“Il vero problema sarà la distanza tra la CSU e l’AfD”

 

Domenica 14 ottobre si recheranno alle urne più di 9 milioni di elettori bavaresi per eleggere il nuovo Parlamento. A differenza di quello che si potrebbe pensare, le elezioni in Baviera non saranno solo un nuovo test (dopo le elezioni federali e la successiva trattativa per la formazione del governo) per la Germania di Angela Merkel, ma si prospettano come la prova generale di quanto avverrà alle elezioni europee del maggio 2019. A ben vedere, infatti, l’esito potrebbe essere una spia dei prossimi sviluppi della politica europea sempre più divisa tra europeisti – di cui la Cancelliera tedesca Merkel e il Presidente francese Emmanuel Macron sono emblemi – che, con sfumature diverse, vogliono riformare l’UE senza però stravolgerla e sovranisti, la cosiddetta ‘Lega delle Leghe’ – rappresentata da Matteo Salvini, Marine Le Pen – che vorrebbero conquistare Bruxelles per riportare il Vecchio Continente all’‘Europa delle Nazioni’. «Dalla Baviera difenderemo l’Europa, Orban e Salvini non la distruggeranno» ha dichiarato senza timore Katharina Schulze, capolista dei Verdi alle regionali bavaresi.

Tuttavia, come esaminato in una recentissima analisi sulle pagine di questo quotidiano, i sondaggi paiono fotografare una situazione complessa, in cui verrebbe destabilizzato l’equilibrio che da circa 60 anni caratterizza il land più ricco (al 18,3% del prodotto interno lordo nazionale) della Germania. Un equilibrio basato sulla solida guida della CSU che governa ininterrottamente con la maggioranza assoluta (non è mai scesa sotto il 43% dei consensi) in Baviera dal 1958, con una sola eccezione, nel 2008, quando governò con l’FDP. La CSU, il partito bavarese gemello ed alleato a livello nazionale alla CDU, stando alle rilevazioni, porterebbe a casa, con un calo di quasi 15 punti percentuali rispetto al 2013, solo il 33%, insufficiente a conquistare la maggioranza assoluta. «Il gene della Csu è come quello della Coca Cola» avrebbe affermato Markus Söder, Governatore della Baviera ed esponente della CSU, in polemica più o meno sotterranea con il leader del partito, il Ministro degli Interni, Horst Seehofer il quale, fin dalle elezioni federali del 2017, nel tentativo di preservare l’identità culturale del partito dall’avanzata dell’AfD, ha intrapreso, anche a costo di entrare in conflitto con la Cancelliera, una piuttosto linea dura nei confronti dell’immigrazione.

Al secondo posto, si attesterebbero, con il 18%, i Verdi che vedrebbero raddoppiati i consensi rispetto alle elezioni di cinque anni fa. Il terzo posto sarebbe conteso tra SPD, Fraie Wahlere Alternative für Deutschland: l’11%, per l’SPD, corrisponderebbe a circa la metà di quanto ottenuto cinque anni fa (20,6%), mentre gli Fraie Wahler raggiungerebbero un record dell’11% espandendosi di due punti percentuali rispetto al 2013 (9%). Ma la vera novità di questa competizione elettorale sarebbe il debutto in Baviera dell’AfD che conquisterebbe il 10%. L’FDP potrebbe tornare al Parlamento bavarese con il 6% (3,3% aveva ottenuto nel 2013). A tutte le altre forze politiche sarebbe sbarrato l’ingresso al Parlamento statale, Linke compresa, che attualmente viaggia al 4,5% (il 2,1% del 2013).

Inoltre, il 47% dà un giudizio positivo e più del 50% è di opinione opposta sull’operato del governo di Monaco. E questo nonostante i fondamentali dell’economia non lascino spazio a dubbi: il PIL, nel 2017, si aggira intorno ai 600 miliardi di euro, il tasso di disoccupazione è il più basso di tutta la Germania attestandosi intorno al 3% (il tasso di occupazione supera l’80%) ed il PIL pro capite risulta pari a 44.215 euro. Nello specifico, il tasso di insoddisfazione caratterizza in maggioranza gli elettori di SPD, AfD e Verdi, ma finisce per dividere anche l’elettorato di FDP e Freie Wahler. Solo il 23% degli elettori immagina un Governo a guida unica della CSU; il 71% è convinto, invece, che sarà necessaria una coalizione. Di questo avviso sono gli elettori di SPD (96%), Verdi (94%), FDP (81%), Freie Wahler (80%) e, in misura leggermente inferiore (62%), quelli dell’AfD. L’ ipotesi di un governo di coalizione spacca, invece, la CSU dove, seppure per poco, risulta preponderante l’eventualità di un governo di minoranza.

Qualora venisse meno la maggioranza assoluta per la CSU, quali prospettive alternative potrebbero aprirsi? E cosa potrebbe comportare un’avanzata dell’AfD in Baviera? Quali conseguenze per la Germania e per la mappa politica europea? A queste domande ha risposto il Professor Gian Enrico Rusconi, grande esperto di storia tedesca, che ha insegnato Scienza Politica all’ Università di Torino

Gli ultimi sondaggi danno la CSU al 33% dei consensi. Se così fosse, potrebbe dirsi fallita la linea adottata dal Ministro degli Interni Horst Seehofer, più volte in attrito con la Cancelliera Merkel, nel tentativo di difendere l’identità culturale del partito bavarese, insidiata dall’Alternative für Deutschland?

È necessario premettere che c’è molta confusione. Ormai, come sa, le previsioni sono da prendere molto con le pinze, anche in Germania. Questo perché l’elettorato non si esprime esattamente. Quindi sono molto cauto sui numeri che rimangono molto importanti. Probabilmente, anche se con le dovute cautele, accadrà che la CSU rimarrà il primo partito, la SPD andrà quasi certamente sotto. Il vero problema sarà la distanza tra la CSU e l’AfD. Il bello di tutto questo è che c’è una grande incertezza anche perché l’AfD, specialmente in Baviera, si è comportata in maniera ‘intelligente’: ad esempio, è riuscita ad attenuare molto il discorso estremistico. Va ricordato, infatti, che l’AfD ha due anime: una conservatrice nazionale e una, tendenzialmente, rivoluzionaria. Ma quale delle due prevarrà? Lo stesso Seehofer è stato molto confuso perché molti, anche tra i suoi, lo accusano di aver indebolito troppo la Cancelliera e, indirettamente, tutti i partiti dell’Unione. Tuttavia, sebbene abbia ultimamente molto giocato sulla ‘haimat’, Seehofer ha continuato a ribadire ‘nessuna apertura’ all’ AfD. E se invece la soluzione fosse proprio una combinazione tra popolari e populisti?

Una domanda che potrebbe traslata a livello europeo.

Il peggior nemico di Salvini è l’AfD: i sovranisti tedeschi vorrebbero far fuori dai piedi l’Italia. E se consideriamo il silenzio della Merkel negli ultimi tempi, è innegabile come ci sia la volontà di lasciare andare l’Italia dove vuole andare. La Germania, al momento, è il Paese che sta meglio, ma vuole esattamente l’opposto del cambiamento, vogliono mantenere quel che c’è. E l’Europa non ha fatto altro che tenere a freno queste tendenze.

Non sono mancate prese di posizione distanti all’ interno dello stesso partito come quelle del Ministro Seehofer e dell’attuale Governatore della Baviera, Markus Soeder. Esiste una frattura all’interno della CSU?

Sì perché pare che tra i due non scorra buon sangue. È difficile capirlo. È chiaro che ufficialmente non traspare, ma non si capisce se si tratta di una legittima competizione, per esempio, di età, quindi generazionale, oppure se ci sia divergenza anche sulle politiche. Chissà perché Seehofer ha voluto ribadire ‘nessuna apertura’ all’ AfD, mettendo in difficoltà anche la Cancelliera. Ma se noi italiani siamo abituati a vivere con una certa percentuale di confusione, la Germania non lo è affatto. Ecco perché, secondo me, le elezioni di domenica saranno un’occasione per fare chiarezza.

A cosa sarebbe dovuto il boom per i Verdi, dati dai sondaggi al secondo posto, con il 18%?

Con la riserva iniziale che non sappiamo quanto siano attendibili, è chiaro che prenderanno tutti i voti progressisti che non andranno ai socialdemocratici. Il vero problema è il crollo della SPD. La Nahles che doveva essere la via d’uscita non è riuscita a fare niente. L’SPD sembra inesistente. L’ equilibrio non è più quello che c’era da decenni.

Perché l’SPD non riesce ad uscire dal vicolo cieco?

È vero che tutte le sinistre europee stanno affrontando un periodo difficile. Ma la situazione attuale è critica dal punto di vista strutturale, rimandando ad una vera e propria crisi della socialdemocrazia classica perché le classi operaie non sono più quelle di un tempo, i sindacati difendono gli esistenti e i pensionati. Senza poi contare figure come Martin Shulz che sembrava il leader perfetto e poi, nel giro di qualche mese, è sparito.

In concreto, cosa può comportare dal punto di vista politico nazionale una crescita sorprendente dell’AfD in Baviera, uno dei land più ricchi della Germania?

‘Mantenere lo status quo’ in quanto stanno bene così, nonostante i problemi interni che, nonostante tutto, esistono. Quindi, non cambiare nulla in Europa e, in questo senso, si configura una posizione quasi opposta all’attivismo di Macron. E i sovranisti puntano a tornare ad una situazione in cui la Germania, seppur in modo elegante, riusciva a condizionare l’Europa.

Si potrebbe irrigidire la posizione della Germania in Europa sul tema immigrazione?

La Germania è, in linea teorica, aperta, ma, in linea pratica, non aperta per nessuno. La furbizia di Angela Merkel è stato tenere fermo il principio che chi ha diritto può presentarsi, ma, ormai, quelli che passano ogni giorno sono pochissimi. Il problema adesso, infatti, è cambiato ed è mandare via quelli che sono già entrati. Il problema migratorio è stato terribile e non è stato gestito bene, ma, al momento, diventa l’alibi per tutto il resto come si può vedere in Italia.

Se la CSU dovesse ottenere solo il 33%, perderebbe la maggioranza assoluta. A questo punto, quali scenari si aprirebbero? Alleanze? E tra chi?

Qualcuno ha parlato di governo di minoranza. Se si volesse invece provare a fare un’alleanza, evitando una saldatura tra popolari e populisti, potrebbe avere a che fare con due piccoli partiti, entrambi molto competitivi: i ‘Liberali’ hanno voglia di diventare loro la vera destra; poi ci sono i Verdi che, come dicevamo prima, potrebbero incorrere in un colpo di fortuna, ma, di per sé, non dispongono di una linea netta, se non sulle tematiche ambientali che in Germania conta moltissimo, non come da noi dove è più che altro finzione retorica o flatus vocis. Entrambe le possibilità sono dunque difficili e la sortita di fare un governo di minoranza in attesa di vedere quello che succederà nei prossimi mesi – vedi le elezioni europee – potrebbe essere più plausibile.

Esclude che la CSU possa trovare un compromesso con la SPD?

Credo che la SPD non accetterebbe. Già ha fatto molta fatica a fare nuovamente un’alleanza a livello nazionale con l’Unione, figuriamoci se la fa in Baviera dove, peraltro, non l’ha mai fatta.

Un insuccesso della CSU potrebbe portare alla fine politica di Seehofer che, secondo i sondaggi, sarebbe in netto calo nella classifica di gradimento degli elettori?

Bisognerà vedere il distacco tra la CSU e l’AfD, anche se, secondo me, Seehofer si è molto logorato.

Ci potrebbero essere ripercussioni per la tenuta del governo Merkel e dell’Unione?

No perché sa che, tecnicamente, andrà avanti, a meno che non venissero fuori dei distacchi clamorosi. Io sono convinto, però, che la vera data importante sarà quella delle elezioni europee. Nonostante tutte le critiche, la Cancelliera non è ancora finita perché, sostanzialmente, i tedeschi sono conservatori dello status quo e fanno bene ad esserlo visto che sono i migliori in Europa in questo momento. La Merkel è la quintessenza dello status quo. Impauriti dal cambiamento, preferiscono affidarsi alla Merkel.

Questa tornata elettorale sarà dunque decisiva anche in vista delle elezioni europee: in altre parole, l’esito del voto in Baviera renderà più chiaro in quale direzione andranno le cose?

Certo. Raramente, un’elezione regionale è stata così importante per l’Europa. È chiaro che i Verdi a livello europeo non hanno una struttura definita, ma rimangono una realtà in Germania, dove stanno portando avanti una battaglia contro i diesel.