Al centro dell’ incontro diverse questioni. Tra le altre, anche il voto italiano del 4 marzo. Quale risultato preoccupa di più Berlino? Lo abbiamo chiesto a Gian Enrico Rusconi

 

Dopo aver disertato il bilaterale ufficiale previsto tra Italia e Germania, quasi dieci giorni fa, perché impegnata nelle ultime trattative con l’ SPD di Martin Schulz per formare un governo a quattro mesi dalle elezioni, Angela Merkel ha oggi incontrato, a Berlino, il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Numerose le questioni al centro del vertice tra i due leader rappresentanti due Nazioni il cui interscambio ha raggiunto, nel 2016, il record di 112,11 miliardi di euro, di cui l’import italiano dalla Germania sfiorava il 59,4 % del totale mentre l’export dall’Italia alla Germania toccava il 52,7 %.

Per Germania e Italia è un periodo di impasse. La prima è in attesa dello svolgimento del referendum per la ratifica dell’ accordo sulla Grande Coalizione, il cui esito è vincolante, tra i  463.723 iscritti al Partito Socialdemocratico, che, nel frattempo, sebbene non senza polemiche interne, ha visto conclusa la parabola di Martin Schulz che aveva annunciato le sue dimissioni dalla segreteria del Partito, accettando la carica di Ministro degli Esteri. A succederlo, alla guida dell’ SPD, Andrea Nahles. Oltre al Ministero degli Esteri, il Partito Socialdemocratico tedesco, nella sua trattativa con la CDU/CSU, ha ottenuto anche il dicastero del Lavoro, degli Esteri, , della Famiglia, della Giustizia, dell’ Ambiente e delle Finanze. Il Ministero, gestito, fino a pochi mesi fa, da Wolfgang Schauble, dovrebbe essere affidato al socialdemocratico, Olaf Scholz, già sindaco di Amburgo, che diventerebbe dovrebbe, secondo alcune indiscrezioni, anche la Vicecancelliere.

«Per la verità non ho fatto appelli al voto in un senso o nell’altro. Ho dato una valutazione politica: per il mio Paese l’accordo di coalizione che si è realizzato in Germania è una cosa buona e giusta, che aiuta il progetto europeo e quindi penso che la decisione dei vertici dell’Spd di sottoscriverlo vada in una direzione importante per l’Europa e per l’Italia» ha detto Paolo Gentiloni durante la conferenza stampa congiunta con la Cancelliera.  L’ Italia, dal canto suo, rischia di finire in uno stallo ancora peggiore, visto che, come fotografato dagli ultimi sondaggi pubblicati, c’è il rischio che nessuno conquisti una maggioranza che garantisca la governabilità alle prossime elezioni del 4 marzo. Una soluzione potrebbe essere una Grande Coalizione? Secondo Costituzione, sarà compito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sciogliere il nodo.

Certamente, Gentiloni si è detto convinto che «l’Italia avrà un governo stabile, la coalizione di centro sinistra sarà il pilastro di questo governo e non c’è il rischio di governi populisti o anti europei».

«La nostra politica è nota, abbiamo governato, siamo europeisti. Certo che sarebbe bello se il mezzo a sinistra fosse sufficiente per se stesso. Se così non fosse, allora il Partito Democratico sarebbe almeno il cardine di una nuova maggioranza di governo. Credo fermamente che l’Italia otterrà un governo dopo queste elezioni e che questo governo sarà europeista» ha sostenuto il Presidente del Consiglio italiano in un’ intervista al quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung, specificando che «a Bruxelles e Berlino si spera abbastanza chiaramente per una così grande coalizione di forze moderate – per un’Italia stabile, amica dell’Europa».

Ma non è molto lontano, nella mente della Cancelliera, il ricordo dell’ articolato rapporto  con l’ ex premier Matteo Renzi. Inoltre, il pericolo di un’ Italia che non rispetta le regole europee soprattutto sul lato economico-finanziario, nell’ ottica di una prossima possibile riduzione del Quantitative Easing della BCE di Mario Draghi, tiene Berlino con il fiato sospeso. C’ è l’ incognita rappresentato dal Movimento 5 Stelle. Poi il ritorno alla ribalta Silvio Berlusconi che si è presentato come garante della coalizione di centro-destra, di cui fanno parte anche la Lega di Matteo Salvini e Fratelli d’ Italia di Giorgia Meloni, a Bruxelles e che, da sempre, aderisce al Partito Popolare Europeo, lo stesso di Angela Merkel. Senza tralasciare l’ ottimo rapporto che il nuovo Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani intrattiene con la Cancelleria.

Gentiloni ha altresì precisato come tra Italia e Germania «c’è una visione comune che certamente sarà importante per il rilancio dell’Unione europea. I rapporti che abbiamo tra Italia e Germania, con la Francia e con altri Paesi europei oggi sono fondamentali per cogliere l’occasione che l’Europa ha davanti». Infatti, se «nel 2016» – ha aggiunto il premier italiano – «sembrava sgretolarsi il progetto europeo, nel 2017 sono state date risposte ai rischi del populismo, nel 2018 abbiamo il dovere di rispondere a una domanda di Europa che c’è sulle grandi questioni globali».

Senza poi contare l’ enorme problema dell’ immigrazione riguardo al quale il Presidente del Consiglio italiano ha ribadito che «non possiamo accettare l’idea che un Paese si tiri fuori dalle responsabilità comuni sul tema dei migranti. Ognuno deve fare la sua parte»

 Quale prospettiva elettorale italiana preoccupa di più Berlino? Quale piega prenderanno le dinamiche europee? Lo abbiamo chiesto al Professor Gian Enrico Rusconi, grande esperto di storia tedesca, che ha insegnato Scienza Politica all’ Università di Torino.

«L’Italia avrà un governo stabile, la coalizione di centro sinistra sarà il pilastro di questo governo e non c’è il rischio di governi populisti o anti europei» ha detto il Presidente del consiglio Paolo Gentiloni al termine al termine dell’incontro con la Cancelliera tedesca Angela Merkel.  Quale esito del voto politico italiano preoccupa di più la Germania?

La Germania ha talmente tanti problemi suoi che guarda con molta distrazione quello che succede in Italia, anche perché non lo capisce molto bene. Inizialmente i 5 stelle sembravano un rinnovamento, ma poi l’ entusiasmo verso di loro si è raffreddato. Sono certamente stupefatti della ripresa di Berlusconi. Non riescono bene a comprendere quel che succede. E’ anche vero che si sono già rassegnati nel senso che conoscono già Berlusconi e sanno che con lui non c’è pericolo. Non è battuta quando si dice ‘non sanno cosa succede’: sicuramente questa volta sono molto preoccupati. Ma, in realtà, siamo noi che ci siamo dimenticati della Germania: è una situazione molto seria. Potremmo dire che i due Paesi si stanno ignorando perché entrambi alle prese con i loro problemi. E i due responsabili si sono incontrati e hanno detto delle cose molto generiche.

A proposito di Berlusconi: il leader di ‘Forza Italia’ si è presentato a Bruxelles come garante del centro destra in Europa. Non va, inoltre, dimenticato che aderisce al Partito Popolare Europeo come Angela Merkel. Dunque, la Cancelliera considera più rassicurante Paolo Gentiloni o Silvio Berlusconi?

E’ molto difficile dirlo. Angela Merkel ha conosciuto un po’ tutti, ma spesso è stata delusa dai governanti italiani. Mentre sa benissimo i limiti e il ruolo che ha Silvio Berlusconi, il resto è incerto. Certamente lui, nell’ ottica dei tedeschi, è molto meno pericoloso di altri. La paura è che l’ Italia possa provocare una grande crisi, trasformando il grande risentimento popolare in un’azione politica. Questa situazione è talmente confusa che è difficile anche per lei fare chiarezza. La Merkel ha avuto una simpatia per Renzi, ma anche da lui è stata delusa. Del resto, sono stati soprattutto i leader italiani a deluderla perché sono inaffidabili.

L’ alleanza tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, anche tenendo conto dei mutati rapporti di forza tra i due partiti, preoccupa la Germania?

E’ difficile visto che non riesce a capire nemmeno cosa stiano facendo. Anche perché la situazione in Germania è molto grave: è la prima volta, dal Dopoguerra, che non riescono a formare un governo e che c’ è l’ AfD che sta in Parlamento.  E’ una cosa inattesa: chi l’ avrebbe detto, un anno fa, che la Germania si sarebbe trovata in questa situazione. Mentre l’ Italia, da questo punto di vista, è sempre stata così.

In molti auspicano che anche le forze politiche italiane seguano l’ esempio della Grande Coalizione tedesca. Ritiene possibile un’ edizione italiana della Grosse Koalition?

Sono sciocchezza. La CDU e l’ SPD non hanno niente a che vedere con il nostro panorama politico. La Grande Coalizione è una cosa molto tedesca e molto legata alla loro cultura. Se si dovesse fare, sarebbe una cosa all’ italiana, completamente diversa. Inoltre, l’ AfD è andata in Parlamento e non collabora con nessuno; la Lega di Salvini è costretto a collaborare.

«Per la verità non ho fatto appelli al voto in un senso o nell’altro. Ho dato una valutazione politica: per il mio Paese l’accordo di coalizione che si è realizzato in Germania è una cosa buona e giusta, che aiuta il progetto europeo e quindi penso che la decisione dei vertici dell’Spd di sottoscriverlo vada in una direzione importante per l’Europa e per l’Italia» ha detto Gentiloni. E’ possibile che l’ eventualità di un’ Italia che non vuole rispettare le regole europee, sebbene l’ SPD si sia mostrata più conciliante, ma è in una condizione di debolezza, influenzi la base SPD a non votare a favore dell’ accordo di Grossa Coalizione?

In questo aspetto, è l’ Europa che non sa bene cosa fare. Qui occorre fare un altro discorso: Macron, per una certa parte dei moderati e della destra, è un personaggio da tenere d’occhio in quanto è esattamente l’ opposto di Schauble e potrebbe mettere in difficoltà la politica dell’ austerità della Germania. Poi c’è la preoccupazione dell’ est: la Polonia, l’ Austria.

Macron continua a rimanere un’ incognita nonostante il suo grande attivismo nel rilancio delle relazioni tra Francia e Germania?

C’è una grande complicità perché nessuno dei due può fare a meno dell’ altra.  Hollande, ad un certo momento, si era adeguato alla politica tedesca. Ma prima di lui, era stata l’ Europa a scegliere la linea tedesca. E, tutto sommato, la situazione italiana sta confermando che non era una linea sbagliata. L’ alternativa era molto più pericolosa. Per la Germania, basterebbe anche andare avanti così, magari facendo qualche concessione. Gli stessi italiani hanno sottovalutato Draghi che è stato molto coerente. Weidmann lo ha spesso contestato, ma, alla fine, anche la Germania ha votato a favore.

Però, il parametro del “3% sul rapporto deficit/pil” rimane comunque, per la Germania, un imprescindibile criterio di valutazione delle forze che si candidano a guidare l’ Italia.

Certamente anche perché sarebbe troppo rischioso farlo saltare.

Questo momento di stallo che, forse, coinvolgerà l’ Italia, dopo il 4 marzo, potrebbe favorire il dinamismo di Macron? L’ Italia rischia di rimanere fuori dall’ asse franco-tedesco?

In un certo senso, sì. Macron, però, non può prendere il posto della Germania. Rimane sempre qualcos’ altro rispetto alla Germania. Lo ripeto spesso: c’è una grossa complicità tra Parigi e Berlino in quanto sanno benissimo che hanno bisogno l’ uno dell’ altra. E’ un momento in cui i problemi strutturali europei rimangono a prescindere, come disoccupazione, immigrazione.

«Nel 2016 sembrava sgretolarsi il progetto europeo, nel 2017 sono state date risposte ai rischi del populismo, nel 2018 abbiamo il dovere di rispondere a una domanda di Europa che c’è sulle grandi questioni globali» ha detto Gentiloni. Qualora la Grande Coalizione tedesca venisse riconfermata, la postura tedesca in ambito europeo rimarrebbe invariata?

Se dovesse passare la Grande Coalizione, come è probabile visto che è difficile che facciano saltare tutto, sicuramente si terrà, e verrà pubblicizzato al massimo, un atteggiamento più elastico che vada anche incontro ai desiderata di Macron. Certamente non sarà più come prima o, perlomeno, si insisterà, almeno retoricamente, su questo.

E questo sarebbe ascrivibile alla presenza dell’ SPD?

Certamente. La sua debolezza è la sua forza. La debolezza di Schulz gli ha reso possibile portare a casa il massimo che un partito così indebolito potesse portare a casa. Avere il Ministero delle Finanze è fondamentale in Germania.

Riguardo all’ immigrazione, Gentiloni ha sottolineato: «Non possiamo accettare l’idea che un Paese si tiri fuori dalle responsabilità comuni sul tema dei migranti. Ognuno deve fare la sua parte». La Germania, considerando l’ enorme crescita dell’ AfD, continuerà a porre l’ accento su questa questione in ambito europeo?

C’ è stata sicuramente una mancanza di autorevolezza dell’ Europa. Ma anche la Germania è rimasta in silenzio. Il cambiamento della Germania nelle politiche sull’ immigrazione è già in atto. Non dimentichiamo che la Germania sta portando avanti anche una solida politica di espulsione. Gentiloni, da questo punto di vista, è stato molto diplomatico con la Merkel. Certamente la Germania continuerà a porre l’ accento su questo tema in ambito europeo, ma occorrerà trovare dei compromessi.