E’ possibile un accordo tra i partiti dell’ Unione?

 

 

Quella che vive in queste ore la Germania è una crisi figlia del voto del 24 Settembre 2017: un voto che ha registrato il clamoroso boom del partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD), la sconfitta dell’ SPD guidata da Martin Shulz e l’ indebolimento dell’ Unione CDU/CSU. Solo dopo una lunga trattativa, durata quasi sei mesi, conclusasi con la riproposizione dello schema della Grosse Koalition con i socialdemocratici, Angela Merkel è riuscita ad insediarsi per la quarta volta.

Tuttavia l’ esplosione di consensi dell’ AfD, dovuta soprattutto, ma non solo alle politiche migratorie, ha segnato la nuova legislatura. E a sentirsi minacciati sono stati soprattutto i cristiani sociali bavaresi (CSU), sentitisi insidiati nella loro identità conservatrice e popolare. Minaccia che potrebbe tramutarsi in tragedia alle imminenti elezioni regionali del prossimo 14 ottobre. Ecco che fin dal suo insediamento, Seehofer, presidente della CSU dal 2008, già Ministro per la Baviera, oggi titolare del dicastero degli Interni, ma con deleghe anche all’edilizia e all’Heimat, non ha perso occasione per rimettere al centro del dibattito, anche a costo di attriti con la Cancelliera, temi cari al proprio elettorato come la sicurezza, l’ immigrazione, la famiglia, dovendo al contempo affrontare lo scandalo che ha coinvolto l’Ufficio federale per la migrazione e i rifugiati (BAMF). Quindi l’ annuncio di un ‘piano’ sulla migrazione per ridurre le pressioni nel proprio partito nel tentativo di scongiurare una sconfitta al voto bavarese e la minaccia di rompere l’ alleanza di governo.  Ecco che, anche a causa delle recenti vicende che hanno visto protagonista l’ Italia (Aquarius in testa), il dossier ‘migranti’ si è imposto come principale punto dell’ agenda politica europea.

Tant’ è vero che proprio le politiche migratorie sono state il principale argomento di dibattito durante l’ ultimo Consiglio Europeo. In questa sede, la Cancelliera tedesca, secondo quanto riportato in un documento di 8 pagine inviato ai partiti di coalizione, avrebbe ottenuto l’impegno di 14 Paesi Ue (anche se confutato già da Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria)  a rendere più rapidi i per i rimpatri di coloro che si erano registrati in quegli Stati come richiedenti asilo e che poi erano giunti in Germania. Inoltre, sarebbe previsto l’ invio dei richiedenti asilo registrati in altri Paesi nei cosiddetti centri “Anker”, ossia centri con obbligo di dimora, ipotizzati dal Piano dal ministero dell’Interno di Berlino.

Quanto ottenuto da Angela Merkel a Bruxelles, però, non ha però convinto Seehofer che ha definito «non equivalenti» il risultato del Consiglio europeo alla misura dei respingimenti immediati al confine e perciò ha offerto le dimissioni al partito. Annunciando ai suoi colleghi di partito le dimissioni, non accettate, peraltro dal  capogruppo della CSU, Alexander Dobrindt, Seehofer si sarebbe commosso citando anche la morte della giovanissima Susanna, 14enne stuprata e uccisa da un profugo iracheno: «Non posso assumermene la responsabilità» sarebbe stato il suo commento.

«Ciascuno percepisce che c’è molto in gioco, e che la situazione sia seria lo sa chiunque» ha affermato Angela Merkel nel corso dell’intervista rilasciata alla Zdf ieri sera auspicando che «la tenuta del’Unione, che ha una storia di successo e che insieme è forte».

«Noi auspichiamo un accordo per una procedura comune. Nella politica migratoria noi perseguiamo gli stessi obiettivi. Vogliamo ordinare, guidare e limitare l’immigrazione» si leggeva questa mattina in una  dichiarazione della CDU. Contemporaneamente, gettando acqua sul fuoco, il governatore della Baviera, Markus Soeder, della CSU, aveva sostenuto che «la stabilità dell’esecutivo non è in discussione, e neppure la fine del gruppo parlamentare comune è la strada giusta». Infatti – aveva spiegato – «in un governo si può raggiungere molto, ma fuori no».

«È vero che ho messo a disposizione i mandati, e tirerò le conseguenze nei prossimi tre giorni. Come passo intermedio, incontrerò oggi la Cdu, nella speranza che ci si possa mettere d’accordo» ha sostenuto il Ministro dell’ Interno che, dopo aver reso nota la scadenza ultima data a Merkel, ossia il 4 luglio, nel pomeriggio, in un’intervista alla Sueddeutsche Zeitung, ha poi incalzato: «Non mi lascio licenziare da una cancelliera che sta lì solo grazie a me. La persona che ho aiutato a insediarsi mi butta fuori. Io dovrei piegarmi e questo non posso farlo».

Chi si piegherà? Si arriverà ad un accordo? Sono queste le domande che abbiamo posto, mentre è in corso il vertice tra CDU e CSU, con Merkel, Seehofer e il presidente del Bundestag, Wolfgang Schaeuble, al Professor Gian Enrico Rusconi, grande esperto di storia tedesca, che ha insegnato Scienza Politica all’ Università di Torino.

 

 

Che idea si è fatto di questa crisi del governo Merkel?

E’ innanzitutto la prova che la riunione dei giorni scorsi a Bruxelles era molto equivoca tant’ è vero che all’ interno della Germania si è esplicitata. Ma era una crisi latente nel senso che ha confermato i segnali della Merkel incapace di tenere insieme il governo e di Seehofer che la minacciava. Ecco perché il problema tedesco è anche un problema europeo: una volta si parlava di egemonia tedesca e adesso semplicemente si constata che senza la stabilità di questo Paese tutti gli altri ci van di mezzo. Lo stesso Macron non può ottenere nulla a livello europeo senza la Germania. E’ anche molto importante, però, parlare delle persone, in particolare della Merkel. L’ espressione ‘Germania della Merkel’ non è un modo di dire: tutti i Cancellieri tedeschi danno il segno al loro governo perché, come si sa, il cancellierato non è una forma presidenziale, ma, di fatto, gode di un carisma e di un consenso per cui inaugurano delle vere e proprie stagioni. Non dobbiamo però esasperare il problema: tant’ è vero che sta per iniziare una riunione dei due partiti.  I partiti, paradossalmente, si sono fatti vivi più di quando tutto funzionava bene.

La crisi, dunque, in realtà, affonda le sue radici nel voto del settembre 2017?

Assolutamente sì, è stato l’ acceleratore. Comunque se non si fosse verificato quell’ evento, non saremmo arrivati a questo. Ma cosa ha portato quella votazione di settembre? C’è la comparsa dell’ Alternative für Deutschland (AfD)della quale bisognerebbe iniziare a parlare più seriamente: come è possibile che in un sistema così stabile, il 12 per cento di rappresentanti in Parlamento ha una forza così dirompente? Inoltre, in questi anni, il sistema partitico non è più quello di un tempo, si è molto più ‘complicato’, sono apparse nuove forze. Perciò, il 12 per cento ha una forza molto diversa. L’ altro punto su cui riflettere riguarda il fatto che dietro l’ AfD non c’ è soltanto la rivendicazione anti-immigrazione piuttosto esplicita, ma c’ è la rivendicazione di una nuova cultura politica che chiamano ‘konservative rivolution’, rivalutando l’ aggettivo ‘conservatore’ che, peraltro, in Germania non ha mai avuto un’ accezione negativa. L’ AfD ha puntato molto su questa idea di conservatore perché, sotto sotto, viene contestato alla Merkel il suo spostamento più verso sinistra: lo si è visto, per esempio, sui matrimoni gay dove si è manifestato l’ atteggiamento classico della Merkel che, come il suo partito, non era d’ accordo, ma ha lasciato libertà di scelta. Però questa è democrazia liberale. Dietro l’ AfD c’è una cultura alternativa e questo è molto importante tant’è vero che l’ antagonista che trova difficoltà ad essere conciliatore con questo atteggiamento di Seehofer è Alexander Dobrindt che nei suoi discorsi parla di ‘konservative wende’. ‘Wende’ era la parola che veniva utilizzata nel 1989 durante la rivoluzione della DDR. Dietro queste parole, c’è dunque una cultura che minaccia, ma di far cosa? La più grande obiezione di quelli dell’ AfD è quella di sostenere che “i partiti popolari sono morti” e che solo loro sono in grado di rappresentare il popolo. Sono parole che sono state usate anche da noi, ma in Germania, con la sua valenza storica, ha una rilevanza diversa.

In quest’ ottica culturale, la CSU sta cercando di preservare i confini della propria identità dal vortice AfD.

Certo. L’ AfD si definisce ‘konservative’ e ‘bürgerlich’ che, in tedesco, significa ‘civile’, ma anche ‘borghese’. Un partito dunque che esibisce il suo essere una destra moderna, borghese e conservatrice. E se la CSU insiste molto su questo, mentre la CDU e la Merkel non fanno questo tipo di politica. Ecco perché ancora una volta, specialmente in un discorso politico- mediatico continuo, sono importanti le parole. La CSU difende, legittimamente, se stessa, la sua identità. Negli ultimi anni, abbiamo visto aumentare, un po’ ovunque, il numero di movimenti identitari che si caratterizzano per il loro essere provocatori. Proprio l’ AfD è l’ espressione politica di una serie di movimenti che fanno la nuova destra e che, spesso, non si identificano nemmeno nell’ AfD, considerandola troppo borghese. E’ in corso un forte movimento nella destra.

Anche perché la globalizzazione, l’ immigrazione sono tutti terreni fertili per questo tipo di movimenti.

Certo e siamo arrivati al paradosso che la destra usa il linguaggio anti-globalizzazione che era della sinistra. Chi criticava la globalizzazione e il neoliberalismo fino a ieri? La sinistra. Oggi? La destra.

A spingere Seehofer, unitamente allo spettro ‘AfD’, ci sono poi le elezioni in Baviera del prossimo 14 ottobre.

Certamente. Alla fine, la prova è quella anche perché la CSU, secondo i sondaggi, che vanno presi con le dovute cautele, sta perdendo. Non sarebbe più nella maggioranza assoluta, come era abituata da decenni e poi, altro aspetto simbolicamente nevralgico, il secondo partito sarebbe proprio l’ AfD. E’ un tabù che viene meno di colpo: la CSU che era abituata a governare da sola in Baviera vede tutto un tratto emergere questo nuovo elemento. Al 27 Settembre del 2017, corrisponderà questo nuovo appuntamento elettorale del 2018. Mi ha infastidito, però, che Seehofer, in suo recente discorso, abbia tirato fuori il caso di una ragazzina stuprata e uccisa da un immigrato. E lo ha detto commosso: è una caduta populista. Ma qui arriviamo al punto: il discorso politico è arrivato a questi livelli.

Ricorda dei momenti di tensione così forti tra i due storici alleati, CDU e CSU?

No. Ci fu, a suo tempo, con Franz Josef Strauss, leader della CSU, che era una grossa personalità che ambiva, addirittura, a diventare Cancelliere egli stesso. Qui contano le personalità. E’ stato colui che ha pronunciato la famosa frase “nessuna destra alla nostra destra”, riuscendo ad evitare che sorgesse quello che è sorto oggi. Ma è stato anche responsabile di forti censure, ad esempio, nei confronti della stampa. Ma fratture di questo tipo non si sono mai verificate, tanto meno che un membro del governo centrale che si ritira nel nome della CSU.

L’ origine della frizione e della presentazione delle dimissioni, non ancora accolte, di Seehofer, vi è l’ insoddisfazione del Ministro dell’ Interno circa l’ intesa sui migranti raggiunta a Bruxelles. Seehofer, dunque, usa a proprio vantaggio l’ attuale incapacità della Merkel ad ottenere risultati in sede europea?

Sì, è vero. Però, proprio questa vicenda fa venire il sospetto per cui ‘siamo proprio sicuri che si tratti di una situazione di debolezza oppure la Merkel ha intuito che l’ Europa può salvarsi solo se si cambia atteggiamento?’, mostrando tolleranza verso l’ Italia. Mi chiedo, dunque, se la sua debolezza possa segnare un cambiamento di strategia che, certamente, è più morbida. La cosiddetta ‘cordata dei volenterosi’  è debolezza o è l’unico modo per salvare il salvabile.  Effettivamente, la Merkel non è più quella di un tempo, ma neanche l’ Europa è più quella di un tempo. Certamente, mostra un segno di cedimento, ma se riesce a portare a casa la conservazione del governo, al limite, anche se non lo credo, con Seehofer fuori, dimostra che alla fine con il suo stile si va avanti, altrimenti si blocca tutto. Hanno tutti il terrore di nuove elezioni perché, sebbene nei limiti della legalità, si formerebbe un’ altra maggioranza. In verità, la Merkel sta dicendo che non possiamo tornare all’ Europa di un tempo, anche se non osa dire ‘Dublino No’, nonostante sia, in fondo, disposta a modificarlo. Quello che appare dalla linea della Merkel è che non torneremo all’ Europa di un tempo che non esiste più e che non ha funzionato.

La struttura sociale, politica, economica tedesca sono pronti ad accettare una linea più morbida?

Malvolentieri, ma l’alternativa quale sarebbe? L’ idea di andare a votare con la quasi certezza che l’ AfD conquisti nuovi consensi. Perciò, da quello che si legge, i due partiti sono riuniti, per cercare un compromesso. La rottura con Merkel non conviene neanche alla CSU. Anzi, il discorso che bisognerebbe fare riguarda, piuttosto, il fatto che la classe dirigente non è riuscita a far emergere un successore della Merkel. Si guardi come è ridotta l’ SPD.

A questo proposito, in tutto ciò, l’ SPD?

Ha semplicemente detto di stare dalla parte della Merkel. E’ incredibile vedere a cosa si è ridotto questo grandissimo partito, a sostenere la Merkel perché altrimenti sparisce. E qui torna il discorso generalissimo riguardante tutti i partiti socialisti. Oggi, sostiene la Merkel quando per cento giorni ha legato per formare un’ alleanza.

E, addirittura, in campagna elettorale aveva detto di non voler più stringere una Grosse Koalition.

Shulz ha dimostrato di essere una speranza persa e di non essere un vero leader.

La Germania, al momento, è più debole a livello interno, europeo o internazionale?

Sono tutte collegate. Dopodiché la sua potenza economica rimane. Inoltre non dimentichiamo che anche con l’ Italia ha ottimi rapporti economici. Ma anche con la Russia di Putin.

La Cancelliera Merkel sarà ancora capace di mediare?

Anche se affievolita, questa sua capacità rimane.

Sulla base di queste considerazioni, crede che Seehofer si dimetterà oppure si troverà un accordo per evitare quello che il presidente del Bundestag, Wolfgang Schaeuble, ha definito «l’ orlo dell’ abisso» per l’ Unione?

E’ chiaro che ci sarà l’ accordo. Su Seehofer non so esprimermi perché si è esposto molto personalmente e mi ha turbato sapere dai giornali che si è esposto a tal punto che Alexander Soeder gli ha chiesto di non farlo. Quindi c’è una componente di ripicca personale. Io penso che riusciranno a riconciliarsi e bisognerà vedere a che tipo di compromesso riusciranno ad arrivare. Quello che mi ha colpito, in tutto questo, è stata la posizione di comprensione che la Merkel ha assunto nei confronti dell’ Italia.