Ross Feingold, analista di Taipei, esamina le conseguenze della recente inaugurazione della nuova sede dell’ AIT
Mentre il presidente americano Donald Trump stringeva la mano al dittatore nordcoreano Kim Jong Un, gli Stati Uniti inauguravano la loro nuova ambasciata de facto a Taiwan: trattasi del nuovo complesso di uffici da 255 milioni di dollari del nuovo American Institute in Taiwan (Ait) che si estenderebbe su ben 16 acri.
Il presidente dell’Ait, James Moriarty, ha definito il nuovo complesso una vera e propria pietra angolare delle relazione bilaterali con Taiwan, una «testimonianza del forte impegno degli Stati Uniti» verso Taipei. «In qualità di democrazie libere e aperte abbiamo il dovere di difendere i nostri valori e gli interessi reciproci. Finché saremo uniti niente potrà frapporsi tra di noi», ha dichiarato la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, nel corso dell’inaugurazione. Il riferimento alla connotazione di «democrazie libere» non poteva non essere che una frecciatina non tanto velata alla Cina che, dal canto suo, attraverso il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang, ha espresso la profonda preoccupazione di Pechino: «se un qualsiasi funzionario americano partecipa a questa attività, qualunque sia la scusa, viola il principio di una sola Cina». Come si legge, l’ irritazione si è intensificata per la partecipazione, alla cerimonia, di Marie Royce, vice segretario di Stato americano per gli Affari culturali. «Esortiamo gli Stati Uniti»- ha precisato Geng Shuang – «ad onorare le sue parole sulla questione di Taiwan e a correggere le sue violazioni in modo da evitare di colpire i legami Cina-Stati Uniti e la pace e la stabilità nelle relazioni trasversali».
Per stigmatizzare l’ evento dell’ inaugurazione, proprio in queste ore, il Ministro degli Esteri di Taiwan, Joseph Wu, ha conferito il più alto riconoscimento al ministero, la Grande Medaglia della Diplomazia, al Direttore dell’ AIT Kin Moy che ha ringraziato la squadra, dicendosi orgoglioso del lavoro svolto. Dopo quasi tre anni, potrebbe far ritorno negli Stati Uniti, venendo probabilmente sostituto dall’ex vicedirettore Brent Christensen. Ma non ci sono certezze a riguardo.
Ricordiamo che l’ Isola di Taiwan, anche nota come Isola di Formosa, nome che le era stato attribuito dai portoghesi alla metà del XVI secolo, si trova a meno di 200 Km dalla Repubblica popolare cinese, dalla quale è separata dal cosiddetto ‘Stretto di Formosa’. La disputa tra Taipei e Pechino affonda le sue radici nella guerra civile cinese e alla rivalità tra Mao e Chiang Kai Shek, costretto a rifugiarsi sull’ isola. Da 40 anni, ovverosia da quando gli Stati Uniti non hanno più riconosciuto la Repubblica di Cina a Taiwan, l’ isola è in piena disputa con Pechino sulla base delle opposte interpretazioni dell’ ‘una Cina’.
Con più di 20 milioni di abitanti, di cui poco meno di 3 milioni solo nella capitale Taipei, è dunque una delle spine nel fianco di Pechino. Anzi, a partire dalla conquista della presidenza da parte di Tsai Ing-wen (il suo predecessore, Ma Ying-jeou, esponente del partito Kuomintang, aveva assunto una linea più morbida con Pechino), le relazioni tra l’ isola e la Cina non hanno fatto altro che peggiorare a vista d’ occhio data la contrarietà della nuova leadership taiwanese e del Partito Democratico Progressista (DPP) ad aprire un dialogo con Pechino oltre che la volontà di aumentare le spese militari per difendere la propria sovranità dalle mire della Cina che, negli ultimi mesi, si è resa autrice di provocazioni nei confronti di Taipei il cui ministero della Difesa avrebbe certificato circa 16 esercitazioni cinesi nel corso dell’ ultimo anno condotte nelle prossimità dell’ isola. A metà aprile, nello stretto di Taiwan, Pechino ha organizzato un’ esercitazione ‘live fire’ che coinvolgeva 10mila persone, 48 navi, tra cui caccia, più di 70 elicotteri e la portaerei cinese Liaoning, sul cui ponte, Xi aveva affermato: «La missione di costruire una potente marina militare non è mai stata più urgente di quanto non sia oggi».
La Repubblica popolare, peraltro, al fine di dissuadere gli Stati Uniti, sta apportando una larga revisione l’aviazione di marina con l’ obiettivo di un rafforzamento del dispositivo strategico A2/AD (Anti-Access/Area Denial), mediante il dispiegamento di caccia J-16, J-20 e di circa 200 cacciabombardieri JH-7, dotati di missili antiradar pesanti YJ-91 oltre che di capacità SEAD (Suppression of Enemy Air Defences). A questi si aggiungerebbero i bombardieri strategici H-6N, jet dalle grandi capacità di deterrenza soprattutto se dotati di missili balistici antinave.
Ma il pugno di ferro che, già nel 2005, aveva portato all’ approvazione da parte cinese di una legge che prevede l’ utilizzo di strumenti non pacifici per preservare l’ integrità territoriale in caso di indipendenza di Taiwan, non è l’ unica strategia seguita dal Dragone. Durante l’ ultimo anno, la leadership di Xi Jinping si è ulteriormente rafforzata, eliminando il limite dei due mandati e facendo entrare in Costituzione il ‘sogno cinese’ del presidente che dovrebbe svilupparsi in due fasi: dal 2020 al 2035 la cosiddetta ‘modernizzazione socialista’; dal 2035 al 2050 il rafforzamento e il consolidamento del Paese. Il progresso si caratterizzerebbe sia per la sua natura militare, ovvero con un potenziamento delle capacità cinesi sia per la sua natura economica, la carota con cui Pechino pensa di poter attrarre Taipei e soprattutto i suoi giovani, i protagonisti della ‘rivoluzione dei girasoli’ del 2016 che però, come altri coetanei nel resto del mondo, le difficoltà della precarietà e della scarsità dei salari. Il 2050 è, perciò, il termine ultimo per raggiungere l’ obiettivo della riunificazione. «Risolvere la questione di Taiwan e realizzare la piena riunificazione è aspirazione di tutto il popolo cinese ed è nell’interesse fondamentale della nazione cinese», ha detto Xi di fronte al 19 Congresso del PCC.
Intanto, da più di 40 anni, gli Stati Uniti intrattengono un rapporto privilegiato con Taiwan se è vero che Washington ha contribuito notevolmente all’ irrobustimento delle capacità di difesa dell’ isola. In questo senso va la National Defense Authorization Act(NDAA) approvata il 24 maggio scorso dalla Senate Committee on Armed Services degli Stati Uniti per l’anno fiscale 2019 che prevede un rafforzamento della cooperazione a livello militare e l’ organizzazione di esercitazioni congiunte. Un mese prima, era stato dato il via libera alle licenze per lo sviluppo congiunto delle unità sottomarine. Nel marzo scorso, invece, Donald Trump, il primo presidente Usa a sentire telefonicamente un Presidente taiwanese, aveva firmato il Taiwan Travel Act, che consente visite diplomatiche di alto livello tra Taiwan e gli Stati Uniti e che, secondo Pechino, viola gli impegni americani di non ripristinare gli scambi ufficiali interrotti nel 1979.
«Il giorno in cui la marina americana entrerà nel porto di Kaohsiung sarà il giorno in cui il nostro esercito di liberazione popolare effettuerà la riunificazione con Taiwan con la forza militare», aveva rilanciato un editoriale di Global Times mentre, al contrario, un’ «assurdità orwelliana» è stata definita tempo fa dalla Casa Bianca la richiesta di Pechino a 36 compagnie aeree, sia americane che non, di considerare tutte le destinazioni all’interno dell’isola di Taiwan, compresa Hong Kong e Macao, a tutti gli effetti parte del territorio della Repubblica popolare cinese. Richiesta simile era stata fatta, tempo addietro, alla catena di alberghi Marriott, alla Mercedes Benz. In risposta, nel gennaio 2018, Taiwan ha rifiutato di concedere alla Cina l’uso della rotta di volo M503 direzione nord nello Stretto e delle rotte direzione ovest W121, W122 e W123 in quanto destabilizzanti per la regione.
Il 21 maggio scorso l’Aeronautica cinese ha annunciato che alcuni bombardieri sono atterrati in un avamposto militare non lontano dalle Spratly Island: secondo alcuni esperti, sarebbero atterrati nelle Woody Island, situata nell’arcipelago delle Paracels. utilizzando anche un H-6K, realizzato nella vecchia URSS e usato nella prima Guerra del Golfo, capace di trasportare una bomba atomica. «Gli Stati Uniti rimangono impegnati per un Indo-Pacifico libero e aperto» avrebbe detto il portavoce del Pentagono Cristopher Logan. Qualche giorno dopo, gli USA hanno escluso la Cina dalle esercitazioni “Rim of the Pacific” (Rimpac) e, lo scorso 27 maggio, l’ isola di Tree, l’ isola di Lincoln, l’ isola di Triton e l’ isola di Woody (tutte dell’ arcipelago delle Paracels) sono state teatro delle manovre di due navi militari statunitensi, il cacciatorpediniere “USS Higgins” e l’incrociatore “USS Antietam”, ritenute da parte cinese ‘una violazione della propria sovranità’.
Pochi giorni dopo, il 4 giugno, è iniziata un’ esercitazione militare di Taiwan della durata di cinque giorni, la più grande mai vista dall’inizio risalente al 1984 secondo il ministero della Difesa di Taipei.La presidente Tsai Ing-wen l’ avrebbe inaugurato dalla base del battaglione missilistico presente nella Ching Chuan Kang Air Base, incaricata della manutenzione e del funzionamento del Mim-104 Patriot, asse portante dello scudo di difesa aerea dell’isola. Inoltre, il personale militare coinvolto nell’ esercitazione congiunta sarebbe stato diviso in due gruppi, blu e rosso: le truppe taiwanesi con uniformi rosse si sono confrontate con le tattiche che potrebbero essere utilizzate dall’Esercito popolare di liberazione nelle offensive militari contro l’isola, mentre il gruppo in blu ha opposto resistenza per intercettare e ritardare l’invasione del ‘nemico’. Al centro dell’esercitazione, operazioni congiunte di combattimento aereo-navale e guerra anfibia nel nord e nel sud, così come operazioni congiunte di combattimento aereo contro il trasporto aereo nelle regioni centrali: un blocco navale di corsi d’acqua e porti lungo la costa occidentale di fronte alla Cina con il contestuale trasferimento dei combattenti verso l’ area orientale sarebbe stato l’ attività dei primi due giorni; a seguire, le esercitazioni anti-atterraggio e di difesa aerea antiaerea e, infine, operazioni congiunte di combattimento contro truppe aviotrasportate nelle aree centrali. Esercitazioni a fuoco vivo si sarebbero dovuti tenere al largo della costa orientale, nelle contee di Pingtung e Taitung.
A proposito di forze, Taiwan non si lascia certo intimorire visto che può contare su un esercito di quasi 2 milioni di uomini, di cui più di 200mila soldati in servizio attivo e circa un milione e mezzo in riserva. Gli oltre 10 miliardi che spende per la difesa le fanno conquistare il 24mo posto nella lista delle potenze militari mondiali. Del resto, l’ area del Mar Cinese Meridionale non è certo a riparo da tensioni, ma, anzi, crocevia di importanti rotte commerciali, è da tempo al centro delle contese, soprattutto tra Washington e Pechino che, recentemente, stando alle rilevazioni dell’azienda israeliana ImageSat International, avrebbe rimosso (secondo molti, invece, nascosto) i sistemi terra-aria a lungo raggio HQ-9 basati a Woody Island, nelle isole Paracel che, insieme alle Spratly, sono rivendicate dalla Cina e, da questa, sempre più militarizzate. Questa rimozione sarebbe avvenuta dopo che il segretario Usa alla Difesa, Jim Mattis, aveva dichiarato che gli Stati Uniti «competeranno in modo rigoroso» con la Cina nella zona Indo-Pacifica. «La Cina non si spaventerà per nessuna nave o aero da guerra; anzi sarà ancora più risoluta per attuare ogni misura necessaria per difendere la sovranità nazionale e la sicurezza, e mantenere la pace e la stabilità nel mar Cinese meridionale» è stata la risposta del Dragone al sorvolo delle isole Spratly da parte di due B52 americani.
In questo delicato panorama, cosa cambia con l’ apertura del nuovo edificio dell’ AIT? Quale impatto avrà questo evento sulle relazioni tra Stati Uniti e Cina, già ai ferri corti per altre questioni come quela commerciale? Lo abbiamo chiesto a Ross Feingold, analista e consulente politico di Taipei, che si dice convinto che “l’ inaugurazione dell’AIT è stata pianificata molto prima del Summit Trump-Kim e quindi, per quanto sappiamo, scegliere il 12 giugno per il summit è stata solo una coincidenza, e non un tentativo da parte dell’Amministrazione Trump di distogliere l’attenzione dall’evento AIT. Tuttavia, nel bene o nel male, ha ridotto l’attenzione dei media per l’evento. E’ stato un bene per Taiwan? In realtà è meglio non misurarlo solo per un giorno. È meglio concentrarsi sulle azioni sostanziali che le principali parti interessate, come l’amministrazione Trump, il Congresso americano, il governo cinese e quello di Taiwan, prenderanno nei prossimi mesi”.
Marie Royce, vice segretario di Stato per gli affari culturali, ha partecipato con il presidente taiwanese Tsai Ing-wen alla cerimonia di apertura del nuovo Istituto americano di Taiwan (AIT), considerato da molti l’ambasciata di fatto degli Stati Uniti. Quest’ inaugurazione alla presenza di un alto funzionario americano segna quindi un rafforzamento delle relazioni USA-Taiwan oltre che uno dei primi effetti del Travel Act di Taiwan firmato da Donald Trump?
Il nuovo American Institute di Taiwan è stato costruito molti anni prima del Travel Act di Taiwan che è diventato legge all’inizio di quest’anno. A prescindere dal Taiwan Travel Act, un alto funzionario americano avrebbe certamente partecipato alla cerimonia di dedica dell’AIT. Allo stesso modo, c’è grande probabilità che le relazioni USA-Taiwan migliorino ancora. Tuttavia, come ogni amministrazione statunitense, le relazioni con Taiwan sono inevitabilmente condotte nel contesto delle relazioni USA-Cina. Sebbene la Cina abbia una posizione aggressiva per il popolo di Taiwan e sia ancora criticata dagli Stati Uniti, Washington ha ancora obiettivi politici come il commercio e la Corea del Nord per i quali hanno bisogno di un dialogo con la Cina. Quindi, per ora, l’amministrazione Trump continua ad aderire alla “nostra politica One China”.
«In quanto democrazie libere e aperte, abbiamo il dovere di difendere i nostri valori e gli interessi reciproci. Finché siamo uniti, nulla può frapporsi tra noi», ha dichiarato il presidente di Taiwan Tsai Ing-wen durante l’inaugurazione. Quale ruolo ha giocato la presidenza di Tsai Ing-wen?
Alla fine del mandato del presidente Ma Ying-jeou nel 2016, gli elettori erano pronti per qualcosa di diverso dopo otto anni di un governo del Kuomintang (o del Partito nazionalista), sia sulle relazioni con la Cina, sia sulla politica economica. La presidente Tsai è stato eletto in parte perché il pubblico voleva provare qualcosa di diverso. Nella misura in cui la Cina critica la descrizione di Tsai delle relazioni Taiwan-Cina, e in particolare critica il suo rifiuto di seguire l’accettazione dell’Amministrazione Ma del cosiddetto “Consenso del 1992”, tali critiche e altre azioni aggressive da parte della Cina nei confronti di Taiwan creano solo più simpatia nel Congresso degli Stati Uniti e potenzialmente nella Casa Bianca.
Il 24 maggio, il Comitato per i servizi armati del Senato degli Stati Uniti ha approvato la legge sulla autorizzazione alla difesa nazionale (NDAA) per l’anno fiscale 2019, che comprende diverse misure per rafforzare le capacità militari di Taiwan. In che modo gli Stati Uniti sono stati rafforzati e continueranno le capacità militari di Taiwan?
Gli Stati Uniti hanno intrapreso una speciale relazione con Taiwan da quando hanno “cancellato” la Repubblica di Cina a Taiwan nel 1979. L’amministrazione Trump ha approvato un ampio pacchetto di vendita di armi che è stato approvato internamente dall’amministrazione Obama. Con ogni probabilità, l’amministrazione Trump passerà a un modello in cui il suo accordo con le vendite di armi sarà valutato caso per caso piuttosto che seguire il precedente modello statunitense di grandi pacchetti di vari sistemi d’arma che vengono approvati una volta ogni qualche anno. In definitiva però, indipendentemente dal fatto che gli Stati Uniti consentano o meno la vendita di più armi e armi più avanzate a Taiwan, resta da vedere e può essere giudicato solo dopo l’annuncio delle vendite future. Ancora più importante, è la questione se Taiwan offrirà o meno budget di acquisto di armi più ampi; questa è una decisione per il governo, la legislatura e, in ultima analisi, i cittadini di Taiwan. Come possono essere descritte le relazioni economiche tra Stati Uniti e Taiwan?
Taiwan rimane una delle maggiori destinazioni di esportazione negli Stati Uniti anche se Taiwan gode di un surplus commerciale con gli Stati Uniti. L’industria della tecnologia dell’informazione è una delle aree di cooperazione più vicine che include un eccellente flusso bilaterale di idee, capitali, servizi e divinità. Taiwan può certamente fare di più per espandere il commercio riducendo le barriere commerciali che al momento escludono prodotti statunitensi come il maiale. Tuttavia, la forza lavoro di Taiwan è esposta al rischio di “fuga di cervelli” poiché i salari e le opportunità di avanzamento professionale continuano a migliorare nelle località vicine senza miglioramenti per Taiwan. Queste località includono Shanghai, Hong Kong e Singapore. È una seria preoccupazione per i politici di Taiwan, per le aziende locali e per le multinazionali con attività a Taiwan. Poiché il problema della fuga di cervelli è stato anche segnalato molte volte nei media internazionali, ora è anche un problema di “rischio reputazionale” per Taiwan.
Pechino ha immediatamente criticato l’evento e la presenza di un ufficiale americano a questa inaugurazione. Le relazioni tra Cina e Taiwan continueranno a deteriorarsi?
Le relazioni tra Taiwan e Cina si sono deteriorate da quando il Presidente Tsai è entrato in carica il 20 maggio 2016. Ciò è dovuto al rifiuto della Cina di interagire con il governo di Tsai fino a quando non caratterizzerà le relazioni Taiwan-Cina come basate sul ‘Consenso del 1992’. Sotto questo “consenso”, Cina e Taiwan concordano sul fatto che esiste una Cina, ma ciascuna parte la definisce diversamente, cioè la Repubblica popolare cinese sulla Cina continentale e la Repubblica di Cina a Taiwan. Questo consenso era accettabile per il presidente Ma, ma non per il presidente Tsai. Pertanto, attualmente c’è poca interazione da governo a governo, che, durante l’amministrazione Ma, si è verificata regolarmente. Inoltre, tra le altre azioni per mostrare il suo dispiacere con Taiwan, la Cina ha aumentato le esercitazioni militari intorno a Taiwan, ha persuaso diversi paesi a porre fine alle relazioni diplomatiche con Taiwan e a stabilire invece relazioni diplomatiche con Pechino, opponendosi fermamente alla partecipazione di Taiwan alle organizzazioni internazionali.
Le provocazioni cinesi (aeree, navali) aumenteranno contro Taiwan? E come potrebbe rispondere Taiwan?
La frequenza e le proporzioni degli esercizi aerei e marittimi della Cina sono continuate ad aumentare da quando Tsai è entrata in carica e ci sono tutte le ragioni per credere che la Cina continuerà su questa strada. A differenza della Corea del Nord, che potrebbe aver raggiunto un punto in cui non è necessario dimostrare ulteriormente le sue capacità nucleari e missilistiche, la Cina ha ancora molta strada da percorrere se vuole convincere il pubblico in Cina, a Taiwan e tutti gli altri esperti stranieri che può usare con successo la forza per convincere i leader di Taiwan ad accettare un’unione politica con la Cina.
Che impatto ha l’inaugurazione sul rapporto tra Stati Uniti e Cina?
L’ inaugurazione del nuovo edificio dell’AIT e la partecipazione di un alto funzionario statunitense stimoleranno una reazione da parte della Cina. L’edificio ricorda che gli Stati Uniti mantengono forti relazioni politiche, militari e commerciali con Taiwan anche se non ci sono relazioni diplomatiche formali e l’edificio non è chiamato ‘ambasciata’. Come quando alcuni funzionari di alto livello di Taiwan visitano gli Stati Uniti o alti rappresentanti degli Stati Uniti visitano Taiwan, la Cina ribadisce in modo accorato che gli Stati Uniti dovrebbero seguire la politica dell’ ‘una Cina’ e comunque rispettare i sentimenti del popolo cinese. Certamente, questo tipo di affermazioni sono solo una reazione della Cina che, però, non cambierà le decisioni politiche degli Stati Uniti. Se gli Stati Uniti regolarizzassero le visite degli alti funzionari a Taiwan, come previsto dal Taiwan Travel Act e come sperato dai sostenitori statunitensi di Taiwan, dovremmo assistere a ulteriori passi sostanziali che la Cina intraprende per mostrare il suo dispiacere, sia nelle sue relazioni bilaterali con gli Stati Uniti, o, nei confronti di Taiwan. Ad oggi, non siamo ancora a questo punto.
Le tensioni tra Stati Uniti e Cina aumenterebbero nel Mar Cinese Meridionale? Come?
Probabilmente è un assunto sicuro che a breve termine aumenteranno le tensioni nel Mar Cinese Meridionale. Non solo gli Stati Uniti sotto la presidenza Trump sono più disposti a impegnarsi nel piano delle Freedom of Navigation Operations, ma di recente vediamo altri Paesi disposti a farlo. La strategia indo-pacifica dell’amministrazione Trump non sarà solo uno slogan, probabilmente il “riequilibrio” e “perno” dell’Amministrazione Obama in Asia. La parola ‘Pacific’ fa parte del nome di questa strategia perché gli Stati Uniti intendono dimostrare che il Mar Cinese Meridionale e l’Oceano Pacifico vicino alla Cina non sono il territorio o l’area della Cina per esercitare influenza sui suoi vicini. Una cosa da osservare è come reagiranno i membri Asean nei prossimi mesi