica Andrea Nahles, identificando nelle «continue crisi interne» della Grosse Koalition la causa del declino socialdemocratico e rendendo nota l’intenzione di proporre alla CDU una road map «chiara e vincolante» che dovrà giungere fino al prossimo autunno, quando è già in programma una verifica con cui si vedrà «se noi in questo governo siamo al posto giusto».

La prospettiva esposta ieri rischia di indebolire Merkel nell’esercizio delle sue funzioni? «La mia posizione sul piano internazionale non è cambiata e ora avrò più tempo per concentrarmi sul mio ruolo di cancelliera» ha evidenziato la leader cristianodemocratica a margine di un incontro con il Presidente egiziano Abd al-Fattah al-Sisi. Soprattutto negli ultimi anni, il ruolo internazionale della Cancelliera è stato tutt’altro che secondario come dimostrano i ripetuti scontri sia con Trump sia con i populisti europei. Anche per l’Europa, soprattutto in vista delle elezioni europee del maggio 2019, Merkel rimane – come ribadito dalla portavoce del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker– uno dei principali e più influenti attori, particolarmente importante per il fronte europeista.

Quali conseguenze ha l’annuncio della Cancelliera sul governo di Berlino? E quali sulle prospettive future dell’Europa? A queste domande ha risposto il Professor Gian Enrico Rusconi, politologo ed esperto di storia tedesca, professore emerito di Scienze politiche presso l’Università di Torino.

 

Cosa pensa dell’annuncio della Cancelliera?

Nonostante si possa rimanere colpiti dal suo atteggiamento, dal suo rifiuto di essere nuovamente Presidente della CDU e dalla sua volontà di lasciare la politica a fine mandato, si dimentica il dettaglio più importante: vuole rimanere Cancelliera per chiudere il ciclo che ha aperto. Da questo punto di vista, al limite, terrebbe ancora la Grande Coalizione, cosa che evidentemente non funzionerà, ma è come se lei avesse comunque voluto ritirarsi dopo questa fase, ma sperare di chiudere con un successo se non con un trionfo. Invece, improvvisamente, deve chiudere una fase che non prevedeva così drammatica. Ma ci tiene ad essere lei a chiudere questa fase. Non ha mai riconosciuto di aver sbagliato ad aprire nel 2015 ai migranti: su questo rimane ferma perché è un punto su cui non intende transigere nonostante gli osservatori più critici considerino quella decisione la causa della decadenza. È certamente la fine dell’‘era Merkel’, ma la vuol finire lei. Il problema è se riuscirà perché chi lo deciderà sarà l’SPD.

La Cancelliera ha affermato: «È chiaro che così non si può andare avanti, l’immagine del governo è inaccettabile. Questo ha ragioni più profonde che problemi di comunicazione», una mancanza di «cultura del lavoro» della Grande Coalizione. Risulta compromessa la stabilità del governo e della Grosse Koalition?

Pare che ci sia già una lotta per prendere il suo posto, ma chi lo prenderà proporrà veramente un’alternativa alla linea della Merkel, ammesso che non si possa fare la Grande Coalizione, il che dipende fondamentalmente dalla SPD? Può tirar fuori il primo modello, quello ‘Jamaica’, oppure il modello ‘Assia’, cioè quello con i Verdi che sono stati i veri vincitori delle ultime elezioni regionali. Secondo me, la CDU può contare ancora sulla Cancelliera per chiudere non in maniera catastrofica questo ciclo. Come sta facendo, invece, l’SPD. Ma c’è una differenza abissale tra i due: la socialdemocrazia è in piena crisi e se escono dalla coalizione, cosa fanno? Vanno a nuove elezioni per perdere ancora di più? La CDU, invece, se riesce a sopportare la Cancelliera, esce da questa fase in modo più mediato. La Germania prenderà un tratto ‘conservativo’ ed è esattamente la strada che deve prendere la CDU. E chi la prende meglio della Cancelliera?

Cosa viene rimproverato alla Merkel da parte degli esponenti della CDU più critici nei suoi confronti?

Di aver dimenticato di essere un partito conservatore. Qualche anno fa si parlava di ‘socialdemocratizzazione’. In realtà non è vero. Si tratta di un atteggiamento tipicamente merkeliano di attenzione, tant’è vero che ha ‘succhiato il sangue’ alla socialdemocrazia. Tutto dipenderà da chi diventerà Presidente perché, a questo punto, sarà decisivo, al di là della forma.

Ma quale linea potrebbe prevalere? Quella più critica nei confronti della Cancelliera o quella più vicina?

Questa è la vera alternativa. È chiaro che l’attuale Segretario generale, Annegret Kramp-Karrenbauer, è più sulla linea Merkel e, in qualche modo, forse, è quello che pensa la Cancelliera che ha riconosciuto che ormai le cose sono cambiate irreversibilmente, ma vuol finire governando anche in senso positivo: da noi, qualcun altro avrebbe sbattuto la porta e se ne sarebbe andato. Lei non sbatte la porta perché ha un forte senso di responsabilità. Tutto sommato, è dignitosa e, contemporaneamente, credibile. Del resto, cosa vuole fare il suo avversario numero uno alla guida del Partito? Probabilmente, anche lui sarebbe costretto a pensare ad una coalizione ‘Jamaica’, anche se i liberali sono piuttosto seccati perché, in fondo, pensavano di vincere di più.

E poi ci sono i Verdi.

Sono un partito che ha una sua storica, che ha governato, ma che riesce a trasmettere questo senso di innovazione che non prende il posto della sinistra. L’ambientalismo dei Verdi non è il ‘verde sotto casa’, ma è un modo di intendere la ‘città vivibile’. Potrebbero essere tentati ad andare al governo convinti che come hanno governato in Assia possono governare a Berlino. Ma un conto è governare con la CDU in Assia, un conto è governare a Berlino.

Resisterà Merkel alla guida del governo, scindendo il ruolo di Cancelliera da quello di Presidente della CDU?

È certamente una contraddizione visto che ha sempre combattuto contro questa possibilità. Anche questo dipenderà da chi sarà eletto Presidente. Se sarà eletto l’attuale Segretario generale, figura a lei vicinissima, è probabile che riesca a resistere. Ma dipenderà anche dall’SPD.

Ci sono conseguenze per la CSU con la quale, negli ultimi mesi, la Cancelliera ha più volte avuto degli scontri?

Seehofer è in una posizione ambivalente. Adesso dovranno stare attenti a non esagerare perché se la Merkel è così ‘malconcia’ lo si deve anche al Ministro dell’Interno. Ora la CSU deve abbassare i toni e tentare di fare la pace con la CDU, chiunque ne sia alla presidenza.

Merkel ha annunciato di voler dare inizio ad un nuovo capitolo. E l’SPD?

Non credo. Personalmente, ho una visione abbastanza catastrofica della socialdemocrazia tedesca. Chi non vuole stare nella Grande Coalizione sono soprattutto i giovani dell’SPD. A quelli più adulti, va anche bene perché sono uomini di partito e sanno che nuove elezioni sarebbero un disastro. Rimane il fatto che la loro posizione è determinante per Merkel.

Con la Merkel non più Presidente della CDU, ma ancora Cancelliera, l’estrema destra, l’AfD, cambierà strategia?

Adesso devono scegliere la cosa più difficile: se essere il ‘partito del popolo’ o non perdere l’ala più estrema.

A livello europeo, l’annuncio della Cancelliera cambia qualcosa?

Lei ha il credito di essere filoeuropea. Si tenga conto come non ha aperto bocca sulla situazione italiana. Secondo me, terrà anche in Europa e la sua permanenza è un fatto positivo per bloccare i sovranisti che, invece, vogliono sfasciare.

La sua debolezza potrebbe, però, imporle una maggiore moderazione nel suo tentativo di progredire nel processo di integrazione europeo.

Sì, ma non tornare indietro. Paradossalmente, fermi sarebbe meglio che sfasciare tutto. In questo senso, la scelta dell’8 dicembre, fermo restando il permanere alla Cancelleria della Merkel, è molto importante.

Da un certo punto di vista, neanche per l’Italia la scelta di Angela Merkel rappresenta una svolta positiva.

L’Italia è molto concentrata su se stessa. E il fatto che la Merkel voglia rimanere Cancelliera è certamente coerente anche con la sua politica.