La strada sarà in salita o in discesa? Ne abbiamo parlato con Gian Enrico Rusconi
«Ne è valsa la pena». Con queste parole Angela Merkel ha commentato l’ ennesimo tour de force per arrivare ad un’intesa sul futuro governo di Grande Coalizione. «Stanchi, ma felici, l’accordo c’è. Finalmente» ha scritto su whatsapp la leadership del Partito socialdemocratico tedesco, l’ SPD. Angela Merkel ha aggiunto di «aver dovuto fare compromessi» per garantire, a più di quattro mesi dalle elezioni, l’accordo di governo di Grande Coalizione, facendo riferimento alla spartizione dei Ministeri che è stata concordata: all’ SPD il dicastero del Lavoro, degli Esteri, delle Finanze, della Famiglia, della Giustizia e dell’ Ambiente; alla CDU la Difesa, l’ Economia, la Sanità, l’ Istruzione, e l’ Agricoltura; alla CSU gli Interni, i Trasporti/Digitale, e lo Sviluppo.
«E’ stata una lunga strada quella che ci ha portato fin qui. Sono stati giorni intensi, di negoziati…però ne è valsa la pena. Sono convinta che l’accordo potrà dar vita al governo stabile di cui il nostro paese ha bisogno e che il mondo si attende da noi», ha affermato la Cancelliera.
«Mi rallegro dell’accordo di coalizione trovato oggi. E’ una buona notizia per la Germania e per l’Europa. Permetterà di concentrarci su quello che vogliamo. Il fatto di avere a Berlino un governo solido, stabile, ambizioso e proeuropeo, permette di riprendere” a lavorare per la riforma della zona euro. E «quando Parigi, Berlino e Bruxelles remano nella stessa direzione, allora non solo si aprono dei dibattiti, ma c’è anche la possibilità di portarli a conclusione» ha dichiarato il Commissario europeo agli Affari Economici e Finanziari Pierre Moscovici, in conferenza stampa a Bruxelles, riconoscendo il senso di responsabilità dell’Spd.
L’ ex capo della Cancelleria, il democristiano Peter Altmeier,sarà il ministro dell’Economia del futuro governo; Ursula Von Der Leyen, sempre in quota CDU dovrebbe essere riconfermata alla guida della Difesa mentre favorita per l’incarico all’ Agricoltura e alimentazione sembra essere Julia Klöckner. L’ incarico di capo della cancelleria potrebbe passare all’attuale ministro dell’Interno Thomas De Maizière, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio dal 2005 al 2009. Il numero uno della CSU, Horst Seehofer, guiderà, invece, il Ministero dell’ Interno.
Martin Schulz lascerà la guida del partito socialdemocratico tedesco e assumerà l’incarico di ministro degli Esteri. A prendere il suo posto alla direzione del Partito socialdemocratico sarebbe Andrea Nahles, finora capogruppo Spd. Il socialdemocratico, Olaf Scholz, già sindaco di Amburgo dovrebbe assumere la guida del Ministero delle Finanze, fino a pochi mesi fa in mano a Wolfgang Schauble, e, secondo alcune indiscrezioni, anche la Vicecancelleria. Ma, per quanto riguarda l’ SPD, è ancora tutto in gioco: infatti l’ intesa verrà sottoposta al voto vincolante della base socialdemocratica, pari a 463.723 iscritti, 24.339 in più rispetto all’inizio di gennaio. In vista del voto referendum che inizierà il 17 febbraio e si concluderà il 4 marzo, Martin Schulz inizierà una campagna di mobilitazione della base per spingere in direzione di un sì all’intesa di governo. In queste ore, peraltro, la Corte costituzionale tedesca ha respinto cinque ricorsi per bloccare il voto dei militanti del Partito socialdemocratico.
A fine febbraio, invece, la CDU si pronuncerà sull’accordo finale della coalizione in un congresso a Berlino. Il 6 o 7 marzo potrebbe essere convocato il Parlamento per una sessione straordinaria nel corso della quale Angela Merkel verrebbe rieletta cancelliera.
Non tutti però sono rimasti soddisfatti da questo accordo: «Questo contratto (per la grande coalizione) è anche più terribile del previsto. I fornitori di servizi saranno delusi ed il welfare esploderà. E’ un giorno triste per questo Paese» ha denunciato Oliver Zander, capo del sindacato Gesamtmetall, che rappresenta i lavoratori dell’industria metalmeccanica
Dal canto suo, il presidente delle Camere per l’industria ed il commercio, Eric Schweitzer, “è soddisfatto per alcuni buoni, futuri investimenti” di cui si parla nell’accordo di coalizione, “ma allo stesso tempo c’è preoccupazione per gli oneri eccessivi futuri che avranno un impatto sul mondo del business. Nel complesso l’industria tedesca non è soddisfatta per il contratto di coalizione. Manca una posizione chiara sugli incentivi fiscali per la ricerca e lo sviluppo». Ingo Kramer, a capo della Confederazione delle associazioni dei lavoratori tedeschi, ha sottolineato che le intese raggiunte nel settore del mercato del lavoro e della politica sociale «mancano di buon senso economico e questo significa meno flessibilità per le aziende, ma più regole e oneri».
Cosa succederà adesso? Ne abbiamo parlato con il Professor Gian Enrico Rusconi, grande esperto di storia tedesca, che ha insegnato Scienza Politica all’ Università di Torino.
Dalle prime notizie, si apprende che la SPD avrebbe ottenuto la guida del Ministero del Lavoro, degli Esteri, delle Finanze, della Famiglia, della Giustizia e dell’ Ambiente. E’ costata, dunque, cara ad Angela Merkel questa Grosse Koalition?
A prima vista sì perché dando un’ occhiata alla distribuzione dei Ministeri, paradossalmente, la CDU è quella che ci guadagna di meno, in un certo senso, anche se ha la Cancelleria. Anche la CSU ha ottenuto gli Interni ed ha già detto che vuol fare qualcosa per l’ “Heimat”. Diciamo, però, che la CSU ha un problema di immagine: vuole difendersi dalla nuova destra che sta emergendo. Certo la SPD, apparentemente, più di così non poteva ottenere: qualcuno ha fatto anche i conti e ha visto che era a capo di tutti questi Ministeri quando era maggioritaria. A questo punto, però, resta da far passare questa formazione ai suoi iscritti: non dimentichiamo che la SPD si è proposta come un ‘partito democratico’. Stiamo a vedere. Può darsi che ci sarà una grande battaglia all’ interno del partito. Però, per vedere se funziona, occorrerà aspettare qualche mese. La posizione di Martin Shulz è singolare: ha ottenuto la guida del Ministero degli Esteri. Ma questo Ministero, con la Merkel vicino, è estremamente relativizzato.
Come ricordava, i termini dell’ intesa verranno illustrati ai 450.000 iscritti dell’ SPD i quali, dal prossimo 17 febbraio prossimo, inizieranno a votare in merito, in via referendaria. Entro i primi di marzo, dovrebbero uscire i risultati. La campagna dovrebbe iniziare a giorni. Pensa che Shulz riuscirà a convincere la propria base?
Sì, oltretutto ha fatto una mossa intelligente: lascia il partito e lo lascia ad una donna molto abile, Andrea Nahles, che sembra valere anche più di Shulz stesso visto che è molto amata ed è una donna di partito. E questo cambio, però, avrebbe avuto possibilità di funzionamento solo di fronte ad una Grosse Koalition. E’ stata una mossa astuta: si ritira Shulz che è impopolare e, al suo posto, va una donna molto ben qualificata e quindi – diciamo così – la base le si affida. E’ una soluzione molto sottile perché Shulz esce vincitore, ma a fatica: è vero che va a ricoprire un incarico di prestigio, ma c’è la Merkel, è lei la donna internazionale, e lui rischia di fare come chi lo ha preceduto, ossia collaborare in senso stretto con la Cancelliera. Quindi, in un certo senso, Shulz esce, ma non da vincente. Poi c’è da considerare un altro elemento: il Ministero delle Finanze è in mano all’ SPD mentre quello dell’ Economia alla CDU. E lì si gioca la partita più importante. E’ chiaro che devono fare una politica di maggiore apertura – “rigore sì, ma con maggiore moderazione” – e devono fare i conti con Macron che non è amato dai democristiani, ma che è fragile senza la Germania. Quindi è tutt’ altro che risolto il problema e proprio questa divisione tra Finanza ed Economia nasconde un’ insidia ancora peggiore.
La coalizione, quindi, rischia di essere estremamente fragile?
Assolutamente sì. Era il massimo che potevano fare, ma l’ equilibrio dei tre partiti è divenuto più complicato: la Merkel si ritroverà a dover fare la Merkel, non avendo più quella forza e quel prestigio che aveva prima.
Andrea Nahles potrebbe essere l’ ‘Anti-Merkel’?
Sì. E’ un tipo forte, preparato.
In questo senso, trovando nuovamente un compromesso con la CDU e rieditando quella Grosse Koalition che nel corso della campagna elettorale Shulz aveva dichiarato impossibile, l’ SPD, in quanto partito, si rafforza o si indebolisce?
Sicuramente l’ SPD sta rischiando grosso. Però andare all’ opposizione non so quanto sarebbe stato meglio. C’erano voci, addirittura, che prospettavano nuove elezioni e l’ SPD avrebbe peggiorato la sua situazione. Quindi, tutto sommato, questa scelta è la meno rischiosa rispetto alle altre. Se non si fosse fatta la coalizione e si fosse ritornati alle urne, sarebbe stato un brutto colpo per tutti perché c’è anche il grande silenzio dell’ Alternative für Deutschland che sono più di cento giorni che è in Parlamento, che si comporta abbastanza correttamente, ma è sempre all’ estrema opposizione. Il discorso che si faceva ed è il motivo per cui non ha funzionato l’ ipotesi “Giamaica” è che in Parlamento vi sarebbero state due opposizioni: una a sinistra e una a destra. Il quadro politico è molto cambiato e chi l’ avrebbe detto un anno e mezzo fa quando si parlava dell’ egemonia tedesca della Merkel: è bastato il 12 per cento dell’ AfD che, peraltro, andrebbe guardata bene: è sbagliato dire che sono neonazisti. Certo possono venire fuori anche questi aspetti, ma, secondo me, è una posizione molto forte.
E’ la fase discendente della parabola politica di Martin Shulz?
Stando agli Esteri, non potrà certo fare una politica così forte per conto suo. Dovrà accontentarsi di essere un collaboratore della Merkel. Una delle conseguenze del merkelismo è stata la lenta perdita di valore del Ministero degli Esteri perché era lei a fare la politica estera sia in Europa, sia verso Putin sia verso gli Stati Uniti. Inoltre, ha dato la guida del partito ad una donna che lo ha sostenuto, ma che sa benissimo che lui è impopolare. Quindi è un po’ la fine politica di Shulz che esce di scena, sostanzialmente. Il giudizio di diffidenza che ho avuto nei confronti di Shulz lo confermo. Anche se il giudizio dovesse essere d’ approvazione, bisognerà vedere come riusciranno a mettersi d’ accordo un socialdemocratico alle Finanze e un democristiano all’ Economia.
La Merkel incontrerà maggiori difficoltà in questa legislatura, rispetto ai casi precedenti, a tenere insieme la coalizione?
Sì. Non se l’ aspettava, secondo me, e sarà dura. Senza poi contare che la CSU si porta a casa gli Interni nel tentativo di fermare l’ avanzata dell’ AfD. Anche qui, Seehofer, che si è molto bloccato in questi mesi, è andato a Berlino e ha ceduto il posto ad un altro. Per questo, ho l’ impressione che i partiti tedeschi siano ancora partiti ‘vecchia maniera’, solidi. Molto dipenderà, anche, dal contesto internazionale. Con l’ isolazionismo americano, l’ avanzata della Russia di Putin e poi la Cina, tutto sta cambiando.
Con questo nuovo governo, la Germania riuscirà a tener testa alle nuove sfide contemporanee?
E’ difficile. Del resto, la Germania era ben incastrata nel sistema precedente. Non è un caso, per esempio, che le maggiori simpatie per la Russia vengano dall’ estrema destra che sta dietro all’ AfD, in omaggio ad una tradizione, per così dire, bismarkiana. Non saprei, anche se, va detto, la Merkel si è adatta spesso a nuovi scenari.
L’ Unione Europea può tirare un sospiro di sollievo?
No perché non c’ è ancora un chiaro equilibrio. E’ ambiato completamente l’ equilibrio geopolitico.
«Abbiamo lasciato la questione rifugiati e immigrazione alla destra. E ora dobbiamo cambiare. Ci impegneremo contro l’estremismo affinché la Germania rimanga Germania» aveva affermato Horst Seehofer, leader della CSU, all’ indomani delle elezioni. Alla guida del Ministero degli Interni, Seehofer adotterà una linea più rigida rispetto alla questione migratoria?
Direi che questo è ormai, di fatto, passato: il problema per la Germania non è più pressante come era prima. Certamente la CSU starà in guardia su questo punto, ma soprattutto si dà un’ identità che, in questi anni, con la Merkel, aveva perso, soprattutto dopo l’ ascesa dell’ AfD. Andare a Berlino, per loro, è importante perché vuol dire che, effettivamente, a Monaco, c’è qualcuno di importante, come è avvenuto per l’ SPD. Da quest’ operazione, a guadagnare di più, forse, sempre nei suoi limiti, è stata proprio la CSU che può mantenersi e riconfermarsi autonoma, sempre nel contesto di un’ alleanza.
Il Ministero delle Finanze pare andrà al socialdemocratico Olaf Scholz, attuale sindaco di Amburgo. «È la fine del diktat del risparmio», aveva detto Martin Schulz, confermando che sotto la Grosse Koalition, la Germania sarà pronta ad aumentare il suo contributo all’Unione Europea e si batterà per un «bilancio dell’eurozona dedicato agli investimenti» e per una «più giusta tassazione» dei giganti del web. Con l’ SPD alla guida del dicastero delle Finanze, la Germania cambierà registro rispetto alla questione ‘conti’?
E’ un punto di domanda. Tra l’ altro, ho letto che l’ economia sarebbe insoddisfatta. Avere un socialdemocratico in un settore di enorme importanza può certamente creare delle reazioni. Quello che ha detto Schulz è un’ enorme sciocchezza: la Germania non potrà mai adottare principi di questo genere. E la forza della Merkel, anche nel rapporto con Macron. Dirlo così apertamente è un suicidio. Ecco perché non potrà mai farlo e non lo farà mai.
Sulla sanità, sulla quale c’è un tentativo di riforma in corso, e sul lavoro, si potrebbero trovare maggiori accordi tra CDU e SPD?
Forse, anche perché qui entrerebbe in gioco la sensibilità sociale della Cancelliera.